V I S U A L I Z Z A D I S C U S S I O N E |
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Inserito il - 29/07/2014 : 20:06:44 Il proprietario di un negozio di animali stava affiggendo alla vetrina un cartello con scritto VENDITA CUCCIOLI, quando comparve un bambino. "A quanto li vende i cuccioli?" chiese. L'uomo rispose al ragazzino che non intendeva lasciarli per meno di 50 dollari l'uno. Il ragazzo si frugò nelle tasche, estrasse qualche moneta, guardò il proprietario del negozio e disse: "Ho due dollari e trentasette centesimi, posso vederli?". Il padrone del negozio sorrise e fischiò. Dal canile, una cagnolina di nome Lady arrivò correndo lungo il corridoio, seguita da cinque batuffoli pelosi. Uno dei cuccioli era rimasto indietro. "Cos'ha che non va quel cagnolino?" "Il veterinario ci ha detto che ha dei problemi all'articolazione dell'anca", spiegò il negoziante "Zoppicherà sempre così". "Voglio comprare quello" disse subito il ragazzino. Il padrone del negozio replicò: "No, quel cane non lo devi comprare, se davvero lo vuoi te lo regalo". Il bambino si avvicinò al viso dell'uomo e gli disse rabbioso : "Io non voglio che me lo regali, quel cagnolino vale quanto gli altri cuccioli e pagherò il prezzo intero. Adesso le do 2 dollari e 37, e le darò 50 centesimi al mese finchè avro raggiunto tutta la cifra!". Il proprietario del negozio insistette: "No,no,no. Non puoi volere quel cane. Non sarà mai capace di correre e saltare e giocare come gli altri cani". Per tutta risposta il bambino sollevò il pantalone sinistro, per mostrare una gamba deforme e sostenuta da due tutori d'acciaio. "Vede signore", disse "nemmeno io corro molto bene e quel cucciolo ha bisogno...solo... di qualcuno che lo capisca". |
200 U L T I M E R I S P O S T E (in alto le più recenti) |
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Inserito il - 21/08/2020 : 06:55:37 Emily Dickinson, La speranza
La Speranza è quella cosa piumata – che si viene a posare sull’anima – Canta melodie senza parole – e non smette – mai –
E la senti – dolcissima – nel vento – E dura deve essere la tempesta – capace di intimidire il piccolo uccello che ha dato calore a tanti –
Io l’ho sentito nel paese più gelido – e sui mari più alieni – Eppure mai, nemmeno allo stremo, ho chiesto una briciola – di me. |
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Inserito il - 20/08/2020 : 06:23:28 “Tutto passa” “Tutto passa nella vita” diceva quella tizia. Passano i pantaloni a zampa di elefante. Passa la febbre. Passano i treni, anche due volte, chi ha detto di no? Passano le amiche, gli amici, i fidanzati. Anche i mariti; le mogli poi! Passa la voglia. Passa il temporale e torna il sereno. Passa la notte. Passa il dolore, dopo cent’anni. Passa il Natale, la Pasqua, ….. Passa la sabbia nella clessidra. Passa il sangue dentro le vene. Tutto passa, caro ragazzo. Ciò che non passerà mai è tuo padre e tua madre. Quando li amerai e quando li odierai, non passeranno. Quando li loderai e quando li maledirai, saranno lì. Due scogli viventi, due salvagenti. Sbagliati, assurdi, con tanti difetti. Forse divisi fra loro, lontani, in qualche modo legati da un filo d’acciaio. Pronti, scattanti, soldati in guardia. Persiane socchiuse, porte sempre aperte. Testimoni della tua felicità e della tua infinita tristezza. Medaglieri nelle tue vittorie e fazzoletti nelle tue sconfitte. Spesso impotenti, ma mai arresi. Non c’è moda che detti regole Non c’è usura che li logori Non c’è mezzo che li porti via. Non passeranno, cara ragazza mia. E se anche fossero dall’altra parte della terra o del cielo ne sentiresti il profumo: Profumo d’Amore. Clara Lorenzini |
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Inserito il - 18/08/2020 : 07:10:30 L’Eternità
È ritrovata. Che cosa? L’Eternità. È il mare andato via Col sole.
Anima sentinella, Mormoriamo la confessione Della notte così nulla E del giorno di fuoco.
Dagli umani suffragi, Dai comuni slanci Lì tu ti liberi E voli a seconda.
Poiché soltanto da voi, Braci di raso, Il Dovere si esala Senza dire: finalmente.
Là nessuna speranza, Nessun orietur. Scienza con pazienza, Il supplizio è certo.
È ritrovata. Che cosa? – l’Eternità È il mare andato via Col sole. Arthur Rimbaud |
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Inserito il - 17/08/2020 : 06:32:22 Un amore felice
Un amore felice. È normale? è serio? è utile? Che se ne fa il mondo di due esseri che non vedono il mondo?
Innalzati l’uno verso l’altro senza alcun merito, i primi qualunque tra un milione, ma convinti che doveva andare così – in premio di che? Di nulla;
la luce giunge da nessun luogo – perché proprio su questi, e non su altri? Ciò offende la giustizia? Sì. Ciò offende i principi accumulati con cura? Butta giù la morale dal piedistallo? Sì, infrange e butta giù.
Guardate i due felici: se almeno dissimulassero un po’, si fingessero depressi, confortando così gli amici! Sentite come ridono – è un insulto. In che lingua parlano – comprensibile all’apparenza. E tutte quelle loro cerimonie, smancerie, quei bizzarri doveri reciproci che s’inventano – sembra un complotto contro l’umanità!
È difficile immaginare dove si finirebbe se il loro esempio fosse imitabile. Su cosa potrebbero contare religioni, poesie, di che ci si ricorderebbe, a che si rinuncerebbe, chi vorrebbe restare più nel cerchio?
Un amore felice. Ma è necessario? Il tatto e la ragione impongono di tacerne come d’uno scandalo nelle alte sfere della Vita. Magnifici pargoli nascono senza il suo aiuto. Mai e poi mai riuscirebbe a popolare la terra, capita, in fondo, di rado.
Chi non conosce l’amore felice dica pure che in nessun luogo esiste l’amore felice. Con tale fede gli sarà più lieve vivere e morire. Wis#322;awa Szymborska |
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Inserito il - 16/08/2020 : 14:41:19 A una passante La via assordante strepitava intorno a me. Una donna alta, sottile, a lutto, in un dolore immenso, passò sollevando e agitando con mano fastosa il pizzo e l'orlo della gonna,
agile e nobile con la sua gamba di statua. Ed io, proteso come folle, bevevo la dolcezza affascinante e il piacere che uccide nel suo occhio, livido cielo dove cova l'uragano.
Un lampo... poi la notte! - Bellezza fuggitiva dallo sguardo che m'ha fatto subito rinascere, ti rivedrò solo nell'eternità?
Altrove, assai lontano di qui! Troppo tardi! Forse mai! Perché ignoro dove fuggi, né tu sai dove vado, tu che avrei amata, tu che lo sapevi! (Charles Baudelaire, trad. Claudio Rendina) |
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Inserito il - 15/08/2020 : 08:35:52 Eugenio Montale, Felicità raggiunta
Felicità raggiunta, si cammina per te su fil di lama. Agli occhi sei barlume che vacilla, al piede, teso ghiaccio che s’incrina; e dunque non ti tocchi chi più t’ama. Se giungi sulle anime invase di tristezza e le schiari, il tuo mattino è dolce e turbatore come i nidi delle cimase Ma nulla paga il pianto del bambino a cui fugge il pallone tra le case. |
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Inserito il - 14/08/2020 : 07:06:46 Gabbiani
Non so dove i gabbiani abbiano il nido, ove trovino pace. Io son come loro in perpetuo volo. La vita la sfioro com’essi l’acqua ad acciuffare il cibo. E come forse anch’essi amo la quiete, la gran quiete marina, ma il mio destino è vivere balenando in burrasca. Vincenzo Cardarelli |
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Inserito il - 13/08/2020 : 06:23:48 La mano. Ventisette ossa, trentacinque muscoli circa duemila cellule nervose in ogni polpastrello delle nostre cinque dita. E’ più che sufficiente per scrivere Mein Kampf o Winnie the Pooh. (Wislawa Szymborska)
Tra adesso e adesso tra io sono e tu sei la parola ponte. (Octavio Paz)
La tua verità? No, la Verità, vieni con me a cercarla. La tua, tienitela. (Antonio Machado)
Ogni volta che mi guardi nasco nei tuoi occhi. (Jorge Riechmann) |
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Inserito il - 12/08/2020 : 07:05:19 I ragazzi che si amano si baciano in piedi Contro le porte della notte E i passanti che passano li segnano a dito Ma i ragazzi che si amano Non ci sono per nessuno Ed è la loro ombra soltanto Che trema nella notte Stimolando la rabbia dei passanti La loro rabbia il loro disprezzo le risa la loro invidia I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno Essi sono altrove molto più lontano della notte Molto più in alto del giorno Nell’abbagliante splendore del loro primo amore
(Jacques Prévert) |
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Inserito il - 11/08/2020 : 08:34:48 Donna in Pisa Non sempre fosti sola con me, spesso guardavi lunghe feste appassite nei canali scorrere sotto i ponti inseguite dal tempo, tra i pampini, tra i prati languidi e il lume della sera discendere i fondali e le spire del fiume.
E talvolta era incerto tra noi chi fosse assente: spesso vedevi i limpidi tornei snodarsi nelle vie sotto i soli d'inverno, tra logge, tra fiori fumidi e il gelo delle mura sospingere i trofei nella luce d'Averno.
Donna altrimenti -e niente più simile alla vita- calda d'impercettibili passioni velata da un vapore di lagrime ideali nel vento, sui ponti ultimi al fuoco delle stelle apparivi dai portali, dietro i vetri di croco. (Mario Luzi) |
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Inserito il - 10/08/2020 : 06:14:41 Essere noi stessi Non avere vergogna di scrivere versi, non temere i giudizi sciocchi degli indifferenti. Sii te stesso! Fai parlare il tuo cuore e semina le tue emozioni nei campi del mondo! Troverai sempre un'anima pura che si disseterà alla tua fonte, che berrà avida i tuoi sentimenti. Attorno a noi non tutto è aridità Salvatore Armando Santoro)
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Inserito il - 09/08/2020 : 07:03:19 Ogni giorno è un nuovo giorno. Tutto da inventare, tutto da vivere, tutto da godere. L’alba lo posa sul palcoscenico della tua vita, e se ne va. Il nuovo giorno è tuo, t’appartiene, nessuno te lo può portare via. Puoi farne ciò che vuoi. Puoi farne un capolavoro o un fiasco. Perché sei Tu il soggettista… Perché sei Tu il regista… Perché sei Tu il protagonista. La vita è fatta di tanti nuovi giorni: tutti da inventare, tutti da vivere, tutti da godere. Alzati dalla poltrona di prima fila!… e sali sul palcoscenico della tua vita! Omar Falworth. |
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Inserito il - 08/08/2020 : 06:55:33 Uomo del mio tempo (dalla raccolta Giorno dopo giorno, 1947)
Sei ancora quello della pietra e della fionda, uomo del mio tempo. Eri nella carlinga, con le ali maligne, le meridiane di morte, t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche, alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu, con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio, senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora, come sempre, come uccisero i padri, come uccisero gli animali che ti videro per la prima volta. E questo sangue odora come nel giorno Quando il fratello disse all’altro fratello: «Andiamo ai campi». E quell’eco fredda, tenace, è giunta fino a te, dentro la tua giornata. Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue Salite dalla terra, dimenticate i padri: le loro tombe affondano nella cenere, gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore. Salvatore Quasimodo |
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Inserito il - 07/08/2020 : 07:25:49 Elena Oshiro
Credo nel tuo sorriso, finestra aperta nel tuo essere. Credo nel tuo sguardo, specchio della tua onestà. Credo nella tua mano, sempre tesa per dare. Credo nel tuo abbraccio, accoglienza sincera del tuo cuore. Credo nella tua parola, espressione di quel che ami e speri. Credo in te, amico, così, semplicemente, nell’eloquenza del silenzio. |
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Inserito il - 06/08/2020 : 07:26:31 Le prime tristezze Ero un fanciullo, andavo a scuola, e un giorno dico a me stesso: << Non ci voglio andare >> e non andai. Mi misi a passeggiare solo soletto fino a mezzogiorno. E così spesso. A scuola non andai che qualche volta da quel triste giorno. Io passeggiavo fino a mezzogiorno e l’ore… l’ore non passavan mai. Così il rimorso teneva il mio cuore in quella triste libertà perduto, e qual ansia, mio Dio, d’esser veduto dal signor Monti, dal signor dottore! Pensavo alla mia classe, al posto vuoto, al registro, all’appello (oh il nome, il nome mio nel silenzio) e mi sentivo come proteso su l’abisso dell’ignoto. E mi spingevo fin verso i giardini od ai viali fuori di città; e mi chiedevo: << Adesso, chi sarà interrogato, Poggi o Poggiolini? >>
O fra me ripetevo qualche brano di storia (Berengario, Carlo Magno, Rosmunda) ed era la mia voce un lagno ritmico, un suono quasi non umano. E quante quante volte domandai l’ora ad un passante frettoloso ed era nella richiesta mia tanta preghiera! Ma l’ore… l’ore non passavan mai. Chi mi darà, chi mi darà quell’ore così perdute dell’infanzia mia? Non tu, non tu che tanta nostalgia e tanto affanno mi ridesti in cuore, non tu, non tu che la tua fronte chini per tacermi una lacrima o il pensiero ch’è sulla soglia del tuo ciglio nero e nemmen Poggi e nemmen Poggiolini. (Marino Moretti) |
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Inserito il - 04/08/2020 : 16:08:13 In riva al mare
Tirreno, anche il mio petto è un mar profondo, E di tempeste, o grande, a te non cede: L’anima mia rugge ne’ flutti, e a tondo Suoi brevi lidi e il picciol cielo fiede.
Tra le sucide schiume anche dal fondo Stride la rena: e qua e là si vede Qualche cetaceo stupido ed immondo Boccheggiar ritto dietro immonde prede.
La ragion de le sue vedette algenti Contempla e addita e conta ad una ad una Onde belve ed arene invan furenti:
Come su questa solitaria duna L’ire tue negre e gli autunnali venti Inutil lampa illumina la luna.
Giosuè Carducci |
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Inserito il - 03/08/2020 : 07:44:41 Lentamente muore
Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce. Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle “i” piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all’errore e ai sentimenti. Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l’incertezza per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita, di fuggire ai consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente chi distrugge l’amor proprio, chi non si lascia aiutare chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante. Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare. Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.
(Martha Medeiros, poesia erroneamente attribuita a Pablo Neruda) |
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Inserito il - 02/08/2020 : 06:11:51 Elli Michler, Ti auguro Tempo
Non ti auguro un dono qualsiasi, ti auguro soltanto quello che i più non hanno. ti auguro tempo, per divertirti e per ridere; se lo impiegherai bene, potrai ricavarne qualcosa.
Ti auguro tempo, per il tuo fare e il tuo pensare, non solo per te stesso,ma anche per donarlo agli altri. ti auguro tempo, non per affrettarti a correre, ma tempo per essere contento.
Ti auguro tempo, non soltanto per trascorrerlo, ti auguro tempo perché te ne resti: tempo per stupirti e tempo per fidarti e non soltanto per guardarlo sull’orologio.
Ti auguro tempo per toccare le stelle e tempo per crescere, per maturare.
Ti auguro tempo per sperare nuovamente e per amare. Non ha più senso rimandare. Ti auguro tempo per trovare te stesso, per vivere ogni tuo giorno , ogni tua ora come un dono.
Ti auguro tempo anche per perdonare. Ti auguro di avere tempo, tempo per la vita. |
dany61 |
Inserito il - 01/08/2020 : 06:55:14 Chissà se un giorno butteremo le maschere (da Quaderno di quattro anni, 1977)
Chissà se un giorno butteremo le maschere che portiamo sul volto senza saperlo. Per questo è tanto difficile identificare gli uomini che incontriamo. Forse fra i tanti, fra i milioni c’è quello in cui viso e maschera coincidono e lui solo potrebbe dirci la parola che attendiamo da sempre. Ma è probabile che egli stesso non sappia il suo privilegio. Chi l’ha saputo, se uno ne fu mai, pagò il suo dono con balbuzie o peggio. Non valeva la pena di trovarlo. Il suo nome fu sempre impronunciabile per cause non solo di fonetica. La scienza ha ben altro da fare o da non fare.
Eugenio Montale |
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Inserito il - 31/07/2020 : 17:56:35 Ho le rughe... Mi sono guardata allo specchio e ho scoperto di avere molte rughe, intorno agli occhi, alla bocca, sulla fronte. Ho le rughe perché ho avuto amici, e abbiamo riso, abbiamo riso tanto, fino alle lacrime. E ho conosciuto l'amore, che mi ha fatto strizzare gli occhi di gioia. Ho le rughe perché ho avuto dei figli, e mi sono preoccupata per loro fin dal concepimento, e ho sorriso a ogni loro nuova scoperta e ho passato notti a cullarli. E poi ho pianto. Ho pianto per le persone che ho amato e che sono andate via, per poco tempo o per sempre oppure senza sapere il perché. Ho vegliato, trascorso ore insonni per progetti andati bene, andati male, mai partiti, per la febbre dei bambini, per leggere un libro o fare l’amore. Ho visto posti splendidi, nuovi, che mi hanno fatto aprire la bocca stupita, e rivisto i posti vecchi, antichi, che mi hanno fatto commuovere. Dentro a ogni solco sul mio viso, sul mio corpo, si nasconde la mia storia, le emozioni che ho vissuto, la mia bellezza più intima e se cancellassi questo, cancellerei me stessa. Ogni ruga è un aneddoto della mia vita, un battito del mio cuore, è l’album fotografico dei miei ricordi più importanti. ~ Marinella Canu ~ |
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Inserito il - 31/07/2020 : 06:20:35 Il passero solitario (dalla raccolta di poesie Myricae)
Tu nella torre avita, passero solitario, tenti la tua tastiera, come nel santuario monaca prigioniera, l’organo, a fior di dita;
che pallida, fugace, stupì tre note, chiuse nell’organo, tre sole, in un istante effuse, tre come tre parole ch’ella ha sepolte, in pace.
Da un ermo santuario che sa di morto incenso nelle grandi arche vuote, di tra un silenzio immenso mandi le tue tre note, spirito solitario. Giovanni Pascoli |
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Inserito il - 30/07/2020 : 07:06:22 Potessero le mie mani sfogliare Pronunzio il tuo nome nelle notti scure, quando sorgono gli astri per bere dalla luna e dormono le frasche delle macchie occulte. E mi sento vuoto di musica e passione. Orologio pazzo che suona antiche ore morte.
Pronunzio il tuo nome in questa notte scura, e il tuo nome risuona più lontano che mai. Più lontano di tutte le stelle e più dolente della dolce pioggia.
T’amerò come allora qualche volta? Che colpa ha mai questo mio cuore? Se la nebbia svanisce, quale nuova passione mi attende? Sarà tranquilla e pura? Potessero le mie mani sfogliare la luna!! (Federico García Lorca; traduzione di Claudio Rendina)
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dany61 |
Inserito il - 29/07/2020 : 14:33:11 Nostalgia Tra le nubi ecco il turchino cupo ed umido prevale: sale verso l'Apennino brontolando il temporale. Oh se il turbine cortese sovra l'ala aquilonar mi volesse al bel paese di Toscana trasportar!
Non d'amici o di parenti là m'invita il cuore e il volto: chi m'arrise a i dì ridenti ora è savio od è sepolto. Né di viti né d'ulivi bel desio mi chiama là: fuggirei da' lieti clivi benedetti d'ubertà.
De le mie cittadi i vanti e le solite canzoni fuggirei: vecchie ciancianti a marmorei balconi! Dove raro ombreggia il bosco le maligne crete, e al pian di rei sugheri irto e fosco i cavalli errando van,
là in Maremma ove fiorio la mia triste primavera, là rivola il pensier mio con i tuoni e la bufera: là nel ciel nero librarmi la mia patria a riguardar, poi co 'l tuon vo' sprofondarmi tra quei colli ed in quel mar. (Giosué Carducci) |
dany61 |
Inserito il - 28/07/2020 : 13:05:52 Una sosta Ero stanco, scelsi quell'angolo che dava sul mare così a caso, spinto dalla necessità di una pausa. Ricordo che avevo accostato e traversato la strada, con una sensazione di familiarità nel risentire il selciato sotto i miei piedi. Era molto presto, temevo un'alba instabile, e pure avrei desiderato una pioggia minima, leggera, una nuvola circoscritta ai miei pensieri, al mio corpo, pensavo che mi avrebbe fatto piacere e quasi mi disposi ad aspettare le prime gocce, poi un caffè caldo, il volto di una ragazza pulita, il giornale, sfogliarlo con disinteresse, e per le notizie e per il tempo che sarebbe scivolato via... Poi salutare e riprendere il viaggio, con in gola, a mezz'aria, ancora l'arrivederci a quella terra... Cominciava a piacermi quel posto, non so quanto tempo rimasi immobile ad ascoltare quelle onde che sospinte da una bava di vento venivano a sussurrare qualcosa, là in fondo, là in basso, dove vedevo gli ultimi cespugli cedere il posto alla linea degli scogli. Qualche rada luce, forse di lampara, bucava a tratti il buio delle nubi... forse pescatori che tornavano... se così fosse stato, pensai che mi sarebbe piaciuto ascoltare i loro dialetti sommessi sulla superficie del mare... Chissà quali pensieri dettava loro la quiete apparente di quell'andare in cerca sotto costa. Dico che la presenza alle mie spalle non mi sorprese, mi sentivo aperto in qualche modo ad un incontro, già da tempo. Era una giovane donna, per la sua giovinezza trovai naturale non aver sentito annunciarsi i suoi passi... Si fermò poco distante da me, sembrava fissare un punto preciso dell'orizzonte: la tranquillità di quel suo arrivo mi portava imrovvisa-mente qualcosa di familiare, qualcosa che si insinuava delicatamente nei miei pensieri, una immagine, un sogno, il desiderio della pioggia sottile, già indovinavo i suoi occhi. Taceva, tacevo e mi calavo nei dintorni fatti di silenzio, ascoltando...il silenzio, quella donna, di me soprattutto le mani... Ti desideravo, come ora ti sapevo... Nello spazio precedente all'arrivo di quella donna, ero stato lungamente a rivedere immagini, suoni improvvisi mi giungevano dalla memoria, indagavo il disegno del tuo volto, era così dolce, ero dovuto partire un'altra volta, per quell'impegno improvviso, ora mi ero fermato, forse per una pausa, forse per spezzare la stanchezza o la noia di quel lungo viaggio, almeno così mi ripetevo... Osservavo discretamente quella donna, mi domandavo cosa volesse e cosa o chi stesse aspettando, in quel posto fuori mano... Cominciavo ad avvertire qualcosa di strano in quel silenzio di due sconosciuti così vicini, eravamo due sconosciuti guardando il mare, probabilmente ognuno con la propria attesa. Stavo per dimenticare i miei pensieri, volevo cogliere il punto esatto in cui quella donna posava lo sguardo... Credo che anche lei sapesse l'impossibilità di rivolgerci una sola parola o un cenno. Ad un tratto scorsi con la coda dell'occhio la scaletta di pietra che portava giù, fino al mare... Pensai alle lampare, alla eventualità di un approdo, forse lei stava aspettando qualcuno, forse avrebbe preferito essere lì da sola... Non ero sicuro di poter capire, c'era qualcosa di strano, chissà, forse le braccia di quella donna... erano di una immobilità straordinaria, erano come indifferenti alla brezza che giungeva dal mare... ebbi un brivido, volevo capire. Mi spiazzò l'arrivo delle prime gocce di pioggia, il mio stato d'animo era mutato rapidamente, mi sentivo nervoso... volevo sapere di lei, perché due persone si incontrano a caso e continuano a tacere, anche in uno spazio così ristretto... perché continuare a distare e non entrare invece nella semplicità di un gesto, di una parola sola che riporti ad una umanità forse meglio disposta al dialogo, alla cordialità, ad un minimo di solidarietà... Perché quel silenzio dapprima gentile ora si alzava, ci separava, ci faceva diversi, ci parlava in due lingue sconosciute? Mi sentivo impacciato, irretito, troppo memore o consapevole che solo con te avevo parlato... desiderai che in qualche modo tu venissi a portarmi via... Per te sarebbe stato tutto così naturale... Dove mi aveva portato quel viaggio? Ricordavo di aver svoltato, di aver seguito una deviazione non segnata sulla carta, dovevo essere abbastanza lontano dalla statale... Come ero finito laggiù? Mi stavo lasciando irretire da quella presenza, ma non riuscivo ad allontanarmi: cosa c'era di più naturale, in fondo, per un viaggiatore, che fermarsi un attimo a riposare, guardarsi intorno e poi ripartire?... Io non riuscivo a farlo, non c'ero riuscito fino ad allora. E quella presenza che si faceva sempre più grande ed estranea... Pensavo già a cosa avrei potuto raccontarti di questa storia, mi sembrava assurdo, in fondo, il poterti dire, al ritorno, che guardare il mare in silenzio, con una donna accanto, una sconosciuta, aveva potuto innervosirmi fino a tal punto... Ma anche questo ti avrei raccontato, lo sapevo bene; però, almeno per ora, ero lì, incapace di muovermi e di capire... A questo punto nella mia storia dovrebbe irrompere, o scivolare, qualcosa di assurdo o di troppo quotidiano, probabilmente ciò che voglio dire o ciò che cerco di dimenticare. Ho bisogno d'essere creduto e di credermi, ho bisogno di averti accanto. Alzai lo sguardo, lo portai dove cominciavano gli occhi di quella donna, li seguii fino in fondo e già temevo... quegli occhi portavano al mare, quegli occhi erano altri occhi, li perdevo e rinascevano, si inabissavano nel mare e risalivano in superfìcie per ricominciare, cercavano le luci, quelle luci che tiravano al fondo, le lampare si spegnevano ad una ad una ed io ero immobile, io le stavo accanto, lei era ancora lì, quando strinsi i suoi occhi nei miei e ripartii... So che potresti chiedermi dell'altro, un giorno, quando, mi dicono, sarò riuscito a riaprire gli occhi. Cataldo Amoruso
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Inserito il - 27/07/2020 : 08:39:27 Bert Kessler Colpii l'ala dell'uccello, benché volasse verso il sole al tramonto; appena echeggiò lo sparo, si levò sempre più alto tra sprazzi di luce dorata, finché si rovesciò a capofitto, le penne arruffate, qualche piuma sospesa nell'aria, e cadde come piombo sull'erba. Feci qualche passo, scostando i cespugli, finché vidi uno schizzo di sangue su un tronco e la quaglia riversa tra le radici fradice. Allungai la mano, non c'erano rovi, ma qualcosa la punse e la trafisse e la gelò. E poi, in un baleno, scorsi il serpente a sonagli - le grandi palpebre sugli occhi gialli, la testa arcuata, affondata nelle spire, un viluppo schifoso, color cenere, o di foglie di quercia sbiadite sotto strati di foglie. Restai impietrito mentre si ritraeva e srotolava e cominciava a strisciare sotto il tronco, poi mi afflosciai sull'erba. (Edgar Lee Masters, trad. Alberto Rossatti)
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dany61 |
Inserito il - 26/07/2020 : 06:34:33 La capra Ho parlato a una capra. Era sola sul prato, era legata. Sazia d’erba, bagnata dalla pioggia, belava. Quell’uguale belato era fraterno al mio dolore. Ed io risposi, prima per celia, poi perché il dolore è eterno, ha una voce e non varia. Questa voce sentiva gemere in una capra solitaria. In una capra dal viso semita sentiva querelarsi ogni altro male, ogni altra vita. (Umberto Saba) |
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Inserito il - 25/07/2020 : 06:34:01 La morte di Clorinda Ma ecco omai l'ora fatale è giunta che 'l viver di Clorinda al suo fin deve. Spinge egli il ferro nel bel sen di punta che vi s'immerge e 'l sangue avido beve; e la veste, che d'or vago trapunta le mammelle stringea tenera e leve, l'empie d'un caldo fiume. Ella già sente morirsi, e 'l pi è le manca egro e languente.
Segue egli la vittoria, e la trafitta vergine minacciando incalza e preme. Ella, mentre cadea, la voce afflitta movendo, disse le parole estreme; parole ch'a lei novo un spirto ditta, spirto di fé, di carità, di speme: virtù ch'or Dio le infonde, e se rubella in vita fu, la vuole in morte ancella.
- Amico, hai vinto: io ti perdon... perdona tu ancora, al corpo no, che nulla pave, a l'alma sì; deh! per lei prega, e dona battesmo a me ch'ogni mia colpa lave. - In queste voci languide risuona un so che di flebile e soave ch'al cor gli scende ed ogni sdegno ammorza, e gli occhi a lagrimar gli invoglia e sforza.
Poco quindi lontan nel sen del monte scaturia mormorando un picciol rio. Egli v'accorse e l'elmo empié nel fonte, e tornò mesto al grande ufficio e pio. Tremar sentì la man, mentre la fronte non conosciuta ancor sciolse e scoprio. La vide, la conobbe, e restò senza e voce e moto. Ahi vista! ahi conoscenza!
Non morì già, ché sue virtuti accolse tutte in quel punto e in guardia al cor le mise, e premendo il suo affanno a dar si volse vita con l'acqua a chi co 'l ferro uccise. Mentre egli il suon de' sacri detti sciolse, colei di gioia trasmutossi, e rise; e in atto di morir lieto e vivace, dir parea: <<S'apre il cielo; io vado in pace>>.
D'un bel pallor ha il bianco volto asperso, come a' gigli sarian miste viole, e gli occhi al cielo affisa, e in lei converso sembra per la pietate il cielo e 'l sole; e la man nuda e fredda alzando verso il cavaliero in vece di parole gli dà pegno di pace: In questa forma passa la bella donna, e par che dorma. (Torquato Tasso |
dany61 |
Inserito il - 24/07/2020 : 14:11:18 STANCHEZZA Fernando Pessoa Quello che c’è in me è soprattutto stanchezza non di questo o di quello e neppure di tutto o di niente: stanchezza semplicemente, in sé, stanchezza. La sottigliezza delle sensazioni inutili, le violente passioni per nulla, gli amori intensi per ciò che si suppone in qualcuno, tutte queste cose – queste e cio’ che manca in esse eternamente – tutto ciò produce stanchezza, questa stanchezza, stanchezza. C’è senza dubbio chi ama l’infinito, c’è senza dubbio chi desidera l’impossibile, c’è senza dubbio chi non vuole niente – tre tipi di idealisti, e io nessuno di questi: perchè io amo infinitamente il finito, perchè io desidero impossibilmente il possibile, perchè voglio tutto, o ancora di più, se può essere, o anche se non può essere… E il risultato? Per loro la vita vissuta o sognata, per loro il sogno sognato o vissuto, per loro la media fra tutto e niente, cioè la vita… Per me solo una grande, una profonda, e, ah, con quale felicità, infeconda stanchezza, una supremissima stanchezza, issima, issima, issima, stanchezza.. |
dany61 |
Inserito il - 24/07/2020 : 06:52:14 Oh estate abbondante, carro di mele mature, bocca di fragola in mezzo al verde, labbra di susina selvatica, strade di morbida polvere sopra la polvere. (Pablo Neruda) |
dany61 |
Inserito il - 23/07/2020 : 06:15:14 Gondola a Santa Lucia Non più le silenti acque della Laguna cullano il tuo fragile scafo; ma le onde canore del mare di Santa Lucia. Ti senti spaesata come un raro gingillo.
Non più gli austeri palagi antichi di antichi signori veneziani, tu vedi riflessi sotto la tua chiglia; ma l'alta mole del Vesuvio, la splendida Riviera ove perenne echeggia il canto di Partenope. (Licia Chiarelli) |
dany61 |
Inserito il - 22/07/2020 : 05:38:57 Ottobre Nei mattini d'ottobre quando i sogni di me fanciullo cominciavano a empirsi di brezza e di voci (qualcuno aveva aperto una finestra e se n'era andato lieve) il treno che passava a quell'ora non lontano, con la sua criniera di fumo e i fischi, mi dava un dolce e muto terrore. Io gli giacevo sotto senza pensieri con il fragore nelle orecchie, finchè era passato tutto e la mamma correva verso di me dall'orizzonte, sudata e fresca in una vestaglia rosa. Ero sveglio e un'ape volava per l'aria radiosa. Avrei voluto chiamare e stavo zitto. Attilio Bertolucci -Poesia consigliata da Rosaria d'Amico- Il tuono E nella notte nera come il nulla a un tratto, col fragor d'arduo dirupo che frana, il tuono rimbombò di schianto; rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo e tacque, e poi rimareggiò rinfranto, e poi vanì. Soave allora un canto s'udì di madre, e il moto d'una culla. Giovanni Pascoli -Poesia consigliata da Rosaria d'Amico-
Specchio Ed ecco sul tronco si rompono gemme: un verde più nuovo dell'erba che il cuore riposa: il tronco pareva già morto, piegato sul botro. E tutto mi sa di miracolo; e sono quell'acqua di nube che oggi rispecchia nei fossi più azzurro il suo pezzo di cielo, quel verde che spacca la scorza che pure stanotte non c'era. Salvatore Quasimodo -Poesia consigliata da Rosaria d'Amico-
Il cielo è basso Il cielo è basso, le nuvole a mezz'aria, un fiocco di neve vagabondo fra scavalcare una tettoia o una viottola non sa decidersi. Un vento meschino tutto il giorno si lagna di come qualcuno l'ha trattato; la natura, come noi, si lascia talvolta sorprendere senza il suo diadema. Emily Dickinson -Poesia consigliata da Tiziana Cocolo-
Oh scetticismo tenero del cuore - Che sa e non sa - E come flotta d’aromi sussulta In una tempesta di neve - Affretta e poi rimanda lo scontro con il vero affinché non sia la certezza deludente paragonata all’ansia deliziosa, desiderio vibrante di paura - Emily Dickinson -Poesia consigliata da Carmen-
Fior di neve Dal cielo tutti gli Angeli videro i campi brulli senza fronde né fiori e lessero nel cuore dei fanciulli che amano le cose bianche. Scossero le ali stanche di volare e allora discese lieve lieve la fiorita neve. Umberto Saba -Poesia consigliata da Tiziana Cocolo-
Godiamoci la vita, mia Lesbia, e l’amore, e dei vecchi che brontolan sempre non teniamo conto più di un soldo. Giorno e notte si alternano nel tempo: ma per l’uomo giunge presto il tramonto e la notte che viene è per sempre. Dammi mille e poi cento baci, di continuo altri mille e poi cento. Quando poi ne avremo fatto un gran mucchio mescoliamoli tutti in gran fretta perché non si possa contarli e non sorga a tal conto l’invidia. Catullo -Poesia consigliata da Rosaria d'Amico-
Vergine Madre, figlia del tuo Figlio, umile e alta più che creatura, termine fisso d'eterno consiglio, tu se' colei che l'umana natura nobilitasti sì, che il suo fattore non disdegnò di farsi sua fattura. Nel ventre tuo si raccese l'amore, per lo cui caldo ne l'etterna pace così è germinato questo fiore. Qui se' a noi meridiana face di caritate e giuso, intra mortali, se' di speranza fontana vivace. Donna, se' tanto grande e tanto vali, che qual vuol grazia e a te non ricorre sua disianza vuol volar sanz'ali. Dante Alighieri -Poesia consigliata da Rosaria d'Amico-
Le mani della Madre Tu non sei più vicina a Dio di noi; siamo lontani tutti. Ma tu hai stupende benedette le mani. Nascono chiare in te dal manto, luminoso contorno: io sono la rugiada, il giorno, ma tu, tu sei la pianta. Rainer Maria Rilke -Poesia consigliata da Rosaria d'Amico-
Attesa Oggi che ti aspettavo non sei venuta. E la tua assenza so quel che mi dice, la tua assenza che tumultuava nel vuoto che hai lasciato, come una stella. Dice che non vuoi amarmi. Quale un estivo temporale s'annuncia e poi s'allontana, così ti sei negata alla mia sete. L'amore, sul nascere, ha di quest'improvvisi pentimenti. Silenziosamente ci siamo intesi.
Amore, amore, come sempre, vorrei coprirti di fiori e d'insulti. Vincenzo Cardarelli -Poesia consigliata da Rosaria d'Amico-
Ed amai nuovamente Ed amai nuovamente;e fu di Lina dal rosso scialle il più della mia vita. Quella che cresce accanto a noi, bambina dagli occhi azzurri, è dal suo grembo uscita.
Trieste è la città, la donna è Lina, per cui scrissi il mio libro di più ardita sincerità; nè dalla sua fu fin ad oggi mai l'anima mia partita.
Ogni altro conobbi umano amore; ma per Lina torrei di nuovo un'altra vita, di nuovo vorrei cominciare.
Per le altezze l'amai del suo dolore; perchè tutto fu al mondo, e non mai scaltra, e tutto seppe, e non se stessa, amare. Umberto Saba -Poesia consigliata da Rosaria d'Amico-
Coloro che mi amano a questo mondo cercano con ogni mezzo di incatenarmi. Ma altro è il Tuo amore che è più grande del loro e mi lascia libero. Per paura che io li abbia a dimenticare non osano mai lasciarmi solo. Ma i giorni passano e Tu rimani invisibile. Se non Ti invoco nelle mie preghiere, se non Ti tengo nel cuore, il Tuo amore per me attende ancora il mio amore Rabindranath Tagore -Poesia consigliata da Rosaria D'Amico-
Agosto Controluce a tramonti di pesca e zucchero. E il sole dentro la sera come il nocciolo nel frutto. Agosto. I bambini mangiano pane nero e luna piena. Federico Garcia Lorca -Poesia consigliata da Rosaria D'Amico-
Maestrale S'è rifatta la calma nell'aria: tra gli scogli parlotta la maretta. Sulla costa quietata,nei broli, qualche palma a pena svetta.
Una carezza disfiora la linea del mare e la scompiglia un attimo, soffio lieve che vi s'infrange e ancora il cammino ripiglia.
Lameggia nella chiaria la vasta distesa, s'increspa, indi si spiana beata e specchia nel suo cuore vasto codesta povera mia vita turbata.
O mio tronco che additi in questa ebrietudine tarda, ogni rinato aspetto coi germogli fioriti sulle tue mani, guarda:
sotto l'azzurro fitto del cielo qualche uccello di mare se ne va; nè sosta mai: perchè tutte le immagini portano scritto "più in là!" Eugenio Montale -Poesia consigliata da Rosaria D'Amico-
Ora che sale il giorno Finita è la notte e la luna si scioglie lenta nel sereno tramonta nei canali. E' così vivo settembre in questa terra di pianura, i prati sono verdi come nelle valli del Sud a primavera. Ho lasciato i miei compagni ho nascosto il cuore entro vecchie mura per restare solo a ricordarti. Come sei più lontana della luna ora che sale il giorno e sulle pietre batte il piede dei cavalli! Salvatore Quasimodo -Poesia consigliata da Rosaria D'Amico-
L'angelo Dorme l'angelo su rose d'aria, candido, sul fianco; a bacio del grembo le belle mani in croce. La mia voce lo desta; e mi sorride sparsa di polline la guancia, che posava. Canta: m'assale il cuore. Salvatore Quasimodo -Poesia consigliata da Rosaria D'Amico-
Cupido, monello testardo! Cupido, monello testardo! M'hai chiesto un riparo per poche ore, e quanti giorni e notti sei rimasto! Adesso il padrone in casa mia sei tu!
Sono scacciato dal mio ampio letto; sto per terra, e di notte mi tormento; il tuo capriccio attizza fiamma su fiamma nel fuoco, brucia le scorte d'inverno e arde me misero.
Hai spostato e scompigliato gli oggetti miei, io cerco, e sono come cieco e smarrito. Strepiti senza ritegno, e io temo che l'animula fugga via per sfuggire te, e abbandoni questa capanna. Johann Wolfgang Goethe -Poesia consigliata da Ida Guarracino-
o voce occulta Oh voce occulta dell'amore oscuro! oh belato senza lana, oh ferita, camelia sfiorita, ago di fiele, flusso senz'acqua, città senza mura! Oh notte immensa di linea sicura, monte celeste di protesa angoscia! Cane nel cuore, oh voce inseguita! Silenzio senza fine, iris maturo! Voce ardente di gelo, via da me! Non farmi perdere nella sterpaglia dove gemono carne e cielo sterili. Libera il duro avorio della testa, pietà di me, spezza il mio dolore! Perché sono natura, sono amore! Federico Garcia Lorca -Poesia consigliata da Ida Guarracino-
La confraternita dei trapassati Per un istante d'estasi noi paghiamo una misura esatta e trepidante proporzionata all'estasi
Per un momento di gioia compensi amari d'anni centesimi strappati con dolore scrigni pieni di lacrime Emily Dickinson -Poesia consigliata da Giuseppe Terracciano-
Notturno teppista Firenze nel fondo era gorgo di luci di fremiti sordi: Con ali di fuoco i lunghi rumori fuggenti Del tram spaziavano: il fiume mostruoso Torpido riluceva come un serpente a squame. Su un circolo incerto le inquiete facce beffarde Dei ladri, ed io tra i doppi lunghi cipressi uguali a fiaccole spente Più aspro ai cipressi le siepi Più aspro del fremer dei bussi, Che dal mio cuore il mio amore, Che dal mio cuore, l'amore un ruffiano che intonò e cantò: Amo le vecchie troie Gonfie lievitate di sperma Che cadono come rospi a quattro zampe sovra la coltrice rossa E aspettano e sbuffano ed ansimano Flaccide come mantici Dino Campana -Poesia consigliata da Peter Pepato-
Ha una sua solitudine lo spazio, solitudine il mare e solitudine la morte Eppure tutte queste sono folla in confronto a quel punto più profondo - segretezza polare - che è un'anima al cospetto di se stessa: infinità finita. Emily Dickinson -Poesia consigliata da Carmen-
Alla Morte Morire sì, non essere aggrediti dalla morte. Morire persuasi che un siffatto viaggio sia il migliore. E in quell'ultimo istante essere allegri come quando si contano i minuti dell'orologio della stazione e ognuno vale un secolo. Poi che la morte è la sposa fedele che subentra all'amante traditrice, non vogliamo riceverla da intrusa, né fuggire con lei. Troppe volte partimmo senza commiato! Sul punto di varcare in un attimo il tempo, quando pur la memoria di noi s'involerà, lasciaci,o Morte, dire al mondo addio, concedici ancora un indugio. L'immane passo non sia precipitoso. Al pensier della morte repentina il sangue mi si gela. Morte, non mi ghermire ma da lontano annunciati e da amica mi prendi come l'estrema delle mie abitudini. Vincenzo Cardarelli -Poesia consigliata da Peter Pepato-
La notte de Pasqua Befania "Mamma! mamma! - Dormite. - Io nun ho sonno. Fate dormì chi l’ha, sor demonietto. Mamma, me voj’arzò. - Giù, stamo a letto. Nun ce posso stà più; qui me sprofonno.
Io nun ve vesto. - E io mò chiamo nonno. Ma nun è giorno. - E che m’avevio detto che ciamancava poco? Ebbè? v’aspetto? Auffa li meloni e nu’ li vonno!
Mamma, guardat’ un po’ si ce se vede? Ma te dico ch’è notte. Ajo! - Ch’è stato? Oh dio mio!, m’ha pijato un granchio a un piede.
Via, statte zitto, mò attizzo er lumino. Sì, eppoi vedete un po’ che m’ha portato la befana a la cappa der cammino." Gioacchino Belli -Poesia consigliata da Lucius F. Schlinger-
Baccha Ah, chi mi chiama? Ah,chi m'afferra? Un tirso io sono un tirso crinito di fronda, squassato da una forza furibonda. Mi scapiglio, mi scalzo, mi discingo.
Trascinami alla nube o nell'abisso! Sii tu dio, sii tu mostro, eccomi pronta. Centauro son la tua cavalla bionda. Fammi pregna di te. Sciuma, nitrisco.
Tritone sono la tua femmina azzurra: salsa com'alga e` la mia lingua;entrambe le gambe squamma sonora mi serra.
Chi mi chiama? La buccina notturna il nitrito del Tessalo? il tonante Pan? Son nuda. Ardo, gelo. Ah. chi m'afferra? Gabriele D'Annunzio -Poesia consigliata da Callarà-
Attraversando il fiume
XXIII Venni più vicino a Te sebbene io non lo sapessi quando giunsi a ferirti. Già ti possedevo come mio Signore quando lottavo contro di Te per esserne sconfitto. Quando Ti derubavo Non facevo che rendere più gravoso il mio debito verso di te. Nel mio orgoglio lottavo contro la Tua corrente solo per sentire, tutta la Tua forza nel mio petto. Ribellandomi spensi la luce, nella mia casa, e il Tuo cielo mi sorprese con le sue stelle. Rebindranath Thakur (Tagore) -Poesia consigliata da Amore-
Io piansi un tempo, come volle Amore la tardità delle promesse sue, e quel che interveniva ambo noi due, a me del danno, a lui del suo onore.
Or piango come vuole il mio errore, ché il tempo fugge per non tornare piue, e veggio esser non può quel che già fue; or questo è quel ch'ancide e strugge il core.
Tant'è il nuovo dolor maggior che 'l primo, quanto quello avea pur qualche speranza: questo non ha se non pentersi invano.
Così il mio error fra me misuro e stimo, e piango, e questo pianto ogni altro avanza, la condizion del viver nostro umano. Lorenzo de' Medici, il Magnifico -Sonetto LXI- -Poesia consigliata da Tiziana Cocolo-
Poeta Se faccio una classifica - Prima metto il poeta - Poi il sole, poi l'estate - Poi il cielo di Dio - E la lista è completa.
Ma ripensando, il primo Comprende tutto, tanto Che il resto sembra solo Un'inutile mostra - Scrivo "poeta" e basta.
Per lui è sempre estate - Può permettersi un sole Che all'Oriente parrebbe Veramente eccessivo. E se il cielo ulteriore
È altrettanto bello Di quello che prepara Ai suoi adoratori - È grazia troppo ardua Per meritare il sogno. Emily Dickinson -Poesia consigliata da Fata Morgana-
Viene adagio la sera Viene adagio la sera, camminando tra gli alberi lontani nella neve e silenziosa preme le sue guance fredde alle finestre, per spiare.
E nelle case cresce il buio. I vecchi sulle sedie pensano, le madri sono come regine, i bambini lasciano da parte i giochi e le ragazze non filano più.
La sera fuori tende l'orecchio nella casa, e dentro ascoltano il silenzio della sera. Rainer Maria Rilke -Poesia consigliata da Tiziana Cocolo-
Più miti sono ora le mattine, le noci si colorano di scuro; più rotonda è la guancia delle bacche, la rosa ha lasciato la città.
L’acero sfoggia sciarpe più festose, ed il prato si veste di scarlatto - Per paura di essere fuori moda, voglio mettermi un ciondolo. Emily Dickinson -Poesia consigliata da Nino Silenzi-
Pace ad A.M.C.
Ascolta: come sono vicine le campane! Vedi: i pioppi, nel viale, si protendono per abbracciarne il suono. Ogni rintocco è una carezza fonda, un vellutato manto di pace, sceso dalla notte ad avvolger la casa e la mia vita. Ogni cosa, d'intorno, è grande e ombrosa come tutti i ricordi dell'infanzia. Dammi la mano: so quanto ha doluto, sotto i miei baci, la tua mano. Dammela. Questa sera non m'ardono le labbra. Camminiamo così: la strada è lunga. Leggo per un gran tratto nel futuro come sul foglio che mi sta dinnanzi: poi, la visione cade bruscamente nel buio dell'ignoto, come questa pagina bianca, che si rompe, netta, sul panno scuro della scrivania. Ma vieni: camminiamo: anche l'ignoto non mi spaventa, se ti son vicina. Tu mi fai buona e bianca come un bimbo che dice le preghiere e s'addormenta. Antonia Pozzi -Poesia consigliata da Ida Guarracino-
Altura La glicine sfiorì lentamente su noi. E l'ultimo battello attraversava il lago in fondo ai monti Petali viola mi raccoglievi in grembo a sera: quando batté il cancello e fu oscura la via del ritorno. Antonia Pozzi -Poesia consigliata da Tiziana Cocolo-
La vita Alle soglie d'autunno in un tramonto muto scopri l'onda del tempo e la tua resa segreta come di ramo in ramo leggero un cadere d'uccelli cui le ali non reggono più. Antonia Pozzi -Poesia consigliata da Tiziana Cocolo-
Notturno Curva tu suoni ed il tuo canto è un albero d'argento nel silenzio oscuro Limpido nasce dal tuo labbro - il profilo delle vette - nel buio - Muoiono le tue note come gocce assorbite dalla terra Le nebbie sopra gli abissi percorse dal vento sollevano il suono spento nel cielo. Antonia Pozzi -Poesia consigliata da Tiziana Cocolo-
Canto di una fanciulla in attesa delle nozze lo sono già molle e mi voglio sposare. Ho la casa lavata, una treccia d'agli, una, cesta di cipolle. E una zucca piena di sale pestato Leonardo Sinisgalli -Poesia consigliata da Tiziana Cocolo-
La voce del cacciatore Io aspetto che tu passi all'incrocio dei vecchi sentieri. Dormi dietro i sassi e all'alba vieni a bere. L'acqua è pura come il cielo che raccoglie. Sopra le foglie tu lasci un segno: su quella striscia devi cadere. Leonardo Sinisgalli -Poesia consigliata da Tiziana Cocolo-
La vigna vecchia Mi sono seduto per terra accanto al pagliaio della vigna vecchia. I fanciulli strappano le noci dai rami, le schiacciano tra due pietre. lo mi concio le mani di acido verde, mi godo l'aria dal fondo degli alberi. Leonardo Sinisgalli -Poesia consigliata da Tiziana Cocolo-
Post scriptum Qualcuno gode nell'orto la sua ora di delizia, qualcuno forsennato scrive versi tra le ceste di noci, qualcuno raschia il tartaro dalle botti nei sottani. A mezza età il poeta sopravvive. La sua fortuna durò un soffio, un lampo la sua grazia. Leonardo Sinisgalli -Poesia consigliata da Tiziana Cocolo-
L'arboscello Oggi il tempo è di pioggia. Sembra il giorno una sera, sembra la primavera un autunno, ed un gran vento devasta l'arboscello, che sia, e non pare, saldo; par tra le piante un giovanotto, alto troppo per la sua troppo verde età. Tu lo guardi: hai pietà Forse di tutti quei candidi fiori che la bora gli toglie e sono frutta, sono dolci conserve per l'inverno i suoi fiori, che tra l'erbe cadono; e se ne duole la tua vasta maternità. Umberto Saba -Poesia consigliata da Tiziana Cocolo-
La quercia caduta Dov'era l'ombra, or sé la quercia spande morta, né più coi turbini tenzona. La gente dice: Or vedo:era pur grande!
Pendono qua e là dalla corona i nidietti della primavera. Dice la gente: Or vedo:era pur buona!
Ognuno loda, ognuno taglia. A sera ognuno col suo grave fascio va. Nell'aria, un pianto… d'una capinera
che cerca il nido che non troverà. Giovanni Pascoli -Poesia consigliata da Tiziana Cocolo-
Autunno Il cielo ride un suo riso turchino benché senta l' inverno ormai vicino. Il bosco scherza con le foglie gialle benché l'inverno senta ormai alle spalle. Ciancia il ruscel col rispecchiato cielo, benché senta nell' onda il primo gelo. È sorto a piè di un pioppo ossuto e lungo un fiore strano, un fiore ad ombrello, un fungo. Marino Moretti -Poesia consigliata da Tiziana Cocolo-
Dante sogna Lia e Rachele Poco parer potea lì del di fori; ma, per quel poco, vedea io le stelle di lor solere e più chiare e maggiori.
Sì ruminando e sì mirando in quelle, mi prese il sonno; il sonno che sovente, anzi che 'l fatto sia, sa le novelle.
Nell'ora, credo, che dell'oriente prima raggiò nel monte Citerea, che di foco d'amor par sempre ardente,
giovane e bella in sogno mi parea donna vedere andar per una landa cogliendo fiori; e cantando dicea:
<<Sappia qualunque il mio nome dimanda ch'i' mi son Lia, e vo movendo intorno le belle mani a farmi una ghirlanda.
Per piacermi allo specchio, qui m'adorno; ma mia suora Rachel mai non si smaga dal suo miraglio, e siede tutto giorno.
Ell'è de' suoi belli occhi veder vaga com'io dell'adornarmi con le mani; lei lo vedere, e me l'ovrare appaga>>. Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, Canto XXVII -Poesia consigliata da Yasuke-
Dante dubita Ora era onde 'l salir non volea storpio; ché 'l sole avea il cerchio di meriggi lasciato al Tauro e la notte allo Scorpio:
per che, come fa l'uom che non s'affigge ma vassi alla via sua, che che li appaia, se di bisogno stimolo il trafigge,
così intrammo noi per la callaia, uno innanzi altro prendendo la scala che per artezza i salitor dispaia.
E quale il cicognin che leva l'ala per voglia di volare, e non s'attenta d'abbandonar lo nido, e giù la cala;
tal era io con voglia accesa e spenta di dimandar, venendo infino all'atto che fa colui ch'a dicer s'argomenta.
Non lasciò, per l'andar che fosse ratto, lo dolce padre mio, ma disse: <<Scocca l'arco del dir, che 'fino al ferro hai tratto>>.
Allor sicuramente apri' la bocca e cominciai:<<Come si può far magro là dove l'uopo di nodrir non tocca?>> Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, Canto XXV -Poesia consigliata da Yasuke-
Bambino O.B. Rovista lo zainetto, interne masserizie, detriti di tram, foglietti in sofferenza ed un fiammifero: tesoro scarso centrifugo come il suo cuore; e di già arso. Tiziano Rossi, da Gente di corsa -Poesia consigliata da Tiziana Cocolo-
Gatto Il tempo cruciale, il più arduo svanire; e il gatto malato per dissenteria (roba maligna) scenderà per dove dormono i morti senza suffragio. Perciò ha azzerato qualunque movimento -risorsa elementare, tecnica pertinente- il caro, saggio mucchietto di ossa. Tuttavia cosa vuoi che gli dica, e anche lui del resto… I suoi baffi non sono più gran che, il pelo gramo rabbrividisce; e poi sta ognuno dentro sé recluso: nocciolo inarrivabile. Ci si sbalestra da tutti i focolari, però questa volta niente insegnamenti, se non la tua felina signorilità, la poca lagna. Tiziano Rossi, da Miele e no -Poesia consigliata da Tiziana Cocolo-
S'io t'amo? oh donna! S'io t'amo? oh donna! io nol diria volendo. Voce esprimer può mai quanta m'inspiri dolcezza al cor, quando pietosa giri ver me tue luci, ove altri sensi apprendo?
S'io t'amo? E il chiedi? e nol dich'io tacendo? e non tel dicon miei lunghi sospiri, e l'alma afflitta mia, che par che spiri, mentre dal tuo bel ciglio immobil pendo?
E non tel dice ad ogni istante il pianto, cui di speranza e di temenza misto, versare un tempo, e raffrenare io bramo?
Tutto tel dice in me: mia lingua intanto sola tel tace, perché il cor s'è avvisto, ch'a quel ch'ei sente, è un nulla il dirti: Io t'amo. Vittorio Alfieri -Poesia consigliata da Tiziana Cocolo-
E tu cantavi la provincia, le tragedie dei burattini, il suono dell'Ave Maria; cantavi le domeniche piene di sole e di malinconia e aspettavi di Morire, Sergio Corazzini! Io sognavo di cantare la corsa in un mondo più vasto; in un ciel più profondo, dentro a un più profondo mare la corsa vertiginosa: volgevo la testa e senza posa vedevo i tuoi burattini ballare, gestire, manine, piedini, al ritmo del tuo cuore stanco... Poi sei morto. Ed io ti canto, sepolto tra le rose del camposanto, poeta delle piccole cose, mentre rulla il tamburo... Domani le piccole cose saranno per sempre sepolte e la provincia domenicale non avrà che il tuo tumulo a guanciale..." Nino Oxilia, da "Il saluto ai poeti crepuscolari", Gli Orti -Poesia consigliata da Tiziana Cocolo-
Conversione di Stazio Ed elli a lui:<<Tu prima m'inviasti verso Parnaso a ber nelle sue grotte, e prima appresso Dio m'alluminasti.
Facesti come quei che va di notte, che porta il lume dietro e sé non giova, ma dopo sé fa le persone dotte,
quando dicesti: "Secol si rinova; torna giustizia e primo tempo umano, e progenie scende da ciel nova".>>
Per te poeta fui, per te cristiano: ma perché veggi mei ciò ch'io disdegno, a colorar distenderò la mano.
Già era 'l mondo tutto quanto pregno della vera credenza, seminata per li messaggi dell'etterno regno;
e la parola tua sopra toccata si consonava a' nuovi predicanti; ond'io visitarli presi usata.
Vennero poi parendo tanti santi, che quando Domizian li perseguette, sanza mio lagrimar non fur lor pianti;
e mentre che di là per me si stette, io li sovvenni, e i lor dritti costumi fer dispregiar a me tutte altre sette.
E pria ch'io conducessi i Greci a 'fiumi di Tebe poetando, ebb'io battesmo; ma per paura chiuso cristian fu mi,
lungamente mostrando paganesimo; e questa tiepidezza il quarto cerchio cerchiar mi fe' più che 'l quarto centesimo.
Tu dunque che levato hai il coperchio che m'ascondeva quanto bene io dico, mentre che del salir avem soverchio,
dimmi dov'è Terenzio nostro antico, Cecilio e Plauto e Vario, se lo sai: dimmi se son dannati, ed in qual vico>>. Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, XXII, vv 64-99 -Poesia consigliata da Yasuke-
Bocca degli Abati E mentre ch'andavamo inver lo mezzo al quale ogni gravezza si rauna, e io tremava nell'etterno rezzo;
se voler fu o destino o fortuna, non so; ma, passeggiando tra le teste, forte percossi il piè nel viso ad una.
Piangendo mi sgridò : <<Perché mi peste? se tu non vieni a crescer la vendetta di Montaperti, perché mi moleste?>>
E io: <<Maestro mio, or qui m'aspetta, sì ch'io esca d'un dubbio per costui; poi mi farai, quantunque vorrai, fretta>>.
Lo duca stette, e io dissi a colui che bestemmiava duramente ancora: <<Qual se' tu che così rampogni altrui?>>
<<Or tu chi se' vai per l'Antenora, percotendo>> rispose <<altrui le gote, sì che, se fossi vivo, troppo fora?>>
<<Vivo son io, e caro esser ti pote>> fu mia risposta, <<se dimandi fama, ch'io metta il nome tuo tra l'altre note>>.
Ed elli a me :<<Del contrario ho io brama; lévati quinci e non mi dar più lagna, ché mal sai lusingar per questa lama!>>
Allor lo presi per la cuticagna, e dissi: <<El converrà che tu ti nomi o che capel qui su non ti rimagna>>.
Ond'elli a me: <<Perché tu mi dischiomi, né ti dirò ch'io sia, né mosterrolti, se mille fiate in sul capo mi tomi>>.
Io avea già i capelli in mano avvolti, e tratti li n'avea più d'una ciocca, latrando lui con gli occhi in giù raccolti,
quando un altro gridò: <<Che hai tu, Bocca? non ti basta sonar con le mascelle, se tu non latri? Qual diavol ti tocca?>> Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno, XXXII, vv 73-108 -Poesia consigliata da Yasuke-
Dall'immagine tesa Dall'immagine tesa vigilo l'istante con imminenza di attesa - e non aspetto nessuno: nell'ombra accesa spio il campanello che impercettibile spande un polline di suono - e non aspetto nessuno: fra quattro mura stupefatte di spazio più che un deserto non aspetto nessuno: ma deve venire, verrà, se resisto a sbocciare non visto, verrà d'improvviso, quando meno l'avverto: verrà quasi perdono di quanto fa morire, verrà a farmi certo del suo e mio tesoro, verrà come ristoro delle mie e sue pene, verrà, forse già viene il suo bisbiglio. Clemente Rebora -Poesia consigliata da Tiziana Cocolo-
La mia vita, il mio canto L'egual vita diversa urge intorno; cerco e non trovo e m'avvio nell'incessante suo moto: a secondarlo par uso o ventura, ma dentro fa paura. Perde, chi scruta, l'irrevocabil presente; né i melliflui abbandoni né l'oblioso incanto dell'ora il ferreo battito concede. E quando per cingerti lo balzo -sirena del tempo - un morso appéna e una ciocca ho di te: o non ghermita fuggì, e senza grido nei pensiero ti uccido è nell'atto mi annego. Se a me fusto è l'eterno, fronda la storia e patria il fiore, pur vorrei maturar da radice la mia linfa nel vivido tutto e con alterno vigore felice suggere il sole e prodigar il frutto; vorrei palesasse il mio cuore nei suo ritmo l'umano destino, e che voi diveniste - veggente passione del mondo, bella gagliarda bontà - l'aria di chi respira mentre rinchiuso in sua fatica va. Qui nasce, qui muore i! mio canto: e parrà forse vano accordo solitario; ma tu che ascolti, recalo al tuo bene e al tuo male; e non ti sarà oscuro. Clemente Rebora |
dany61 |
Inserito il - 21/07/2020 : 07:14:52 Elizabeth Childers Polvere della mia polvere, e polvere con la mia polvere, o bimbo, che moristi mentre entravi nel mondo, morto della mia morte! Che non conoscesti il respiro, nonostante gli sforzi, e il cuore ti batteva quando vivevi con me, e si fermò quando mi lasciasti per la vita. E' bene così, bimbo mio. Così non percorresti mai la lunga, lunga strada che inizia coi giorni di scuola, quando le piccole dita si fanno sfuocate dietro le lacrime che cadono sulle lettere sbilenche, e la prima ferita, quando il tuo piccolo compagno ti abbandona per un altro; e la malattia, e il volto della paura accanto al letto; la morte del padre o della madre; o la vergogna per causa loro, o la miseria; poi, cessato il virgineo dolore dei giorni di scuola, una natura cieca ti fa bere alla coppa dell'amore, che tu sai avvelenata. A chi avresti proteso il tuo viso di fiore? Un botanico, fragile creatura? Quale sangue avrebbe gridato col tuo? Puro o contaminato, non importa, è sangue che chiama il nostro sangue. E poi i tuoi figli - oh, che sarebbe stato di loro? E quale il tuo dolore? Figlio! Figlio! La morte è migliore della vita! (Edgar Lee Masters; trad. Alberto Rossatti) |
dany61 |
Inserito il - 20/07/2020 : 09:12:45 «Questa mattina mi sono svegliata e ho pensato a un’estate quando mi arrampicai sul ciliegio. Ero sottile come i suoi rami, ma dovevo pur sempre pesare più di loro eppure una volta lanciata la sfida, guai a tirarmi indietro. E gli altri sotto a guardare col naso all’insù, compreso mio fratello. Credo fu quello il giorno in cui mangiammo ciliegie tutta la banda a casa nostra, con la mamma che fece la panna montata. Siccome andò bene: io sui rami del ciliegio, voglio dire, i miei genitori non l’hanno mai saputo. È stato proprio qualche mese fa che lo raccontavo a mio papà e lui con il sorriso di chi ormai non può farci più niente a dire: se l’avessi saputo… Le avrei prese, lo so. E invece no, non hai saputo nemmeno di quando ci lanciavamo a tutta velocità sul monopattino verde come un ramarro e sgusciavamo dalla curva che sarebbe stato impossibile frenare, per chiunque: noi e chi fosse stato alla guida di un’auto che veniva in senso contrario. Il monopattino, però, destò qualche sospetto e l’anno dopo era sparito. Allora sono rimasta ad annusare l’aria calda che entrava dalla finestra e mi sono detta che forse è perché non c’è scuola. Forse è perché fa caldo e gli adulti fanno meno caso a dove sono i bambini e i piccoli se ne stanno tutto il tempo tra loro. Sarà forse per questo che l’estate è l’unica stagione in cui diventiamo grandi davvero.» Natascha Lusenti |
dany61 |
Inserito il - 20/07/2020 : 06:16:43 Ode al cane Il cane mi domanda e non rispondo. Salta, corre per i campi e mi domanda senza parlare e i suoi occhi sono due richieste umide, due fiamme liquide che interrogano e io non rispondo, non rispondo perché non so, non posso dir nulla. In campo aperto andiamo uomo e cane. Brillano le foglie come se qualcuno le avesse baciate a una a una, sorgono dal suolo tutte le arance a collocare piccoli planetari su alberi rotondi come la notte, e verdi, e noi, uomo e cane, andiamo a fiutare il mondo, a scuotere il trifoglio, nella campagna cilena, fra le limpide dita di settembre. Il cane si ferma, insegue le api, salta l’acqua trepida, ascolta lontanissimi latrati, orina sopra un sasso, e mi porta la punta del suo muso, a me, come un regalo. È la sua freschezza affettuosa, la comunicazione del suo affetto, e proprio lì mi chiese con i suoi due occhi, perché è giorno, perché verrà la notte, perché la primavera non portò nella sua canestra nulla per i cani randagi, tranne inutili fiori, fiori, fiori e fiori. E così m’interroga il cane e io non rispondo. Andiamo uomo e cane uniti dal mattino verde, dall’incitante solitudine vuota nella quale solo noi esistiamo, questa unità fra cane con rugiada e il poeta del bosco, perché non esiste l’uccello nascosto, né il fiore segreto, ma solo trilli e profumi per i due compagni: un mondo inumidito dalle distillazioni della notte, una galleria verde e poi un gran prato, una raffica di vento aranciato, il sussurro delle radici, la vita che procede, e l’antica amicizia, la felicità d’essere cane e d’essere uomo trasformata in un solo animale che cammina muovendo sei zampe e una coda con rugiada. Pablo Neruda |
dany61 |
Inserito il - 19/07/2020 : 07:07:12 La Ginestra Qui su l'arida schiena Del formidabil monte Sterminator Vesevo, La qual null'altro allegra arbor né fiore, Tuoi cespi solitari intorno spargi, Odorata ginestra, Contenta dei deserti. Anco ti vidi De' tuoi steli abbellir l'erme contrade Che cingon la cittade La qual fu donna de' mortali un tempo, E del perduto impero Par che col grave e taciturno aspetto Faccian fede e ricordo al passeggero. Or ti riveggo in questo suol, di tristi Lochi e dal mondo abbandonati amante, E d'afflitte fortune ognor compagna. Questi campi cosparsi Di ceneri infeconde, e ricoperti Dell'impietrata lava, Che sotto i passi al peregrin risona; Dove s'annida e si contorce al sole La serpe, e dove al noto Cavernoso covil torna il coniglio; Fur liete ville e colti, E biondeggiàr di spiche, e risonaro Di muggito d'armenti; Fur giardini e palagi, Agli ozi de' potenti Gradito ospizio; e fur città famose Che coi torrenti suoi l'altero monte Dall'ignea bocca fulminando oppresse Con gli abitanti insieme. Or tutto intorno Una ruina involve, Dove tu siedi, o fior gentile, e quasi I danni altrui commiserando, al cielo Di dolcissimo odor mandi un profumo, Che il deserto consola. A queste piagge Venga colui che d'esaltar con lode Il nostro stato ha in uso, e vegga quanto È il gener nostro in cura All'amante natura. E la possanza Qui con giusta misura Anco estimar potrà dell'uman seme, Cui la dura nutrice, ov'ei men teme, Con lieve moto in un momento annulla In parte, e può con moti Poco men lievi ancor subitamente Annichilare in tutto. Dipinte in queste rive Son dell'umana gente Le magnifiche sorti e progressive . Qui mira e qui ti specchia, Secol superbo e sciocco, Che il calle insino allora Dal risorto pensier segnato innanti Abbandonasti, e volti addietro i passi, Del ritornar ti vanti, E procedere il chiami. Al tuo pargoleggiar gl'ingegni tutti, Di cui lor sorte rea padre ti fece, Vanno adulando, ancora Ch'a ludibrio talora T'abbian fra sé. Non io Con tal vergogna scenderò sotterra; Ma il disprezzo piuttosto che si serra Di te nel petto mio, Mostrato avrò quanto si possa aperto: Ben ch'io sappia che obblio Preme chi troppo all'età propria increbbe. Di questo mal, che teco Mi fia comune, assai finor mi rido. Libertà vai sognando, e servo a un tempo Vuoi di novo il pensiero, Sol per cui risorgemmo Della barbarie in parte, e per cui solo Si cresce in civiltà, che sola in meglio Guida i pubblici fati. Così ti spiacque il vero Dell'aspra sorte e del depresso loco Che natura ci diè. Per questo il tergo Vigliaccamente rivolgesti al lume Che il fe' palese: e, fuggitivo, appelli Vil chi lui segue, e solo Magnanimo colui Che sé schernendo o gli altri, astuto o folle, Fin sopra gli astri il mortal grado estolle. Uom di povero stato e membra inferme Che sia dell'alma generoso ed alto, Non chiama sé né stima Ricco d'or né gagliardo, E di splendida vita o di valente Persona infra la gente Non fa risibil mostra; Ma sé di forza e di tesor mendico Lascia parer senza vergogna, e noma Parlando, apertamente, e di sue cose Fa stima al vero uguale. Magnanimo animale Non credo io già, ma stolto, Quel che nato a perir, nutrito in pene, Dice, a goder son fatto, E di fetido orgoglio Empie le carte, eccelsi fati e nove Felicità, quali il ciel tutto ignora, Non pur quest'orbe, promettendo in terra A popoli che un'onda Di mar commosso, un fiato D'aura maligna, un sotterraneo crollo Distrugge sì, che avanza A gran pena di lor la rimembranza. Nobil natura è quella Che a sollevar s'ardisce Gli occhi mortali incontra Al comun fato, e che con franca lingua, Nulla al ver detraendo, Confessa il mal che ci fu dato in sorte, E il basso stato e frale; Quella che grande e forte Mostra sé nel soffrir, né gli odii e l'ire Fraterne, ancor più gravi D'ogni altro danno, accresce Alle miserie sue, l'uomo incolpando Del suo dolor, ma dà la colpa a quella Che veramente è rea, che de' mortali Madre è di parto e di voler matrigna. Costei chiama inimica; e incontro a questa Congiunta esser pensando, Siccome è il vero, ed ordinata in pria L'umana compagnia, Tutti fra sé confederati estima Gli uomini, e tutti abbraccia Con vero amor, porgendo Valida e pronta ed aspettando aita Negli alterni perigli e nelle angosce Della guerra comune. Ed alle offese Dell'uomo armar la destra, e laccio porre Al vicino ed inciampo, Stolto crede così qual fora in campo Cinto d'oste contraria, in sul più vivo Incalzar degli assalti, Gl'inimici obbliando, acerbe gare Imprender con gli amici, E sparger fuga e fulminar col brando Infra i propri guerrieri. Così fatti pensieri Quando fien, come fur, palesi al volgo, E quell'orror che primo Contra l'empia natura Strinse i mortali in social catena, Fia ricondotto in parte Da verace saper, l'onesto e il retto Conversar cittadino, E giustizia e pietade, altra radice Avranno allor che non superbe fole, Ove fondata probità del volgo Così star suole in piede Quale star può quel ch'ha in error la sede. Sovente in queste rive, Che, desolate, a bruno Veste il flutto indurato, e par che ondeggi, Seggo la notte; e su la mesta landa In purissimo azzurro Veggo dall'alto fiammeggiar le stelle, Cui di lontan fa specchio Il mare, e tutto di scintille in giro Per lo vòto seren brillare il mondo. E poi che gli occhi a quelle luci appunto, Ch'a lor sembrano un punto, E sono immense, in guisa Che un punto a petto a lor son terra e mare Veracemente; a cui L'uomo non pur, ma questo Globo ove l'uomo è nulla, Sconosciuto è del tutto; e quando miro Quegli ancor più senz'alcun fin remoti Nodi quasi di stelle, Ch'a noi paion qual nebbia, a cui non l'uomo E non la terra sol, ma tutte in uno, Del numero infinite e della mole, Con l'aureo sole insiem, le nostre stelle O sono ignote, o così paion come Essi alla terra, un punto Di luce nebulosa; al pensier mio Che sembri allora, o prole Dell'uomo? E rimembrando Il tuo stato quaggiù, di cui fa segno Il suol ch'io premo; e poi dall'altra parte, Che te signora e fine Credi tu data al Tutto, e quante volte Favoleggiar ti piacque, in questo oscuro Granel di sabbia, il qual di terra ha nome, Per tua cagion, dell'universe cose Scender gli autori, e conversar sovente Co' tuoi piacevolmente, e che i derisi Sogni rinnovellando, ai saggi insulta Fin la presente età, che in conoscenza Ed in civil costume Sembra tutte avanzar; qual moto allora, Mortal prole infelice, o qual pensiero Verso te finalmente il cor m'assale? Non so se il riso o la pietà prevale. Come d'arbor cadendo un picciol pomo, Cui là nel tardo autunno Maturità senz'altra forza atterra, D'un popol di formiche i dolci alberghi, Cavati in molle gleba Con gran lavoro, e l'opre E le ricchezze che adunate a prova Con lungo affaticar l'assidua gente Avea provvidamente al tempo estivo, Schiaccia, diserta e copre In un punto; così d'alto piombando, Dall'utero tonante Scagliata al ciel profondo, Di ceneri e di pomici e di sassi Notte e ruina, infusa Di bollenti ruscelli O pel montano fianco Furiosa tra l'erba Di liquefatti massi E di metalli e d'infocata arena Scendendo immensa piena, Le cittadi che il mar là su l'estremo Lido aspergea, confuse E infranse e ricoperse In pochi istanti: onde su quelle or pasce La capra, e città nove Sorgon dall'altra banda, a cui sgabello Son le sepolte, e le prostrate mura L'arduo monte al suo piè quasi calpesta. Non ha natura al seme Dell'uom più stima o cura Che alla formica: e se più rara in quello Che nell'altra è la strage, Non avvien ciò d'altronde Fuor che l'uom sue prosapie ha men feconde. Ben mille ed ottocento Anni varcàr poi che spariro, oppressi Dall'ignea forza, i popolati seggi, E il villanello intento Ai vigneti, che a stento in questi campi Nutre la morta zolla e incenerita, Ancor leva lo sguardo Sospettoso alla vetta Fatal, che nulla mai fatta più mite Ancor siede tremenda, ancor minaccia A lui strage ed ai figli ed agli averi Lor poverelli. E spesso Il meschino in sul tetto Dell'ostel villereccio, alla vagante Aura giacendo tutta notte insonne, E balzando più volte, esplora il corso Del temuto bollor, che si riversa Dall'inesausto grembo Su l'arenoso dorso, a cui riluce Di Capri la marina E di Napoli il porto e Mergellina. E se appressar lo vede, o se nel cupo Del domestico pozzo ode mai l'acqua Fervendo gorgogliar, desta i figliuoli, Desta la moglie in fretta, e via, con quanto Di lor cose rapir posson, fuggendo, Vede lontan l'usato Suo nido, e il picciol campo, Che gli fu dalla fame unico schermo, Preda al flutto rovente, Che crepitando giunge, e inesorato Durabilmente sovra quei si spiega. Torna al celeste raggio Dopo l'antica obblivion l'estinta Pompei, come sepolto Scheletro, cui di terra Avarizia o pietà rende all'aperto; E dal deserto foro Diritto infra le file Dei mozzi colonnati il peregrino Lunge contempla il bipartito giogo E la cresta fumante, Che alla sparsa ruina ancor minaccia. E nell'orror della secreta notte Per li vacui teatri, Per li templi deformi e per le rotte Case, ove i parti il pipistrello asconde, Come sinistra face Che per vòti palagi atra s'aggiri, Corre il baglior della funerea lava, Che di lontan per l'ombre Rosseggia e i lochi intorno intorno tinge. Così, dell'uomo ignara e dell'etadi Ch'ei chiama antiche, e del seguir che fanno Dopo gli avi i nepoti, Sta natura ognor verde, anzi procede Per sì lungo cammino Che sembra star. Caggiono i regni intanto, Passan genti e linguaggi: ella nol vede: E l'uom d'eternità s'arroga il vanto. E tu, lenta ginestra, Che di selve odorate Queste campagne dispogliate adorni, Anche tu presto alla crudel possanza Soccomberai del sotterraneo foco, Che ritornando al loco Già noto, stenderà l'avaro lembo Su tue molli foreste. E piegherai Sotto il fascio mortal non renitente Il tuo capo innocente: Ma non piegato insino allora indarno Codardamente supplicando innanzi Al futuro oppressor; ma non eretto Con forsennato orgoglio inver le stelle, Né sul deserto, dove E la sede e i natali Non per voler ma per fortuna avesti; Ma più saggia, ma tanto Meno inferma dell'uom, quanto le frali Tue stirpi non credesti O dal fato o da te fatte immortali. Giacomo Leopardi |
dany61 |
Inserito il - 18/07/2020 : 06:41:23 Il trionfo di Bacco e Arianna Quant'è bella giovinezza, che si fugge tuttavia! Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c'è certezza.
Quest'è Bacco e Arianna, belli, e l'un dell'altro ardenti: perché 'l tempo fugge e inganna, sempre insieme stan contenti. Queste ninfe ed altre genti sono allegre tuttavia. Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c'è certezza.
Questi lieti satiretti, delle ninfe innamorati, per caverne e per boschetti han lor posto cento agguati; or da Bacco riscaldati, ballon, salton tuttavia. Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c'è certezza.
Queste ninfe anche hanno caro da lor esser ingannate: non può fare a Amor riparo, se non gente rozze e ingrate: ora insieme mescolate suonon, cantan tuttavia. Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c'è certezza.
Questa soma, che vien drieto sopra l'asino,è Sileno: così vecchio è ebbro e lieto, già di carne e d'anni pieno; se non può star ritto, almeno ride e gode tuttavia. Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c'è certezza.
Mida vien drieto a costoro: ciò che tocca, oro diventa. E che giova aver tesoro, s'altri poi non si contenta? Che dolcezza vuoi che senta chi ha sete tuttavia? Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c'è certezza.
Ciascun apra ben gli orecchi: di doman nessun si paschi; oggi siàn, giovani e vecchi, lieti ognun, femmine e maschi; ogni tristo pensier caschi; facciam festa tuttavia. Chi vuol esser lieto, sia di doman non c'è certezza
Donne e giovinetti amanti, viva Bacco e viva Amore! Ciascun suoni, balli e canti! Arda di dolcezza il core! Non fatica, non dolore! Quel c'ha a esser, convien che sia. Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c'è certezza. (Lorenzo il Magnifico) |
dany61 |
Inserito il - 17/07/2020 : 06:43:26
La poesia Appena se ne va l'urtima stella e diventa più pallida la luna c'è un Merlo che me becca una per una tutte le rose de la finestrella: s'agguatta fra li rami de la pianta, sgrulla la guazza, s'arinfresca e canta.
L'antra matina scesi giù dar letto co' l'idea de vedello da vicino, e er Merlo furbo che capì el latino spalancò l'ale e se n'annò sur tetto. - Scemo! - je dissi - Nun t'acchiappo mica...- E je buttai du' pezzi de mollica.
- Nun è - rispose er Merlo - che nun ciabbia fiducia in te, ché invece me ne fido: lo so che nu m'infili in uno spido, lo so che nun me chiudi in una gabbia: ma sei poeta, e la paura mia è che me schiaffi in una poesia.
è un pezzo che ce scocci co' li trilli! Per te, l'ucelli, fanno solo questo: chiucchiù, ciccì, pipì... Te pare onesto de facce fa la parte d'imbecilli senza capì nemmanco una parola de quello che ce sorte da la gola?
Nove vorte su dieci er cinguettio che te consola e t'arillegra er core nunè pe' gnente er canto de l'amore o l'inno ar sole, o la preghiera a Dio: ma solamente la soddisfazzione d'avè fatto una bona diggestione. (Trilussa) |
dany61 |
Inserito il - 16/07/2020 : 06:22:00 Paul Éluard, Libertà
Su i quaderni di scolaro Su i miei banchi e gli alberi Su la sabbia su la neve Scrivo il tuo nome
Su ogni pagina che ho letto Su ogni pagina che è bianca Sasso sangue carta o cenere Scrivo il tuo nome
Su l’assenza che non chiede Su la nuda solitudine
Su i gradini della morte Scrivo il tuo nome
Sul vigore ritornato Sul pericolo svanito Su l’immemore speranza Scrivo il tuo nome
E in virtù d’una Parola Ricomincio la mia vita Sono nato per conoscerti Per chiamarti
Libertà. |
dany61 |
Inserito il - 15/07/2020 : 06:38:52 Cerchi chi vuol le pompe e gli alti onori Cerchi chi vuol le pompe e gli alti onori, le piazze, i templi e gli edifizi magni, le delizie e il tesor, quale accompagni mille duri pensier, mille dolori.
Un verde praticel pien di be’ fiori, un rivo che l’erbetta intorno bagni, un augelletto che d’amor si lagni, acqueta molto meglio i nostri ardori;
l’ombrose selve, i sassi e gli alti monti, gli antri oscuri e le fère fuggitive, qualche leggiadra ninfa paurosa:
quivi vegg’io con pensier vaghi e pronti le belle luci come fussin vive, qui me le toglie or una or altra cosa. (Lorenzo il Magnifico) Cerchi chi vuol le pompe e gli alti onori Cerchi chi vuol il lusso e gli alti onori, le piazze, i templi e i palazzi maestosi, i piaceri e la ricchezza, che si accompagnano a mille dure preoccupazioni, a mille dolori.
Un verde praticello pieno di bei fiori, un ruscello che intorno bagni l’erbetta, un uccellino che si lamenti d’amore, calmano molto meglio le nostre passioni;
gli ombrosi boschi, le rocce e gli alti monti, le grotte oscure e le fiere fuggitive, qualche bella ninfa timida:
in questi posti io vedo con pensieri dolci e pronti i begli occhi (della mia donna) brillare vividi, qui (in città) me li tolgono ora una ora un’altra cosa. (Traduzione: Lorenzo De Ninis)
Ci sono sere che vorrei guardare Ci sono sere che vorrei guardare da tutte le finestre delle strade per cui passo, essere tutte le rade ombre che vedo o immagino vegliare
nei loro fiochi santuari. Abbiamo, sussurro passando, lo stesso sogno, cancellare fino a domani il sogno opaco, cruento del giorno, li amo
anch’io i vostri muri pallidamente fioriti, i vostri sonnolenti acquari televisivi dove i lampadari nuotano come polpi, non c’è niente
che mi escluda tranne la serratura chiusa che esclude voi dalla paura. (Giovanni Raboni)
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dany61 |
Inserito il - 14/07/2020 : 09:16:52 Chi sono? Son forse un poeta? No, certo. Non scrive che una parola, ben strana, la penna dell’anima mia: <<follia>>. Son dunque un pittore? Neanche. Non ha che un colore la tavolozza dell’anima mia: <<malinconia>>. Un musico, allora? Nemmeno. Non c’è che una nota nella tastiera dell’anima mia: <<nostalgia>>. Son dunque... che cosa? Io metto una lente davanti al mio cuore per farlo vedere alla gente. Chi sono? Il saltimbanco dell’anima mia. (Aldo Palazzeschi) |
dany61 |
Inserito il - 13/07/2020 : 06:43:09 Marcos Ana, La mia casa e il mio cuore (sogno di libertà)
Se un giorno tornerò alla vita la mia casa non avrà chiavi: sempre aperta, come il mare, il sole e l’aria.
Che entrino la notte e il giorno, la pioggia azzurra, la sera, il pane rosso dell’aurora; la luna, mia dolce amante.
Che l’amicizia non trattenga il passo sulla soglia, né la rondine il volo, né l’amore le labbra. Nessuno.
La mia casa e il mio cuore mai chiusi: che passino gli uccelli, gli amici, e il sole e l’aria. |
dany61 |
Inserito il - 12/07/2020 : 06:18:46 «Questa mattina mi sono svegliata pensando a una frase che ho letto mesi fa sul giornale. Era un’intervista a qualcuno che inventa storie e a cui il creatore delle guerre stellari ha detto di non trascurare la speranza, perché i bambini ne hanno bisogno. E mi è venuta in mente la figlia di una coppia di amici che, durante una discussione sul diventare grandi, ha detto: “Io sono una bambina!”. E siccome ha dodici anni, cioè un’età in cui molti coetanei allungano il passo per anticipare l’entrata dall’altra parte, le ho voluto così bene mentre si tirava indietro dalla soglia che separa i piccoli dagli adulti. E mi è sembrato di capire cosa volesse dire. E mi sono ricordata della frase di un bambino. Avrà avuto quattro anni e si era fatto male, sul balcone, toccando delle creature fino a quel momento a lui estranee. Poi tornò in casa, e poco dopo si stese sul divano a parlare con la nonna che l’aveva chiamato al telefono. Gli piaceva, e si prendeva il tempo necessario. Non so più cosa io stessi fingendo di fare per evitare che lui si accorgesse che ascoltavo tutto, ed ecco, a un certo punto disse: sai nonna, le rose e i cactus sono piante che si difendono. E mi sono detta che devo ricordarmi di difendermi dall’assenza di speranza. Perché i bambini ne hanno bisogno. E, non so voi, ma di certo anche io.» Natascha Lusenti |
dany61 |
Inserito il - 11/07/2020 : 06:06:04 «Questa mattina mi sono svegliata e mi è venuta in mente una ricerca da cui risulta quanto sarebbe facile per tutti noi stare meglio. Non costa fatica né soldi. Parlare con uno sconosciuto, ad esempio sul treno, fa bene al nostro corpo e migliora l’umore, ma non sempre ce lo ricordiamo. Cerchiamo invece più spesso il sedile isolato oppure di tenerci indaffarati: telefono, computer, un libro, come una specie di cartello con su scritto “non disturbare”. Sottovalutiamo i danni dello starsene per i fatti propri. E chissà poi cosa produciamo in quell’ora di tragitto, e comunque cosa vuol dire essere produttivi? La scienza dimostra che le persone più felici fanno di più per la comunità: si preoccupano e si occupano degli altri. Sono cittadini attivi, insomma. E ho pensato al tram. Finalmente, dopo la quarantena, posso di nuovo uscire, sedermi da qualche parte e guardare gli altri. E così, posso di nuovo accedere ai piccoli gesti che gli psicologi invitano a fare il più possibile: perché fanno bene a noi e a chi ci sta intorno. E così: una donna teneva in braccio un bambino piccolissimo. Lo cullava, canticchiando sottovoce. Li ho guardati: più belli di qualsiasi Natività dentro i musei. Lei ha alzato gli occhi verso i miei. Ecco: una di quelle contaminazioni che, se praticate con costanza, allungano la vita. Poi ho sorriso, sfidando le nostre mascherine: anche lei mi ha sorriso. E sono scesa dal tram con passo leggero. E ho pensato che l’indice di contagio della gentilezza batte quello di qualsiasi virus. Il che, se ci pensate, non è per niente poco.» Natascha Lusenti |
dany61 |
Inserito il - 10/07/2020 : 07:13:41 Addio a Napoli A molti ho stretto la mano, ieri ed oggi, ora a te volgo l'ultimo cenno di saluto, o mia Napoli. - Addio! - felicissima sponda... Nella luce purpurea, che ad oriente risplende, sta il mare fremente, e come uno sposo ti abbraccia, stanno le cupole d'oro delle tue chiese: addio, o Napoli. Ed addio anche a voi, Capri ed Ischia, per sempre. Sui vostri lidi andavo solitario, sognando, quando la tremula acqua cullava il riflesso lunare... Addio, Sorrento! Ecco, sulla tua roccia scintilla la dimora di Tasso: aleggia sul flutto il suo spirito, e mormora, simile a un canto, quando l'onda si eleva e si abbassa. E ti saluto, o montagna dalla duplice cima, nel cui grembo di fuoco brucia eterna la lava. Ahi! io vedo ancora mentre già tutto scomparve, per l'ultima volta il tuo capo. Quando il tempo futuro giorni più oscuri mi porti (presto nell'aere chiaro si formano nere le nuvole), io, a voi ripensando, mi rasserenerò nel ricordo. Come un uomo gioisce, se alla stagione ripensa del suo primo amore, quando per la prima volta strinse nelle sue braccia, tremanti d'amore, l'amata. (C. A. Mayer) |
dany61 |
Inserito il - 09/07/2020 : 20:28:10 Ce metti una vita intera per piacerti, e poi, arrivi alla fine e te rendi conto che te piaci. Che te piaci perché sei tu, e perché per piacerti c’hai messo na vita intera: la tua. Ce metti una vita intera per accorgerti che a chi dovevi piacè, sei piaciuta e a chi no, mejo così. Ce metti na vita per contà i difetti e riderce sopra, perché so belli, perché so i tuoi. Perché senza tutti quei difetti, e chi saresti? Nessuno. Anna Magnani |
dany61 |
Inserito il - 09/07/2020 : 06:17:37 La fornace Bambina, nelle sere di novembre poi che sui monti c'era la guerra e la legna costava assai - come il latte, come il pane - e la nebbia pesava gelida sulla terra, la mamma mi portava - per scaldarci - alla fornace.
Riflessi di brace tingevano l'androne nero: rossa nel fondo divampava la cupola del forno. Dall'alto un vecchio scagliava fascine e fascine. Giù i tegoli in cerchio sembravano una ruota immota a cui fosse mozzo la fiamma. Si arrossava la creta al centro: verde era ancora al margine dove più lento arrivava il calore.
Si sgranavano in uno stupore d'incanto - le pupille bambine. Il vecchio dall'alto scagliava fascine e fascine - Si ritornava per l'androne nero con un bruciore di vampa negli occhi. Fuori, un'immensa fontana nella nebbia lanciava il suo getto bianco e faceva rabbrividire - La casa pareva lontana, la strada sembrava non finire più. Era notte, era novembre, sui monti c'era la guerra - (Antonia Pozzi) |
dany61 |
Inserito il - 08/07/2020 : 14:02:25 'Non ti chiedo di darmi un bacio" di Frida Kalho Non chiedermi scusa quando penso che tu abbia sbagliato. Non ti chiederò nemmeno di abbracciarmi quando ne ho più bisogno, non ti chiedo di dirmi quanto sono bella, anche se è una bugia, né di scrivermi niente di bello. Non ti chiederò nemmeno di chiamarmi per dirmi com'è andata la giornata, né di dirmi che ti manco. Non ti chiederò di ringraziarmi per tutto quello che faccio per te, né che ti preoccupi per me quando i miei animi sono a terra, e ovviamente, non ti chiederò di appoggiarmi nelle mie decisioni. Non ti chiederò nemmeno di ascoltarmi quando ho mille storie da raccontarti. Non ti chiederò di fare niente, nemmeno di stare al mio fianco per sempre. Perché se devo chiedertelo, non lo voglio più. |
dany61 |
Inserito il - 08/07/2020 : 06:50:30 La partenza del Crociato Passa un giorno, passa l'altro mai non torna il prode Anselmo, perché egli era molto scaltro andò in guerra e mise l'elmo…
Mise l'elmo sulla testa per non farsi troppo mal e partì la lancia in resta a cavallo d'un caval.
La sua bella che abbracciollo gli di è un bacio e disse: Và! e poneagli ad armacollo la fiaschetta del mistrà.
Poi, donatogli un anello sacro pegno di sua fè gli metteva nel fardello fin le pezze per i pi è.
Fu alle nove del mattino che l'Anselmo uscì bel bel per andare in Palestina a conquidere l'Avel.
Come fu sul bastimento ben gli venne il mal di mar ma l'Anselmo in un momento mise fuori il desinar.
La città di Costantino nello scorgerlo tremò; brandir volle il bicchierino ma il Corano lo vietò.
Pipe, sciabole, tappeti, mezze lune, jatagan, odalische, minareti, già imballati avea il sultan.
Quando presso i Salamini sete ardente incominciò e l'Anselmo coi più fini prese l'elmo e a bere andò.
Ma nell'elmo, il crederete? c'era in fondo un forellin e in tre dì morì di sete senza accorgersi il tapin. Giovanni Visconti-Venosta |
dany61 |
Inserito il - 07/07/2020 : 06:43:48 Il ricordo di un amore (Sashia) In ogni istante di questo viaggio l'unica verità è quello che resta, il nostro amore, un solo respiro, la nostra passione. In silenzio fino alla fine mi seguirai e quando nei miei occhi leggerai il mio domani, ti accorgerai come il tempo lenisce per poi guarire. In questa vita non c'è ferita che non descriva attimi, battiti e ritratti definiti. Finisce il giorno per una notte profumata di note, scorre il fiume per lavare dalla mente le lacrime che ormai non fanno più male. Un sogno che mi fa vivere. Volo per un istante per l'eternità. |
dany61 |
Inserito il - 06/07/2020 : 06:47:44
Campane a sera Le campane di Oria Ad occidente il sol si discolora, vien l’ora — de le tenebre. Da gli spiriti mali Signor, guarda i mortali! Oriamo. Le campane di Òsteno Pur noi, pur noi su l’onde moviam da queste solitarie sponde voci profonde. Da gli spiriti mali Signor, guarda i mortali! Le campane di Pùria Pur noi remote ed alte tra le buie montagne odi, Signore. Da gli spiriti mali guarda i mortali! Echi delle valli Oriamo. Tutte le campane Il lume nasce e muore; che riman dei tramonti e de le aurore? Tutto, Signore, tranne l’eterno, al mondo è vano. Echi delle valli è vano. (Antonio Fogazzaro) |
dany61 |
Inserito il - 05/07/2020 : 06:18:15 Però, se appena appena Però, se appena appena m'avessi tu concesso io t'avrei spesso condotta a cena.
Si stava assai benino un tempo a la regina: buona cucina, ottimo vino.
Là si potea cercare il più riposto canto, seduti accanto gozzovigliare.
Quale a mensa il marito suol far con bella sposa, io d'ogni cosa t'avrei servito.
T'avrei del fritto scelti i più dolci pezzetti, e per te i petti al pollo svelti.
All'arrosto spiccato avrei la miglior carne, per dilettarne il tuo palato;
con saggio accorgimento l'insalata condita, e a te le dita ungervi e il mento.
Né pensar che pertanto non t'empissi il bicchiere, com'è dovere, spesso, frattanto;
che a volte il mangiar troppo non mi ti faccia nodo; or bevi,è il modo di tor l'intoppo.
Anco alla gioia, induce. Già tutti sanno, cose miracolose il vin produce!
Che cicaleccio gaio non m'avresti tu fatto! Ed io che matto, che parolaio!
Che chiasso senza fine, e che risate! a mensa non ci si pensa a merli o trine. (Vittorio Betteloni) |
dany61 |
Inserito il - 04/07/2020 : 06:27:27 Davanti San Guido I cipressi che a Bólgheri alti e schietti Van da San Guido in duplice filar, Quasi in corsa giganti giovinetti Mi balzarono incontro e mi guardâr.
Mi riconobbero, e - Ben torni omai - Bisbigliaron vèr me co 'l capo chino - Perché non scendi? perché non ristai? Fresca è la sera e a te noto il cammino.
Oh si èditi a le nostre ombre odorate Ove soffia dal mare il maestrale: Ira non ti serbiam de le sassate Tue d'una volta: oh, non facean già male!
Nidi portiamo ancor di rusignoli: Deh perché fuggi rapido così? Le passere la sera intreccian voli A noi d'intorno ancora. Oh resta qui!-
- Bei cipressetti, cipressetti miei, Fedeli amici d'un tempo migliore, Oh di che cuor con voi mi resterei - Guardando io rispondeva - oh di che cuore!
Ma, cipressetti miei, lasciatem'ire: Or non è più quel tempo e quell'età. Se voi sapeste!... via, non fo per dire, Ma oggi sono una celebrità.
E so legger di greco e di latino, E scrivo e scrivo, e ho molte altre virtù; Non son più, cipressetti, un birichino, E sassi in specie non ne tiro più.
E massime a le piante. - Un mormorio Pe' dubitanti vertici ondeggiò, E il dì cadente con un ghigno pio Tra i verdi cupi roseo brillò.
Intesi allora che i cipressi e il sole Una gentil pietade avean di me, E presto il mormorio si fe' parole: - Ben lo sappiamo: un pover uomo tu se'.
Ben lo sappiamo, e il vento ce lo disse Che rapisce de gli uomini i sospir, Come dentro al tuo petto eterne risse Ardon che tu né sai né puoi lenir.
A le querce ed a noi qui puoi contare L'umana tua tristezza e il vostro duol; Vedi come pacato e azzurro è il mare, Come ridente a lui discende il sol!
E come questo occaso è pien di voli, Com'è allegro de' passeri il garrire! A notte canteranno i rusignoli: Rimanti, e i rei fantasmi oh non seguire;
I rei fantasmi che da' fondi neri De i cuor vostri battuti dal pensier Guizzan come da i vostri cimiteri Putride fiamme innanzi al passegger.
Rimanti; e noi, dimani, a mezzo il giorno, Che de le grandi querce a l'ombra stan Ammusando i cavalli e intorno intorno Tutto è silenzio ne l'ardente pian,
Ti canteremo noi cipressi i cori Che vanno eterni fra la terra e il cielo: Da quegli olmi le ninfe usciran fuori Te ventilando co 'l lor bianco velo;
E Pan l'eterno che su l'erme alture A quell'ora e ne i pian solingo va Il dissidio, o mortal, de le tue cure Ne la diva armonia sommergerà. -
Ed io - Lontano, oltre Appennin, m'aspetta La Tittì - rispondea -; lasciatem'ire. è la Tittì come una passeretta, Ma non ha penne per il suo vestire.
E mangia altro che bacche di cipresso; Né io sono per anche un manzoniano Che tiri quattro paghe per il lesso. Addio, cipressi! addio, dolce mio piano! -
- Che vuoi che diciam dunque al cimitero Dove la nonna tua sepolta sta? - E fuggìano, e pareano un corteo nero Che brontolando in fretta in fretta va.
Di cima al poggio allor, dal cimitero, Giù de' cipressi per la verde via, Alta, solenne, vestita di nero Parvemi riveder nonna Lucia:
La signora Lucia, da la cui bocca, Tra l'ondeggiar de i candidi capelli, La favella toscana, ch'è sì sciocca Nel manzonismo de gli stenterelli,
Canora discendea, co 'l mesto accento De la Versilia che nel cuor mi sta, Come da un sirventese del trecento, Piena di forza e di soavità.
O nonna, o nonna! deh com'era bella Quand'ero bimbo! ditemela ancor, Ditela a quest'uom savio la novella Di lei che cerca il suo perduto amor!
- Sette paia di scarpe ho consumate Di tutto ferro per te ritrovare: Sette verghe di ferro ho logorate Per appoggiarmi nel fatale andare:
Sette fiasche di lacrime ho colmate, Sette lunghi anni, di lacrime amare: Tu dormi a le mie grida disperate, E il gallo canta, e non ti vuoi svegliare. -
Deh come bella, o nonna, e come vera è la novella ancor! Proprio così. E quello che cercai mattina e sera Tanti e tanti anni in vano,è forse qui,
Sotto questi cipressi, ove non spero, Ove non penso di posarmi più: Forse, nonna,è nel vostro cimitero Tra quegli altri cipressi ermo là su.
Ansimando fuggìa la vaporiera Mentr'io così piangeva entro il mio cuore; E di polledri una leggiadra schiera Annitrendo correa lieta al rumore.
Ma un asin bigio, rosicchiando un cardo Rosso e turchino, non si scomodò: Tutto quel chiasso ei non degnò d'un guardo E a brucar serio e lento seguitò. (Giosuè Carducci)
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dany61 |
Inserito il - 04/07/2020 : 06:08:03 «Questa mattina mi sono svegliata con la voglia di arrendermi. Sfilare i guantoni, slacciare le scarpe, sedermi e arrendermi. Restare a perdere tempo e guardare nel vuoto, piangere anche o chiudere gli occhi e riposare. Stare ferma, provare a non pensare a niente, ascoltare il mio respiro, rilassare le spalle, stendere le gambe. Oppure piegare le ginocchia e abbracciarmi. Di questi tempi si sente sempre dire quanto è tosta quella che non si arrende mai. E quanto è forte quell’altro che ogni volta si rialza. Li ammiro anche io e provo a essere come loro. Poi cado, di nuovo. A volte fa molto male, a volte meno. Cado, mi faccio male e mi rialzo. Altre volte impiego molto di più a rialzarmi e mi domando se davvero devo farlo. Se ti stendono una, due, dieci, cinquanta volte forse hanno ragione loro. Nessuno scrive mai l’elogio di chi si arrende perché a nessuno piace perdere eppure succede a ognuno di noi, almeno una volta, o almeno credo e in finale succede a tutti. Arriva l’ultimo atto e ci tocca arrenderci per forza. Ecco, questa mattina ho avuto voglia di restare lì. Stesa, arresa, distesa. A trovare la grazia di dire: sì, ho perso, e allora?» Natascha Lusenti |
dany61 |
Inserito il - 03/07/2020 : 06:23:24 Il volto nuovo Che un giorno io avessi un riso di primavera -è certo; e non soltanto lo vedevi tu, lo specchiavi nella tua gioia: anch'io, senza vederlo, sentivo quel riso mio come un lume caldo sul volto.
Poi fu la notte e mi toccò esser fuori nella bufera: il lume del mio riso morì.
Mi trovò l'alba come una lampada spenta: stupirono le cose scoprendo in mezzo a loro il mio volto freddato.
Mi vollero donare un volto nuovo.
Come davanti a un quadro di chiesa che è stato mutato nessuna vecchia più vuole inginocchiarsi a pregare perché non ravvisa le care sembianze della Madonna e questa le pare quasi una donna perduta -
così oggi il mio cuore davanti alla mia maschera sconosciuta. (Antonia Pozzi)
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dany61 |
Inserito il - 02/07/2020 : 07:15:44 Le bestie e er crumiro Una volta un Cavallo strucchione c'ogni tanto cascava pe' strada scioperò pe' costringe er Padrone a passaje più fieno e più biada: ma er Padrone s'accorse der tiro e pensò de pijasse un crumiro.
Chiamò er Mulo, ma er Mulo rispose: - Me dispiace, ma propio nun posso: se Dio guardi je faccio 'ste cose li cavalli me sarteno addosso...- Er Padrone, pe' mette un riparo, fu costretto a ricorre ar Somaro.
- Nun pò sta' che tradisca un compagno - dice er Ciuccio - So' amico der Mulo e pur'io, come lui, se nun magno tiro carci, m'impunto e rinculo... Come vòi che nun sia solidale si ciavemo l'istesso ideale?
Chiama l'Omo, e sta' certo che quello fa er crumiro co' vera passione Per un sòrdo se venne er fratello, Pe' du' sòrdi va dietro ar padrone, finché un giorno tradisce e rinnega er fratello, er padrone e la Lega. Trilussa Consigliata da Renato Bellin
Vicolo Mi chiama talvolta la tua voce e non so che cieli ed acque mi si svegliano dentro:
una rete di sole che si smaglia sui tuoi muri ch'erano a sera un dondolio di lampade dalle botteghe tarde piene di vento e di tristezza.
Altro tempo: un telaio batteva nel cortile e s'udiva nella notte un pianto di cuccioli e bambini.
Vicolo: una croce di case che si chiamano piano, e non sanno ch'è paura di restare sole nel buio. Salvatore Quasimodo consigliata da Anileda Xeka L'incontro de li sovrani Bandiere e banderole, penne e pennacchi ar vento, un luccichìo d'argento de bajonette ar sole, e in mezzo a le fanfare spara er cannone e pare che t'arimbombi dentro.
Ched'è? chi se festeggia? è un Re che, in mezzo ar mare, su la fregata reggia riceve un antro Re. Ecco che se l'abbraccica, ecco che lo sbaciucchia; zitto, ché adesso parleno... -Stai bene? - Grazzie. E te? e la Reggina? - Allatta. - E er Principino? - Succhia. - E er popolo? - Se gratta. - E er resto? - Va da sé... - Benissimo! - Benone! La Patria sta stranquilla; annamo a colazzione... -
E er popolo lontano, rimasto su la riva, magna le nocchie e strilla: - Evviva, evviva, evviva... - E guarda la fregata sur mare che sfavilla. Trilussa Consigliata da Fernanda Battagliese
Carità cristiana Er chirichetto de 'na sacrestia sfasciò l'ombrello sulla schina a 'n gatto, pe castigallo d'una porcheria.
-Che fai?!- je strillò er prete ner vedello, -Ce vò un coraccio nero com'er tuo, pe menaje a 'sto modo, poverello!-
-Che…?- Fece er chirichetto,- er gatto è suo?- Rispose er prete: - No. Ma è mio l'ombrello!- Trilussa Consigliata da Renato Bellin
La verità 'Na gavetta de granci giornalisti, che rajeno carote a chi li paga; 'na voja de fregasse che s'allaga; ingiustizie e spettacoli mai visti,
deputati magnoni e pagnottisti, fregnacce d'agguantasse co' la draga, ministri frammassoni e camorristi che nun fan'altro che ingrossà la piaga.
Conocchie, preti, gente che s'addanna, strozzini, tasse, giudici vennuti… e in fonno er vaticano che comanna.
Er merito che more su la paja e la grolia che ghigna a li cornuti: ecco le condizioni de l'Itaja. Giggi Zanazzo (30 marzo 1893) Consigliata da Renato Bellin
Insinuarsi...
Forse la vita migliore sul tempo e sulla gravità è passare senza lasciare tracce, passare senza lasciare un'ombra sulle pareti... Forse prendere con la rinuncia? Cancellarsi dagli specchi? Così, come Lermontov nel Caucaso, insinuarsi senza inquietare le rocce. Forse il migliore diletto è, col dito di Sebastian Bach, non sfiorare l'eco dell'organo? Sfaldarsi senza lasciare le ceneri per l'urna... Forse prendere con l'inganno? Farsi cancellare dalle latitudini? Così, insinuarsi nel Tempo come nell'oceano, senza inquietare le acque... (Marina Ivanovna Cvetaeva) consigliata da Carmen
Il Giuramento di Pontida L'han giurato li ho visti in Pontida convenuti dal monte e dal piano. L'han giurato e si strinser la mano cittadini di venti città Oh spettacol di gioia! I Lombardi son concordi, serrati a una Lega. Lo straniero al pennon ch'ella spiega col suo sangue la tinta darà. Più sul cener dell'arso abituro la lombarda scorata non siede. Ella è sorta. Una patria ella chiede ai fratelli, al marito guerrier. L'han giurato. Voi donne frugali, rispettate, contente agli sposi, voi che i figli non guardan dubbiosi, voi ne' forti spiraste il voler. Perchè ignoti che qui non han padri qui staran come in proprio retaggio? Una terra, un costume, un linguaggio Dio lor anco non diede a fruir? La sua patria a ciascun fu divisa. E' tal dono che basta per lui. Maledetto chi usurpa l'altrui, chi il suo dono si lascia rapir. Sù Lombardi! Ogni vostro Comune ha una torre, ogni torre una squilla: suoni a stormo. Chi ha un feudo una villa co' suoi venga al Comun ch'ei giurò Ora il dado è gettato. Se alcuno di dubbiezze ancora parla prudente, se in suo cor la vittoria non sente, in suo cuore a tradirvi pensò. Federigo? Egli è un uom come voi. Come il vostro è di ferro il suo brando. Questi scesi con esso predando, come voi veston carne mortal. - Ma son mille più mila - Che monta? Forse madri qui tante non sono? Forse il braccio onde ai figli fer dono, quanto il braccio di questi non val? Su! Nell'irto increscioso allemanno, su, lombardi, puntate la spada: fare vostra la vostra contrada questa bella che il cel vi sortì. Vaghe figlie del fervido amore, chi nell'ora dei rischi è codardo, più da voi non isperi uno sguardo, senza nozze consumi i suoi dì. Presto, all'armi! Chi ha un ferro l'affili; chi un sopruso patì sel ricordi. Via da noi questo branco d'ingordi! Giù l'orgoglio del fulvo lor sir Libertà non fallisce ai volenti, ma il sentier de' perigli ell'addita; ma promessa a chi ponvi la vita non èpremio d'inerte desir. Giusti anch'ei la sventura, e sospiri l'allemanno i paterni suoi fuochi; ma sia invan che il ritorno egli invochi, ma qui sconti dolor per dolor. Questa terra ch'ei calca insolente, questa terra ei morda caduto; a lei volga l'estremo saluto, e sia il lagno dell'uomo che muor. Giovanni Berchet Consigliata da Salvatore Armando Santoro
[Quando il mio caro fratello]
Quando il mio caro fratello
passava l’ultimo olmo (degli addii,
disposti in filari), le lacrime
erano più grandi degli occhi.
Quando il mio caro amico
doppiava l’ultimo promontorio
(dei sospiri della mente: ritorna!),
gli addii erano più grandi delle mani.
Quasi le braccia lasciassero le spalle
e le labbra restassero indietro a supplicare!
La favella aveva perso i suoni,
il metacarpo aveva perso le dita.
Quando il mio caro ospite…
- Signore, guardaci! -
le lacrime erano più grandi
degli occhi umani e delle stelle
atlantiche…
(Marina Ivanovna Cvetaeva, 26 marzo 1923)
- Consigliata da Carmen -
Cyrano Venite pure avanti, voi con il naso corto, signori imbellettati, io più non vi sopporto! Infilerò la penna ben dentro al vostro orgoglio perché con questa spada vi uccido quando voglio. Venite pure avanti poeti sgangherati, inutili cantanti di giorni sciagurati, buffoni che campate di versi senza forza avrete soldi e gloria ma non avete scorza; godetevi il successo, godete finché dura ché il pubblico è ammaestrato e non vi fa paura e andate chissà dove per non pagar le tasse col ghigno e l'ignoranza dei primi della classe. Io sono solo un povero cadetto di Guascogna però non la sopporto la gente che non sogna. Gli orpelli? L'arrivismo? All'amo non abbocco e al fin della licenza io non perdono e tocco. Facciamola finita, venite tutti avanti nuovi protagonisti, politici rampanti; venite portaborse, ruffiani e mezze calze, feroci conduttori di trasmissioni false che avete spesso fatto del qualunquismo un arte; coraggio liberisti, buttate giù le carte tanto ci sarà sempre chi pagherà le spese in questo benedetto assurdo bel paese. Non me ne frega niente se anch'io sono sbagliato, spiacere è il mio piacere, io amo essere odiato; coi furbi e i prepotenti da sempre mi balocco e al fin della licenza io non perdono e tocco. Ma quando sono solo con questo naso al piede che almeno di mezz'ora da sempre mi precede si spegne la mia rabbia e ricordo con dolore che a me è quasi proibito il sogno di un amore; non so quante ne ho amate, non so quante ne ho avute, per colpa o per destino le donne le ho perdute e quando sento il peso d'essere sempre solo mi chiudo in casa e scrivo e scrivendo mi consolo, ma dentro di me sento che il grande amore esiste, amo senza peccato, amo ma sono triste perché Rossana è bella, siamo così diversi; a parlarle non riesco, le parlerò coi versi. Venite gente vuota, facciamola finita: voi preti che vendete a tutti un'altra vita; se c'è come voi dite un Dio nell'infinito guardatevi nel cuore, l'avete già tradito e voi materialisti, col vostro chiodo fisso che Dio è morto e l'uomo è solo in questo abisso, le verità cercate per terra, da maiali, tenetevi le ghiande, lasciatemi le ali; tornate a casa nani, levatevi davanti, per la mia rabbia enorme mi servono giganti. Ai dogmi e ai pregiudizi da sempre non abbocco e al fin della licenza io non perdono e tocco. Io tocco i miei nemici col naso e con la spada ma in questa vita oggi non trovo più la strada, non voglio rassegnarmi ad essere cattivo tu sola puoi salvarmi, tu sola e te lo scrivo; dev'esserci, lo sento, in terra in cielo o un posto dove non soffriremo e tutto sarà giusto. Non ridere, ti prego, di queste mie parole, io sono solo un'ombra e tu, Rossana, il sole; ma tu, lo so, non ridi, dolcissima signora ed io non mi nascondo sotto la tua dimora perché ormai lo sento, non ho sofferto invano, se mi ami come sono, per sempre tuo Cirano... Francesco Guccini. Consigliata da Sandra Greggio
Sables mouvants Démons et merveilles Vents et marées Au loin déjà la mer s'est retirée Et toi Comme une algue doucement caressée par le vent Dans les sables du lit tu remues en rêvant Démons et merveilles Vents et marées Au loin déjà la mer s'est retirée Mais dans tes yeux entrouverts Deux petites vagues sont restées Démons et merveilles Vents et marées Deux petites vagues pour me noyer. Jacques Prévert
Sabbie mobili Démoni e meraviglie venti e maree già al largo il mare si ritirò e tu come alga dolcemente accarezzata dal vento nelle sabbie del letto ti agiti fantasticando. Démoni e meraviglie venti e maree già al largo il mare si ritirò ma nei tuoi occhi socchiusi due piccole onde sono rimaste. Démoni e meraviglie venti e mare. Due piccole onde per annegare. Consigliata da Piero Colonna Romano
Giochi ogni giorno Giochi ogni giorno con la luce dell'universo. Sottile visitatrice, giungi nel fiore e nell'acqua. Sei più di questa bianca testina che stringo come un grappolo tra le mie mani ogni giorno. A nessuno rassomigli da che ti amo. Lasciami stenderti tra ghirlande gialle. Chi scrive il tuo nome a lettere di fumo tra le stelle del sud? Ah lascia che ti ricordi com'eri allora, quando ancora non esistevi. Improvvisamente il vento ulula e sbatte la mia finestra chiusa. Il cielo è una rete colma di pesci cupi. Qui vengono a finire tutti i venti, tutti. La pioggia si denuda. Passano fuggendo gli uccelli. Il vento. Il vento. Io posso lottare solamente contro la forza degli uomini. Il temporale solleva in turbine foglie oscure e scioglie tutte le barche che iersera s'ancorarono al cielo. Tu sei qui. Ah tu non fuggi. Tu mi risponderai fino all'ultimo grido. Raggomìtolati al mio fianco come se avessi paura Tuttavia qualche volta corse un'ombra strana nei tuoi occhi. Ora, anche ora, piccola, mi rechi caprifogli, ed hai persino i seni profumati. Mentre il vento triste galoppa uccidendo farfalle io ti amo, e la mia gioia morde la tua bocca di susina. Quanto ti sarà costato abituarti a me, alla mia anima sola e selvaggia, al mio nome che tutti allontanano. Abbiamo visto ardere tante volte l'astro baciandoci gli occhi e sulle nostre teste ergersi i crepuscoli in ventagli giranti. Le mie parole piovvero su di te accarezzandoti. Ho amato da tempo il tuo corpo di madreperla soleggiata. Ti credo persino padrona dell'universo. Ti porterò dalle montagne fiori allegri,copihues, nocciole oscure, e ceste silvestri di baci. Voglio fare con te ciò che la primavera fa con i ciliegi Pablo Neruda Consigliata da Sandra Greggio
Il vostro amico è il vostro bisogno saziato. E' il campo che seminate con amore e mietete con riconoscenza. E' la vostra mensa e il vostro focolare. Poiché, affamati, vi rifugiate in lui e lo ricercate per la vostra pace.
Quando l'amico vi confida il suo pensiero, non negategli la vostra approvazione, né abbiate paura di contraddirlo. E quando tace, il vostro cuore non smetta di ascoltare il suo cuore: Nell'amicizia ogni pensiero, ogni desiderio, ogni attesa nasce in silenzio e viene condiviso con inesprimibile gioia. Quando vi separate dall'amico non rattristatevi: La sua assenza può chiarirvi ciò che in lui più amate, come allo scalatore la montagna è più chiara della pianura. E non vi sia nell'amicizia altro scopo che l'approfondimento dello spirito. Poiché l'amore che non cerca in tutti i modi lo schiudersi del proprio mistero non èamore, ma una rete lanciata in avanti e che afferra solo ciò che è vano.
E il meglio di voi sia per l'amico vostro. Se lui dovrà conoscere il riflusso della vostra marea, fate che ne conosca anche la piena. Quale amico è il vostro, per cercarlo nelle ore di morte? Cercatelo sempre nelle ore di vita. Poiché lui può colmare ogni vostro bisogno, ma non il vostro vuoto. E condividete i piaceri sorridendo nella dolcezza dell'amicizia. Poiché nella rugiada delle piccole cose il cuore ritrova il suo mattino e si ristora.
Kahlil Gibran (Tratto da "Il Profeta" )
A ricordo di una giornata speciale con degli amici speciali a cui dedico questi pensieri. Sandra Consigliata da Sandra Greggio
L’amore dei vecchi In una gloria di sole occidentale vaneggi, mente stanca: inseguito prodigio non s’adempie nell’aldiquà del fiore che s’imbianca
Ma tu, distanza, torna a ricolmarti tu a farti terra in questa ferma fuga mare di nuda promessa ai nostri balbettanti passi tardi
E tu, voce, rimani persuàdici – un poco, un poco ancora nostro non più domani, usignolo dell’aurora Giovanni Giudici Consigliata da Carmen
Il verme conquistatore Guardate!è una serata di gala in questi ultimi anni desolati! Uno stuolo d'angeli alati! Tra i veli e sommersi dal pianto, a teatro siede a vedere un dramma di speranze e timori, l'orchestra emette a tratti in sordina la musica delle sfere.
Parodiando Iddio nel cielo, i mimi, sottovoce borbottano, sussurrano e si gettano qua e là. Marionette soltanto che vengono e vanno al cenno di cose immense informi e spostano gli scenari avanti e indietro scuotendo dalle loro ali di Condor l'invisibile Affanno!
Un dramma così variegato, non temete, non sarà scordato! Col suo Fantasma per sempre inseguito da una folla che mai non l'afferra, in un cerchio che sempre ritorna nello stesso identico punto, e molta Pazzia, e ancor più Peccato, e Orrore animano la trama.
Ma guardate, tra la ridda dei mimi, s'insinua una forma strisciante! Una cosa rosso sangue si snoda sbucando dalla scena deserta! Si snoda! Si annoda! Tra spasmi mortali suo cibo diventano i mimi, singhiozzano i serafini ai denti del mostro di sangue rappreso imbevuti.
Spente, spente le luci, tutte spente! E sopra ogni forma fremente, funebre sudario il sipario vien giù con fragor di tempesta, e gli angeli pallidi esangui, levandosi, svelandosi, dicono che quella è la tragedia "L'Uomo", è il Verme Conquistatore, l'eroe. Edgar Allan Poe Consigliata da Piero Colonna Romano
Se mi ami non piangere Se mi ami non piangere! Se tu conoscessi il mistero immenso del cielo dove ora vivo, se tu potessi vedere e sentire quello che io vedo e sento in questi orizzonti senza fine, e in questa luce che tutto investe e penetra, tu non piangeresti se mi ami. Qui si è ormai assorbiti dall’incanto di Dio, dalle sue espressioni di infinità bontà e dai riflessi della sua sconfinata bellezza. Le cose di un tempo sono così piccole e fuggevoli al confronto. Mi è rimasto l’affetto per te: una tenerezza che non ho mai conosciuto. Sono felice di averti incontrato nel tempo, anche se tutto era allora così fugace e limitato. Ora l’amore che mi stringe profondamente a te, è gioia pura e senza tramonto. Mentre io vivo nella serena ed esaltante attesa del tuo arrivo tra noi, tu pensami così! Nelle tue battaglie, nei tuoi momenti di sconforto e di solitudine, pensa a questa meravigliosa casa, dove non esiste la morte, dove ci disseteremo insieme, nel trasporto più intenso alla fonte inesauribile dell’amore e della felicità. Non piangere più, se veramente mi ami! Sant’Agostino Consigliata da Carmen
Tre fiammiferi accesi
Tre fiammiferi accesi uno per uno nella notte Il primo per vederti tutto il viso Il secondo per vederti gli occhi L'ultimo per vedere la tua bocca E tutto il buio per ricordarmi queste cose Mentre ti stringo fra le braccia.
Jacques Prévert
Consigliata da Carmen
Sulla riva I pontili deserti scavalcano le ondate, anche il lupo di mare si fa cupo. Che fai? Aggiungo olio alla lucerna, tengo desta la stanza in cui mi trovo all'oscuro di te e dei tuoi cari.
La brigata dispersa si raccoglie, si conta dopo queste mareggiate. Tu dove sei? ti spero in qualche porto... L'uomo del faro esce con la barca, scruta, perlustra, va verso l'aperto. Il tempo e il mare hanno di queste pause. Mario Luzi Consigliata da Carmen
'A livella Ogn'anno, il due novembre, c'è l'usanza per i defunti andare al Cimitero. Ognuno ll'adda fa' chesta crianza; ognuno adda tené chistu penziero.
Ogn'anno puntualmente, in questo giorno, di questa triste e mesta ricorrenza, anch'io ci vado, e con i fiori adorno il loculo marmoreo 'e zi' Vicenza
St'anno m'è capitata 'n'avventura... dopo di aver compiuto il triste omaggio (Madonna), si ce penzo, che paura! ma po' facette un'anema 'e curaggio.
'O fatto è chisto, statemi a sentire: s'avvicinava ll'ora d' 'a chiusura: io, tomo tomo, stavo per uscire buttando un occhio a qualche sepoltura.
"QUI DORME IN PACE IL NOBILE MARCHESE SIGNORE DI ROVIGO E DI BELLUNO ARDIMENTOSO EROE DI MILLE IMPRESE MORTO L'11 MAGGIO DEL '31."
'O stemma cu 'a curona 'ncoppa a tutto... ... sotto 'na croce fatta 'e lampadine; tre mazze 'e rose cu 'na lista 'e lutto: cannele, cannelotte e sei lumine.
Proprio azzeccata 'a tomba 'e stu signore nce steva n'ata tomba piccerella abbandunata, senza manco un fiore; pe' segno, solamente 'na crucella.
E ncoppa 'a croce appena si liggeva: "ESPOSITO GENNARO NETTURBINO". Guardannola, che ppena me faceva stu muorto senza manco nu lumino!
Questa è la vita! 'Ncapo a me penzavo... chi ha avuto tanto e chi nun ave niente! Stu povero maronna s'aspettava ca pure all'atu munno era pezzente?
Mentre fantasticavo stu penziero, s'era ggià fatta quase mezanotte, e i' rummanette 'chiuso priggiuniero, muorto 'e paura... nnanze 'e cannelotte.
Tutto a 'nu tratto, che veco 'a luntano? Ddoje ombre avvicenarse 'a parte mia... Penzaje; stu fatto a me mme pare strano... Stongo scetato ... dormo, o è fantasia?
Ate che' fantasia; era 'o Marchese: c' 'o tubbo, 'a caramella e c' 'o pastrano; chill'ato appriesso' a isso un brutto arnese: tutto fetente e cu 'na scopa mmano.
E chillo certamente è don Gennaro... 'o muorto puveriello... 'o scupatore. 'Int' a stu fatto i' nun ce veco chiaro: so' muorte e se retireno a chest'ora?
Putevano stà 'a me quase 'nu palmo, quando 'o Marchese se fermaje 'e botto, s'avota e, tomo tomo... calmo calmo, dicette a don Gennaro: "Giovanotto!
Da voi vorrei saper, vile carogna, con quale ardire e come avete osato di farvi seppellir, per mia vergogna, accanto a me che sono un blasonato?!
La casta e casta e va, si, rispettata, ma voi perdeste il senso e la misura; la vostra salma andava, si, inumata; ma seppellita nella spazzatura!
Ancora oltre sopportar non posso la vostra vicinanza puzzolente. Fa d'uopo, quindi, che cerchiate un fosso tra i vostri pari, tra la vostra gente".
"Signor Marchese, nunè colpa mia, i' nun v'avesse fatto chistu tuorto; mia moglie b stata a ffa' sta fessaria, i' che putevo fa' si ero muorto'?
Si fosse vivo ve farrie ****ento, pigliasse 'a casciulella cu 'e qquatt'osse, e proprio mo, obbj'... 'nd'a stu mumento mme ne trasesse dinto a n'ata fossa."
"E cosa aspetti, oh turpe macreato, che 1'ira mia raggiunga 1'eccedenza? Se io non fossi stato un titolato avrei gih dato piglio alla violenza!"
"Famne vedé... piglia sta violenza... 'A verità, Marché', mme so' scucciato 'e te senti; e si perdo 'a pacienza, mme scordo ca so' muorto e so' mazzate!...
Ma chi te cride d'essere... nu ddio? Ccà dinto, 'o vvuò capì, ca simmo eguale?... ... Morto si' tu e muorto so' pur'io; ognuno comme a 'n'ato è tale e qquale."
"Lurido porco!... Come ti permetti paragonarti a me ch'ebbi natali illustri, nobilissimi e perfetti, da fare invidia a Principi Reali?"
"Tu qua' Natale ... Pasca e Ppifania!! f T' 'o vvuo' mettere 'ncapo... 'int' 'a cervella che staje malato ancora 'e fantasia?... 'A morte 'o ssaje ched'e".... e una livella.
'Nu rre, 'nu maggistrato, 'nu grand'ommo, trasenno stu canciello ha fatt' 'o punto c'ha perzo tutto, 'a vita e pure 'o nomme tu nun t'he fatto ancora chistu ****o?
Percio, stamme a ssenti... nun fa' 'o restivo, suppuorteme vicino - che te 'mporta? Sti ppagliacciate 'e ffanno sulo 'e vive: nuje simmo serie... appartenimmo â morte!" Antonio De Curtis -Totò- Consigliata da Piero Colonna Romano
Indizi Come spostando pietre: geme ogni giuntura! Riconosco l’amore dal dolore lungo tutto il corpo.
Come un immenso campo aperto alle bufere. Riconosco l’amore dal lontano di chi mi è accanto
Come se mi avessero scavato dentro fino al midollo. Riconosco l’amore dal pianto delle vene lungo tutto il corpo.
Vandalo in un’aureola di vento! Riconosco l’amore dallo strappo delle più fedeli corde vocali: ruggine, crudo sale nella strettoia della gola.
Riconosco l’amore dal boato - dal trillo beato - lungo tutto il corpo! Marina Ivanovna Cvetaeva Consigliata da Carmen
Kimi de ite buji de ite – Sii te stesso – “Rimani te stesso, rimani al sicuro Preoccupato, il mondo è preoccupato per te Alla ricerca del tuo nome Con te, il mondo intero è con te Prossimo a conoscere la tua vita Il tuo cuore e il tuo corpo intatti Finché non ti potremo abbracciare e vederti Rimani te stesso, rimani al sicuro” Yoko Kanno
14 marzo 2011 Per le vittime del disastro in Giappone, la cantante Yoko Kanno ha inciso questa canzone, della sola durata di tre minuti, ma sufficienti per lanciare un appello accorato, che vuole essere un invito al coraggio e alla solidarietà di tutto il mondo. Lo speriamo. Consigliata da Sandra Greggio
Italia da L'Allegria - Il porto sepolto _______________________
Sono un poeta un grido unanime sono un grumo di sogni
Sono un frutto d'innumerevoli contrasti d'innesti maturato in una serra
Ma il tuo popolo è portato dalla stessa terra che mi porta Italia
E in questa uniforme di tuo soldato mi riposo come fosse la culla di mio padre
Locvizza, l'1 ottobre 1916 Giuseppe Ungaretti Consigliata da Sandra Greggio
Uomo sii attento! Che dice la mezzanotte profonda? Io dormivo, dormivo-, da un sonno profondo mi sono risvegliata:- profondo è il mondo, E più profondo che nei pensieri del giorno. Profondo è il suo dolore-, Piacere -più profondo ancora di sofferenza: Dice il dolore:perisci! Ma ogni piacere vuole eternità-, -vuole profonda profonda eternità”. F.Nietzsche, Cosi parlò Zarathustra Consigliata da Arcangela Cammalleri
(da Verrà la morte e avrà i tuoi occhi) Verrà la morte e avrà i tuoi occhi questa morte che ci accompagna dal mattino alla sera, insonne, sorda, come un vecchio rimorso o un vizio assurdo. I tuoi occhi saranno una vana parola un grido taciuto, un silenzio. Così li vedi ogni mattina quando su te sola ti pieghi nello specchio. O cara speranza, quel giorno sapremo anche noi che sei la vita e sei il nulla.
Per tutti la morte ha uno sguardo, Verrà la morte e avrà i tuoi occhi. Sarà come smettere un vizio, come vedere nello specchio riemergere un viso smorto, come ascoltare un labbro chiuso. Scenderemo nel gorgo muti. Cesare Pavese 22 marzo 1950 Consigliata da Piero Colonna Romano
La notte nell'isola Tutta la notte ho dormito con te vicino al mare, nell'isola. Eri selvaggia e dolce tra il piacere e il sonno, tra il fuoco e l'acqua. Forse assai tardi i nostri sogni si unirono, nell'alto o nel profondo, in alto come rami che muove uno stesso vento, in basso come rosse radici che si toccano. Forse il tuo sogno si separò dal mio e per il mare oscuro mi cercava, come prima, quando ancora non esistevi, quando senza scorgerti navigai al tuo fianco e i tuoi occhi cercavano ciò che ora - pane, vino, amore e collera - ti do a mani piene, perché tu sei la coppa che attendeva i doni della mia vita. Ho dormito con te tutta la notte, mentre l'oscura terra gira con vivi e con morti, e svegliandomi d'improvviso in mezzo all'ombra il mio braccio circondava la tua cintura. Né la notte né il sonno poterono separarci. Ho dormito con te e svegliandomi la tua bocca uscita dal sonno mi diede il sapore di terra, d'acqua marina, di alghe, del fondo della tua vita, e ricevetti il tuo bacio bagnato dall'aurora, come se mi giungesse dal mare che ci circonda. Pablo Neruda Consigliata da Piero Colonna Romano
Le sue Rimas furono una svolta nella poesia spagnola. Poeti che ne hanno seguito quello stile sono Alberti, Lorca, Machado, Unamuno, Jmenez, Cernuda ed altri. Gustiamo la dolcezza di questi versi.
Qué es poesía? ¿Qué es poesía?, dices mientras clavas en mi pupila tu pupila azul. ¡Que es poesía!, Y tú me lo preguntas? Poesía... eres tú. Che cos'è la poesia? "Che cos'è la poesia?", dici mentre fissi la mia pupilla con la tua pupilla blu. "Che cos'è la poesia? E tu me lo domandi? Poesia... sei tu!"
Los suspiros Los suspiros son aire y van al aire. Las lágrimas son agua y van al mar. Dime, mujer, cuando el amor se olvida, ¿sabes tù adónde va?
I sospiri I sospiri sono aria, e vanno verso l'aria. Le lacrime son acqua, e vanno al mare. Dimmi donna: quando l'amore si dimentica sai tu dove va?
Gustavo Adolfo Bécquer (Gustavo Adolfo Domínguez Bastida - Siviglia 1836 - Madrid 1870) Consigliata da da Piero Colonna Romano
Come d'amore si parlava circa 2500 anni fa
Io sono la sposa: Baciami con i baci della tua bocca inebriandola con le carezze del tuo vino. E' bello penetrare nel profumo del tuo nome respirando l'unguento che rende sacre le vergini di te innamorate. …………………………. Il forte desiderio della mia pelle scura evapora su tende beduine, irrompe con delizia nei padiglioni sauditi. ………………………… Ardo per te, anima della mia anima ardo per i luoghi dove tu pascoli e riposi, ardo per il mio errare velata dietro greggi preclusi al tuo splendore.
Io sono lo sposo: …………………………….. O bellissima tra le donne, tu sarai la mia compagna, sarai per me come la morbida puledra di un cocchio faraonico lanciata in quel galoppo che voglio assecondare. Corro con te sul filo delle tue perle, trascoloro sulle tue guance tessendo riccioli d'oro con bisbigli d'argento.
Io sono la sposa: Banchetta tra i miei seni il mio amato, sembra un contenitore di mirra chiamato a pernottare: il fiore ombelicato di Engaddi è cresciuto nel recinto come grappolo di vigna turgido del mio diletto.
Io sono lo sposo: Preso e smarrito nell'incanto del loto che schiude i tuoi occhi al volo delle colombe.
Io sono la sposa: Che reca calore al nostro letto, prato d'erba eretto a dimora su fondali di cedro e di pini. Ecco io sono la sposa: per me lui è stelo di giglio espanso a sanguigno virgulto di vene.
Io sono lo sposo: Ecco io sono lo sposo: per me lei è rosa di carne che danza sul ventre degli asfodeli.
Io sono la sposa: Io sono la sposa immacolata e lui per me è come melo edenico tra rudi alberi di boscaglia, per me che sono spoglia della sua ombra animica al sussulto del piacere in giacitura. E lui che violento fiore d'alcova si rende dolce alla mia bocca come frutto d'amore frutto per cui mi trovo a languire e così che invoco di essere rinvigorita con uva mandorlata incorniciata in un cesto gonfio di mele.
Avvinghiata nel corpo dalla sua destra rapace mentre perdutamente mi abbandono aspetto che la mia anima sia stretta dalla tua sinistra là dove il capo orante estasiato si posa.
Io sono lo sposo: …………………… lasciate che l'anima goda finchè c'è mistico delirio.
Io sono la sposa: una voce cui è delirio la voce dell'amato. Eccolo, lo sento: eccolo che viene saltellando tra i monti e caracollando sulle colline. Simile a una gazzella e a un cucciolo di cervo erompe dritto appresso al muro, preme sulla grata modulando un canto a squarci d'inferriata e poi scoppia in un ditirambo di parole.
Io sono lo sposo: …………………………… Alzati e vieni via, mia incantevole amica! Tu che sei colomba dei dirupi, verità e vita di un mito segreto nidificato nella roccia, fammi eco con la tua voce fammi grazia del tuo viso. ………………………………..
Io sono la sposa: il mio viso non è più velato, e come se fosse reso nudo al mistero di un giglio che bruca le rose. Al cader delle ombre e al morir del giorno egli, il mio sposo, sarà lassù sui monti profumati: cervo e gazzella del mio paradiso. …………………………… ……………………………
Io sono lo sposo: Quanto sei bella mia oasi sprangata, tappeto di preghiera per la carne in erezione! Un nastro di porpora sigilla le tue labbra, cavità piena di grazia è la tua bocca e la tua guancia si spacca sotto il velo come una melograna. E come torre di David è il tuo collo addobbato ad arsenale di erotiche delizie: incompiuta sinfonia eroica e pastorale di scudi araldici in riposo d'armeria. …………………….. Sei tu tutta bella e senza macchia il canto verginale della mia mistica sinuosa! Sei tu la mia sposa che mi ha rapito come aquila il cuore: …………………….. sei tu la sorella, mia sposa, che ha carezze più soavi del vino: afrore di pianta e bevanda di vita! Le tue labbra stillano miele, o sposa, stillano sulla lingua un effluvio di parole: fermenta mosto il Libano al cospetto delle tue libagioni!
………………………………… ……………………………… Glorifico in te tutti gli alberi di mirra, incenso ed alo è. Fonte e canale del seme, i ruscelli spagisperma del Libano polluscono vene turgide al mio mistico giardino vivo e sorgivo.
Io sono la sposa: I venti Austro ed Aquilone entrano sibilando nel profondo della mia gola di sposa: si fa roca la mia voce al soffiar dei venti sul mio giardino. E si sprigionano sapori acuti dalla mia alcova: da me si mangiano frutti succosi.
Io sono lo sposo: Sono lo sposo che entra nel suo giardino, o sorella, mia sposa! ……………………………..
Io sono la sposa: Col cuore desto sono io a sentire il mio amato bussare, tocca a me ascoltare la sua voce sommessa che dice: aprimi! Rorida di rugiada è la mia testa a goccia a goccia stilla dai miei riccioli un rosario di perle in tuo nome. ……………………….. Mi sono levata la tunica perché è notte: come indossarla di nuovo ? …………………………………. La porta è come vagina dove il mio amato può introdurre la sua mano e fremono le mie viscere a quel contatto. Mi sono concessa al mio amato per vivere il dramma del canto nuziale: poi lui è sparito, tra veglia e sonno. La mia anima vien meno al mancar delle sue parole perché l'ho chiamato e non ho avuto risposta: l'ho cercato e non l'ho trovato.
Sono la voce del coro: che ha sentito il tuo scongiuro come tu sei bella tra le più belle lui è diletto tra i diletti.
Io sono la sposa: che torna al suo diletto, al ritratto dello sposo: rosso a stecca e bianco distillato, virilizzato al meglio tra mille e sopra il migliaio. Neri come il corvo delle erme i suoi capelli palmati si inanellano a grappolo su un corpo fuso nello stampo dell'oro. ……………………………. …………………………… La sua bocca assurta ad asse del mondo è un centro di delizie.
Io sono la voce del cono di luce della sposa: sono il garofano di colui che mi consola ha lui il giglio che mi può trastullare. E' lui che caracolla nel giardino camporellando garofani insiepati ai gigli.
Io sono lo sposo: Come sei bella ! Te ne vai a vele spiegate Offuscando lo splendore Di Tirsa e Gerusalemme, ti schieri a parata terribile e leggiadra. E sei troppo festosa troppo solenne per gli occhi miei: salvami dall'assedio del tuo fascino, liberami dalla magia del tuo sguardo. Annego nella tua chioma ondulata dal vento ……………………………. Fertili come il melograno le tue labbra si aprono a spicchio nella danza ombrata di veli ………………………….. Si apre come coppa di carne al vino succoso il tuo ombelico, si fascina a covone di grano erpicato da gigli il ventre della tua cupola di cielo. Vedo i tuoi seni come fossero cuccioli gemelli di una gazzella. ………………………………. Coglierò sui rami della palma frutti maturi come seni, stringerò grappoli d'uva nel verbo del respiro, colerò nuove parole sulle sue labbra assopite. E così che il biondo profumo delle mele scivola tra le lenzuola per gioire. ………………………… ………………………………
Fa che l'amore sia più forte della morte, fa che l'estasi della passione trionfi sul panico della Geenna. Divampa come fiamma il nostro amore: ………………………………..
Sintesi del "Cantico dei Cantici" : IV secolo a.c. Dove l'estasi mistica (l'intero cantico è pervaso dalla presenza di dio) si sposa alla poesia erotica. Proposto da Piero Colonna Romano.
Questo amore Questo amore Questo amore Così violento Così fragile Così tenero Così disperato Questo amore Bello come il giorno E cattivo come il tempo Quando il tempo è cattivo Questo amore così vero Questo amore cosí bello Così felice Così gaio E così beffardo Tremante di paura come un bambino al buio E così sicuro di sé Come un uomo tranquillo nel cuore della notte Questo amore che impauriva gli altri Che li faceva parlare Che li faceva impallidire Questo amore spiato Perché noi lo spiavamo Perseguitato ferito calpestato ucciso negato dimenticato Perché noi l'abbiamo perseguitato ferito calpestato ucciso negato dimenticato Questo amore tutto intero Ancora così vivo E tutto soleggiato E' tuo E' mio E' stato quel che è stato Questa cosa sempre nuova E che non è mai cambiata Vera come una pianta Tremante come un uccello Calda e viva come l'estate Noi possiamo tutti e due Andare e ritornare Noi possiamo dimenticare E quindi riaddormentarci Risvegliarci soffrire invecchiare Addormentarci ancora Sognare la morte Svegliarci sorridere e ridere E ringiovanire il nostro amore è là Testardo come un asino Vivo come il desiderio Crudele come la memoria Sciocco come i rimpianti Tenero come il ricordo Freddo come il marmo Bello come il giorno Fragile come un bambino Ci guarda sorridendo E ci parla senza dir nulla E io tremante l'ascolto E grido Grido per te Grido per me Ti supplico Per te per me per tutti coloro che si amano E che si sono amati Sì io gli grido Per te per me e per tutti gli altri Che non conosco Fermati là Là dove sei Là dove sei stato altre volte Fermati Non muoverti Non andartene Noi che siamo amati Noi ti abbiamo dimenticato Tu non dimenticarci Non avevamo che te sulla terra Non lasciarci diventare gelidi Anche se molto lontano sempre E non importa dove Dacci un segno di vita Molto più tardi ai margini di un bosco Nella foresta della memoria Alzati subito Tendici la mano E salvaci. Jacques Prévert Consigliata da Piero Colonna Romano
Romolo e Remo Secondo er fatto storico Romano come ce ricontava la maestra Romolo e Remo drento na canestra vennero giù pe'r fiume da lontano er vento poi li spinse su'n ripiano in mezzo quattro piante de ginestra e lì successe er salvataggio extra rimasto pe li secoli un arcano na lupa li sarvò così li pupi succhiorno er latte suo come a na balia e crebbero co l'indole de lupi de fatti da li tempi ormai lontani li discennenti succhiano l'Italia e quer ch'è buffo è che nun sò Romani. Trilussa da "Aldo Fabrizi recita Trilussa" Consigliata da Renato Bellin
n. 1535. Quella vita che fu tenuta a freno troppo stretta e si libera, poi correrà per sempre, con un cauto sguardo indietro, e paura delle briglie. Il cavallo che fiuta l'erba viva, e a cui sorride il pascolo, sarà ripreso solo a fucilate, se si potrà riprenderlo. Emily Dickinson - consigliata da Carmen -
Finis (bronzo su marmo) Muoiono i poeti e se ne vanno così come sono vissuti, il sangue ancora vivo per ore, forse per settimane, ci lasciano come bambini che si tappano le orecchie con le mani per il troppo rumore; ed il vuoto lo vediamo nei nostri occhi e ci tocca di riempirlo con ogni bontà possibile, energici, vitali, mai rassegnati, anche se spaliamo il sale delle nostre anime con una pietra al collo e un groppo in gola. Angelo Curcio (dal libro "Con una pietra al collo e un groppo in gola") Consigliata da donatella de bartolomeis
Inno all'amore "Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi l'amore, sarei come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi l'amore, sarei nulla. E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi l'amore, niente mi gioverebbe. L'amore è paziente, è benigno l'amore; non è invidioso l'amore, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. L'amore non avrà mai fine. S. Paolo (tratto dalla prima lettera ai Corinti) Consigliata da Piero Colonna Romano
Balada para los poetas andaluces de oy ¿Qué cantan los poetas andaluces de ahora? ¿Qué miran los poetas andaluces de ahora? ¿Qué sienten los poetas andaluces de ahora?
Cantan con voz de hombre, ¿pero dónde están los hombres? con ojos de hombre miran, ¿pero dónde los hombres? con pecho de hombre sienten, ¿pero dónde los hombres?
Cantan, y cuando cantan parece que están solos. Miran, y cuando miran parece que están solos. Sienten, y cuando sienten parecen que están solos.
¿Es que ya Andalucía se ha quedado sin nadie? ¿Es que acaso en los montes andaluces no hay nadie? ¿Que en los mares y campos andaluces no hay nadie?
¿No habrá ya quien responda a la voz del poeta? ¿Quién mire al corazón sin muros del poeta? ¿Tantas cosas han muerto que no hay más que el poeta?
Cantad alto. Oiréis que oyen otros oídos. Mirad alto. Veréis que miran otros ojos. Latid alto. Sabréis que palpita otra sangre.
No es más hondo el poeta en su oscuro subsuelo. encerrado. Su canto asciende a más profundo cuando, abierto en el aire, ya es de todos los hombres. Rafael Alberti (una toccante canzone contro la guerra, successivamente musicata, splendidamente, dagli Agua Viva) Consigliata da Piero Colonna Romano
Ascolta il passo breve delle cose Ascolta il passo breve delle cose -assai più breve delle tue finestre- quel respiro che esce dal tuo sguardo chiama un nome immediato: la tua donna. E' fatta di ombra e ciclamini, ti chiede il tuo mistero e tu non lo sai dare. Con le tue mani sfiori profili di una lunga serie di segni che si chiamano rime. Sotto, credi, c'è presenza vera di foglie, un incredibile cammino che diventa una meta di coraggio. Alda Merini, Da "La volpe e il sipario" Consigliata da Piero Colonna Romano
Paris at night Trois allumettes un à un allumè dans la nuit La premi ère pour voir ton visage tout enti èr La seconde pour voir tes yeux La derni ère pour voir ta bouche Et l'obscurité tout enti ère pour me rappeler tout cela En te serrant dans me bras Jacques Prévert Consigliata da Piero Colonna Romano
La Mosca 'nvidiosa La Mosca era gelosa Dio sa come d'una Farfalla piena de colori. Tu – je diceva – te sei fatta un nome perché te la svolazzi tra li fiori: ma ogni vorta che vedo l'ali tue co' tutto quer velluto e quer ricamo nun me posso scordà quann'eravamo poveri verminetti tutt'e due... Già – disse la Farfalla – ma bisogna che t'aricordi pure un'artra cosa: io nacqui tra le foje d'una rosa e tu su 'na carogna. Trilussa Consiliata da Giuliano da Rocca del Santo
Dev’esserci… Dev’esserci un colore da scoprire un recondito accordo di parole, dev’esserci una chiave per aprire nel muro smisurato questa porta.
Dev’esserci un’isola più a sud, una corda più tesa e più vibrante un altro mar che nuota in altro blu, un’altra intonazione più cantante.
Poesia tardiva che non riesci a dire la metà di quel che sai: non taci, quanto puoi, e non sconfessi questo corpo casuale e inadeguato. José Saramago (traduzione di F. Toriello) consigliata da Carmen
All'ombra Mentre me leggo er solito giornale spaparacchiato all'ombra d'un pajaro vedo un porco e je dico :- Addio, maiale!- vedo un ciuccio e je dico :- Addio, somaro!- Forse 'ste bestie nun me capiranno, ma armeno provo la soddisfazzione de potè di' le cose come stanno senza paura de finì in priggione. Trilussa (Carlo Alberto Salustri) Consigliata da Renato Bellin
Campanilismo Nu Milanese fa na cosa? embè tutta Milano: - Evviva 'o Milanese! è rrobba lloro e l'hann' 'a sustenè, e 'o stesso 'o Turinese e 'o Genovese.
Roma? : - Chisto è Rumano e si è Rumano, naturalmente vene primma 'e te. Roma è la Capitale! E si è Tuscano, Firenze ne fa subbito nu rre.
Si fa na cosa bona nu Pugliese? Bari, cu tutte 'e Puglie, 'o ffa sapè. Si è d' 'a Basilicata o Calavrese, na gara a chi cchiù meglio 'o po' tenè.
è nu Palermitano o Catanese? tutt''a Sicilia: - Chisto è figlio a mme! Si è n'Umbro, Sardo, Veneto, Abruzzese, 'a terra soia s''o vanta comme a cche.
Le fanno 'e ffeste, aizano 'o pavese: senza suttilizzà si è o nunè. Nun c'è nu Parmigiano o Bolognese ca 'e suoie nun s' 'o difendono; e pecchè
si è nu Napulitano, 'a città soia, 'o ricunosce e nun ce 'o ddà a parè? S''o vasa 'nsuonno e nun le dà sta gioia. E 'e trombe 'e llate squillano: " Tetèee! "
Qualunque cosa fa, siente: - " E ched'è? " " 'O ssaccio fà pur'io. " " Senza pretese. " E chesto simme nuie. Dopo di che, Nun se fa niente 'e buono a stu paese?
E tu, Napule mia, permiette chesto? Strignece 'mpietto a te, figlie e figliaste. Arapencelle 'e braccia e fallo priesto: avimm' 'a stà a " guaglione " e simmo maste.
T'avante 'e vermicielle, 'e pummarole: mmescace pure a nuie si 'o mmeretammo. Che vvuò ca, cu stu cielo e chistu sole, te dammo nu saluto e ce ne jammo?
Campanilismo bello, addò sì ghiuto? facimmolo nuie pure comme a ll'ate. si no p' 'a gente 'e Napule è fernuto, e nun sarrammo maie cunsiderate.
Talento ne tenimmo, avimmo ingegno: nu poco sulo ca ce sustenimmo, cunquistarrammo chillu posto degno ca, pè mullezza nosta, nun tenimmo.
Quanno na cosa è bbona e è nata ccà, nu milione 'e gente l'ha da dì. E vedarraie po' Napule addò va, cu tutto ca è 'o paese d' 'o ddurmì. Raffaele Viviani Consigliata da Ida Guarracino
Funeral blues Stop all the clocks, cut off the telephone, Prevent the dog from barking with a juicy bone, Silence the pianos and with muffled drum Bring out the coffin, let the mourners come.
Let aeroplanes circle moaning overhead Scribbling on the sky the message He Is Dead, Put crêpe bows round the white necks of the public doves, Let the traffic policemen wear black cotton gloves.
He was my North, my South, my East and West, My working week and my Sunday rest, My noon, my midnight, my talk, my song; I thought that love would last for ever: I was wrong.
The stars are not wanted now: put out every one; Pack up the moon and dismantle the sun; Pour away the ocean and sweep up the wood; For nothing now can ever come to any good. W. H. Auden - Consigliata da Kati -
Blues in memoria Fermate tutti gli orologi, isolate il telefono, fate tacere il cane con un osso succulento, chiudete i pianoforte, e tra un rullio smorzato portate fuori il feretro, si accostino i dolenti.
Incrocino aeroplani lamentosi lassù e scrivano sul cielo il messaggio Lui è Morto, allacciate nastri di crespo al collo bianco dei piccioni, i vigili si mettano guanti di tela nera.
Lui era il mio Nord, il mio Sud, il mio Est ed Ovest, la mia settimana di lavoro e il mio riposo la domenica, il mio mezzodì, la mezzanotte, la mia lingua, il mio canto; pensavo che l'amore fosse eterno: e avevo torto.
Non servon più le stelle: spegnetele anche tutte; imballate la luna, smontate pure il sole; svuotatemi l'oceano e sradicate il bosco; perché ormai più nulla può giovare. (Traduzione di Gilberto Forti) CANTO POESIA PAROLA Se anche cantassi come gli angeli, ma non amassi il canto, non faresti altro che rendere sordi gli uomini alle voci del giorno e alle voci della notte.
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Parole sussurrate La mente soppesa e misura, ma è lo spirito che giunge al cuore della vita e ne abbraccia il segreto; e il seme dello spirito è immortale. Il vento può soffiare e placarsi, e il mare fluire e rifluire: ma il cuore della vita è sfera immobile e serena, e in quel punto rifulge una stella che è fissa in eterno. Kahlil Gibran "Il profeta" - consigliata da Carmen - La vetta Ho scalato la montagna della vita con le sue impervie pareti, le ricadute rovinose i dolori sanguinanti del cuore, il freddo degli addii e i tormenti dell'anima inquieta. Le mani ferite e dolenti a stringere i sogni da inseguire che poi sfuggivano alla presa. Ho scalato la montagna dei miei pensieri in compagnia dei silenzi e con loro dormivo Ho scalato la montagna dei rimpianti senza guadare in basso nei baratri del passato la paura della malinconia e dei fantasmi da evitare come una vertigine mortale. Ho scalato la montagna del tempo con i venti a sferzare il mio volto a cambiarlo, a non riconoscerlo negli specchi di laghi gelati delle stagioni dell'uomo. Domandarmi se quello ero io o il ricordo di me stesso Ho scalato la montagna dei dubbi cercando nell' eco la voce di Dio. Ho scalato la montagna dell'amore rimanendo immobile e senza respiro ad ogni primo bacio, ad ogni sì. Sulla vetta, ristretto spazio dove posto non c'è per amori, dolori rimpianti, ambizioni, speranze dove illusioni non esistono più dove mentire a se stessi non serve per continuare a vivere perché limpido intorno e sopra me è il cielo delle verità… aspetto un angelo o un demone. Claudio Pompi
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dany61 |
Inserito il - 01/07/2020 : 06:19:57 Elogio dell’infanzia
Quando il bambino era bambino, camminava con le braccia ciondoloni, voleva che il ruscello fosse un fiume, il fiume un torrente
e questa pozzanghera il mare. Quando il bambino era bambino, non sapeva di essere un bambino, per lui tutto aveva un’anima e tutte le anime erano un tutt’uno. Quando il bambino era bambino non aveva opinioni su nulla, non aveva abitudini, sedeva spesso con le gambe incrociate, e di colpo si metteva a correre, aveva un vortice tra i capelli e non faceva facce da fotografo. Quando il bambino era bambino, era l’epoca di queste domande: perché io sono io, e perché non sei tu? perché sono qui, e perché non sono lì? quando comincia il tempo, e dove finisce lo spazio? la vita sotto il sole è forse solo un sogno? non è solo l’apparenza di un mondo davanti al mondo quello che vedo, sento e odoro? c’è veramente il male e gente veramente cattiva? come può essere che io, che sono io, non c’ero prima di diventare, e che, una volta, io, che sono io, non sarò più quello che sono? Quando il bambino era bambino, si strozzava con gli spinaci, i piselli, il riso al latte, e con il cavolfiore bollito, e adesso mangia tutto questo, e non solo per necessità. Quando il bambino era bambino, una volta si svegliò in un letto sconosciuto, e adesso questo gli succede sempre. Molte persone gli sembravano belle, e adesso questo gli succede solo in qualche raro caso di fortuna. Si immaginava chiaramente il Paradiso, e adesso riesce appena a sospettarlo, non riusciva a immaginarsi il nulla, e oggi trema alla sua idea. Quando il bambino era bambino, giocava con entusiasmo, e, adesso, è tutto immerso nella cosa come allora, soltanto quando questa cosa è il suo lavoro. Quando il bambino era bambino, per nutrirsi gli bastavano pane e mela, ed è ancora così. Quando il bambino era bambino, le bacche gli cadevano in mano come solo le bacche sanno cadere, ed è ancora così, le noci fresche gli raspavano la lingua, ed è ancora così, a ogni monte, sentiva nostalgia per una montagna ancora più alta, e in ogni città, sentiva nostalgia per una città ancora più grande, ed è ancora così, sulla cima di un albero prendeva le ciliegie tutto euforico, com’è ancora oggi, aveva timore davanti a ogni estraneo, e continua ad averlo, aspettava la prima neve, e continua ad aspettarla. Quando il bambino era bambino, lanciava contro l’albero un bastone come fosse una lancia, che ancora continua a vibrare.
Peter Handke |
dany61 |
Inserito il - 29/06/2020 : 05:42:47 Innamorato Vorrei essere un pesce, così vispo e guizzante; venissi tu a pescare, io mi lascerei prendere. Vorrei essere un pesce, così vispo e guizzante. Oh se fossi un cavallo, ti sarei caro allora! Oppure una vettura, per portarti a tuo agio. Oh se fossi un cavallo, ti sarei caro allora! Vorrei essere oro, e sempre al tuo servizio; se tu facessi spese, io tornerei correndo. Vorrei essere oro, e sempre al tuo servizio. Vorrei esser fedele, la mia bella sempre diversa; a lei vorrei promettermi, né vorrei mai andarmene. Vorrei esser fedele, e lei sempre mutare. Vorrei essere vecchio, tutto rugoso e freddo; se tu mi rifiutassi, non potrei certo affliggermi. Vorrei essere vecchio, tutto rugoso e freddo. Se io fossi una scimmia pronta agli scherzi buffi, e tu fossi imbronciata, ti farei delle burle. Se io fossi una scimmia pronta agli scherzi buffi. Fossi mite come una pecora, ardito come un leone, avessi l’occhio di lince e un’astuzia di volpe. Fossi mite come una pecora, ardito come un leone. Tutto quello che io fossi, te lo concederei; con i beni di un principe, tutto ti apparterrei! Tutto quello che io fossi, te lo concederei! Ma sono come sono, e accettami così! Se ne vuoi di migliori, fatteli su misura. Io sono come sono; così dovrai accettarmi! (Johann Wolfgang Goethe) |
dany61 |
Inserito il - 28/06/2020 : 06:05:36 «Questa mattina mi sono svegliata e ho pensato a ieri sera. Quando non c’è stata più la luce del sole, ho acceso una candela. L’avevo comperata nel pomeriggio. E poi una piccola luce in cucina. Bassa. Discreta. Avevo appena finito di lavare i piatti e mi stavo preparando a fare un’ultima cosa prima di mettermi a dormire quando l’ho sentito. C’era silenzio e perciò l’ho sentito forte e chiaro: il vento tra le fronde dei grandi alberi che ho davanti a casa. Sono rimasta con la testa bassa, senza guardare. Volutamente. Volevo concentrarmi sul suono. Un vento delicato, quasi una di quelle carezze che non siamo ancora riusciti a fare agli amici e che aspettiamo di poter fare. Quel suono dolce tra le foglie e i rami mi calmava. Poi ho girato la testa e li ho guardati e mi sono commossa. Ho pensato a quando andrò via di qua. Al trasloco che mi aspetta. Sono giorni che ci penso. Al trasloco, e al fatto che dovrò abbandonare questi alberi. Niente più vento tra le fronde. Niente più cinguettio al mattino presto. Niente più apprensione quando piove forte e chissà se il nido con i piccoli di cornacchia resiste. E sono stata grata di averli avuti in questi anni con me. Sono stata grata di averli in questi giorni con me e per i giorni a venire, finché sarà. Sono stata grata. E la forza della gratitudine ha ricacciato indietro tutto il resto che stava venendo su come una pianta in gola.» Natascha Lusenti |
dany61 |
Inserito il - 27/06/2020 : 13:35:15 "E se solo potessi rivederti solo per il tempo di una parola ti direi solo “grazie” solo uno, un grazie per tutto. E anche se questo piccolo tempo non ce lo darà mai nessuno, il mio grazie lo grido lo stesso: sono sicuro che tu, lo sentirai. Sì, lo sentirai... come io oggi sento ciò che vivrà ancora." Green Eyed Vincent |
dany61 |
Inserito il - 27/06/2020 : 06:16:46 Al padre Dove sull'acque viola era Messina, tra fili spezzati e macerie tu vai lungo binari e scambi col tuo berretto di gallo isolano. Il terremoto ribolle da tre giorni,è dicembre d'uragani e mare avvelenato. Le nostre notti cadono nei carri merci e noi bestiame infantile contiamo sogni polverosi con i morti sfondati dai ferri, mordendo mandorle e mele disseccate a ghirlanda. La scienza del dolore mise verità e lame nei giochi dei bassopiani di malaria gialla e terzana gonfia di fango.
La tua pazienza triste, delicata, ci rubò la paura, fu lezione di giorni uniti alla morte tradita, al vilipendio dei ladroni presi fra i rottami e giustiziati al buio dalla fucileria degli sbarchi, un conto di numeri bassi che tornava esatto concentrico, un bilancio di vita futura.
Il tuo berretto di sole andava su e giù nel poco spazio che sempre ti hanno dato. Anche a me misurarono ogni cosa, e ho portato il tuo nome un po' più in là dell'odio e dell'invidia. Quel rosso sul tuo capo era una mitria, una corona con le ali d'aquila. E ora nell'aquila dei tuoi novant'anni ho voluto parlare con te, coi tuoi segnali di partenza colorati dalla lanterna notturna, e qui da una ruota imperfetta del mondo, su una piena di muri serrati, lontano dai gelsomini d'Arabia dove ancora tu sei, per dirti ciò che non potevo un tempo - difficile affinità di pensieri - per dirti, e non ci ascoltano solo cicale del Biviere, agavi lentischi, come il campiere dice al suo padrone: <<Baciamu li mani>>. Questo, non altro. Oscuramente forte è la vita. (Salvatore Quasimodo) |
dany61 |
Inserito il - 26/06/2020 : 06:10:46 Elogio di una rosa Rosa della grammatica latina che forse odori ancor nel mio pensiero tu sei come l’immagine del vero alterata dal vetro che s’incrina. Fosti la prima tu che al mio furtivo tempo insegnasti la tua lingua morta e mi fioristi gracile e contorta per un dativo od un accusativo. Eri un principio tu: ma che ti valse lungo il cammino il tuo mesto richiamo? Or ti rivedo e ti ricordo e t’amo perché hai la grazia delle cose false. Anche un fior falso odora, anche il bel fiore di seta o cera o di carta velina, rosa della grammatica latina: odora d’ombra, di fede, d’amore. Tu sei più vecchia e sei più falsa, e odori d’adolescenza e sembri viva e fresca, tanto che dotta e quasi pedantesca sai perché t’amo e non mi sprezzi o fori. Passaron gli anni: un tempo di mia vita. Avvizzirono i fior del mio giardino. Ma tu, sempre fedele al tuo latino, tu sola, o rosa, non sei più sfiorita. Nel libro la tua pagina è strappata, strappato il libro e chiusa la mia scuola, ma tu rivivi nella mia parola come nel giorno in cui t’ho “declinata”. E vedo e ascolto: il precettore in posa, la vecchia Europa appesa alla parete e la mia stessa voce che ripete sul desiderio di non so che cosa: Rosa, la rosa Rosae, della rosa… (Marino Moretti) |
dany61 |
Inserito il - 25/06/2020 : 05:29:44 Però, se appena appena Però, se appena appena m'avessi tu concesso io t'avrei spesso condotta a cena.
Si stava assai benino un tempo a la regina: buona cucina, ottimo vino.
Là si potea cercare il più riposto canto, seduti accanto gozzovigliare.
Quale a mensa il marito suol far con bella sposa, io d'ogni cosa t'avrei servito.
T'avrei del fritto scelti i più dolci pezzetti, e per te i petti al pollo svelti.
All'arrosto spiccato avrei la miglior carne, per dilettarne il tuo palato;
con saggio accorgimento l'insalata condita, e a te le dita ungervi e il mento.
Né pensar che pertanto non t'empissi il bicchiere, com'è dovere, spesso, frattanto;
che a volte il mangiar troppo non mi ti faccia nodo; or bevi,è il modo di tor l'intoppo.
Anco alla gioia, induce. Già tutti sanno, cose miracolose il vin produce!
Che cicaleccio gaio non m'avresti tu fatto! Ed io che matto, che parolaio!
Che chiasso senza fine, e che risate! a mensa non ci si pensa a merli o trine. (Vittorio Betteloni) |
dany61 |
Inserito il - 24/06/2020 : 08:45:06 Nostalgia Alto su rupe, battuto dai venti, un cimitero frondeggia: cristiana oasi nel tartaro etrusco. Là sotto è la fanciulla bellissima dei Velcha, che vive ancora nella tomba dell’Orco. E’ il giaciglio gentile della Pulzella poco discosto. Legioni di morti calarono in quell’antica terra ove sperai dormire un giorno e rimetter radici. Oh poter seppellire nella città silente insiem con me la favola di mia vita! non esser più che una pietra corrosa, un nome cancellato, e riposar senza memoria in grembo alla terra natia come se mai me ne fossi scostato. Ma nel sospiro estremo sarò forse deluso. Io morrò dove e quando il fato vorrà. Meglio forse al randagio che lasciò il patrio asilo cader per via conviene, esser disperso. E resti all’ossa inappagate il fremito, il desio del ritorno. (Vincenzo Cardarelli)
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dany61 |
Inserito il - 23/06/2020 : 06:59:32 Incontro in circolare Alta, bruna, fiancuta, sotto un soprabito disadorno, la bella ragazza confusa nella misera folla d’una vettura circolare interna, pareva sorda a ogni affanno. Ferma sul corridoio, un po’ appartata, le sue gambe di statua sostenevano gli urti come solido ponte un fiume in piena. Non gloria in lei spirava, non frenesia di vita o giovinezza, ma una decisa e forte indifferenza luceva nei suoi occhi assorti e aguzzi. Era di quelle romane bellezze che son rare anche a Roma, dove mai non s’incontrano senza un muto stupore. Era un grande segreto della vita di Roma che m’appariva in luogo men propizio, nella forma più degna. Donde veniva, ove andava la bella romana chiomata di lucidi e ricci capelli? Quale mestiere o cura attribuirle? Spostandosi verso l’uscio trovò qualcuno con cui discorrere famigliarmente. E mi volgeva le spalle alte com’ali tese. Al Colosseo discese leggermente, scomparendo ai miei occhi, oimé, per sempre. (Vincenzo Cardarelli) |
dany61 |
Inserito il - 22/06/2020 : 06:06:36 Sardegna Sul languido cielo s'incidono, Sardegna, i tuoi monti di ferro. Cielo velato come da un polline malsano, che a guardarlo ci si strugge. Malinconica Circe, è con questo richiamo che trattieni il partente, presso il Limbara nostalgico. Ed è così che il sardo mai tradirà la sua terra fedele.
Quando il cisto più odora e per le vie marine, messaggio della vita misteriosa che in te si cela, s'avvicina fidente la pernice, io percorsi, o Sardegna, le tue strade saline di Gallura, la terra d'Orosei, bianca, africana, la Barbagia granitica e selvosa, l'Ogliastra rossa, ed oltre il campidano, le cui donne hanno seni di pietra, mi spinsi a Teulada ove il daino saltellava sui gradini della casa ospitale. Sostai fra gli ombrosi aranceti di Milis. Risalii l'altipiano ventoso, verso Mandas, in compagnia d'un canto di soldato, unica medicina a tanta malinconia. E sul corso d'un fiume assiduo e lieto mi ritrovai fra la tua fiera gente barbaricina, che giù dal Gennargentu, dove fra il bianco granito frondeggiano le querce e l'elce nera, calava un tempo alla pianura fertile e fangosa. Così dal monte al piano m'avventurai, per folti paradisi di selvaggina e terre così sole che a percorrerle qualunque cavalcante è paladino. Ti conobbi dovunque, isola ardente e varia, coi tuoi costumi, i tuoi canti ieratici. E già l'estate lungo gli arsi greti sbiancava l'oleandro, persistendo sui monti un colore indicibile di primavera isolana. E sul tuo suolo vergine affioravano qua e là, sollecite, le prime, rudi reliquie dell'uomo che ti fan grave e cupa in tanta luce. Favoloso viaggio ch'io rifeci in un attimo, allontanandomi nella sera, mentre ormai più non eri che un cielo sognante all'orlo d'una montagna. Terra di vini forti, patria di antichi pastori e di donne calde, fior del Mediterraneo, fiorito al tempo che tutto era chiuso nel nostro mare, tu porti in te il profumo d'un secolo cortese e venturoso. Lo sentii nella grazia del tuo linguaggio, nei venti che respiri. E vidi Pisa, là dove a un tratto sull'alpestre cima due vecchie mura castellane, orrende, rammentano il conte Ugolino. Ma dimmi tu qual nome, se non Roma, fa lampeggiare l'occhio del tuo pastore. (Vincenzo Cardarelli) |
dany61 |
Inserito il - 21/06/2020 : 06:26:05 *Franco Battiato* E ti vengo a cercare Anche solo per vederti o parlare Perché ho bisogno della tua presenza Per capire meglio la mia essenza Questo sentimento popolare Nasce da meccaniche divine Un rapimento mistico e sensuale Mi imprigiona a te Dovrei cambiare l'oggetto dei miei desideri Non accontentarmi di piccole gioie quotidiane Fare come un eremita Che rinuncia a sé E ti vengo a cercare Con la scusa di doverti parlare Perché mi piace ciò che pensi e che dici Perché in te vedo le mie radici Questo secolo oramai alla fine Saturo di parassiti senza dignità Mi spinge solo ad essere migliore Con più volontà Emanciparmi dall'incubo delle passioni Cercare l'Uno al di sopra del Bene e del Male Essere un'immagine divina Di questa realtà E ti vengo a cercare Perché sto bene con te Perché ho bisogno della tua presenza |
dany61 |
Inserito il - 20/06/2020 : 06:06:29 «Questa mattina mi sono svegliata pensando a un ragazzino che ho incrociato sul tram. Avrà avuto undici o dodici anni e la prima cosa che mi ha colpito è stata la sua proprietà di linguaggio. Parlava un gran bell’italiano, con parole pertinenti e ponderate. Aveva l’aria di essere una persona riflessiva e allo stesso tempo appassionata a ciò di cui parlava. La questione era come trascorrere il prossimo mese di agosto. Credo fosse la mamma, quella con cui si confidava, per via della somiglianza dei tratti del viso. La donna lo ascoltava con un sorriso pacato, come se nemmeno lei potesse farci un granché. La decisione, contro il parere forse di entrambi, sembrava ormai presa: limitare a una sola settimana la vacanza con l’amico del cuore, a vantaggio dell’attività sportiva amatoriale. E a un certo punto lui se n’è uscito dicendo: “Ho provato a dire a papà che le relazioni, per me, sono più importanti dello sport”. E allora mi ha lasciata proprio secca. E ho pensato a quando sei piccolo, o non ancora abbastanza grande da avere il diritto di decidere per te, e non riesci a far passare il tuo punto di vista. E ho voluto bene a quel ragazzino, con lo stesso slancio con cui poi ho sceso poi i gradini del tram.» Natascha Lusenti |
dany61 |
Inserito il - 19/06/2020 : 05:56:24 Il rondone Il rondone raccolto sul marciapiede aveva le ali ingrommate di catrame, non poteva volare. Gina che lo curò sciolse quei grumi con batuffoli d’olio e di profumi, gli pettinò le penne, lo nascose in un cestino appena sufficiente a farlo respirare. Lui la guardava quasi riconoscente da un occhio solo. L’altro non si apriva. Poi gradì mezza foglia di lattuga e due chicchi di riso. Dormì a lungo. Il giorno dopo riprese il volo senza salutare. Lo vide la cameriera del piano di sopra. Che fretta aveva fu il commento. E dire che l’abbiamo salvato dai gatti. Ma ora forse potrà cavarsela. (Eugenio Montale)
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dany61 |
Inserito il - 18/06/2020 : 05:58:08 Santi del mio paese Ce ne sono di chiese e di chiesuole, al mio paese, quante se ne vuole! E santi che dai loro tabernacoli son sempre fuori a compiere miracoli. Santi alla buona, santi famigliari, non stanno inoperosi sugli altari. E chi ha cara la subbia, chi la pialla, chi guarda il focolare e chi la stalla, chi col maltempo, di prima mattina, comanda ai venti, alla pioggia, alla brina, chi, fra cotanti e così vari stati, ha cura dei mariti disgraziati. Io non so se di me qualcuno ha cura, che nacqui all'ombra delle antiche mura. Vien San Martino che piove e c'è il sole, vedi le vecchie che fanno all'amore. Rustico è San Martin, prospero, antico, e dell'invidia natural nemico. Caccia di dosso il malocchio al bambino, dà salute e abbondanza San Martino. Sol che si nomini porta fortuna e fa che abbiamo sempre buona luna. Invocalo, se vuoi vita beata, in ogni ora della tua giornata. Vien Sant'Antonio, ammazzano il maiale. Col solicello è entrato carnevale. L'uomo è nel sacco, il sorcio al pignattino, corron gli asini il palio e brilla il vino. Viene, dopo il gran porcaro, San Giuseppe frittellaro, San Pancrazio suppliziato, San Giovanni Decollato. E San Marco a venire non si sforza, che fece nascer le ciliege a forza. E San Francesco, giullare di Dio, è pure un santo del paese mio. Ce ne sono di santi al mio paese per cui si fanno feste, onori e spese! Hanno tutti un lumino e ognuno ha un giorno di gloria, con il popolino intorno. (Vincenzo Cardarelli) |
dany61 |
Inserito il - 17/06/2020 : 05:57:28 Il poeta e la sua città Se dai ponti di Parma il bel mattino scopre campagne azzurre e colli lievi nel mistero delle case distanti, se un giorno d'ombre lunghe e di tremanti pioppi promette il quieto fuoriporta,
anche tu che da una giornata morta mi chiami del tuo secolo, deluso, accompagna i miei passi nella lieta vacanza, malinconico poeta della città che chiude la mia vita.
Così chiuse la tua nella sopita dolcezza degli intonachi dorati, sotto le altane aperte alle nevose invernate, al brio di nuvolose sere d'autunno ormai rosse di fuochi.
è questa la pianura poi che i rochi venditori si sono affievoliti alle spalle nei borghi suburbani in cadenze e richiami più lontani sempre e perduti, e questa la stradetta
dove la primavera già ci aspetta. Qui a una svolta di magre gaggìe un ponticello offre il suo corroso muretto, il suo riposo alla prima spossatezza dell'anno.
Qui dove non dura gioia o affanno al silenzio delle acque e delle foglie stormenti di continuo sulla via, ombre tenere che si porta via il meriggio arrivato all'improvviso
sulla città sospesa nel sorriso del tempo e della gente incamminata. Felice gente di oggi e di ieri che ti porti col passo dove speri di godere più a lungo il fresco sole,
gente ignara di mie e sue parole. (Attilio Bertolucci) |
dany61 |
Inserito il - 16/06/2020 : 06:47:04 Homo sum Io pago tutto. Non c'è peccato ch'io non abbia finora debitamente scontato. Ho un organismo vitale che vuole, contrariamente al Diavolo di Goethe, vuole il Bene e fa il Male. Pensate quale puntualità e che liste di conti da saldare. Ai messi del Signore l'uscio della mia casa è sempre aperto. E spesso delle loro intimazioni, prevenendole, io stesso senz'attenderli mi faccio esecutore. Sì che quand'essi giungono ritto sull'uscio li fermo e li rimando dicendo: Amici, sono anch'io cursore e complice di Dio. Che dunque venite a fare se il debito è già pagato? Forse è perciò che una donna cattiva suole dire celiando ch'io sono un santo e innanzi di morire farò miracoli. talvolta infatti io mi vedo come uno di quei poveri santi che sulle tele delle sacrestie stanno in adorazione della Vergine, inutilmente aspettando un suo sguardo. Ma vi dico, in verità, che volentieri darei, se pur l'avessi, una tanto gloriosa vocazione per un poco d'allegra umanità. (Vincenzo Cardarelli) |
dany61 |
Inserito il - 15/06/2020 : 05:38:01 La pioggia nel pineto Taci. Su le soglie del bosco non odo parole che dici umane; ma odo parole più nuove che parlano gocciole e foglie lontane. Ascolta. Piove dalle nuvole sparse. Piove su le tamerici salmastre ed arse, piove sui pini scagliosi ed irti, piove su i mirti divini, su le ginestre fulgenti di fiori accolti, su i ginepri folti di coccole aulenti, piove su i nostri volti silvani, piove su le nostre mani ignude, su i nostri vestimenti leggeri, su i freschi pensieri che l'anima schiude novella, su la favola bella che ieri t'illuse, che oggi m'illude, o Ermione.
Odi? La pioggia cade su la solitaria verdura con un crepitio che dura e varia nell'aria secondo le fronde più rade, men rade. Ascolta. Risponde al pianto il canto delle cicale che il pianto australe non impaura, né il ciel cinerino. E il pino ha un suono, e il mirto altro suono, e il ginepro altro ancora, stromenti diversi sotto innumerevoli dita. E immensi noi siam nello spirito silvestre, d'arborea vita viventi; e il tuo volto ebro è molle di pioggia come una foglia, e le tue chiome auliscono come le chiare ginestre, o creatura terrestre che hai nome Ermione.
Ascolta, Ascolta. L'accordo delle aeree cicale a poco a poco più sordo si fa sotto il pianto che cresce; ma un canto vi si mesce più roco che di laggiù sale, dall'umida ombra remota. Più sordo e più fioco s'allenta, si spegne. Sola una nota ancor trema, si spegne, risorge, trema, si spegne. Non s'ode su tutta la fronda crosciare l'argentea pioggia che monda, il croscio che varia secondo la fronda più folta, men folta. Ascolta. La figlia dell'aria è muta: ma la figlia del limo lontana, la rana, canta nell'ombra più fonda, chi sa dove, chi sa dove! E piove su le tue ciglia, Ermione.
Piove su le tue ciglia nere sì che par tu pianga ma di piacere; non bianca ma quasi fatta virente, par da scorza tu esca. E tutta la vita è in noi fresca aulente, il cuor nel petto è come pesca intatta, tra le palpebre gli occhi son come polle tra l'erbe, i denti negli alveoli son come mandorle acerbe. E andiam di fratta in fratta, or congiunti or disciolti (e il verde vigor rude ci allaccia i malleoli c'intrica i ginocchi) chi sa dove, chi sa dove! E piove su i nostri volti silvani, piove su le nostre mani ignude, su i nostri vestimenti leggeri, su i freschi pensieri che l'anima schiude novella, su la favola bella che ieri m'illuse, che oggi t'illude, o Ermione. (Gabriele D’Annunzio) |
dany61 |
Inserito il - 14/06/2020 : 06:22:10 Credo Credo in questa vita Che guardandola in faccia Mi sorride dolcemente, mi versa lacrime struggenti, mi parla con affetto. Scrutando gli occhi posso vedere in lei un barlume di luce… è la vita che si fa sentire… vuole avere il suo posto… sa dove andare…… Mi allontano e lei è sempre lì Davanti ai miei occhi, non scappa…aspetta di essere presa e portata via…
Osservando Quanta bellezza si nasconde dentro un cuore, nel profondo dell’anima, nei gesti del corpo, nei pensieri della mente, nei colori della natura, nel profumo di un fiore, in una goccia del mare, in una lontana stella, in un semplice sorriso, in un indimenticabile ricordo, in una toccante melodia, sono visioni reali che possono sfumare dietro fragili apparenze Sara Favaretto |
dany61 |
Inserito il - 13/06/2020 : 05:54:51 Senza di te tornavo, come ebbro, non più capace d'esser solo, a sera quando le stanche nuvole dileguano nel buio incerto. Mille volte son stato così solo dacché son vivo, e mille uguali sere m'hanno oscurato agli occhi l'erba, i monti le campagne, le nuvole. Solo nel giorno, e poi dentro il silenzio della fatale sera. Ed ora, ebbro, torno senza di te, e al mio fianco c'è solo l'ombra. E mi sarai lontano mille volte, e poi, per sempre. Io non so frenare quest'angoscia che monta dentro al seno; essere solo. (Pier Paolo Pasolini)
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dany61 |
Inserito il - 12/06/2020 : 06:57:07 La fornace Bambina, nelle sere di novembre poi che sui monti c'era la guerra e la legna costava assai - come il latte, come il pane - e la nebbia pesava gelida sulla terra, la mamma mi portava - per scaldarci - alla fornace.
Riflessi di brace tingevano l'androne nero: rossa nel fondo divampava la cupola del forno. Dall'alto un vecchio scagliava fascine e fascine. Giù i tegoli in cerchio sembravano una ruota immota a cui fosse mozzo la fiamma. Si arrossava la creta al centro: verde era ancora al margine dove più lento arrivava il calore.
Si sgranavano in uno stupore d'incanto - le pupille bambine. Il vecchio dall'alto scagliava fascine e fascine - Si ritornava per l'androne nero con un bruciore di vampa negli occhi. Fuori, un'immensa fontana nella nebbia lanciava il suo getto bianco e faceva rabbrividire - La casa pareva lontana, la strada sembrava non finire più. Era notte, era novembre, sui monti c'era la guerra - (Antonia Pozzi)
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dany61 |
Inserito il - 11/06/2020 : 06:36:18 Nostalgia Alto su rupe, battuto dai venti, un cimitero frondeggia: cristiana oasi nel tartaro etrusco. Là sotto è la fanciulla bellissima dei Velcha, che vive ancora nella tomba dell’Orco. E’ il giaciglio gentile della Pulzella poco discosto. Legioni di morti calarono in quell’antica terra ove sperai dormire un giorno e rimetter radici. Oh poter seppellire nella città silente insiem con me la favola di mia vita! non esser più che una pietra corrosa, un nome cancellato, e riposar senza memoria in grembo alla terra natia come se mai me ne fossi scostato. Ma nel sospiro estremo sarò forse deluso. Io morrò dove e quando il fato vorrà. Meglio forse al randagio che lasciò il patrio asilo cader per via conviene, esser disperso. E resti all’ossa inappagate il fremito, il desio del ritorno. (Vincenzo Cardarelli) |
dany61 |
Inserito il - 10/06/2020 : 06:26:51 Elogio di una rosa Rosa della grammatica latina che forse odori ancor nel mio pensiero tu sei come l’immagine del vero alterata dal vetro che s’incrina. Fosti la prima tu che al mio furtivo tempo insegnasti la tua lingua morta e mi fioristi gracile e contorta per un dativo od un accusativo. Eri un principio tu: ma che ti valse lungo il cammino il tuo mesto richiamo? Or ti rivedo e ti ricordo e t’amo perché hai la grazia delle cose false. Anche un fior falso odora, anche il bel fiore di seta o cera o di carta velina, rosa della grammatica latina: odora d’ombra, di fede, d’amore. Tu sei più vecchia e sei più falsa, e odori d’adolescenza e sembri viva e fresca, tanto che dotta e quasi pedantesca sai perché t’amo e non mi sprezzi o fori. Passaron gli anni: un tempo di mia vita. Avvizzirono i fior del mio giardino. Ma tu, sempre fedele al tuo latino, tu sola, o rosa, non sei più sfiorita. Nel libro la tua pagina è strappata, strappato il libro e chiusa la mia scuola, ma tu rivivi nella mia parola come nel giorno in cui t’ho “declinata”. E vedo e ascolto: il precettore in posa, la vecchia Europa appesa alla parete e la mia stessa voce che ripete sul desiderio di non so che cosa: Rosa, la rosa Rosae, della rosa… (Marino Moretti)
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dany61 |
Inserito il - 09/06/2020 : 06:41:26 La Casa Dei Doganieri (dalla raccolta Le occasioni, 1929)
Tu non ricordi la casa dei doganieri sul rialzo a strapiombo sulla scogliera: desolata t’attende dalla sera in cui v’entrò lo sciame dei tuoi pensieri e vi sostò irrequieto.
Libeccio sferza da anni le vecchie mura e il suono del tuo riso non è più lieto: la bussola va impazzita all’avventura e il calcolo dei dadi più non torna.
Tu non ricordi; altro tempo frastorna la tua memoria; un filo s’addipana.
Ne tengo ancora un capo; ma s’allontana la casa e in cima al tetto la banderuola affumicata gira senza pietà. Ne tengo un capo; ma tu resti sola nè qui respiri nell’oscurità.
Oh l’orizzonte in fuga, dove s’accende rara la luce della petroliera! Il varco è qui? (ripullula il frangente ancora sulla balza che scoscende… ). Tu non ricordi la casa di questa mia sera. Ed io non so chi va e chi resta. Eugenio Montale |
dany61 |
Inserito il - 08/06/2020 : 05:47:06 Poesia in rima Eterna contraddizione tra disperazione e perdizione, ed era passione. Mesta processione mi attende la crocifissione nessuna consolazione nessuna considerazione dopotutto sono in punizione. Eterno dissapore tra cuore e amore, fa tanto scalpore e tu dici che non senti rumore. Che ti fulmini una folgore fingi di non avere fragore mentre ti porgo calore. Adesso scendi per favore accendo il motore vado via da questo traditore. È tardi per tornare indietro io che gli ho dato il davanti e il dietro. Retroscena di un destino dare tutto prestino. Eterna appartenenza senza più trasparenza accetto tutto con pazienza in silenzio anche la coscienza. Scendo quel gradino con la paura di un bambino, ho capito il destino mi attraversa un nero gattino. Domani sarà migliore cogli dal giardino un fiore espressione di candore, domani tra le spine le more. Niente mi da forza nessuna corazza, non serve la tua finta dolcezza e nell'attimo la carezza, c'è solo una certezza in questa tristezza posso dirtela con finezza o usare la durezza. È finita la rima lascio tutto come prima. Gianna Spiaggia |
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Inserito il - 07/06/2020 : 06:07:18 Questa mattina mi sono svegliata e ho pensato a come è cambiato il mio modo di passeggiare, rispetto a prima. Prima, mi piaceva soprattutto perdermi nei miei pensieri, al ritmo dei miei passi. E mi guardavo intorno, certo, e una faccia e una parola e una vetrina; un fiore, una finestra colorata, una bicicletta che mi sfrecciava accanto; una nuvola, un bambino mi riportavano alla realtà. E c’era un tramonto rosa e lilla capace di farmi sorridere per un minuto buono. Di rimanere lì, sul marciapiede, ferma, a guardare il tramonto e a sorridere per un minuto buono. E magari ero stanca, ma quelle nuvole che spostavano il rosa e il lilla di qua e di là spostavano anche la mia stanchezza di qua e di là e un pezzetto di fatica finiva per cascare fuori da me. Adesso è diverso. Adesso, dopo mesi costretta dentro casa: a rimanere; adesso, non mi perdo nulla di ciò e di chi incontro passeggiando. Senza pensare a cinque minuti prima, all’altro ieri sera, a domani pomeriggio, alla primavera prossima. Senza pensare a niente che non siano il momento e il luogo in cui mi trovo. Il che, se ci pensate, non è poco.» Natascha Lusenti |
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Inserito il - 06/06/2020 : 14:19:52 Quanti uomini ho sentito dire che desiderano una donna intelligente nella loro vita!.. Io li incoraggierei a pensarci bene. Le donne intelligenti Prendono decisioni da sole, hanno desideri propri e mettono limiti. Tu non sarai mai il centro della sua vita perché questa gira intorno a se stessa. Una donna intelligente non si lascerà manipolare né ricattare, lei non ingoia colpa, si assume responsabilità. Le donne intelligenti mettono in discussione, analizzano, litigano, non si accontentano, avanzano. Quelle donne hanno avuto una vita prima di te e sanno che continueranno ad averla una volta che te ne sarai andato. Lei sta per avvisare, non per chiedere il permesso. Queste donne non cercano nella coppia un leader da seguire, a un papà che risolva la vita, né un figlio da salvare. Loro non vogliono seguirti né segnare la strada a nessuno, Vogliono camminare accanto a te. Lei sa che la vita senza violenza è un diritto, non un lusso né un privilegio. Loro esprimono rabbia, tristezza, gioia e paura allo stesso modo, Perché sanno che la paura non le rende deboli nello stesso modo in cui la rabbia non le rende "maschili". Queste due emozioni e le altre, tutte insieme, la rendono umana e basta! Una donna intelligente è libera perché ha lottato per la sua libertà. Ma non è una vittima, è sopravvissuto. Non cercare di incatenarla perché lei saprà come scappare. Ricorda che l'ha già fatto prima. La donna intelligente sa che il suo valore non risiede nell'aspetto del suo corpo Né in quello che faccio con lui. Pensaci due volte prima di giudicarla per età, altezza, volume o comportamento sessuale, perché questa è violenza emotiva e lei lo sa. Quindi... prima di aprire la bocca per dire che desideri a una donna "intelligente" nella tua vita, chiediti se sei davvero fatto per inserirti alla sua. Gabriel Garcia Marquez |
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Inserito il - 06/06/2020 : 05:13:47
Davanti San Guido I cipressi che a Bólgheri alti e schietti Van da San Guido in duplice filar, Quasi in corsa giganti giovinetti Mi balzarono incontro e mi guardâr.
Mi riconobbero, e - Ben torni omai - Bisbigliaron vèr me co 'l capo chino - Perché non scendi? perché non ristai? Fresca è la sera e a te noto il cammino.
Oh si èditi a le nostre ombre odorate Ove soffia dal mare il maestrale: Ira non ti serbiam de le sassate Tue d'una volta: oh, non facean già male!
Nidi portiamo ancor di rusignoli: Deh perché fuggi rapido così? Le passere la sera intreccian voli A noi d'intorno ancora. Oh resta qui!-
- Bei cipressetti, cipressetti miei, Fedeli amici d'un tempo migliore, Oh di che cuor con voi mi resterei - Guardando io rispondeva - oh di che cuore!
Ma, cipressetti miei, lasciatem'ire: Or non è più quel tempo e quell'età. Se voi sapeste!... via, non fo per dire, Ma oggi sono una celebrità.
E so legger di greco e di latino, E scrivo e scrivo, e ho molte altre virtù; Non son più, cipressetti, un birichino, E sassi in specie non ne tiro più.
E massime a le piante. - Un mormorio Pe' dubitanti vertici ondeggiò, E il dì cadente con un ghigno pio Tra i verdi cupi roseo brillò.
Intesi allora che i cipressi e il sole Una gentil pietade avean di me, E presto il mormorio si fe' parole: - Ben lo sappiamo: un pover uomo tu se'.
Ben lo sappiamo, e il vento ce lo disse Che rapisce de gli uomini i sospir, Come dentro al tuo petto eterne risse Ardon che tu né sai né puoi lenir.
A le querce ed a noi qui puoi contare L'umana tua tristezza e il vostro duol; Vedi come pacato e azzurro è il mare, Come ridente a lui discende il sol!
E come questo occaso è pien di voli, Com'è allegro de' passeri il garrire! A notte canteranno i rusignoli: Rimanti, e i rei fantasmi oh non seguire;
I rei fantasmi che da' fondi neri De i cuor vostri battuti dal pensier Guizzan come da i vostri cimiteri Putride fiamme innanzi al passegger.
Rimanti; e noi, dimani, a mezzo il giorno, Che de le grandi querce a l'ombra stan Ammusando i cavalli e intorno intorno Tutto è silenzio ne l'ardente pian,
Ti canteremo noi cipressi i cori Che vanno eterni fra la terra e il cielo: Da quegli olmi le ninfe usciran fuori Te ventilando co 'l lor bianco velo;
E Pan l'eterno che su l'erme alture A quell'ora e ne i pian solingo va Il dissidio, o mortal, de le tue cure Ne la diva armonia sommergerà. -
Ed io - Lontano, oltre Appennin, m'aspetta La Tittì - rispondea -; lasciatem'ire. è la Tittì come una passeretta, Ma non ha penne per il suo vestire.
E mangia altro che bacche di cipresso; Né io sono per anche un manzoniano Che tiri quattro paghe per il lesso. Addio, cipressi! addio, dolce mio piano! -
- Che vuoi che diciam dunque al cimitero Dove la nonna tua sepolta sta? - E fuggìano, e pareano un corteo nero Che brontolando in fretta in fretta va.
Di cima al poggio allor, dal cimitero, Giù de' cipressi per la verde via, Alta, solenne, vestita di nero Parvemi riveder nonna Lucia:
La signora Lucia, da la cui bocca, Tra l'ondeggiar de i candidi capelli, La favella toscana, ch'è sì sciocca Nel manzonismo de gli stenterelli,
Canora discendea, co 'l mesto accento De la Versilia che nel cuor mi sta, Come da un sirventese del trecento, Piena di forza e di soavità.
O nonna, o nonna! deh com'era bella Quand'ero bimbo! ditemela ancor, Ditela a quest'uom savio la novella Di lei che cerca il suo perduto amor!
- Sette paia di scarpe ho consumate Di tutto ferro per te ritrovare: Sette verghe di ferro ho logorate Per appoggiarmi nel fatale andare:
Sette fiasche di lacrime ho colmate, Sette lunghi anni, di lacrime amare: Tu dormi a le mie grida disperate, E il gallo canta, e non ti vuoi svegliare. -
Deh come bella, o nonna, e come vera è la novella ancor! Proprio così. E quello che cercai mattina e sera Tanti e tanti anni in vano,è forse qui,
Sotto questi cipressi, ove non spero, Ove non penso di posarmi più: Forse, nonna,è nel vostro cimitero Tra quegli altri cipressi ermo là su.
Ansimando fuggìa la vaporiera Mentr'io così piangeva entro il mio cuore; E di polledri una leggiadra schiera Annitrendo correa lieta al rumore.
Ma un asin bigio, rosicchiando un cardo Rosso e turchino, non si scomodò: Tutto quel chiasso ei non degnò d'un guardo E a brucar serio e lento seguitò. (Giosuè Carducci) |
dany61 |
Inserito il - 05/06/2020 : 05:23:25 Goccie di memoria Sono gocce di memoria, queste lacrime nuove Siamo anime in una storia incancellabile Le infinite volte che mi verrai a cercare Nelle mie stanze vuote Inestimabile, è inafferrabile La tua assenza che mi appartiene (che mi appartiene) Siamo indivisibili, siamo uguali e fragili E siamo già così lontani (lontani) Con il gelo nella mente sto correndo verso te Siamo nella stessa sorte che tagliente ci cambierà Aspettiamo solo un segno, un destino, un'eternità E dimmi come posso fare per raggiungerti adesso Per raggiungerti adesso Per raggiungere te Siamo gocce di un passato che non può più tornare Questo tempo ci ha tradito, è inafferrabile Racconterò di te, inventerò per te Quello che non abbiamo Le promesse sono infrante come pioggia su di noi Le parole sono stanche, ma so che tu mi ascolterai Aspettiamo un altro viaggio, un destino, una verità E dimmi come posso fare per raggiungerti adesso Per raggiungerti adesso Per raggiungere te *Giorgia* |
dany61 |
Inserito il - 04/06/2020 : 06:06:47
Danzerà il vento Danzerà il vento sulle note del mio amore e gioia trasporterà in ogni infranto cuore. Ogni lacrima asciugherà, antiche angosce e sogni riposti , malinconico mondo dai suoni nascosti. Le stelle inseguirà oltre il divino mistero, muterà la silente terra al risveglio del pensiero. Fragile mortale sull'anima tua pur soffierà e allo spuntar dell'aurora l'eterno spirito aleggerà. Danzerà il vento nell'irradiante bellezza ed al suon d'arpa e violini …… innalzerà la tua grandezza. Gioisco nel silenzio Gioisco nel silenzio quando l'universo tace ed il pensiero riposa sulle quieti acque della pace. Dimora il silenzio nella mia interiorità, nuova arte di vivere in un'altra realtà. Respiro nel silenzio l'eleganza della notte e la grazia della luna sorgiva…. oltre le vette. Trasforma il silenzio l'abisso profondo che l'ego imprigiona e schiavizza questo mondo. Ristora il silenzio alla foce del tramonto ….immersa è l'anima mia come un giglio appena colto. Antonella Frison |
dany61 |
Inserito il - 03/06/2020 : 06:40:20 Un amore felice "Un amore felice. È normale? E' serio? E' utile? Che se ne fa il mondo di due esseri che non vedono il mondo?
Innalzati l'uno verso l'altro senza alcun merito, i primi venuti fra un milione, ma convinti che doveva andare così - in premio di che? di nulla; la luce giunge da nessun luogo - perché proprio su questi, e non su altri? Ciò offende la giustizia? Sì. Ciò infrange i principi accumulati con cura? Butta giù la morale dal piedistallo? Sì, infrange e butta giù.
Guardate i due felici: se almeno dissimulassero un po', si fingessero depressi, confortando così gli amici! Sentite come ridono - è un insulto. In che lingua parlano - comprensibile all'apparenza. E tutte quelle loro cerimonie, smancerie, quei bizzarri doveri reciproci che s'inventano - sembra un complotto alle spalle dell'umanità! È difficile immaginare dove si finirebbe se il loro esempio fosse imitabile: Su cosa potrebbero contare religioni, poesie, di che ci si ricorderebbe, a che si rinuncerebbe, chi vorrebbe restare più nel cerchio?
Un amore felice. Ma è necessario? Il tatto e la ragione impongono di tacerne come d'uno scandalo nelle alte sfere della Vita. Magnifici pargoli nascono senza il suo aiuto. Mai e poi mai riuscirebbe a popolare la terra, capita, in fondo, di rado.
Chi non conosce l'amore felice dica pure che in nessun luogo esiste l'amore felice. Con tale fede gli sarà più lieve vivere e morire." Wislawa Szymborska |
dany61 |
Inserito il - 02/06/2020 : 07:49:53 Potessero le mie mani sfogliare Pronunzio il tuo nome nelle notti scure, quando sorgono gli astri per bere dalla luna e dormono le frasche delle macchie occulte. E mi sento vuoto di musica e passione. Orologio pazzo che suona antiche ore morte.
Pronunzio il tuo nome in questa notte scura, e il tuo nome risuona più lontano che mai. Più lontano di tutte le stelle e più dolente della dolce pioggia.
T’amerò come allora qualche volta? Che colpa ha mai questo mio cuore? Se la nebbia svanisce, quale nuova passione mi attende? Sarà tranquilla e pura? Potessero le mie mani sfogliare la luna!! (Federico García Lorca; traduzione di Claudio Rendina)
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dany61 |
Inserito il - 01/06/2020 : 06:24:18 Il volto nuovo Che un giorno io avessi un riso di primavera -è certo; e non soltanto lo vedevi tu, lo specchiavi nella tua gioia: anch'io, senza vederlo, sentivo quel riso mio come un lume caldo sul volto.
Poi fu la notte e mi toccò esser fuori nella bufera: il lume del mio riso morì.
Mi trovò l'alba come una lampada spenta: stupirono le cose scoprendo in mezzo a loro il mio volto freddato.
Mi vollero donare un volto nuovo.
Come davanti a un quadro di chiesa che è stato mutato nessuna vecchia più vuole inginocchiarsi a pregare perché non ravvisa le care sembianze della Madonna e questa le pare quasi una donna perduta -
così oggi il mio cuore davanti alla mia maschera sconosciuta. (Antonia Pozzi) |
dany61 |
Inserito il - 31/05/2020 : 06:20:11 «Questa mattina mi sono svegliata con la voglia di andare sul balcone e annusare i fiori di gelsomino. Ce ne sono tantissimi, quest’anno, e il loro profumo mi tiene compagnia durante le ore di lettura sul tavolo della cucina. Ci ho pensato spesso, nelle scorse settimane: a quanto questo mese di maggio sia stato generoso, con le creature del mio balcone, in confronto a un anno fa. E ho cercato di memorizzarlo. Maggio 2020: pandemia mondiale, crisi economica che fa paura a tutti; sul mio balcone il gelsomino e i gerani sono addirittura lussureggianti. L’anno scorso, a maggio, era soprattutto piovuto e ricordo che portavo ancora il cappotto e, per le strade, mi rammaricavo che stessimo perdendo il mese forse più dolce dell’anno, dalle nostre parti. Da giorni, invece, giro ormai a piedi nudi, per casa, e con le magliette a maniche corte e di sera uso sempre meno le coperte. E ho cercato di memorizzarlo. Maggio 2020: divieto di uscire dalla Regione, cinema chiusi; si dorme con le finestre aperte per apprezzare l’aria mite. E allora mi sono ricordata del primo risultato che viene garantito agli studenti iscritti a un corso universitario, molto popolare, sulla felicità. È la gratitudine. Il che, se ci pensate, non è mai abbastanza, per stare meglio in equilibrio.» Natascha Lusenti |
dany61 |
Inserito il - 30/05/2020 : 06:35:47 Due Quando saremo due saremo veglia e sonno, affonderemo nella stessa polpa come il dente di latte e il suo secondo, saremo due come sono le acque, le dolci e le salate, come i cieli, del giorno e della notte, due come sono i piedi, gli occhi, i reni, come i tempi del battito i colpi del respiro. Quando saremo due non avremo metà Saremo un due che non si può dividere con niente. Quando saremo due, nessuno sarà uno, uno sarà l’uguale di nessuno e l’unità consisterà nel due. Quando saremo due cambierà nome pure l’universo diventerà diverso. (Erri De Luca) |
dany61 |
Inserito il - 29/05/2020 : 06:33:47 Dove sei [Neffa] Non riesco a non pensare a te Anche quando non vorrei Una via d'uscita anche se c'è Sembra sia introvabile Ai miei amici che continuano a dirmi che non fai per me Rispondo che non voglio più star male perché non sei tu Ma la notte tardi vieni qui E mi prendi le mani Il tuo sguardo si fa serio e poi mi parli, e dici Questa volta io ritorno per restare, per sempre Ma finisce che era un sogno Al mio risveglio io ti cerco e non so dove sei Mentre sembra che il mio mondo stia crollando su di me Tu adesso dove sei? Mentre io continuo a dire Il nome di chi ormai non c'è Mi chiedo dove sei Mentre vedo le mie mani muoversi nel buio su di lei Mentre ballo con il tuo fantasma dimmi dove sei I tuoi occhi non li scorderò Finchè avrò da vivere Stai sicura che li troverei fra altri mille intorno a me La tua voce nella testa suona dolce musica però Quando ti sento e metto giù mi dico di non farlo più E a che serve stare su WhatsApp per dirci, le stesse Vecchie cose che sappiamo già Per ore e ore Tanto ormai lo so che i baci che tu chiedi Non nono i miei Il rumore dei tuoi passi è già lontano Io ti sto chiamando dove sei? Mentre sembra che il mio mondo stia crollando su di me Tu adesso dove sei? Mentre io continuo a dire Il nome di chi ormai non c'è Mi chiedo dove sei Mentre vedo le mie mani muoversi nel buio su di lei Mentre ballo con il tuo fantasma dimmi dove sei Hey, ricordo come mi sentivo sai Già dalla prima e vai Volevo sempre averti da stringere Sempre vicina a me Tutte quelle cose che a dirsele Sembrava inutile Invece adesso riempiono le pagine Di questo libro di ricordi che Continuo a scrivere Fino a che mi resta un po' da vivere Se ti avessi qui davanti forse ti direi Gli sbagli che io ho fatto non li rifarei Le cose che poi ti hanno delusa Una porta è chiusa Io non so decidere Ma non si cancella anche se vuoi Quello che è stato fra di noi I sogni mordono la polvere Lasciando il posto alle domande a cui nessuno sa rispondere Dimmi, dimmi Dove sei? Mentre sembra che il mio mondo stia crollando su di me Tu adesso dove sei Mentre io continuo a dire il nome di chi ormai non c'è Mi chiedo dove sei Mentre vedo le mie mani muoversi nel buio su di lei Mentre ballo con il tuo fantasma dimmi dove sei Mentre sembra che il mio mondo stia crollando su di me Tu adesso dove sei Mentre io continuo a dire il nome di chi ormai non c'è Mi chiedo dove sei Mentre vedo le mie mani muoversi nel buio su di lei Mentre ballo con il tuo fantasma dimmi dove sei |
dany61 |
Inserito il - 28/05/2020 : 06:26:26 Stanotte … Stanotte ho bisogno di credere che con il mio "zippo" non dovrò riscaldarmi il cuore.
Stanotte ho bisogno di sperare che il tuo fuoco l'avevo acceso ancor prima di avere uno "zippo".
Stanotte ho bisogno di sapere che tu dormi avvinghiato tra le sole braccia di Morfeo
Stanotte ho bisogno di un falò non basta uno "zippo", ad illuminare i miei pensieri bui.
Stanotte, stanotte quanto scivola lenta e nera sui miei pensieri impauriti. Arcangela Contessa |
dany61 |
Inserito il - 27/05/2020 : 06:05:41 Tieni sempre presente che la pelle fa le rughe, i capelli diventano bianchi, i giorni si trasformano in anni. Però ciò che é importante non cambia; la tua forza e la tua convinzione non hanno età. Il tuo spirito è la colla di qualsiasi tela di ragno. Dietro ogni linea di arrivo c’è una linea di partenza. Dietro ogni successo c’è un`altra delusione. Fino a quando sei viva, sentiti viva. Se ti manca ciò che facevi, torna a farlo. Non vivere di foto ingiallite… insisti anche se tutti si aspettano che abbandoni. Non lasciare che si arrugginisca il ferro che c’è in te. Fai in modo che invece che compassione, ti portino rispetto. Quando a causa degli anni non potrai correre, cammina veloce. Quando non potrai camminare veloce, cammina. Quando non potrai camminare, usa il bastone. Però non trattenerti mai! Madre Teresa Di Calcutta |
dany61 |
Inserito il - 26/05/2020 : 06:18:20 Aspettando i barbari Che aspettiamo, raccolti nella piazza? Oggi arrivano i barbari. Perché mai tanta inerzia nel Senato? E perché i senatori siedono e non fan leggi? Oggi arrivano i barbari Che leggi devon fare i senatori? Quando verranno le faranno i barbari. Perché l’imperatore s’è levato così per tempo e sta, solenne, in trono, alla porta maggiore, incoronato? Oggi arrivano i barbari. L’imperatore aspetta di ricevere il loro capo. E anzi ha già disposto l’offerta d’una pergamena. E là gli ha scritto molti titoli ed epiteti. Perché i nostri due consoli e i pretori sono usciti stamani in toga rossa? Perché i bracciali con tante ametiste, gli anelli con gli splendidi smeraldi luccicanti? Perché brandire le preziose mazze coi bei caselli tutti d’oro e argento? Oggi arrivano i barbari, e questa roba fa impressione ai barbari. Perché i valenti oratori non vengono a snocciolare i loro discorsi, come sempre? Oggi arrivano i barbari: sdegnano la retorica e le arringhe. Perché d’un tratto questo smarrimento ansioso? (I volti come si son fatti seri) Perché rapidamente e strade e piazze si svuotano, e ritornano tutti a casa perplessi? S’è fatta notte, e i barbari non sono più venuti. Taluni sono giunti dai confini, han detto che di barbari non ce ne sono più. E adesso, senza barbari, cosa sarà di noi? Era una soluzione, quella gente. Konstantinos Kavafis |
dany61 |
Inserito il - 25/05/2020 : 06:14:55 Il gelsomino notturno (dalla raccolta di poesie Canti di Castelvecchio) E s’aprono i fiori notturni, nell’ora che penso ai miei cari. Sono apparse in mezzo ai viburni le farfalle crepuscolari. Da un pezzo si tacquero i gridi: là sola una casa bisbiglia. Sotto l’ali dormono i nidi, come gli occhi sotto le ciglia. Dai calici aperti si esala l’odore di fragole rosse. Splende un lume là nella sala. Nasce l’erba sopra le fosse. Un’ape tardiva sussurra trovando già prese le celle. La Chioccetta per l’aia azzurra va col suo pigolio di stelle. Per tutta la notte s’esala l’odore che passa col vento. Passa il lume su per la scala; brilla al primo piano: s’è spento… È l’alba: si chiudono i petali un poco gualciti; si cova, dentro l’urna molle e segreta, non so che felicità nuova. Giovanni Pascoli |
dany61 |
Inserito il - 24/05/2020 : 05:46:50 Anche tu sei l’amore *Cesare Pavese* Anche tu sei l’amore. Sei di sangue e di terra come gli altri. Cammini come chi non si stacca dalla porta di casa. Guardi come chi attende e non vede. Sei terra che dolora e che tace. Hai sussulti e stanchezze, hai parole – cammini in attesa. L’amore è il tuo sangue – non altro. |
dany61 |
Inserito il - 23/05/2020 : 06:23:00 Itaca Quando ti metterai in viaggio per Itaca devi augurarti che la strada sia lunga, fertile in avventure e in esperienze. I Lestrigoni e i Ciclopi o la furia di Nettuno non temere, non sarà questo il genere di incontri se il pensiero resta alto e un sentimento fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo. In Ciclopi e Lestrigoni, no certo, né nell’irato Nettuno incapperai se non li porti dentro se l’anima non te li mette contro. Devi augurarti che la strada sia lunga. Che i mattini d’estate siano tanti quando nei porti – finalmente e con che gioia – toccherai terra tu per la prima volta: negli empori fenici indugia e acquista madreperle coralli ebano e ambre tutta merce fina, anche profumi penetranti d’ogni sorta; più profumi inebrianti che puoi, va in molte città egizie impara una quantità di cose dai dotti Sempre devi avere in mente Itaca – raggiungerla sia il pensiero costante. Soprattutto, non affrettare il viaggio; fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio metta piede sull’isola, tu, ricco dei tesori accumulati per strada senza aspettarti ricchezze da Itaca. Itaca ti ha dato il bel viaggio, senza di lei mai ti saresti messo in viaggio: che cos’altro ti aspetti? E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso. Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare. Konstantinos Kavafis |
dany61 |
Inserito il - 22/05/2020 : 06:28:09 Un plenilunio accende il cielo stalattiti di stelle rigano lo spazio la notte si fa solitaria al suono dell'ultimo grillo si inceppa il canto tra labbra sottili il volto sbiancato da un colore di cera… Illusione di frescura Hai paura del giorno che la sera ammanta con l'illusione della frescura un dialogo aperto con le creature notturne vivono al buio per non vedere il giorno peregrine in un mondo nascosto che percepisci ma non vedi ti alletta il verso del grillo si oppone alla cicala col suo monotono canto sveglia le lucciole e desta dal nido la quaglia… Tiglio amico profumo spandi dall'alba al tramonto i grappoli festosi dei tuoi fiori gialli rallegrano il verde nel folto delle foglie i rami celati nell'ombra richiamano i passeri in attesa di frescura un balzo nel passato di antiche foreste quando non eri solo a verdeggiare intorno… Antonietta Ursitti |
dany61 |
Inserito il - 21/05/2020 : 06:39:00 Potessero le mie mani sfogliare Pronunzio il tuo nome nelle notti scure, quando sorgono gli astri per bere dalla luna e dormono le frasche delle macchie occulte. E mi sento vuoto di musica e passione. Orologio pazzo che suona antiche ore morte.
Pronunzio il tuo nome in questa notte scura, e il tuo nome risuona più lontano che mai. Più lontano di tutte le stelle e più dolente della dolce pioggia.
T’amerò come allora qualche volta? Che colpa ha mai questo mio cuore? Se la nebbia svanisce, quale nuova passione mi attende? Sarà tranquilla e pura? Potessero le mie mani sfogliare la luna!! (Federico García Lorca; traduzione di Claudio Rendina)
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dany61 |
Inserito il - 20/05/2020 : 05:58:03 Placare le onde L’orchidea così perfetta vorrei donarti con i colori incantati vorrei abbagliarti inebriarti di essenze orientali dondolandoti nei pensieri più dolci
vorrei accarezzare l’anima con pulviscolo dorato vorrei scaldarti in un sogno racchiuso tra le mani in una stella inebriante di luce
vorrei nuotare insieme a te donandoti la spiaggia incantata, sconosciuta, remota dove placare le onde infrangendo il tempo Maristella Angeli
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dany61 |
Inserito il - 19/05/2020 : 05:00:12 Questa triste realtà Che sapore ha una delusione quando non trovi una valida ragione a quella magia che si frantuma a piccoli pezzi; ci pensi su, ma senza parole resti. L'immagine di una foglia in autunno inoltrato… Il sole, questo mondo, sembra aver dimenticato. Eppure sorge, ma non splende, all'ammasso di nuvole si arrende. Questo cielo è grigio e pesante, ma non perdi di vista ciò che è importante. I tuoi principi vengono traditi, dalla gente non sono capiti. Resti con la libertà di pensiero, ma ti accorgi che questo mondo non è vero. Non è come lo immaginavi da bambino, con la sorpresa di un fiore nuovo in giardino… Non è come lo avresti voluto e con gli anni sei cresciuto, ma ancora non hai smesso di imparare, e quel fiore ogni giorno vai ad annaffiare. Ma basta una grandinata per farlo morire; ti chiedi il perché, ma non lo riesci a capire. Mondo crudele, mondo cattivo! Cosa importa se sei ancora vivo? Il senso che hai dato ai tuoi giorni Viene calpestato dai non ritorni, dai feedback positivi che aspettavi… ogni giorno, per averli, lottavi. Ma stamattina ti sei svegliato E ti sei reso conto che non è servito credere negli ideali che hai sempre avuto… In questo cielo grigio, il sole si è perduto. Cosa importa adesso, della profondità? Questo mondo vive di superficialità! Di ritorni di interesse e di falsità… Quanto mi fa schifo questa realtà! Vorrei tornare ad essere come un bambino che per ogni semplice cosa chiede perché… Ma per alcune cose non c'è risposta, in ogni favola, una bugia a fin di bene è nascosta. Ma arrivi ad una certa età Che inciampi su questa realtà. Nel giardino della tua vita nessuna rosa è resistita… e dove non batte più il sole, non hai motivo di credere nell'amore che mettevi nelle cose che hai detto o fatto, e mentre invidi l'equilibrio innato di un gatto, tu sei rimasto appeso ad un muro crollato, ripensando a cosa hai ottenuto dal passato… Solo la forza per tirarti su, ed il coraggio di guardar giù… Ricominci a camminare su un filo instabile, e senti che sei diventato un po' più invulnerabile… Un po' più stronzo e indifferente, con l'orgoglio di essere cosciente che è solo uno scudo per non essere vinto… Dei tuoi principi e dei tuoi pensieri resti convinto. Ma li nascondi a questo mondo che non capisce e non conosce nulla di te! Non si ricorda di quel bambino che in una favola immedesimava il suo destino… Quel bambino un po' cresciuto che niente dalla vita ha ottenuto, o quel poco che basta per continuare a sperare… E un'altra volta da zero devi ricominciare, rialzandoti più forte, chiudendo o aprendo le porte che danno accesso ad un'anima che sai di avere… E il resto del mondo deve solo tacere! Perché è così pieno di tristi realtà… Lasci che quel bambino perda l'ingenuità… Crescendo deluso da questa vita che ti toglie tutto, ma conservando i pezzi del tuo sogno distrutto! Alessandra Visco |
dany61 |
Inserito il - 18/05/2020 : 06:12:53 Il bambino di gomma Melampo era un bambino di gomma e cancellava i passi che segnava mettendosi in cammino.
Era di gomma rossa, tondo come una palla, e stava sempre a galla nel bagno, e senza ossa
dolce, tenero, buono, scendeva dalle scale senza mai farsi male saltando dal balcone.
A scuola era bocciato, sempre il quaderno bianco! Eppure era il più franco a scrivere il dettato.
Scriveva e poi cassava con la mano di gomma, i numeri, la somma, le lettere, e tornava
a scrivere, a cassare. E sempre zitto rosso con tutti gli occhi addosso senza poter parlare.
O povero Melampo! Un giorno, detto fatto, saltò su di scatto e si bucò la pancia.
Fischiò come un pallone sgonfiato d’ogni affanno e visse senza danno tappando col bottone
il buco della pancia.
Visse nel tempo antico Melampo - ve l’ ho detto? - Fischiò col suo fischietto premendosi a soffietto il disco all’ombelico. (Alfonso Gatto) |
dany61 |
Inserito il - 17/05/2020 : 06:25:32 "Libero come un uccello" E... lasciarsi andare nell'immaginario, spaziare con la mente tra inutili pensieri e inconcludenti in un vertiginoso andare senza sapere dove e senza una sicura meta. E... lasciarsi trasportare nel vuoto delle nuvole e liberarsi dal peso che sopporta il mio corpo. E... finalmente volare libero come un uccello volare nelle nuvole del mondo. "Pagano Luigi" |
dany61 |
Inserito il - 16/05/2020 : 06:21:13 Però, se appena appena Però, se appena appena m'avessi tu concesso io t'avrei spesso condotta a cena.
Si stava assai benino un tempo a la regina: buona cucina, ottimo vino.
Là si potea cercare il più riposto canto, seduti accanto gozzovigliare.
Quale a mensa il marito suol far con bella sposa, io d'ogni cosa t'avrei servito.
T'avrei del fritto scelti i più dolci pezzetti, e per te i petti al pollo svelti.
All'arrosto spiccato avrei la miglior carne, per dilettarne il tuo palato;
con saggio accorgimento l'insalata condita, e a te le dita ungervi e il mento.
Né pensar che pertanto non t'empissi il bicchiere, com'è dovere, spesso, frattanto;
che a volte il mangiar troppo non mi ti faccia nodo; or bevi,è il modo di tor l'intoppo.
Anco alla gioia, induce. Già tutti sanno, cose miracolose il vin produce!
Che cicaleccio gaio non m'avresti tu fatto! Ed io che matto, che parolaio!
Che chiasso senza fine, e che risate! a mensa non ci si pensa a merli o trine. (Vittorio Betteloni)
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dany61 |
Inserito il - 15/05/2020 : 06:02:38 A te poeta A te poeta, che sai cantare con dolci melodie sentimenti intensi, emozioni e desideri. Sai entrare nel cuore con parole dolci, che penetrano fin nel profondo dell'altrui sentire, sai suscitare emozioni e riflessioni, sai essere tenero e virile uomo e fanciullo, di certo è che tutto provi e senti, immagini e pensi e intorno a te la vita esalti e ravvivi, in te tutto gioisce e vive anche nel tuo cuore il soffrire è intenso e vivo. A te questo pensiero vola come una dolce melodia e in cuore un tenero sentire affiora nel mesto di gioia e malinconia. (Dedicata ad Armando Santoro) Rosa Maria Armentano |
dany61 |
Inserito il - 14/05/2020 : 06:16:36 Piangete, donne, e con voi pianga Amore, Piangete, donne, e con voi pianga Amore, poi che non piange lui, che m'ha ferita sì, che l'alma farà tosto partita da questo corpo tormentato fuore.
E, se mai da pietoso e gentil core l'estrema voce altrui fu essaudita, dapoi ch'io sarò morta e sepelita, scrivete la cagion del mio dolore:
- Per amar molto ed esser poco amata visse e morì infelice, ed or qui giace la più fidel amante che sia stata.
Pregale, viator, riposo e pace, ed impara da lei, sì mal trattata, a non seguir un cor crudo e fugace -. (Gaspara Stampa) |
dany61 |
Inserito il - 13/05/2020 : 06:33:35 Croce di sentieri Sfuma l'acqua precipite i pendii, più le siepi non ronzano e le more si coprono di bruma. Tu devii dalla tua ombra, a poco a poco è sera.
Vaghe, più vaghe errano dietro un velo di polvere le vespe, i cani ansanti e le viottole: l'aria intorno al melo s'annebbia, un breve spirito trascorre.
I ruscelli profumano di miele e di menta svanita sotto i ponti minuscoli ove passi insieme al sole ed ai lenti colori della vita.
Dietro i tuoi quieti passi che mi lasciano qua seduto sull'argine nel bianco splendore della polvere, che fugge, che si stacca per sempre dal mio fianco?
La voce dei pastori nelle gole dei monti si raggela, dalla selva esce fumo e si tinge di viola, le mie vesti si velano di brina. (Mario Luzi)
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dany61 |
Inserito il - 12/05/2020 : 06:11:46 Miei cari Colli Miei cari Colli, Sui cui pendii tanto giocai, lessi e dipinsi; Tanto mi immersi, corsi e vagai… Miei cari Colli, Che rappresentaste la più spensierata e dolce Mia adolescenza e infanzia… La verde bandiera A cui volger lo sguardo Nei momenti più difficili e bui… Il dolce lenimento Che tanta cura si prese Delle mie più audaci Abrasioni e ferite… Ferite incise a fuoco caldo Su sensibile, calpestata, Fragile anima Di farfalla e bimba… Miei cari Colli, Quante volte Le vostre farfalle, I vostri fiori, La vostra preziosa, Coraggiosa e paziente anima, Si fece dipinto Nel mio talvolta malinconico e triste canto … In un pensiero e cuore rotto … In un incedere lento E Spesso inciampo… Rendendolo meno truce Rendendolo meno incredulo, Meno sparuto, Meno assurdo e grigio... Miei cari Colli, Quante volte i vostri silenzi S’involarono su quell’animo sempre più, ahimè, solitario ed etereo… Lui Ritrovato e sperso, Nella sua costante ricerca Di un quid diverso… Miei cari Colli, Che vi faceste mia prima veste, Mia prima scuola, Mia prima musica e arte… Che mi infondeste l’abc della dolcezza, Della sensibilità, Della più pura e candida meraviglia… Miei cari Colli, Com’è invero assai ardua e dura La vita Quaggiù Tra gli uomini! |
dany61 |
Inserito il - 11/05/2020 : 07:14:38 Ancora la rima Ho la rima nel sangue. Con la rima divengo un purosangue. Ringiovanisco, sono come prima. Perché siete anche voi contro la rima? E’ lei che mi sostiene, è lei che mi mantiene, è a lei che voglio bene è da lei che s’attende arguzia e stima. Perché siete anche voi contro la rima? E’ così intelligente, è così intraprendente è così sorprendente è così divertente… e non è niente. Perché siete anche voi contro la rima? (Lo so, lo so da prima, ch’io non merito allori né percosse: la rima è la mia tosse.) Letto stanotte, insonne, un canto di pastor ch’erra nell’Asia dopo il Sabato e il Passero, dopo Consalvo e Aspasia, riapprodando a care recanatesi sponde. E nel silenzio era tutto un cantare. Ma ciò che in me cantava, e ancora canta, era la rima in ale, era fatale, cale, frale, male, immortale, mortale nel ritmo d’una notte quasi santa. In fin di strofe, ale, ale, è funesto a chi nasce il dì natale. La rima è la mia tosse? E si ribella! Ché se un perfetto gioco di parole che s’immalinconiscono nel sole oggi non ha per sé che disistima, poeta senza rima non è poeta vero, a volte, o spesso, la rima è tutto come per me… adesso. (Marino Moretti) |
dany61 |
Inserito il - 10/05/2020 : 06:31:56 La corte del Leone El Leone, ch'è Re de la Foresta, disse un giorno a la moje: - Come mai, tu che sei tanto onesta, hai fatto entrà 'na Vacca ne la Corte? Belle scorte d'onore che te fai! - - Lo so, nun c'è decoro: - je fece la Lionessa - ma nun so' mica io che ce l'ho messa; quela Vacca è la moje de quer Toro ch'hai chiamato a guardà l'affari tui: sopporto lei per un riguardo a lui; ma si sapessi er danno che ce fanno 'ste bestie, che ce fanno! - Hai raggione, hai raggione, nun ce torna - j'arispose er Leone; e er giorno istesso fece 'na legge e proibbì l'ingresso a tutti l'animali co' le corna. Così per esse certo d'avè 'na corte onesta, er Re de la Foresta lo sai che diventò? Re der Deserto. (Trilussa) |
dany61 |
Inserito il - 09/05/2020 : 05:37:52 Han sradicato un albero Han sradicato un albero. Ancora stamani il vento, il sole, gli uccelli l’accarezzavano benignamente. Era felice e giovane, candido ed eretto, con una chiara vocazione di cielo e un alto futuro di stelle. Stasera giace come un bimbo esiliato dalla sua culla, spezzate le tenere gambe, affondato il capo, sparso per terra e triste, disfatto di foglie e in pianto ancora verde, in pianto. Questa notte uscirò - quando nessuno potrà vedere, quando sarò solo - a chiudergli gli occhi ed a cantargli quella canzone che stamani il vento passando sussurrava. (Rafael Alberti)
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dany61 |
Inserito il - 08/05/2020 : 05:07:48 " Le persone " E sono strane le persone quando sbagliano, spariscono per non chiederti scusa, non si fanno più vedere, non si fanno più sentire, e tu ci devi rinunciare anche se per te sono importanti, anche se le hai nel cuore, ma non perché non le ami più, semplicemente perché capisci che così importante tu per loro, non sei stato mai !! E non è sempre vero che le persone ti restituiscono sempre quel che meriti, quasi sempre alle persone, tu fai del bene, e ti restituisco cattiverie. E sono strane le persone che non sanno riconoscere le tue azioni che nel frattempo dicono chi sei, mentre loro non capiscono, ed insistono nelle loro percezioni, convinzioni, di voler credere chi sei. Poi nel frattempo capisci, impari e ti rendi conto che le persone vivono lo stesso tranquille, serene, in pace con sé stesse e la loro coscienza, in quanto a loro basta credere ad una sola versione, quella loro, quella che raccontano in giro ed a sé stessi/e....... quella più comoda per loro !!! Mentre intanto tu, continui ad essere chi sei, mostrando di essere grande, rimanendo in silenzio, in quanto per brillare non hai bisogno di spegnere la luce altrui, brillando di luce propria, e mai di quella riflessa come loro !!! |
dany61 |
Inserito il - 07/05/2020 : 06:26:00 Filastrocca Trotta il cavallo con in groppa il fantino strillano i grilli sul muro vicino trama la strega vicino al camino e,abra cadabra,dal suo pastrano appare un guerriero e ha una sciabola in mano. Freme di ombre la camera brilla si accende e si spegne come una scintilla di luci e rumori, e se alzo la testa tuon di cannoni e mare in tempesta. Scosse spintoni e ,che strano miraggio; un pirata che grida "All'arrembaggio". Bende sugli occhi più di unoè trafitto mamma che scontri lì sul soffitto. Spari, battaglie,lacrime e cori ciurme feroci che cercan tesori. Un colpo fulmineo mi arriva vicino un altro per poco sfiora il mio cuscino. Scroscia la pioggia e ulula il vento io chiudo gli occhi dallo spavento. Poi all'improvviso la camera tace apro gli occhi e la luce riporta la pace. Il bagliore sorride sui morti parati e dove sono le onde, le nave e i pirati? Ma ad un tratto una mano cala sul lettino... è la mamma che piano culla il suo bambino.
Ilaria Azzurro
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dany61 |
Inserito il - 06/05/2020 : 06:10:10 Come potresti andar...... Come potresti andar per i sentieri senza calzari atti a camminare senza pane sufficiente per sfamare il corpo stanco da quel lungo andare.
Come potresti navigare il mare con un legno d'ulivo senza vela che non dia, al tuo sguardo, prora e salda poppa, dietro la tua schiena.
Come potresti rimirare il cielo con gli assopiti occhi dell'oscurità se non avessi le rosate aurore ed i tramonti teneri o arroganti.
Come potresti vivere il tuo sogno senza il mistero della tua paura pavido Atlante d'ogni desiderio converso nelle spire del dormire.
E dunque come puoi, solo, pensare di partire impavido dal mondo per raggiungere il nastro d'orizzonte alla ricerca dell'arcobaleno.
Apri il tuo sguardo sopra il tuo terreno, tocca la terra ed alza braccia al cielo, ascolta il vento delle tue emozioni e scopri, con la gioia, il tuo vangelo.
Dopo, potrai seguire il tuo sentiero nell'avventura tua di quel cercare un altro mondo, o te stesso intero, che potresti, alla fine, non trovare. (Stefano Cona) |
dany61 |
Inserito il - 05/05/2020 : 07:54:03 L'agonia della Poesia Quando l’animo è cupo, pervaso da rancore, quando non c’è più amore, invano cerchi di comporre un verso. Mancano le parole, la fantasia ha perso ogni colore! La tua mente balbetta, stenta a comporre qualcosa di decente. Lo sguardo vaga pensoso, si sperde tra le nebbie che nascondono i monti e cancellano i laghi ed i torrenti. I pensieri si rincorrono come i passeggeri in corsa in una metropolitana affollata, dove il rumore affoga ogni pensiero ed annega la voce della gente. Avverti l’inutilità della tua vita: e sogni un mare di tranquillità ed isole assolate e sperse tra l’onde d’un Egeo turchino. E rivedi i tuoi padri, addormentati all’ombra d’un contorto fico o di acacie fiorite e profumate, tornati a ristorar le stanche membra dopo che il fato via li sospinse dall’Eubea ventosa per lidi sconosciuti a soffrire in cuor di nostalgia. (Salvatore Armando Santoro) |
dany61 |
Inserito il - 04/05/2020 : 06:21:12 Notte insonne ripenso la mia vita l'infanzia i conti ormai chiusi avvio un percorso ostacolato Il paesaggio dall'alto in volo procede ininterrotto attraverso linee e volumi sconosciuti in nero infinite tonalità colori nel nero un occhio si apre come falco capta fluorescenze evidenziano i contorni, movimenti interni minuscole strie rosse si trasformano è immenso il paesaggio movimentato non umano l'uomo compone monoliti ingombranti il nero pronto per la luce desidera individuare le sue forme |
dany61 |
Inserito il - 03/05/2020 : 07:03:25 "Mi dispiace, ma io non voglio fare l’imperatore. Non voglio né governare nécomandare nessuno. Vorrei aiutare tutti: ebrei, ariani, uomini neri e bianchi. Tuttinoi esseri umani dovremmo unirci, aiutarci sempre, dovremmo godere della felicità del prossimo. Non odiarci e disprezzarci l’un l’altro. In questo mondo c’è posto per tutti. La natura è ricca e sufficiente per tutti noi. La vita può essere felice e magnifica, ma noi l’abbiamo dimenticato. L’avidità ha avvelenato i nostri cuori, fatto precipitare il mondo nell’odio, condotti a passo d’oca verso le cose piùabiette. Abbiamo i mezzi per spaziare, ma ci siamo chiusi in noi stessi. Lamacchina dell’abbondanza ci ha dato povertà, la scienza ci ha trasformati in cinici,l’abilità ci ha resi duri e cattivi. Pensiamo troppo e sentiamo poco. Più che macchine ci serve umanità, più che abilità ci serve bontà e gentilezza. Senzaqueste qualità la vita è vuota e violenta e tutto è perduto. L’aviazione e la radio hanno avvicinato la gente, la natura stessa di queste invenzioni reclama la bontà dell’uomo, reclama la fratellanza universale. L’unione dell’umanità. Persino ora lamia voce raggiunge milioni di persone. Milioni di uomini, donne, bambini disperati, vittime di un sistema che impone agli uomini di segregare, umiliare etorturare gente innocente. A coloro che ci odiano io dico: non disperate! Perchél’avidità che ci comanda è soltanto un male passeggero, come la pochezza di uomini che temono le meraviglie del progresso umano. L’odio degli uominiscompare insieme ai dittatori. Il potere che hanno tolto al popolo, al popolotornerà. E qualsiasi mezzo usino, la libertà non può essere soppressa. Soldati! Noncedete a dei bruti, uomini che vi comandano e che vi disprezzano, che vi limitano, uomini che vi dicono cosa dire, cosa fare, cosa pensare e come vivere! Che viirregimentano, vi condizionano, vi trattano come bestie! Voi vi consegnate a questa gente senza un’anima! Uomini macchine con macchine al posto delcervello e del cuore. Ma voi non siete macchine! Voi non siete bestie! Sieteuomini! Voi portate l’amore dell’umanità nel cuore. Voi non odiate. Coloro cheodiano sono solo quelli che non hanno l’amore altrui. Soldati, non difendete laschiavitù, ma la libertà! Ricordate che nel Vangelo di Luca è scritto: «Il Regno diDio è nel cuore dell’Uomo». Non di un solo uomo, ma nel cuore di tutti gli uomini. Voi, il popolo, avete la forza di creare le macchine, il progresso e lafelicità. Voi, il popolo, avete la forza di fare si che la vita sia bella e libera. Voi chepotete fare di questa vita una splendida avventura. Soldati, in nome dellademocrazia, uniamo queste forze. Uniamoci tutti! Combattiamo tutti per un mondo nuovo, che dia a tutti un lavoro, ai giovani la speranza, ai vecchi laserenità ed alle donne la sicurezza. Promettendovi queste cose degli uomini sono andati al potere. Mentivano! Non hanno mantenuto quelle promesse e mai lofaranno. E non ne daranno conto a nessuno. Forse i dittatori sono liberi perchérendono schiavo il popolo. Combattiamo per mantenere quelle promesse. Per abbattere i confini e le barriere. Combattiamo per eliminare l’avidità e l’odio. Unmondo ragionevole in cui la scienza ed il progresso diano a tutti gli uomini ilbenessere. Soldati! Nel nome della democrazia siate tutti uniti!" Charlie Chaplin, Discorso all'umanità, pronunciato da Chaplin nel finale del film Il Grande Dittatore (1940) |
dany61 |
Inserito il - 03/05/2020 : 06:53:24 ACCETTARE IL DIVERSO, ADESSO E', AMARE, AMICI, AMICIZIA, AMORE, AMORI, ANDARE OLTRE, ANIMA, CAMBIAMENTO, CAMBIARE, CAMMINO, CAMMINO DI LUCE, CAPIRSI, CIELO GRIGIO, CONDIVISIONE, CONFRONTO, CONSAPEVOLEZZA DI SE, CORAGGIO, DA SOLI, DESIDERI, DESTINO, DOMANDE, DOMANI, FORZA NUOVA, FRAMMENTI DI CIELO, FRAMMENTI DI VITA, FUORI TEMA, I COLORI DELLA NOSTRA ANIMA, IL BAULE DEI RICORDI, IL BENE PIU GRANDE, IL CIELO DI STELLA, INCOMPRENSIONI, INCONTRI, INCONTRO, INNAMORARSI ANCORA, INSICUREZZE, NOTTE, POESIA, POESIE, SORRISI DEL CUORE, SORRISO DI LUCE, STELLA, STELLA SOLITARIA, STELLASOLITARIA |
dany61 |
Inserito il - 02/05/2020 : 06:35:52 «Questa mattina mi sono svegliata con in testa un articolo che racconta di come raggiungere la felicità attraverso una formula quasi matematica. All’inizio mi ero chiesta: come, proprio adesso che c’è l’emergenza sanitaria? L’autore dell’articolo sostiene che, sì, anche adesso che c’è la pandemia, e lui lo insegna in una di quelle università straniere in cui si imparano l’economia e la finanza che fanno girare le cose grandi del mondo e messa così, mi sono detta, la felicità ci sta, eccome, e ho continuato a leggere. E insomma viene fuori che: felicità= genetica + circostanze + abitudini. E che: abitudini= famiglia + lavoro + amici + ciò in cui credete. E per sapere quanto pesa ciascuna voce si fa: quel che avete, diviso per quel che vorreste avere. E il segreto per far tornare i conti è saper gestire i desideri. Allora mi è venuto in mente un bambino che durante la quarantena ha fatto la conoscenza del gatto con gli stivali e prima era tutto un lamentarsi che non si va più al parco e adesso è tutto un girare gioioso per casa con indosso gli stivali da pioggia e persino mangiare e dormire senza toglierli mai sennò l’incantesimo finisce. E ho pensato a quella canzone in cui si dice che non puoi sempre avere ciò che vuoi, ma potresti avere ciò di cui hai bisogno. E mi sono ricordata di quanto tempo ho impiegato per capirla. E per essere d’accordo.» Natascha Lusenti |
dany61 |
Inserito il - 01/05/2020 : 06:15:16 L' ALCOOL DELLA VITA ho avuto la mia notte posseduto lamiamata e dal suo dolce petto bevvi l'alcool della vita cha sciolte le due lingue ed ha unito i nostri corpi ha dato fuocalfuoco aprendo quelle porte che sembravano bloccate dal senso del pudore c'ha fatto fare cose coltrepassano l'amore il costumedilbuonsenso malodore della carne era cosintenso cho smesso dipensare a ciò che c'era poi sapendo che l'arrivo non è mai dove lo vuoi ma si sposta comunape che va di fiorinfiore e alla fine della siepe troverà nuovavventure. LORENZO KRUGER |
dany61 |
Inserito il - 30/04/2020 : 06:39:43 Arciere impaurito Ti ho cullato per le vie di Roma Protetto In morbide vesti Mentre pioggia cadeva asciutta Su lenzuola stese Al sole di Maggio Pensiero svanito Freccia scoccata Da arciere impaurito Lasci: Lacrime che bagnano Bianche camicie E una promessa… da mantenere! Roberta Musumeci |
dany61 |
Inserito il - 29/04/2020 : 06:30:42 La notte del Pesach “pedem referens, omnis evaserat casus” (Virgilio, Bucoliche) Era la notte del Pesach, nell’oscura sera segnata già di luce sedevamo, attenti all’alba di là da venire e pure quasi venuta tanto forte, in noi, la sapienza del risorgere, già rivolgendo indietro il passo credemmo superato ogni Occaso. Ma ecco le cime nere dei pini marini convogliavano insieme in un sol punto al centro del sentiero, le dita nere dei neri rami la polvere rodevano delle zolle divelte, nel sentiero così corrotto il cammino diviene caduta libera fino al centro della terra. Io, pupa trasparente, imitazione della vita che fui contenitore vano, scivolai al fondo scuro delle forme e con me le cose tutte al fondo del non-senso al tempo eterno della morte all’atto del tramontare. E tu non puoi parlarmi più. Eppure il canto meridiano della cicale, certe memori macchie di luce a lampi tra i rami scuri, tante albe già risorte, e noi sapevamo pure il ciclo certo del sole che fermo sempre sorge e cade e sorge e il tempo nelle ore correnti che sempre rinnova il giorno; sedevamo, intenti all’alba di là da venire. Laura Marino |
dany61 |
Inserito il - 28/04/2020 : 08:39:26 Guerra (Barbara Imparata) Scende lieta la sera Sulla mia casa. La tavola imbandita di ogni Cosa. La famiglia riunita Le dolci risa di mia madre. Lo sguardo severo di mio padre Sui miei fratelli che giocano con il pane. Mi volgo verso il camino E vedo le lingue di fuoco che salgono in alto. Qualcuno mi chiama. Apro gli occhi. Dove sono? Macerie sono la mia casa Il mio stomaco brontola Volgo il mio sguardo verso destra Il mio amico e' ferito La sua gamba e' sempre più gonfia. Penso: allora era tutto un sogno.
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dany61 |
Inserito il - 27/04/2020 : 09:00:39 LA VERGINE CUCCIA Qual anima è volgar la sua pietate Serbi per l’uomo: e facile ribrezzo Dèstino in lei del suo simile i danni O i bisogni o le piaghe. Il cor di questo Sdegna comune affetto; e i dolci moti A più lontano limite sospigne. "Pera colui che prima osò la mano Armata alzar su l’innocente agnella E sul placido bue: nè il truculento Cor gli piegàro i teneri belati, Nè i pietosi mugiti, nè le molli Lingue lambenti tortuosamente La man che il loro fato aimè stringea". Tal ei parla o signor: ma sorge in tanto A quel pietoso favellar da gli occhi De la tua dama dolce lagrimetta Pari a le stille tremule brillanti, Che a la nova stagion gemendo vanno Da i palmiti di Bacco entro commossi Al tiepido spirar de le prim’aure Fecondatrici. Or le sovvien del giorno, Ahi fero giorno! allor che la sua bella Vergine cuccia de le Grazie alunna, Giovanilmente vezzeggiando, il piede Villan del servo con gli eburnei denti Segnò di lieve nota: e questi audace Col sacrilego piè lanciolla: ed ella Tre volte rotolò; tre volte scosse Lo scompigliato pelo, e da le vaghe Nari soffiò la polvere rodente: Indi i gemiti alzando, aita aita Parea dicesse; e da le aurate volte A lei la impietosita eco rispose; E dall’infime chiostre i mesti servi Asceser tutti; e da le somme stanze Le damigelle pallide tremanti Precipitàro. Accorse ognuno: il volto Fu d’essenze spruzzato a la tua dama: Ella rinvenne al fine. Ira e dolore L’agitavano ancor: fulminei sguardi Gettò sul servo; e con languida voce Chiamò tre volte la sua cuccia: e questa Al sen le corse; in suo tenor vendetta Chieder sembrolle: e tu vendetta avesti Vergine cuccia de le Grazie alunna. L'empio servo tremò; con gli occhi al suolo Udì la sua condanna. A lui non valse Merito quadrilustre: a lui non valse Zelo d’arcani ufici. Ei nudo andonne De le assise spogliato onde pur dianzi Era insigne a la plebe: e in van novello Signor sperò; chè le pietose dame Inorridiro; e del misfatto atroce Odiàr l’autore. Il perfido si giacque Con la squallida prole e con la nuda Consorte a lato su la via spargendo Al passeggero inutili lamenti: E tu vergine cuccia idol placato Da le vittime umane isti superba. GIUSEPPE PARINI |
celeste |
Inserito il - 26/04/2020 : 15:03:37 Si è un po' denso ma si legge dai! Quindi non leggerai mai I miserabili? Il mio libro preferito in assoluto è Il maestro e Margherita di Bulgakov (ne ho 2 copie!!) Ciao buona giornata. |
dany61 |
Inserito il - 26/04/2020 : 07:00:42 Sovraliminale Finirà presto la stagione dei naufragi com’è finita da tempo quella degli attentatori islamici. Le parate per i gay fanno sempre arcobaleno ma al giorno d’oggi il colore che ci preme più di tutti è il nero. Salvo saldi d’ideologia, s’indossano solo pensieri all’ultimo grido, sfilando. Lei la chiama glossolalia. Nell’aria deliziosamente danza un avvelenamento lento senza bagliore di esplosioni, senza rilascio di gas venefici. Günther Anders ha detto che quando i morti sono troppi la coscienza è incapace di rimorderti. Così con la coscienza a posto la sera mettiamo la testa a riposo, le mani negate ai questuanti gettano materiali plastici. Francesca Del Moro ciao Maura non sono mai riuscito a leggere libri di quel livello, |
celeste |
Inserito il - 25/04/2020 : 10:05:18 Sto leggendo La peste di Albert Camus - siamo in parallelo... |
dany61 |
Inserito il - 25/04/2020 : 06:11:58 considerate se questo eÌ un uomo che lavora nel fango che non conosce pace che lotta per mezzo pane che muore per un siÌ o per un no. Considerate se questa eÌ una donna, senza capelli e senza nome senza piuÌ forza di ricordare vuoti gli occhi e freddo il grembo come una rana d'inverno. Meditate che questo eÌ stato: vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore stando in casa andando per via, coricandovi alzandovi; ripetetele ai vostri figli. O vi si sfaccia la casa, la malattia vi impedisca, i vostri nati torcano il viso da voi. Primo Levi |
dany61 |
Inserito il - 24/04/2020 : 06:12:58 «Ho paura» stridette Fortunata. «Ma vuoi volare, vero?» miagolò Zorba. Dal campanile di San Michele si vedeva tutta la città. La pioggia avvolgeva la torre della televisione, e al porto le gru sembravano animali in riposo. «Guarda si vede il bazar di Harry. I nostri amici sono laggiù» miagolò Zorba. «Ho paura! Mamma!” stridette Fortunata. Zorba saltò sulla balaustra che girava attorno al campanile. In basso le auto sembravano insetti dagli occhi brillanti. L’umano prese la gabbiana tra le mani. «No! Ho paura! Zorba! Zorba!» stridette Fortunata beccando le mani dell'umano. Aspetta. Posala sulla balaustra» miagolò Zorba. «Non avevo intenzione di buttarla giù» disse l'umano. «Ora volerai, Fortunata. Respira. Senti la pioggia. E' acqua. Nella tua vita avrai molti motivi per essere felice, uno di questi si chiama acqua, un altro si chiama vento, un altro ancora si chiama sole e arriva sempre come una ricompensa dopo la pioggia. Senti la pioggia. Apri le ali» miagolò Zorba. La gabbianella spiegò le ali. I riflettori la inondavano di luce e la pioggia le copriva di perle le piume. L'umano e il gatto la videro sollevare la testa con gli occhi chiusi. «La Pioggia. L'acqua. Mi piace!» stridette. «Ora volerai» miagolò Zorba. «Ti voglio bene. Sei un gatto molto buono» stridette Fortunata avvicinandosi al bordo della balaustra. «Ora volerai. Il cielo sarà tutto tuo» miagolò Zorba. «Non ti dimenticherò mai. E neppure gli altri gatti» stridette lei già con metà delle zampe fuori dalla balaustra, perché come dicevano i versi di Atxaga, il suo piccolo cuore era lo stesso degli equilibrasti. «Vola!» miagolò Zorba allungando una zampa e toccandola appena. Fortunata scomparve alla vista, e l'umano e il gatto temettero il peggio. Era caduta gi» come un sasso. Col fiato sospeso si affacciarono alla balaustra, e allora la videro che batteva le ali sorvolando il parcheggio, e poi seguirono il suo volo in alto, molto pi» in alto della banderuola dorata che corona la singolare bellezza di San Michele. Fortunata volava solitaria nella notte amburghese. Si allontanava battendo le ali con energia fino a sorvolare le gru del porto, gli alberi delle barche, e subito dopo tornava indietro planando, girando più volte attorno al campanile della chiesa. «Volo! Zorba! So volare!» strideva euforica dal vasto cielo grigio. L'umano accarezzò il dorso del gatto. «Bene, gatto. Ci siamo riusciti» disse, sospirando. «Si, sull'orlo del baratro ha capito la cosa più importante» miagolò Zorba. «Ah si? E cosa ha capito?» chiese l'umano. «Che vola solo chi osa farlo» miagolò Zorba. «Immagino che adesso tu preferisca rimanere solo. Ti aspetto giù» lo salutò l'umano. Zorba rimase a contemplarla finché non seppe se erano gocce di pioggia o lacrime ad annebbiare i suoi occhi gialli di gatto nero grande e grosso, di gatto buono, di gatto nobile, di gatto del porto. Luis Sepúlveda - Storia di gabbianella e del gatto che le insegnò a volare |
dany61 |
Inserito il - 23/04/2020 : 08:53:50 L'aria è piena di grida Pensi davvero che basti non avere colpe per non essere puniti, ma tu hai colpe. L’aria è piena di grida. Sono attaccate ai muri, basta sfregare leggermente. Dai mattoni salgono respiri, brandelli di parole. Ferri di cavalli morti circondano immagini di battaglie Le trattengono prima che vadano in un futuro senza cornici. Cosa ci rende tanto crudeli gli uni con gli altri? Cosa rende alcuni più crudeli di altri? Le crudeltà subite e poi inghiottite fino a formare una guaina con aculei sul corpo ferito? O semplicemente siamo predestinati al male, e la vita è solo fatta di tregue dove sostiamo per non odiare e non colpire? Antonella Anedda |
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Inserito il - 22/04/2020 : 10:06:12 Intenso Paul Eluard (1895-1952) che in Nessuno può conoscermi (traduzione di Franco Fortini) si sofferma sul fatto che le persone che si amano si conoscono intimamente, come nessun altro: Nessuno può conoscermi meglio di come tu mi conosci Gli occhi tuoi dove dormiamo tutti e due alle mie luci d’uomo han dato la sorte migliore che alle notti della terra Gli occhi tuoi dove io viaggio han dato ai gesti delle strade un senso separato dal mondo Negli occhi tuoi coloro che ci svelano la nostra solitudine infinita non sono più quel che credevan d’essere Nessuno può conoscerti come io ti conosco
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dany61 |
Inserito il - 21/04/2020 : 06:17:12 Come vedi il tempo passa in noi, ci attraversa. È ciò che deve fare e lo fa malgrado noi Noi siamo solo più… scegli tu cosa… Più belli, più vecchi, più stanchi… o forse abbiamo solo più dubbi Io lo sento bene il tempo mentre mi attraversa ma ho rinunciato all’attesa. Ho smesso di aspettare e non vengo a cercarti. Ti penso spesso però e lo faccio con la stessa emozione con cui si guarda il tramonto. Il rosso del cielo era nostro, come pure ci apparteneva la penombra e le sue lunghe ombre bramose di tenebre, bramose di stelle e silenzio: le nostre stelle lontane. Ma non aspetto più perché il tramonto porta la notte e servono occhi diversi per ritrovare la nostra stella. Sono occhi trasparenti dove non abita il dubbio perché se dubiti dimentichi la strada e le stelle sono tante e nei loro meandri ti perdi finché non ti stanchi e ti fermi su una, quella che scalda o quella che brilla di più. Forse è meglio così, forse è meglio la certezza di una tiepida luce al rischio ardente del fuoco, perché era questo che eravamo noi fervide e indomite fiamme da indossare sulla vita. Proprio quelle rare, quelle che fanno paura. Giulia Torelli |
dany61 |
Inserito il - 20/04/2020 : 06:29:49 La più bella storia d'amore L’ultima nota del tuo addio mi disse che non sapevo nulla e che arrivavo al tempo necessario di imparare i perché della materia. Così, fra pietra e pietra seppi che sommare è unire e che sottrarre ci lascia soli e vuoti. Che i colori riflettono l’ingenua volontà dell’occhio. Che i solfeggi e i sol raddoppiano la fame dell’orecchio Che è la strada e la polvere la ragione dei passi. Che la via più breve fra due punti è il giro che li unisce in un abbraccio sorpreso. Che due più due può essere un pezzo di Vivaldi. Che i geni gentili stanno nelle bottiglie di buon vino. Una volta imparato tutto questo tornai a disfare l’eco del tuo addio e al suo posto palpitante scrissi la Più Bella Storia d’Amore ma, come dice l’adagio, non si finisce mai d’imparare e aver dubbi. Così, ancora una volta facilmente come nasce una rosa o si morde la coda una stella cadente, seppi che la mia opera era scritta perché La Più Bella Storia d’Amore è possibile solo nella serena e inquietante calligrafia dei tuoi occhi Luis Sepúlveda. |
dany61 |
Inserito il - 19/04/2020 : 06:27:34 Mi sembra così strano Che abbiamo tanto tempo per odiare Quando la vita è solo una goccia Tra questo momento e l'altro. È tristemente incomprensibile Che non raccogliamo i fiori Che non amiamo, Noi, che così in fretta ce ne andiamo. Mi sembra così strano Che abbiamo così tanto tempo per l'odio, Quando la vita è solo una goccia Tra questo momento e l'altro Ed è incomprensibile Che non guardiamo il cielo più spesso Che non raccogliamo fiori, che non amiamo Noi che così in fretta moriamo Jean Cocteau |
dany61 |
Inserito il - 18/04/2020 : 06:15:49 «Questa mattina mi sono svegliata e ho pensato a una donna che ha mandato una fotografia a un mio amico per mostrargli un tulipano spuntato dai bulbi che le ha regalato lui, qualche anno fa. “Me ne sono accorta solo ieri”, gli ha scritto, e chissà che non fosse lì già da giorni. Poi ho pensato a una mia amica che mi ha augurato buona Pasqua con l’immagine dei fiori nel suo giardino che sono spuntati in anticipo rispetto agli altri anni. Li aveva piantati tanto tempo fa con suo nonno e dice che da allora rinascono continuamente e che secondo lei è di buon auspicio. Allora mi sono venuti in mente i fiori che punteggiano di bianco uno dei vasi che ho sul balcone. Assomigliano un po’ a quelli dell’aglio selvatico, ma sono più sottili e più piccoli e non ricordo cosa potrebbero essere. E mi sono detta che dovremmo stare attenti alle parole che usiamo perché quelle che teniamo nella nostra testa sono la terra dei nostri pensieri e se vogliamo pensieri utili e forti, come certe verdure, o belli e che diano sollievo, come certi fiori, è importante scegliere la terra giusta. E mi sono detta che non è vero che siamo in guerra e che anzi ho l’impressione che non ci sia mai stata una tale unione della forza di noi umani contro il lato oscuro. Mi sembra che non ci siamo mai affidati, in così tanti e per così tanto tempo, alle parole di chi ha strappato un pezzo di conoscenza al buio in cui veniamo al mondo e che, perciò, sa guidarci meglio di altri, sebbene non sia facile per nessuno.»
Natascha Lusenti |
dany61 |
Inserito il - 17/04/2020 : 05:49:11 Un giorno, all’improvviso mentre ti starai pettinando, in silenzio o mentre ti infilerai una calza ti verrà in mente un mio gesto e ti ritroverai a sorridere pensandomi Un giorno, all’improvviso pedalando veloce sotto le prime gocce di una calda pioggia di settembre sentirai un odore arrivarti al naso e risvegliare un ricordo di mestoli e tegami e mi vedrai davanti al fuoco, per un attimo Un giorno, all’improvviso farai qualcosa che facevo anch’io proprio allo stesso modo in cui la facevo io e te ne meraviglierai moltissimo perché non avresti mai pensato di potermi somigliare così tanto E ti mancherò da fare male Ma sarò con te in ogni gesto o nel muoversi delle foglie nel frusciare di un gatto nel giardino o nelle orme di un pettirosso sulla neve come solo l’eterna presenza di una madre lo può. C. Turroni |
dany61 |
Inserito il - 16/04/2020 : 06:37:07 Canto di chi rimane a casa Restare a casa è un ordine che non si discute, ma da adesso in poi dovremmo essere un poco più attenti a quelli che muoiono sul lavoro. lo so che ora il problema è non infettare gli altri, lo so che non è una banale influenza quella che ci sta attraversando, ma se dobbiamo temere la malattia dobbiamo temerla sempre, dobbiamo mettere pochi pesticidi nelle terre e le industrie pochi veleni nel cibo e nell'aria. e chi non è più amato non può più uccidere la sua amante, e si può essere ricchi solo se non ci sono poveri. Non voglio affiancarmi agli stupidi per ogni volta che dici qualcosa ti rispondo che il problema è un altro, dobbiamo chiedere che dal prossimo autunno, ogni governo, di destra o di sinistra, si ponga il problema che vendere sigarette è vendere tumori e vendere alcolici è vendere cirrosi. Ora più che mai è un dovere di tutti stare bene ma nel futuro deve essere anche un diritto: se un futuro governo, come quelli passati, toglierà soldi agli ospedali per destinarli alle spese militari sarà un governo di criminali. Franco Arminio |
dany61 |
Inserito il - 15/04/2020 : 08:20:20 LA GRANDE SETE Si...qualche volta ci riprovo ancora a edificare sogni sul confine la materia si plasma come allora quando inventavo mondi senza fine. Prima dell'alba il bimbo si destava cercava la salita e la montagna tempo di funghi...pochi soldi dava scarpe e vestiti...caramelle al miele. La calda estate asciugava le fonti la sete dopo ore tormentava e nei pascoli alti faggi e abeti diventavan stregati ed opprimenti. Poi...finalmente!, l'ultima sorgente che ancora qualche goccia trasudava...fredda come l'inverno! rischiarava la mente!. Foglie di faggio...un misero bicchiere lunghi minuti a placare l'arsura il sudore tornava sulla fronte e sui sensi appannati si spargeva. Chi ha provato la sete non potrà mai dar nulla per scontato, e il vecchio...da un ricordo ritrovato trova la forza per un'altra estate! Bevo in silenzio...fingo di aver sete trattenendo le gocce sul palato mi nutro del silenzio delle cose che non ho mai distrutto o abbandonato. Quanta stanca bellezza!... chiuse le porte a un mondo deludente rivivo il mito della giovinezza che è come l'acqua di quella sorgente!. Da "La Cultura Dell'Alba" inedita Diritti Riservati. |
dany61 |
Inserito il - 14/04/2020 : 06:48:32 L' ALCOOL DELLA VITA ho avuto la mia notte posseduto lamiamata e dal suo dolce petto bevvi l'alcool della vita cha sciolte le due lingue ed ha unito i nostri corpi ha dato fuocalfuoco aprendo quelle porte che sembravano bloccate dal senso del pudore c'ha fatto fare cose coltrepassano l'amore il costumedilbuonsenso malodore della carne era cosintenso cho smesso dipensare a ciò che c'era poi sapendo che l'arrivo non è mai dove lo vuoi ma si sposta comunape che va di fiorinfiore e alla fine della siepe troverà nuovavventure. LORENZO KRUGER |
dany61 |
Inserito il - 13/04/2020 : 06:00:05 La parola capitombolo, per esempio. La parola capitombolo mi ha sempre fatto ridere, come anche ruzzolone. Non ridevo quando capitombolavo o ruzzolavo giù per le scale – a volte ridevo, a dire la verità, quando riuscivo a vedere la comicità della scena dall'esterno senza venire sopraffatto dal dolore – e adesso sono più attento o più stabile e mi capita meno spesso, di cadere o di ruzzolare – e in realtà la parola capitombolo, scopro adesso, vuole dire anche capriola, una caduta in cui si finisce in piedi, senza farsi male. Non so se ci avete mai fatto caso. Quando un bambino piccolo cade per terra non inizia immediatamente a piangere, in genere; prima si volta a guardare la reazione dei genitori. Non piange per il dolore, piange per lo spavento che legge nei loro occhi, per la loro apprensione. Se i genitori sorridono, o fanno finta di niente, il bambino non piange, si rialza, sorride anche lui. E allora forse il trucco è questo. Siamo grandi, io e te, e siamo un po’ il bambino e un po’ i suoi genitori, e forse all’inizio non riusciamo a evitare di allargare lo sguardo e le pupille, di arrotondare la bocca, di lanciare un piccolo grido, ma possiamo sempre ricordare questo espediente e sorriderci, invece, sapendo che, in un modo o nell’altro, cadremo in piedi. Pensa ad esempio alla parola "capitombolo". La parola capitombolo fa ridere, è una parola buffa, una parola che sembra una smorfia, quando viene pronunciata, una parola cicciotta come le piegoline dei gomiti dei neonati o certi animaletti molto pelosi. Una parola che te la immagini cosparsa di zucchero a velo come una ciambella, una parola che fa ricordare quelle scene dei film muti dove a un calcio nel culo segue una capriola. |
dany61 |
Inserito il - 12/04/2020 : 06:23:52 Questo post mi ha commosso... Non è la mia nonna, era un'ospite di una casa di riposo a Bergamo. Lei stava seduta sulla sua sedia, in disparte, e mi osservava alle prese con un'intervista. Ricordo tutta la tenerezza del suo sguardo, tutta la bellezza di un volto antico, quasi secolare. "Mi scusi signora - le avevo sussurrato - ma lei è talmente bella... posso farle scattare una foto dal fotografo del giornale?" Colta di sorpresa si era sciolta in un sorriso. Un sorriso silenzioso, pudico, così gentile da smuovermi l'anima. E poi aveva acconsentito. Prima dello scatto ricordo che si era sistemata lo scialle e la collanina d'oro. Gesti di una grazia assoluta. Quando dite: "E allora? Muoiono solo i vecchi" state parlando di persone come lei, con occhi sapienti colmi di tenerezza e morbidi capelli bianchi. State parlando di un luogo sicuro per i nipoti che non vedono l'ora di sentirsi stretti tra le braccia dei nonni. State parlando di una memoria che è una biblioteca senza eguali. Questo abbiamo perso qui a Bergamo: migliaia di nonni in un solo mese. E se li chiamate "vecchi" come fossero un avanzo, permettetemi, non avete capito nulla. Da noi, a Bergamo, si chiamano radici. Wedding Reporter Heidi Busetti |
dany61 |
Inserito il - 11/04/2020 : 06:19:37 Questa mattina mi sono svegliata e ho pensato a un uomo che è in ospedale da qualche giorno. È indebolito, e i medici dicono che è normale che si senta così dopo quello che ha passato. Sua moglie si è spaventata tantissimo e non ha potuto stargli vicino, in ospedale, per le cautele dovute alla pandemia. Quest’uomo non soffre della malattia che sta unendo il mondo. È invece malato da tempo e ha avuto una brutta crisi a causa dei farmaci che deve prendere. Di sicuro non gli ha fatto bene la preoccupazione di questi mesi, perché i suoi due figli vivono lontano e si sono trovati entrambi in due città molto colpite dall’emergenza sanitaria. Poi ho pensato alle parole della dottoressa che lo sta seguendo: dice che è molto importante che il suo umore stia bene. È importante quanto i valori del sangue. E ho pensato che lui ha chiesto ai figli di non chiamarlo, durante i giorni di degenza, in parte perché non vuole disturbare gli altri pazienti e in parte perché gli verrebbe da piangere. Ha chiesto solo di avere un messaggio vocale dal nipotino che dica “bua via”. E ho pensato che è importante per ciascuno di noi che il nostro umore stia bene. E che per questo dobbiamo tutti praticare la pazienza e infondere speranza, come ha detto l’uomo che si veste di bianco, una settimana fa, in una grande piazza nel cuore di Roma, che pareva vuota ma era forse più piena di tante altre volte.» |
dany61 |
Inserito il - 10/04/2020 : 06:19:08 Rinchiusi Dentro dimore abitate ad ore incatenati Ci ritrovammo Disperati.
Vetri appannati da sguardi rassegnati Fecero delle mura Una stia di paura.
Seduti a pensare Quanto bello Era amare Restammo mesi con i cuori tesi.
Una rondine garriva Un mandorlo Applaudiva Tutto all'interno Era un inferno.
Si doveva Pazientare Meditare e ancor più Pregare.
Era questa La forza umana Il ferro e il suono Di una campana. Bernardo Panzeca
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dany61 |
Inserito il - 09/04/2020 : 07:11:49 La nostra generazione è troppo superficiale per il matrimonio. Ci si sposa come si va al McDonald’s. Poi, si fa zapping. Come vorreste che si restasse tutta la vita con la stessa persona nella società dello zapping generalizzato? In tempi in cui le star, gli uomini politici, le arti, i sessi, le religioni sono più intercambiabili che mai, perché il sentimento amoroso dovrebbe fare eccezione alla schizofrenia generale? E poi prima di tutto da dove ci viene questa strana ossessione di ingeniarci ad ogni costo per essere felici con una sola persona? Su 558 tipi di società umane solo il 24% è monogama, la maggior parte della specie animale è poligama. Il matrimonio è caviale a ogni pasto: un’indigestione di ciò che adorate, fino alla nausea. “Su, prendetene ancora un po’… Come? Non ne potete più? Ma se lo trovavate delizioso poco fa, che vi succede, si può sapere?”. La potenza dell’amore, il suo incredibile potere, doveva terrorizzare la società occidentale a tal punto da farle creare questo sistema mirato a disgustarvi di ciò che amate. Un ricercatore americano ha recentemente dimostrato che l’infedeltà’ è biologica. L’infedeltà’ secondo questo celebre scienziato è una strategia genetica atta a favorire la sopravvivenza della specie. Immaginatevi la scena. “Amore, non ti ho tradito per un mio piacere personale, l’ho fatto per la sopravvivenza della specie. Tu puoi anche fregartene ma qualcuno deve pur farsi carico di questa sopravvivenza della specie, se credi che io mi diverta..” Non sono mai soddisfatto, quando una ragazza mi piace voglio innamorarmene, quando ne sono innamorato voglio baciarla, quando l’ho baciata voglio andarci a letto e quando ci sono andato a letto voglio vivere con lei in un appartamento ammobiliato, quando vivo con lei in un appartamento ammobiliato voglio sposarla, quando l’ho sposata incontro un’altra ragazza che mi piace. L’uomo è un animale insoddisfatto, esitante tra diverse frustrazioni, se le donne volessero giocare d’astuzia li negherebbero per farsi correre dietro tutta la vita. L’unica domanda in amore è: A partire da quando si comincia a mentire? Siete sempre così felici di rientrare a casa e trovare la stessa persona che vi aspetta? Quando dite ti amo lo pensate sempre? Ci sara’ per forza è fatale un momento in cui per voi sarà uno sforzo, in cui i vostri ti amo non avranno più lo stesso sapore. Per me lo scatto è stata la rasatura, mi rasavo tutte le sere per non pungere Annie baciandola di notte e poi una sera lei dormiva già, ero uscito senza di lei fino all'alba , tipico genere di comportamento ignobile che ci si permette con la scusa del matrimonio, non mi sono rasato, pensavo che non fosse grave perché lei non se ne sarebbe accorta, invece significava semplicemente che non l’amavo più. (Frédéric Beigbeder, L'Amore dura tre anni) |
dany61 |
Inserito il - 08/04/2020 : 06:17:26 La vergine *Alda Merini* Non avete veduto le farfalle con che leggera grazia sfiorano le corolle in primavera? Con pari leggerezza limpido aleggia sulle cose tutte lo sguardo della vergine sorella. Non avete veduto quand’è notte le vergognose stelle avanzare la luce e ritirarla?… Così, timidamente, la parola varca la soglia del suo labbro al silenzio costumato. Non ha forma la veste ch’essa porta, la luce che ne filtra ne disperde i contorni. Il suo bel volto non si sa ove cominci, il suo sorriso ha la potenza di un abbraccio immenso. |
dany61 |
Inserito il - 07/04/2020 : 09:13:29 Quando i lillà fiorivano, l'ultima volta, nel prato davanti alla casa, | E il grande astro nel cielo d'occidente calava presto la sera, | Io ero in lutto, e sempre lo sarò, ogni volta che torni primavera. | | Primavera che sempre ritorni, sempre mi porterai questa triade, | I lillà perennemente in fiore, l'astro che tramonta ad occidente, | Ed il pensiero di colui che amo. | | Oh possente astro d'occidente tramontato! | Oh notte piena d'ombre - notte cupa e lacrimosa! | Oh grande astro scomparso - nera-tenebra, che lo nascondi! | Oh mani crudeli che mi trattengono impotente - anima mia smarrita! | Oh nube gelida che mi circonda e paralizza la mia anima! | | Nel recinto davanti ad una vecchia casa di campagna, presso la staccionata dipinta di bianco, | Cresce una pianta di lillà, alta, con le foglie a forma di cuore d'un verde intenso, | E molti grappoli di fiori, delicati, dal profumo acuto che amo, | Ogni foglia un miracolo - e là in quel prato davanti a quella casa, | Da quella pianta dai fiori dal colore delicato, con le foglie a forma di cuore d'un verde intenso, | Stacco un rametto fiorito.
Walt Whitman |
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Inserito il - 06/04/2020 : 06:24:30 Che la meraviglia abbia pietà Una coltre di tramonti rossi mi tempera la vista nella mezz’ora precedente alla tua scomparsa.
L’avvento del crepuscolo, come una ciminiera di pensieri, un affanno di catrame, è contemporaneo alla tua assenza.
T’ho presunta da un certo atteggiamento obliquo del naso, da un’incertezza meridiana della fronte scoscesa.
T’ho persa di vista e la sera è certo vasta, immensa tra le spoglie della luce per sperare di trovarti a occhi chiusi e mani cadute. Ivan Talarico
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dany61 |
Inserito il - 05/04/2020 : 06:47:26 Mia nonna diceva che quando una donna si sentirà triste, quello che potrà fare è intrecciare i suoi capelli: così il dolore rimarrà intrappolato tra i suoi capelli e non potrà raggiungere il resto del corpo. Bisognerà stare attente che, la tristezza, non raggiunga gli occhi, perché li farà piangere e sarà bene non lasciarla posare sulle nostre labbra, perché ci farà dire cose non vere; che non entri nelle tue mani – mi diceva – perché tosterà di più il caffè o lascerà cruda la pasta: alla tristezza piace il sapore amaro. Quando ti sentirai triste, bambina, intreccia i capelli: intrappola il dolore nella matassa e lascialo scappare quando il vento del nord soffia con forza. I nostri capelli sono una rete in grado di catturare tutto: sono forti come le radici del vecchio cipresso e dolce come la schiuma della farina di mais. Non farti trovare impreparata dalla malinconia, bambina, anche se hai il cuore spezzato o le ossa fredde per ogni assenza. Non lasciarla in te, con i capelli sciolti, perché fluirà come una cascata per i canali che la luna ha tracciato nel tuo corpo. Intreccia la tua tristezza – mi disse - intreccia sempre la tua tristezza. E, domani, quando ti sveglierai con il canto del passero, la troverai pallida e sbiadita tra il telaio dei tuoi capelli. Paola Klug, Intreccerò la mia tristezza. |
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Inserito il - 04/04/2020 : 06:40:59 OUVERTURE DI SETTEMBRE Se un segnale di vita mi giunge da un altrove, nella mente mi esplode un’ouverture di settembre. Girandole festose, negli occhi colmi d’ombra, recano ebbrezze di accesi colori. Ritrovo ( per inaspettato incantesimo ) il dialogo interrotto, spento come spalti svuotati , a partita conclusa. Se un segnale di vita mi giunge dai tuoi luoghi, distanze siderali percorrono i quadrifogli, aspirando abbracci di pagine mentre illimpidisce l’azzurro al confronto del biancore dei cirri. Mari di girasoli invadono le stanze e una brezza giocoliera solletica l’addormentata stagione; ad infrangere il silenzio delle ore provvede il tuo verbo flautato. Se un segnale di vita mi giunge da altri luoghi, ultimi dei dissetano l’arsura in tini effervescenti di malvasia; e alate creature sorvolano gli spazi disertati dai vacanzieri. Il Giudizio Universale si compie anche per noi mortali. Se tendi la tua mano puoi toccarmi, nell’attesa resurezione di altri giorni, quando sarà possibile distinguere del vivere e del morire la linea del discrimine.
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dany61 |
Inserito il - 03/04/2020 : 06:07:33 È stata la notte - Ho sospeso i sogni fino al prossimo ricamo del giorno che scivola via sulle mie incertezze E so che mi lascerai senza dire una parola io resterò nascosto per non disturbare il buio Ho temuto la luce perché poteva rivelare i segreti della mia ombra ma è stata la notte A condannare i silenzi e il tremore della mano le mie deboli foglie spazzate dal vento scuro Nell'infinito suo lamento. Stefano Drakul Canepa |
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Inserito il - 02/04/2020 : 06:41:52 C’erano nell'ordine una città, un ponte bianco e una sera piovosa. Da un lato del ponte avanzava un uomo con ombrello e cappotto. Dall'altro una donna con cappotto e ombrello. Esattamente al centro del ponte, là dove due leoni di pietra si guardavano in faccia da centocinquant'anni, l’uomo e la donna si fermarono, guardandosi a loro volta. Poi l’uomo parlò: - Gentile signorina, pur non conoscendola, mi permetto di rivolgerle la parola per segnalarle una strana coincidenza, e cioè che questo mese, se non sbaglio, è la quindicesima volta che ci incontriamo esattamente in questo punto. - Non sbaglia, cortese signore. Oggi è la quindicesima volta. - Mi consenta inoltre di farle presente che ogni volta abbiamo sottobraccio un libro dello stesso autore. - Si, me ne sono resa conto: è il mio autore preferito, e anche il suo, presumo. - Proprio così. Inoltre, se mi permette, ogni volta che lei mi incontra, arrossisce violentemente, e per qualche strana coincidenza, la stessa cosa succede anche a me. - Avevo notato anch'io questa bizzarria. Potrei aggiungere che lei accenna un lieve sorriso e sorprendentemente, anch'io faccio lo stesso. -È davvero incredibile: in più, ogni volta ho l’impressione che il mio cuore batta più in fretta. - È davvero singolare, signore, è così anche per me, e inoltre mi tremano le mani. - È una serie di coincidenze davvero fuori dal comune. Aggiungerò che, dopo averla incontrata, io provo per alcune ore una sensazione strana e piacevole… - Forse la sensazione di non aver peso, di camminare su una nuvola e di vedere le cose di un colore più vivido? - Lei ha esattamente descritto il mio stato d’animo. E in questo stato d’animo, io mi metto a fantasticare… - Un’altra coincidenza! Anch'io sogno che lei è a un passo da me, proprio in questo punto del ponte, e prende le mie mani tra le sue… - Esattamente. In quel preciso momento dal fiume si sente suonare la sirena di quel battello che chiamano «il battello dell’amore». - La sua fantasia è incredibilmente uguale alla mia! Nella mia, dopo quel suono un po’ melanconico, non so perché, io poso la testa sulla sua spalla. - E io le accarezzo i capelli. Nel fare questo, mi cade l’ombrello. Mi chino a raccoglierlo, lei pure e… - E trovandoci improvvisamente viso contro viso ci scambiamo un lungo bacio appassionato, e intanto passa un uomo in bicicletta e dice… - … Beati voi, beati voi… Tacquero. Gli occhi del signore brillavano, lo stesso fecero quelli della signorina. In lontananza, si udiva la melanconica sirena di un battello che si avvicinava. Poi lui disse: - Io credo, signorina, che una serie così impressionante di coincidenze non sia casuale. - Non lo credo neanch'io, signore. - Voglio dire, qua non si tratta di un particolare, ma di una lunghissima sequenza di particolari. La ragione può essere una sola. - Certo, non possono essercene altre. - La ragione è - disse l’uomo sospirando, - che ci sono nella vita sequenze bizzarre, misteriose consonanze, segni rivelatori di cui sfioriamo il significato, ma di cui purtroppo non possediamo la chiave. - Proprio così - sospirò la signorina, - bisognerebbe essere medium, o indovini, o forse cultori di qualche disciplina esoterica per riuscire a spiegare gli strani avvenimenti del destino che quotidianamente echeggiano nella nostra vita. - In tutti i casi ciò che è accaduto è davvero singolare. - Una serie di impressionanti coincidenze, impossibile negarlo. - Forse un giorno ci sarà una scienza in grado di decifrare tutto questo. Intanto le chiedo scusa del disturbo. - Nessun disturbo, anzi, è stato un piacere. - La saluto, gentile signorina. - La saluto, cortese signore. E se ne andarono di buon passo, ognuno per la sua strada. Stefano Benni - L'ultima Lacrima |
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Inserito il - 01/04/2020 : 06:20:45 Il tempo insegna che il senso della vita è viverla al meglio delle nostre possibilità. Certo, non è sempre facile, non è facile sorridere quando le persone ci deludono, quando gli ostacoli ci sembrano troppo grandi, quando la vita va nel verso opposto a quello che noi avevamo programmato o sognato. È difficile questa lotta continua nella ricerca dell’amore per noi stessi, nella ricerca della “felicità“. La cerchiamo di continuo nelle cose materiali, nel lavoro, nelle altre persone. Ma la verità è che la felicità non una ha forma e non ha un colore. Ad oggi mi guardo attorno e vedo che le persone hanno perso i valori, hanno perso i sentimenti e la voglia di voler bene o amare. Le persone hanno perso il senso delle “piccole cose” e dei “ piccoli momenti”, le persone hanno perso la fiducia nel prossimo e questo rende il mondo un posto più difficile in cui vivere per chi invece crede ancora in tante cose. Io non so se il Natale sia stato creato apposta per riunirci tutti insieme e ricordarci il valore della famiglia, dello stare insieme, del volersi bene, perché ogni tanto ci farebbe bene tornare al tempo in cui i guerrieri si riunivano intorno a un falò per raccontare le loro storie. |
dany61 |
Inserito il - 31/03/2020 : 06:48:33 Il tempo insegna che il senso della vita è viverla al meglio delle nostre possibilità. Certo, non è sempre facile, non è facile sorridere quando le persone ci deludono, quando gli ostacoli ci sembrano troppo grandi, quando la vita va nel verso opposto a quello che noi avevamo programmato o sognato. È difficile questa lotta continua nella ricerca dell’amore per noi stessi, nella ricerca della “felicità“. La cerchiamo di continuo nelle cose materiali, nel lavoro, nelle altre persone. Ma la verità è che la felicità non una ha forma e non ha un colore. Ad oggi mi guardo attorno e vedo che le persone hanno perso i valori, hanno perso i sentimenti e la voglia di voler bene o amare. Le persone hanno perso il senso delle “piccole cose” e dei “ piccoli momenti”, le persone hanno perso la fiducia nel prossimo e questo rende il mondo un posto più difficile in cui vivere per chi invece crede ancora in tante cose. Io non so se il Natale sia stato creato apposta per riunirci tutti insieme e ricordarci il valore della famiglia, dello stare insieme, del volersi bene, perché ogni tanto ci farebbe bene tornare al tempo in cui i guerrieri si riunivano intorno a un falò per raccontare le loro storie. |
dany61 |
Inserito il - 30/03/2020 : 07:01:59 Anno 2030...Nonno raccontami quando l’Italia divenne una nazione così bella ! E il nonno cominciò: ....era il 2020, dieci anni fa. All’improvviso una epidemia investi tutto il mondo, proveniva dalla Cina ...ma era stata portata da altri, forse da militari americani...ma non si seppe mail la verità ! L’Italia fu colpita prima di tutti in Europa, tanti morti, tutti chiusi in casa....paura, diffidenza, gli ospedali erano pieni di gente. Durò alcune settimane....fu dura...tanto! il governo dopo un primo momento di incertezza reagì bene, con forza e coraggio. Tutti gli Italiani dettero prova di grande esempio e spirito di sacrificio. Le persone riscoprirono il valore dell’aiutarsi a vicenda. Purtroppo la chiusura delle fabbriche e di tantissimi negozi fu il vero problema che dovemmo affrontare. Una crisi spaventosa, alla quale non eravamo preparati. Chiedemmo aiuto all’Europa, all’epoca avevamo una Comunità...così si chiamava Comunità Europea. Doveva servire per fare un grande Nazione, come gli Stati Uniti. Ma altre Nazioni, come la Germania e l’Olanda....dissero che dovevamo fare da soli. Oppure dargli le nostre aziende, gli aereoporti, le autostrade, l’oro della Banca d’Italia...i nostri risparmi...ma come...dopo quello che avevano combinato, proprio loro! E allora nonno cosa accadde.....? Accadde che ci rendemmo conto che dovevamo fare da soli: il Presidente della Repubblica chiamò tutte le aziende e la Banca d’Italia emise un prestito solo per gli Italiani di 100 miliardi.... si chiamava SALVA ITALIA e doveva servire per risollevare le sorti del Paese. Successe l’incredibile... i politici rinunciarono ai loro stipendi per 6 mesi; tutti i dirigenti d’azienda fecero allora la stessa cosa......ed anche tutti coloro che potevano .....investirono la metà dei loro risparmi.....quindi le aziende sane comprarono così tanti titoli che lo Stato Italiano raccolse 300 miliardi in poche settimane. A quel punto chiamarono un grande banchiere...un certo Draghi! Con quei soldi, non solo superò la crisi del momento, ma ricomprò anche una parte del debito estero che avevamo. Diminuì le tasse per consentire di produrre a costi più bassi....Dopo 4 mesi appena, eravamo la Nazione più in forma del momento, mentre le altre ci stavano a guardare sperando che non c’è la facessimo. Alcune aziende che avevano spostato le loro produzioni all’estero, come la Fiat, tornarono in Italia. A quel punto per far lavorare tutti diminuirono l’orario di lavoro così da non perdere il tempo da passare assieme alla famiglia. Il maggior fatturato consenti di ricomprare ancora i debiti che avevamo fatto negli anni passati. Eravamo così orgogliosi di essere Italiani, furono anni di grande intensità emotiva e riscoprimmo di essere un grande popolo, fortunato....perché vivevamo nel paese più bello del mondo ! Grazie Nonno......domani me la ripeti ? È una storia così bella !!!!! |
dany61 |
Inserito il - 29/03/2020 : 07:01:22 Buona Domenica Fa'del tuo tempo un tempo per vivere Un tempo per essere E non per avere Un tempo per sentire E non per subire Un tempo per far sorridere Il cuore E non per renderlo triste Fa' del tuo tempo un tempo per amare E non per odiare Per ricordare i momenti belli Senza dimenticare quelli tristi Fa' del tuo tempo un tempo tuo E lo scandire delle ore Sarà placebo per le ferite dell'anima Sarà la cura per la tua malattia Sarà il perdono per il tuo rancore Sarà l'oblio per i percorsi della mente che fanno male Sarà il tutto e non il niente Sarà un tempo che ti riporta in un luogo dell'anima Dove il sorriso la fa da padrone E le lacrime sono lacrime di gioia Fa' del tuo tempo un tempo per progettare Un tempo per amare Un tempo per raccogliere i frammenti del tuo dolore E farne un tempio Per venerare La tua voglia di vivere Per scoprire finalmente Percorsi che ti portano verso la serenità della mente E la gioia nel cuore (Ilaria Zoe) |
dany61 |
Inserito il - 28/03/2020 : 06:18:03 I virus possono essere geni evasi da "colonie" simili a noi. I virus consistono di Dan puro (o di una molecola simile che si autoreplica) circondato da un rivestimento proteico e sono tutti parassiti. L'idea è che si siano evoluti da geni "ribelli" che sono fuggiti e che ora viaggiano da un corpo all'altro direttamente attraverso l'aria, invece che per mezzo di veicoli più convenzionali come gli spermatozoi o le cellule uovo. Se questo è vero, potremmo considerare anche noi stessi come colonie di virus! Richard Dawkins |
dany61 |
Inserito il - 27/03/2020 : 06:16:43 PABLO NERUDA - Ode alla speranza
Crepuscolo marino, in mezzo alla mia vita, le onde come uve, la solitudine del cielo, mi colmi e mi trabocchi, tutto il mare, tutto il cielo, movimento e spazio, i battaglioni bianchi della schiuma, la terra color arancia , la cintura incendiata del sole in agonia, tanti doni e doni, uccelli che vanno verso i loro sogni, e il mare, il mare, aroma sospeso, coro di sale sonoro, e nel frattempo, noi, gli uomini, vicino all'acqua, che lottiamo e speriamo vicino al mare, speriamo.
Le onde dicono alla costa salda: Tutto sarà compiuto. |
dany61 |
Inserito il - 26/03/2020 : 06:46:57 Dopo l'epidemia torneremo ad essere di nuovo umani Quando l’epidemia finirà, non è da escludere che ci sia chi non vorrà tornare alla sua vita precedente. La presa di coscienza della fragilità e della caducità della vita spronerà uomini e donne a fissare nuove priorità. A distinguere meglio tra ciò che è importante e ciò che è futile. A capire che il tempo - e non il denaro - è la risorsa più preziosa. Uomini e donne si chiederanno - per poco, probabilmente, ma ci faranno un pensierino - perché sprecano l'esistenza in relazioni che provocano loro amarezza. Ci sarà anche chi rivedrà le proprio opinioni politiche, basate su ansie o valori che si disintegreranno nel corso dell'epidemia. Ci sarà chi dubiterà delle ragioni che spingono un popolo a lottare contro un nemico per generazioni, a credere che la guerra sia inevitabile. Chi, potendo, lascerà un posto di lavoro che per anni lo ha soffocato e oppresso. Chi deciderà di abbandonare la famiglia, di dire addio al coniuge, o al partner. Di mettere al mondo un figlio, o di non volere figli. Di fare coming out. Ci sarà chi comincerà a credere in Dio e chi smetterà di credere in lui. Ci sarà chi, per la prima volta, si interrogherà sulle scelte fatte, sulle rinunce, sui compromessi. Sugli amori che non ha osato amare. Sulla vita che non ha osato vivere. David Grossman |
dany61 |
Inserito il - 25/03/2020 : 06:45:09 Non riesco a non pensare a te Anche quando non vorrei Una via d'uscita anche se c'è Sembra sia introvabile Ai miei amici che continuano a dirmi che non fai per me Rispondo che non voglio più star male perché non sei tu Ma la notte tardi vieni qui E mi prendi le mani Il tuo sguardo si fa serio e poi mi parli, e dici Questa volta io ritorno per restare, per sempre Ma finisce che era un sogno Al mio risveglio io ti cerco e non so dove sei Mentre sembra che il mio mondo stia crollando su di me Tu adesso dove sei? Mentre io continuo a dire Il nome di chi ormai non c'è Mi chiedo dove sei Mentre vedo le mie mani muoversi nel buio su di lei Mentre ballo con il tuo fantasma dimmi dove sei I tuoi occhi non li scorderò Finchè avrò da vivere Stai sicura che li troverei fra altri mille intorno a me La tua voce nella testa suona dolce musica però Quando ti sento e metto giù mi dico di non farlo più E a che serve stare su WhatsApp per dirci, le stesse Vecchie cose che sappiamo già Per ore e ore Tanto ormai lo so che i baci che tu chiedi Non nono i miei Il rumore dei tuoi passi è già lontano Io ti sto chiamando dove sei? Mentre sembra che il mio mondo stia crollando su di me Tu adesso dove sei? Mentre io continuo a dire Il nome di chi ormai non c'è Mi chiedo dove sei Mentre vedo le mie mani muoversi nel buio su di lei Mentre ballo con il tuo fantasma dimmi dove sei Hey, ricordo come mi sentivo sai Già dalla prima e vai Volevo sempre averti da stringere Sempre vicina a me Tutte quelle cose che a dirsele Sembrava inutile Invece adesso riempiono le pagine Di questo libro di ricordi che Continuo a scrivere Fino a che mi resta un po' da vivere Se ti avessi qui davanti forse ti direi Gli sbagli che io ho fatto non li rifarei Le cose che poi ti hanno delusa Una porta è chiusa Io non so decidere Ma non si cancella anche se vuoi Quello che è stato fra di noi I sogni mordono la polvere Lasciando il posto alle domande a cui nessuno sa rispondere Dimmi, dimmi Dove sei? Mentre sembra che il mio mondo stia crollando su di me Tu adesso dove sei Mentre io continuo a dire il nome di chi ormai non c'è Mi chiedo dove sei Mentre vedo le mie mani muoversi nel buio su di lei Mentre ballo con il tuo fantasma dimmi dove sei Mentre sembra che il mio mondo stia crollando su di me Tu adesso dove sei Mentre io continuo a dire il nome di chi ormai non c'è Mi chiedo dove sei Mentre vedo le mie mani muoversi nel buio su di lei Mentre ballo con il tuo fantasma dimmi dove sei Neffa |
dany61 |
Inserito il - 24/03/2020 : 06:55:07 Osservando col realismo dell'antropologo - fra i vari "si sono assembrati, si sono accalcati, si sono scagliati, hanno scagliato, hanno tirato, hanno lanciato, hanno sbalzato, hanno scaraventato, si sono scaraventati, si sono schiantati, hanno giustiziato, sono stati giustiziati, hanno causato la morte di, si sono nuovamente radunati, avventati, precipitati, squagliati..." - le espressioni e i gesti dei branchi di zombi in ogni paese, ormai alti due metri, quando fra videogiochi e telefilm con occhi attoniti e spenti e bocche automaticamente ruminanti si puntano contro le grosse dita come armi laser, facendo i tscht-tscht-tscht-tscht-tscht dell'uccisione rapida con i denti pieni di gomma e nessun concetto oltre "top" e "flop"... Forse già durante il concepimento i loro genitori (di corporatura meno nutrita e più piccola) contemplavano soltanto i rambi e i blade runner e i serial killer e i top gun e divoravano il trash? Forse bisogna risalire ai nonni (da ragazzini) per ritrovare invece l'italiano espressivo dai lineamenti mobilissimi, con gli occhi e i sensi svegli e guizzanti come gli animali più intelligenti. Con un sistema di percezioni istintive molto più pronto e rapido del ragionamento. Italiani, già a vent'anni tradizionalmente abilissimi in tutto. Adesso, dopo la dose oraria di violenza e scemenza, con quanta innocenza allibita gli zombi e i cloni applaudono in massa passiva il cantante rap e il calciatore d'attualità e il Dalai Lama e il Papa e tutti i giri di ogni circuito automobilistico e ogni nuovo taglio di capelli a crestine o a ciuffetti o a zero. Quando eravamo sentimentali e soft, di fronte alle grandi masse inconsce e amorfe si diceva volentieri: un gregge di pecorelle eterodirette. La nostra speranza. I giovani. E mo'? Alberto Arbasino |
dany61 |
Inserito il - 23/03/2020 : 06:15:53 Poi ci sono giorni come oggi. Giorni di cielo mesto e silenzio. Come in un giorno di neve bianca solitudine in un candore di quiete. Invece è primavera quando il ritorno alla vita è una certezza quando la luce è una promessa di speranza. Non senti anche tu gli strilli gioiosi dei fiori? Quella frenesia quella voglia di vivere ovunque? Oggi non nevica ma fioccano speranze e placano quel pianto nascosto e quel silenzio che sgretola l'anima. C"è un immenso bisogno di fiorire. Ignazia Atzori |
dany61 |
Inserito il - 22/03/2020 : 06:05:43 Considero valore ogni forma di vita, la neve, la fragola, la mosca. | Considero valore il regno minerale, l'assemblea delle stelle. | Considero valore il vino finché dura il pasto, un sorriso involontario, | la stanchezza di chi non si è risparmiato, due vecchi che si amano. | Considero valore quello che domani non varrà più niente e quello che oggi vale ancora poco. | | Considero valore tutte le ferite. | Considero valore risparmiare acqua, riparare un paio di scarpe, tacere in tempo, accorrere a un grido, chiedere permesso prima di sedersi, provare gratitudine senza ricordare di che. | | Considero valore sapere in una stanza dov'è il nord, qual è il nome del vento che sta asciugando il bucato. | Considero valore il viaggio del vagabondo, la clausura della monaca, la pazienza del condannato, qualunque colpa sia. | | Considero valore l'uso del verbo amare e l'ipotesi che esista un creatore. | Molti di questi valori non ho conosciuto.
Erri De Luca |
dany61 |
Inserito il - 21/03/2020 : 06:16:37 “Di quei tempi ero fatto per sprofondare, ad ogni parola che mi fosse detta, o mosca che vedessi volare, in abissi di riflessioni e considerazioni che mi scavavano dentro e bucheravano giù per torto e su per traverso lo spirito, come una tana di talpa; senza che di fuori ne paresse nulla.” Luigi Pirandello |
dany61 |
Inserito il - 20/03/2020 : 06:29:41 Quando si trova qualcuno e il tuo cuore smette di funzionare per alcuni secondi, fai attenzione. Potrebbe essere la persona più importante nella tua vita. | | Se gli sguardi si incrociano e si specchiano l'uno nell'altro, stai all'erta: potrebbe essere la persona che stai aspettando da quando sei nato. | | Se il tocco delle labbra è intenso, se il bacio è appassionato e in quel momento gli occhi diventano umidi, c'è qualcosa di magico tra di voi. | | Se l'ultimo e il primo pensiero della giornata è per quella persona, se la volontà di stare assieme e unire il tuo cuore con il suo è forte, Dio ti ha inviato un dono: l'amore. | | Se un giorno vi chiederete scusa a vicenda, per un qualunque motivo, un abbraccio, un sorriso, una carezza sui capelli saranno più importanti di mille parole: siete fatti l'uno per l'altra. | | Se per qualche motivo sei triste, l'altro soffrirà le tue sofferenze, piangerà le tue lacrime. Che cosa meravigliosa. Tu potrai contare su di lui in tutti i momenti della tua vita. | | Se riesci a pensare il suo odore, come se fosse al tuo fianco, se trovi bellissima la sua persona anche se sta dentro un vecchio pigiama, con vecchie ciabatte e capelli arruffati... | | Se per tutto il giorno non riesci a lavorare in attesa dell'incontro che ci sarà la notte, se non riesci ad immaginare un futuro senza avere quella persona al tuo fianco... | | Se immaginerai quella persona già vecchia e sarai sicuro di essere ancora pazzo di lei, se preferirai morire prima di vederla andar via... è l'amore che è entrato nella tua vita. | | Molte persone si innamorano molte volte nella vita, ma poche incontrano il vero amore. O magari l'incontrano, ma non prestano attenzione a questi segnali e lasciano che l'amore vada via, senza che accada nulla. | | E' il libero arbitrio. Per questo si deve stare attenti ai segnali, a non lasciare che il giorno per giorno ti faccia diventare cieco e non ti faccia vedere la cosa più bella nella vita: l'amore.
Carlos Drummond de Andrade |
dany61 |
Inserito il - 19/03/2020 : 06:21:00 Alla vita La vita non è uno scherzo. Prendila sul serio come fa lo scoiattolo, ad esempio, senza aspettarti nulla dal di fuori o nell’al di là. Non avrai altro da fare che vivere. La vita non è uno scherzo. Prendila sul serio ma sul serio a tal punto che messo contro il muro, ad esempio, le mani legate o dentro un laboratorio col camice bianco e grandi occhiali, tu muoia affinché vivano gli altri uomini gli uomini di cui non conoscerai la faccia, e morrai sapendo che nulla è più bello, più povero della vita. Prendila sul serio ma sul serio a tal punto che a settantanni, ad esempio, pianterai degli ulivi non perché restino ai tuoi figli ma perché non crederai alla morte, pur temendola, e la vita peserà di più sulla bilancia. Nazim Hikmet |
dany61 |
Inserito il - 18/03/2020 : 06:23:29 Giaccio da solo nella casa silenziosa, la lampada è spenta, e stendo pian piano le mie mani per afferrare le tue, e lentamente spingo la mia fervente bocca verso di te e bacio me fino a stancarmi e ferirmi - e all'improvviso son sveglio, ed intorno a me la fredda notte tace, luccica nella finestra una limpida stella - o tu, dove sono i tuoi capelli biondi, dov'è la tua dolce bocca? Ora bevo in ogni piacere la sofferenza e veleno in ogni vino; mai avrei immaginato che fosse tanto amaro essere solo essere solo e senza di te! Federico Garcia Lorca |
dany61 |
Inserito il - 17/03/2020 : 07:19:45 Ti auguro di vivere | senza lasciarti comprare dal denaro. | Ti auguro di vivere | senza marca, senza etichetta, | senza distinzione, | senza altro nome | che quello di uomo. Ti auguro di vivere | senza rendere nessuno tua vittima. Ti auguro di vivere | senza sospettare o condannare | nemmeno a fior di labbra. Ti auguro di vivere in un mondo | dove ognuno abbia il diritto di diventare tuo fratello | e farsi tuo prossimo.
Jean Debruynne |
dany61 |
Inserito il - 16/03/2020 : 06:12:56 Eternamente Dove La mia anima Si fonde col suo essere Ci sei tu. Sei la linea che inscindibilmente Conia In uno solo I miracoli del giorno e della notte Eternamente Il mio cuore Ti appartiene.
Cristina Pinochi
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dany61 |
Inserito il - 15/03/2020 : 06:26:44 Nove marzo duemilaventi Questo ti voglio dire ci dovevamo fermare. Lo sapevamo. Lo sentivamo tutti ch’era troppo furioso il nostro fare. Stare dentro le cose. Tutti fuori di noi. Agitare ogni ora – farla fruttare. Ci dovevamo fermare e non ci riuscivamo. Andava fatto insieme. Rallentare la corsa. Ma non ci riuscivamo. Non c’era sforzo umano che ci potesse bloccare. E poiché questo era desiderio tacito comune come un inconscio volere – forse la specie nostra ha ubbidito slacciato le catene che tengono blindato il nostro seme. Aperto le fessure più segrete e fatto entrare. Forse per questo dopo c’è stato un salto di specie – dal pipistrello a noi. Qualcosa in noi ha voluto spalancare. Forse, non so. Adesso siamo a casa. È portentoso quello che succede. E c’è dell’oro, credo, in questo tempo strano. Forse ci sono doni. Pepite d’oro per noi. Se ci aiutiamo. C’è un molto forte richiamo della specie ora e come specie adesso deve pensarsi ognuno. Un comune destino ci tiene qui. Lo sapevamo. Ma non troppo bene. O tutti quanti o nessuno. È potente la terra. Viva per davvero. Io la sento pensante d’un pensiero che noi non conosciamo. E quello che succede? Consideriamo se non sia lei che muove. Se la legge che tiene ben guidato l’universo intero, se quanto accade mi chiedo non sia piena espressione di quella legge che governa anche noi – proprio come ogni stella – ogni particella di cosmo. Se la materia oscura fosse questo tenersi insieme di tutto in un ardore di vita, con la spazzina morte che viene a equilibrare ogni specie. Tenerla dentro la misura sua, al posto suo, guidata. Non siamo noi che abbiamo fatto il cielo. Una voce imponente, senza parola ci dice ora di stare a casa, come bambini che l’hanno fatta grossa, senza sapere cosa, e non avranno baci, non saranno abbracciati. Ognuno dentro una frenata che ci riporta indietro, forse nelle lentezze delle antiche antenate, delle madri. Mariangela Gualtieri |
dany61 |
Inserito il - 14/03/2020 : 06:09:13 «Questa mattina mi sono svegliata pensando a un mio amico. Eravamo al telefono, e forse stavamo proprio dicendo qualcosa sulla fortuna che abbiamo a potere usare il telefono, e lui, dopo qualche secondo di silenzio, all’improvviso, ha detto che gli era arrivata una fotografia del suo nipotino, mentre parlava con me, e che forse era meglio se ci sentivamo dopo perché gli stava venendo da piangere. Io non sapevo cosa dire e non ho detto niente. Lo ascoltavo mentre lui diceva che il bambino sembrava diventato tanto più grande dall’ultima volta in cui l’ha visto, a Natale. I suoi genitori l’avevano fotografato mentre dormiva e a lui pareva di vedere un volto che non riconosceva, sotto le palpebre chiuse e il ciuffo biondissimo Dopo qualche minuto si è calmato, e allora io gli ho suggerito di fare una videochiamata, quel pomeriggio, per vedere il piccolo e farsi vedere. E mi è venuto in mente un film in cui per la prima volta c’era una telefonata in cui ci si può vedere. È un film di tanti anni fa che parlava di un mondo che adesso c’è, ma che allora non c’era. E non sono stata mai così grata a questa invenzione che ci permette di fare una cosa che, di questi tempi, non è per niente poco.» Natascha Lusenti |
dany61 |
Inserito il - 13/03/2020 : 05:42:14 «Era l’11 marzo del 2020, le strade erano vuote, i negozi chiusi, la gente non usciva più. Ma la primavera non sapeva nulla. Ed i fiori continuavano a sbocciare Ed il sole a splendere E tornavano le rondini. E il cielo si colorava di rosa e di blu. La mattina si impastava il pane e si infornavano i ciambelloni. Diventava buio sempre più tardi e la mattina le luci entravano presto dalle finestre socchiuse. Era l’11 marzo 2020 i ragazzi studiavano connessi a Gsuite. E nel pomeriggio immancabile l’appuntamento a tressette. Fu l’anno in cui si poteva uscire solo per fare la spesa . Dopo poco chiusero tutto. Anche gli uffici. L’esercito iniziava a presidiare le uscite e i confini. Perché non c’era più spazio per tutti negli ospedali. E la gente si ammalava. Ma la primavera non lo sapeva e le gemme continuavano ad uscire. Era l’11 marzo del 2020 tutti furono messi in quarantena obbligatoria. I nonni le famiglie e anche i giovani. Allora la paura diventò reale. E le giornate sembravano tutte uguali. Ma la primavera non lo sapeva e le rose tornarono a fiorire. Si riscoprì il piacere di mangiare tutti insieme. Di scrivere lasciando libera l’immaginazione . Di leggere volando con la fantasia. Ci fu chi imparò una nuova lingua. Chi si mise a studiare e chi riprese l’ultimo esame che mancava alla tesi. Chi capì di amare davvero separato dalla vita. Chi smise di scendere a patti con l’ignoranza. Chi chiuse l’ufficio e aprì un’osteria con solo otto coperti. Chi lasciò la fidanzata per urlare al mondo l’amore per il suo migliore amico. Ci fu chi diventò dottore per aiutare chiunque un domani ne avesse avuto bisogno. Fu l’anno in cui si capì l’importanza della salute e degli affetti veri. L’anno in cui il mondo sembrò fermarsi. E l’economia andare a picco. Ma la primavera non lo sapeva e i fiori lasciarono il posto ai frutti. E poi arrivò il giorno della liberazione. Eravamo alla tv e il primo ministro disse a reti unificate che l’emergenza era finita. E che il virus aveva perso. Che gli italiani tutti insieme avevano vinto. E allora uscimmo per strada. Con le lacrime agli occhi. Senza mascherine e guanti. Abbracciando il nostro vicino. Come fosse nostro fratello. E fu allora che arrivò l’estate. Perché la primavera non lo sapeva. Ed aveva continuato ad esserci. Nonostante tutto. Nonostante il virus. Nonostante la paura. Nonostante la morte. Perché la primavera non lo sapeva.. Ed insegnò a tutti. La forza della vita». |
dany61 |
Inserito il - 12/03/2020 : 05:53:39 “Le cicatrici sono segno di sofferenza ma anche di guarigione”. State a casa gente, state a casa. Fatelo per voi, fatelo per i vostri cari. Fatelo per gli sconosciuti, fatelo per i più deboli. Fatelo per noi. La mia vita e quella dei professionisti che lavorano con me si è catapultata in un mondo parallelo da inizio settimana.. ci facciamo forza a vicenda e ci mettiamo un sorriso sotto quelle mascherine che ci lasciano dei solchi che arrivano fino all’anima. Vogliamo aiutare chi ha bisogno di noi, dobbiamo aiutarli, possiamo aiutarli. Aiutateci a farlo, dovete solo seguire le raccomandazioni. Ve lo chiediamo per favore. |
dany61 |
Inserito il - 11/03/2020 : 05:57:43 Una preghiera; trattate bene le persone che lavorano nei supermercati e negli ipermercati, non saranno come medici e infermieri ma sono in prima linea esattamente come loro, esattamente come loro vanno al lavoro per dare un servizio a tutti ed esattamente come loro hanno il diritto di rientrare a casa esattamente come sono usciti per andare al lavoro. Oggi siamo andato alla Coop di Corsico per la spesa dei prossimi giorni e ho visto che tutto ciò che serviva e che doveva essere fatto è stato fatto. Distanziatori segnati a terra davanti ai banchi serviti, distanziatori mobili davanti alle casse per garantire il metro tra un cliente e l’altro, personale con mascherina ( facoltativa per chi la vuole indossare)...tutto predisposto per consentire a chi lavora e a chi fa la spesa di fare le cose tranquillamente. Poi però ci sono le persone. Quelle che non si tranquillizzano nemmeno se gli dici che la merce arriva regolarmente tutti i giorni, quelli che arrivano come cavallette uni addosso all’altro fregandosene delle distanze, quelli che si accalcano in cassa uno addosso all’altro, tutte scene che purtroppo abbiamo già visto nei giorni scorsi. Ecco facciamo in modo che quelle scene non si ripetano più, trattiamo con rispetto le persone che lavorano nella grande distribuzione come tratteremmo con rispetto un infermiere o un medico, perché anche loro ci garantiscono servizi essenziali. Abbiatene rispetto la prossima volta che fate la spesa, quelli che vi stanno servendo al banco dei salumi o della carne sono figli di qualcuno e padri o madri di altre persone, chi vi aspetta in cassa ha una famiglia e degli affetti che l’aspettavo a casa. Chi vi sta portando la spesa a domicilio prende tutte le dovute precauzioni e si aspetta che voi facciate altrettanto.Non siate incivili, ragionate prima di farvi prendere dal panico solo perché pensate che non mangerete mai più nulla da qui all’eternità. I supermercati continueranno a essere riforniti normalmente e gli addetti e le cassiere continueranno a fare il loro lavoro essenziale per tutti. MA VOI ABBIATENE RISPETTO... |
dany61 |
Inserito il - 10/03/2020 : 07:19:17 "Si segnala ovunque un improvviso recupero di serietà, che per adesso viaggia ancora sulle ali dell’ansia, ma presto (speriamo) potrebbe andare avanti da solo" Il Caffè di Massimo Gramellini |
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Inserito il - 09/03/2020 : 06:17:01 “Viaggio d’esplorazione dell’africano Lukanga-Mukara nella Germania Interna” è un libro eccezionale, che fa sorridere e fa riflettere, …anzi fa molto riflettere, è un testo senza tempo, perché se pur scritto nel 1912 risulta perfettamente attuale ai tempi nostri. Lukanga Mukara è l’inviato dell’illuminato Re di Kitara, mandato in Europa (Germania) per studiare gli usi e i costumi dei popoli che stavano colonizzando l’Africa. Tra le righe di un modo di scrivere al limite dell’ingenuità, si cela una critica spietata al modo sbagliato di vivere “all’occidentale”, alla vita frenetica, all’inseguimento esasperato del profitto, alle bugie del potere, alla necessità di una crescita infinita che divora la natura, l’acqua e l’aria, che avvelena e distrugge. Una critica all’inseguimento della felicità attraverso bisogni indotti e superflui che in realtà ci rendono sempre più infelici… ed ognuno di noi potrà riconoscersi nelle critiche di Lukanga Mukara e dolersi del nostro insensato modo di vivere. |
dany61 |
Inserito il - 08/03/2020 : 06:11:43 Corpo di donna, Pablo Neruda Corpo di donna, bianche colline, cosce bianche, assomigli al mondo nel tuo gesto di abbandono. Il mio corpo di rude contadino ti scava e fa scaturire il figlio dal fondo della terra. Fui solo come un tunnel. Da me fuggivano gli uccelli e in me irrompeva la notte con la sua potente invasione. Per sopravvivere a me stesso ti forgiai come un’arma, come freccia al mio arco, come pietra per la mia fionda. Ma viene l’ora della vendetta, e ti amo. Corpo di pelle, di muschio, di latte avido e fermo. Ah le coppe del seno! Ah gli occhi d’assenza! Ah le rose del pube! Ah la tua voce lenta e triste! Corpo della mia donna, resterò nella tua grazia. Mia sete, mia ansia senza limite, mio cammino incerto! Rivoli oscuri dove la sete eterna rimane, e la fatica rimane, e il dolore infinito. |
dany61 |
Inserito il - 07/03/2020 : 05:51:56 "Vietato abbracciarsi. Toccarsi. Baciarsi. Stringersi. Sono vietate tutte le forme di affetto fino a data da destinarsi. Quel metro di distanza è uno spazio siderale dove non cresce niente. Questo virus ci sta uccidendo nel modo più atroce che esista: Lasciandoci soli. Bisogna trovare un modo, qualunque esso sia per restare uniti: i virus non sopportano le persone felici. Bisogna reagire pensando che non sarà sempre così. Contrastando la paura con dosi spietate di bellezza. Difendendo la dolcezza che possiamo ancora regalare leggendo poesie a chi ci sta vicino. Mandando carezze con gli occhi. Facendo capire a chi ci vuole bene che ci siamo. Usando la testa e non la rabbia per difenderci. Torneremo alla nostra vita un giorno rendendoci conto di quanto sia incredibilmente bella e preziosa. E forse, smetteremo per sempre di sprecarla. E forse questa volta, la vivremo istante dopo istante. Senza più aver paura di sbagliare. Forse inizieremo a vivere davvero senza avere più paura di sognare." #128149; Andrew Faber |
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Inserito il - 06/03/2020 : 05:59:21 La casa dei doganieri
*Eugenio Montale*
Tu non ricordi la casa dei doganieri sul rialzo a strapiombo sulla scogliera: desolata t’attende dalla sera in cui v’entrò lo sciame dei tuoi pensieri e vi sostò irrequieto.
Libeccio sferza da anni le vecchie mura e il suono del tuo riso non è più lieto: la bussola va impazzita all’avventura e il calcolo dei dadi più non torna.
Tu non ricordi; altro tempo frastorna la tua memoria; un filo s’addipana.
Ne tengo ancora un capo; ma s’allontana la casa e in cima al tetto la banderuola affumicata gira senza pietà. Ne tengo un capo; ma tu resti sola nè qui respiri nell’oscurità.
Oh l’orizzonte in fuga, dove s’accende rara la luce della petroliera! Il varco è qui? (ripullula il frangente ancora sulla balza che scoscende…). Tu non ricordi la casa di questa mia sera. Ed io non so chi va e chi resta.
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dany61 |
Inserito il - 05/03/2020 : 05:11:27 Piove In un pomeriggio di marzo se n'è andato il mio miglior amico, una parte di me con lui è partita e mai più farà ritorno, quella parte allegra è festante ormai è solo un lontano ricordo. Cade una goccia sul mio cuore poi diventano dieci cento mille, non esiste nessun riparo alla tristezza che nel cuore nidifica e fa dimora, solo per un momento, quando il tuo ricordo nel cuore germoglia e mi ritorna in mente il tempo passato insieme, sento il dolce caldo della gioia ma breve è l'attimo perché presto le nubi della tristezza sulla mia anima si addensano perché ormai senza di te amico mio nel mio cuore piove oggi e pioverà per sempre e io di come è fatto il sole non ho più ricordo. Roberto TESTA |
dany61 |
Inserito il - 04/03/2020 : 05:12:28 •Essere una persona sensibile vuol dire percepire un tono di voce distante durante una telefonata, riconoscere l'ansia, la paura e la tristezza nella faccia degli altri. Essere sensibile vuol dire fare caso a tutto, e con “tutto” intendo veramente qualsiasi cosa: un fiore sconfitto dal vento, un cane solo, un colore diverso del cielo, un sorriso più sentito, una parola colorata in mezzo a tante parole anonime. Essere sensibili vuol dire vivere dieci, cento, mille volte ogni giorno. Quando sei sensibile non puoi fregartene, farti gli affari tuoi, lasciar perdere. Chi è sensibile, se sa di aver ferito qualcuno si tortura per ore ed ore pensando alla sensazione che gli ha fatto provare. Chi è sensibile dura una fatica immensa. Si dovrebbe aver cura di chi è sensibile. Potrebbe morire per una carezza in meno.. S. Casciani |
dany61 |
Inserito il - 03/03/2020 : 06:38:33 "Il tuo nome" Il tuo nome è per me, Una gloria ascoltandolo, Perché solo sentirlo, "Non riesco a smettere di pensarci". Pensarci in ogni momento, Perché tu ci sei, Chiudendo gli occhi, "Riflessa sul vetro". Il cristallo dei miei occhi, Dove sei sempre, Vivendo nel mio cuore, "padrona della mia mente". Una mente che sente, Che è sempre assente, Pensando sempre a te, "anche se non sei presente". Se non sei presente, Anche se è di persona, Ma se il tuo spirito, "presente come te". Perché tu con me, Sei una dolce caramella, Che addolcisci la mia vita, "Grazie per averlo fatto". Fare quello che fai tu, Con tanto affetto, Ora sono felice, "tanto quanto un bambino". Un bambino beato, Dell'amore della sua mamma, Un amore malato, "come quello che provo per te". E io provo per te, Un sentimento così speciale, Anche se succedono mille cose, "né niente e nessuno può cambiarlo". Perché nessuno può, Fare nulla per separarmi, Siamo uno stesso cuore, "con lo stesso desiderio di amarci". Amarci con tutta l'intensità, Che hanno bisogno dei nostri sentimenti, Da sentire il tuo nome, "pronunciandolo in ogni momento". In ogni momento, Ripeto e ripeto, Perché solo il tuo nome, "mi calma in ogni momento". Mi calma l'ansia, Di essere al tuo fianco, Scappando dalla solitudine, "che mi hanno bloccato". Essere bloccato dal desiderio, Di essere al tuo fianco, Assaporando le labbra, "che mi hanno imbambolato". Imbambolato da te, Per il tuo bel sorriso, Che illumina la mia faccia, "come una dolce brezza". Una brezza che rinfresca, Con ogni sospiro, Il sospiro di me, "Ogni volta che respiro". Ogni volta che respiro, È il tuo respiro, Che nutre il mio respiro, "in ogni momento". Ogni momento che respiro, Nutri la mia anima, E con ogni carezza, "accarezzi la mia anima". Perché la mia anima, È solo tua, Un'anima consegnata, "a condividere la vita con la tua". Condividere la vita con me, È l'unico sogno, Che desidero diventare, "nel tuo unico padrone". "Ascoltando il tuo nome mi fa sentire per te le farfalle che non ho mai provato". Michele della macchia (poeta e scrittore) |
dany61 |
Inserito il - 02/03/2020 : 06:26:33 Vita Confusione, angoscia, felicità parole nuove, sensazioni nuove come assaporare lentamente il tuo indice in un bar pieno di gente. Sono confuso, mi guardo dentro e non mi riconosco; ma sono davvero io quello li? È così che scopro di aver sequestrato me stesso fino ieri. Confusione, angoscia, felicità chi non possiede nulla non rischia di perdere nulla, un equilibrio perfetto al riparo dal dolore. Sono felice. Ho vissuto una vita felice finché ieri non ho provato l’angoscia. L’angoscia di dover ritornare al vecchio equilibrio. È così che per la prima volta mi accorgo di essere davvero felice. Confusione, angoscia, felicità stereotipi, parole vomitate dal caso, semplici giustificazioni o i mille volti di un vero vivere ora sono davvero vivo! Brezza25/10/2018
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dany61 |
Inserito il - 01/03/2020 : 06:05:39 Vivo per i Ti amo improvvisi e per i gesti impercettibili che mi fanno sentire importante: una mano che mi sposta i capelli dagli occhi, un braccio che mi ferma perché ad attraversare la strada non sono mai prudente, due occhi che mi guardano anche in mezzo alla gente, in mezzo agli amici. Due occhi che mi scelgono continuamente… (Susanna Casciani) |
dany61 |
Inserito il - 29/02/2020 : 06:16:10 "Vorrei portarti in un posto speciale, uno di quelli che ti fanno sentire il rumore del mare anche se il mare non c’è, uno di quei posti che quando ci vai, il cuore, te lo senti in gola, ti batte forte, soprattutto perché quando ci porti qualcuno, non è mai una persona a caso, ma è la tua persona, quella speciale, quella che ti cambia la vita, quella che ti rende geloso e un po’ insicuro, quella che quando la baci chiudi gli occhi e si accende tutto l’universo, quella che senti la magia sulle labbra, al gusto di menta e salsedine, ecco, vorrei portarti in un posto solo nostro, un posto che ha a che fare con la tua felicità, che ha a che fare con le nostre mani, le nostre mani che si cercano, si sfiorano, si trovano. Per non perdersi mai più… Vorrei portarti lì!" Roberto Emanuelli |
dany61 |
Inserito il - 28/02/2020 : 06:09:03 Un giorno, all’improvviso mentre ti starai pettinando, in silenzio o mentre ti infilerai una calza ti verrà in mente un mio gesto e ti ritroverai a sorridere pensandomi Un giorno, all’improvviso pedalando veloce sotto le prime gocce di una calda pioggia di settembre sentirai un odore arrivarti al naso e risvegliare un ricordo di mestoli e tegami e mi vedrai davanti al fuoco, per un attimo Un giorno, all’improvviso farai qualcosa che facevo anch’io proprio allo stesso modo in cui la facevo io e te ne meraviglierai moltissimo perché non avresti mai pensato di potermi somigliare così tanto E ti mancherò da fare male Ma sarò con te in ogni gesto o nel muoversi delle foglie nel frusciare di un gatto nel giardino o nelle orme di un pettirosso sulla neve come solo l’eterna presenza di una madre lo può. C. Turroni |
dany61 |
Inserito il - 27/02/2020 : 06:03:13 "I ragazzi che si amano" di Jacques Prévert I ragazzi che si amano si baciano in piedi Contro le porte della notte E i passanti che passano li segnano a dito Ma i ragazzi che si amano Non ci sono per nessuno Ed è la loro ombra soltanto Che trema nella notte Stimolando la rabbia dei passanti La loro rabbia il loro disprezzo le risa la loro invidia I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno Essi sono altrove molto più lontano della notte Molto più in alto del giorno Nell'abbagliante splendore del loro primo amore. |
dany61 |
Inserito il - 26/02/2020 : 13:50:44 Secondo un'antica Profezia Andina, giungerà il giorno il cui lo spirito femminile si risveglierà dal lungo letargo e lotterà per cancellare odio e distruzione dalla civiltà attuale e dare infine origine a una società di pace, armonia e fratellanza
- Mamani |
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Inserito il - 26/02/2020 : 05:38:44 Il mio paese è l'Italia *Salvatore Quasimodo* Più i giorni s'allontanano dispersi e più ritornano nel cuore dei poeti. Là i campi di Polonia, la piana dì Kutno con le colline di cadaveri che bruciano in nuvole di nafta, là i reticolati per la quarantena d'Israele, il sangue tra i rifiuti, l'esantema torrido, le catene di poveri già morti da gran tempo e fulminati sulle fosse aperte dalle loro mani, là Buchenwald, la mite selva di faggi, i suoi forni maledetti; là Stalingrado, e Minsk sugli acquitrini e la neve putrefatta. I poeti non dimenticano. Oh la folla dei vili, dei vinti, dei perdonati dalla misericordia! Tutto si travolge, ma i morti non si vendono. Il mio paese è l'Italia, o nemico più straniero, e io canto il suo popolo, e anche il pianto coperto dal rumore del suo mare, il limpido lutto delle madri, canto la sua vita. |
dany61 |
Inserito il - 25/02/2020 : 07:44:06 “Il genio” Per te sarò un ebreo del ghetto e ballerò e indosserò calze bianche sulle mie gambe storte e fiumi di veleno attraverseranno la città Per te sarò un giudeo apostata e dirò al prete spagnolo del voto di sangue nel Talmud e dove sono nascoste le ossa dei bambini Per te sarò un ebreo bancario e porterò alla rovina un vecchio orgoglioso re cacciatore e terminerò la sua stirpe Per te sarò un ebreo di Broadway e piangerò nei teatri per mia madre e venderò oggetti da mercato sottobanco Per te sarò un medico ebreo e cercherò prepuzi nei bidoni della spazzatura per ricucirli di nuovo Per te sarò un ebreo Dachau e giacerò sul cemento con gambe storte gonfio di dolore e nessuno capirà. Leonard Cohen |
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Inserito il - 24/02/2020 : 05:30:32 5 h · La mia bohème * Arthur Rimbaud* «Quanti amori assurdi ho strasognato!» Me ne andavo, i pugni nelle tasche sfondate; anche il mio cappotto diventava ideale; andavo sotto il cielo, Musa!, ed ero il tuo leale; oh! quanti amori assurdi ho strasognato! Nei miei unici calzoni avevo un largo squarcio. – Pollicino sognatore, in corsa sgranavo rime. Il mio castello era l’Orsa Maggiore. – Le mie stelle in cielo facevano un dolce fru-fru. Le ascoltavo, seduto sul ciglio delle strade, nelle calme sere di settembre in cui sentivo sulla fronte le gocce di rugiada, come un vino vigoroso; in cui, rimando in mezzo a quelle ombre fantastiche, come fossero lire, tiravo gli elastici delle mie suole ferite, con un piede contro il cuore. |
dany61 |
Inserito il - 23/02/2020 : 06:36:35 Inverno egoista Tremava come una foglia secca, sottile e scricchiolante al solo tocco dell'ombra di un piede. Rinsecchita da chi con ostinazione non accetta che lei potrebbe essere primavera in un altro prato, arricchire un altro ramo, essere parte di un altro bosco. Tremava lei... E nelle paure finse di esser forte Di non temere l'ombra di chi instabilmente non accettava il tempo che cambiava le stagioni e i sentimenti. E li prigioniera fra le foglie secche. Si mescolò fra esse provando il freddo rigido di un inverno egoista. Cetty Cannatella
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Inserito il - 22/02/2020 : 05:54:12 "In principio dunque, non peste, assolutamente no, per nessun conto: proibito anche il proferire il vocabolo. Poi, febbri pestilenziali: l’idea s’ammette per isbieco in un aggettivo. Poi, non vera peste; vale a dire peste sì, ma in un certo senso; non peste proprio, ma una cosa alla quale non si sa trovare un altro nome. Finalmente, peste senza dubbio, e senza contrasto: ma già ci s’è attaccata un’altra idea, l’idea del venefizio e del malefizio, la quale altera e confonde l’idea espressa dalla parola che non si può più mandare indietro” (Alessandro Manzoni, I Promessi Sposi, cap., XXXI) |
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Inserito il - 21/02/2020 : 06:42:52 Eterna presenza di Pedro Salinas Non importa che non ti abbia, non importa che non ti veda. Prima ti abbracciavo, prima ti guardavo, ti cercavo tutta, ti desideravo intera. Oggi non chiedo più né alle mani, né agli occhi, le ultime prove. Di starmi accanto ti chiedevo prima, sì, vicino a me, sì, sì, però lì fuori. E mi accontentavo di sentire che le tue mani mi davano le tue mani, che ai miei occhi assicuravano presenza. Quello che ti chiedo adesso è di più, molto di più, che bacio o sguardo: è che tu stia più vicina a me, dentro. Come il vento è invisibile, pur dando la sua vita alla candela. Come la luce è quieta, fissa, immobile, fungendo da centro che non vacilla mai al tremulo corpo di fiamma che trema. Come è la stella, presente e sicura, senza voce e senza tatto, nel cuore aperto, sereno, del lago. Quello che ti chiedo è solo che tu sia anima della mia anima, sangue del mio sangue dentro le vene. Che tu stia in me come il cuore mio che mai vedrò, toccherò e i cui battiti non si stancano mai di darmi la mia vita fino a quando morirò. Come lo scheletro, il segreto profondo del mio essere, che solo mi vedrà la terra, però che in vita è quello che si incarica di sostenere il mio peso, di carne e di sogno, di gioia e di dolore misteriosamente senza che ci siano occhi che mai lo vedano. Quello che ti chiedo è che la corporea passeggera assenza, non sia per noi dimenticanza, né fuga, né mancanza: ma che sia per me possessione totale dell’anima lontana, eterna presenza. |
dany61 |
Inserito il - 20/02/2020 : 20:35:43 QUESTA LETTERA MI HA FATTO VENIRE LE LACRIME AGLI OCCHI LEGGETE ! Ciao, mi chiamo Italia, sono un piccolo Paese nel Mediterraneo, considerato da molti, uno dei Paesi più belli del pianeta. Per molto tempo sono stato il punto di riferimento della storia, della civiltà, della moda, del design, del lusso, del cibo, della bella vita e chissà quante altre cose di cui, lentamente, mi sono dimenticato. Posso farvi una domanda? Da Paese a cittadini, in totale confidenza, siate sinceri però, almeno con voi stessi. "Ma non siete stanchi? Non siete stufi?". Quante parole buttate al vento, quante promesse mai mantenute, quanto fiato sprecato e quanta frustrazione. Io sono vecchio, quello che dovevo dimostrare l'ho dimostrato. Vi ho fornito i mari più belli, le montagne, le Alpi più invidiate, vi ho dato un terreno fertile, da cui sono nati grandi vini, fonti di acque vendute in tutto il pianeta, verdure e frutta che avete esportato in ogni dove, senza calcolare i paesaggi e gli scorci che pochi altri Paesi nel mondo possono vantare. Ma non siete stanchi? Non siete stufi? E come se non bastasse, ho ospitato per svariati millenni, monumenti, artisti, poeti e filosofi che, ancora oggi, vengono citati nei libri di storia in tutte le lingue del pianeta. Insomma ... credo che come Paese, vi ho dato tanto, forse, anche troppo. Già ... mi sa che vi ho viziato, perché ultimamente non mi sento molto amato. Come cazzo avete fatto a portarmi fino a questo punto? Siamo passati dell'impero romano da Michelangelo a Favij, da Pirandello a Vendola, ma fosse solo questo il problema ... vi siete fatti intortare così bene da un gruppo di vecchietti millantatori che, ormai, non avete neanche più il potere di decidere chi vi rappresenta. Fanno tutto loro, senza chiedervi nemmeno il permesso. Siete diventati schiavi dei vostri stessi dipendenti. Loro rubano e va tutto bene, tu sopravvivi e loro ti puniscono, perché, ormai, se osi cercare una vita dignitosa, se solo credi di meritarti un lavoro, una casa o, addirittura, una macchina nuova, loro ti chiedono di giustificare tutto, altrimenti te la portano via e tu non puoi farci un beato cazzo. Scusami se uso parole forti, ma è il Tuo Paese che ti parla ed esigo più rispetto per me, ma soprattutto, per Te. Si, perché, sei Tu il mio vero padrone, non questi cialtroni da quattro lire. Non dirmi che ti fanno paura? Quattro vecchi, gran parte ignoranti, ti fanno paura? Ricordati che Io mi chiamo Italia e Tu sei Italiano. Questa terra l'ha creata Tuo nonno, magari perdendo la vita. Io sono di Tua proprietà e hai tutto il diritto di riprenderne il possesso. Te lo chiedo con la mano sul cuore. Aiutami a splendere di nuovo, non lasciare che questa gentaglia mi riduca ad un piccolo Paese svenduto agli stranieri, maltrattato da chiunque lo venga a visitare, denigrato e schifato da tutti, per colpa di pagliacci che non ci rappresentano. Riprendi il controllo, riprendi a vivere, riprenditi il Tuo Paese ... il Tuo Paese. Firmato L'Italia. |
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Inserito il - 20/02/2020 : 06:24:11 Per diverse ragioni *Domenico Brancale* Un treno partì in orario. La destinazione non era mai stata nostra. Scegliemmo il tragitto più lungo. La distanza nella distanza. Nessuna fermata nel raggio dello sguardo. Partimmo per restare nell’altro. La partenza nella partenza. Arrivare non è più importante. Il luogo da raggiungere è dovunque qui. Qui dove tutto è rimasto identico i profumi i rumori sono gli stessi. Chi li percorre? Li percorriamo al contrario senza memoria ciechi senza risposta. No. Non riuscimmo a fermarlo il vento. Entrò nel passato. Spazzò le foglie dal paesaggio. Spazzò i volti. Entrò per restare un’ombra |
dany61 |
Inserito il - 19/02/2020 : 06:35:36 «Quando attraversando dalla natura alla esistenza, le pareti sono piuttosto scortesi, muri bagnati dalle urine di talenti, da eunuchi in rivolta contro lo spirito, le pareti si innalzano anche se non possono ancora nascere, ed ancora pareti già circondano il frutto del grembo ... in progresso» (Vladimír Holan,Una notte con Amleto) |
dany61 |
Inserito il - 18/02/2020 : 08:41:24 LA BUONA MADRE E' QUELLA CHE DIVENTA INUTILE
"La buona madre è quella che diventa inutile col passare del tempo. È giunto il momento di reprimere l'impulso naturale materno di voler mettere il piccione sotto l'ala, protetto da tutti gli errori, tristezze e pericoli. È una battaglia difficile, lo confesso. Quando comincio a indebolirmi nella lotta per controllare la super-madre che tutte abbiamo dentro, mi ricordo la frase del titolo. " La buona madre è quella che diventa inutile..." Se ho fatto il mio dovere di madre correttamente, devo diventare inutile. E prima che una madre mi accusi di disamore, spiego cosa significa. Essere "inutile" è non lasciare che l'amore incondizionato di madre, che esisterà sempre, provochi vizio e dipendenza nei figli, come se fosse una droga, a tal punto, che loro non siano in grado di poter essere autonomi, fiduciosi e Indipendenti. Devono essere pronti a tracciare la loro rotta, a fare le loro scelte, a superare le loro frustrazioni e a commettere i propri errori anche con ogni fase della vita, una nuova perdita è un nuovo traguardo; per entrambe le parti: madre e figlio. L'amore è un processo di liberazione permanente, e quel legame continua a trasformarsi nel corso della vita. Fino al giorno in cui i figli diventano adulti, costituiscono la loro famiglia e ricominciano il ciclo. Quello che hanno bisogno è di avere la certezza che saremo con loro, fermi, nell'accordo o nella divergenza, nel trionfo o nel fallimento, pronte e presenti, l'abbraccio stretto, e il conforto nei momenti difficili. I genitori e le madri, in sostanza, allevano i loro figli affinché siano liberi e non schiavi delle nostre paure. Questa è la più grande sfida e la missione principale. Quando impariamo ad essere "inutili", ci trasformiamo in un porto sicuro dove possono attraccare.
A Chi Ami Dai: - Ali per volare. - Radici per tornare. - Motivi per restare.
Facciamo figli indipendenti e sicuri di se stessi per vivere una vita piena e onesta. "Quando una madre ama davvero educa i suoi figli per imparare a volare".
Annalisa Pintus |
dany61 |
Inserito il - 18/02/2020 : 06:35:53 A domani di Mario Benedetti Sto per chiudere gli occhi a bassa voce sto per entrare a tentoni nel sonno. In questo istante l’odio non lavora per la morte sua povera padrona la volontà sospende il suo battito e io mi sento distante, così piccolo che invoco Dio, ma non gli chiedo niente, a patto di condividere appena questo universo che abbiamo conseguito con le cattive e a volte con le buone. |
dany61 |
Inserito il - 17/02/2020 : 06:25:48 È venuto fuori un po’ più lungo del previsto, ma credo che valga la pena di leggere questo nuovo articolo nel quale parlo della legge di compensazione. Una legge che di per sé non è né buona né cattiva, svolge la sua funzione livellante e di compensazione, una sorta di giustizia divina. Non siate egoisti, quindi, non trattenete tutto quello che ricevete fra le vostre mani, tanto si corromperà velocemente e diventerà cibo per vermi. Diventate astuti, quello che ricevete, sotto altre forme, rendetelo alla Vita, rapidamente, in qualche modo, per poter ricevere ancora. Buona lettura, Tragicomico |
dany61 |
Inserito il - 16/02/2020 : 06:32:57 Noi tutti abbiam un compleanno ogni anno Ed uno solo all’anno, ahimè, ce n’è Ah, ma ci son trecensessantaquattro non compleanni E quelli preferiamo festeggiar Ma allora oggi è anche il mio non compleanno! Davvero?! Com’è piccolo il mondo! In tal caso… Un buon non compleanno A me? A te! Un buon non compleanno A me? A te! Or spegni le candele e rallegrati perché… … un buon non compleanno aaaaaaaaaaaaa te!!! (Alice nel paese delle meraviglie) |
dany61 |
Inserito il - 15/02/2020 : 06:37:24 Giovan Battista Marino - Poesie varie (1913)
LA CANZONE DEI BACI
O baci avventurosi, ristoro de’ miei mali, che di nettare al cor cibo porgete; spiriti rugiadosi, sensi d’amor vitali, che ’n breve giro il viver mio chiudete; in voi le piú secrete dolcezze e piú profonde provo, talor che con sommessi accenti interrotti lamenti, lascivetti desiri, languidetti sospiri tra rubino e rubino Amor confonde, e piú d’un’alma in una bocca asconde! Una bocca omicida, dolce d’Amor guerrera, cui natura di gemme arma ed inostra, dolcemente mi sfida, e schiva e lusinghiera, ed amante e nemica a me si mostra. Entran scherzando in giostra le lingue innamorate; [p. 22 modifica] baci le trombe son, baci l’offese, baci son le contese; quelle labra, ch’io stringo, son l’agone e l’arringo; vezzi son l’onte, e son le piaghe amate, quanto profonde piú, tanto piú grate. Tranquilla guerra e cara, ove l’ira è dolcezza, amor lo sdegno, e ne le risse è pace; ove ’l morir s’impara, l’esser prigion s’apprezza, né men che la vittoria il perder piace! Quel corallo mordace, che m’offende, mi giova; quel dente, che mi fère ad ora ad ora, quel mi risana ancora; quel bacio, che mi priva di vita, mi raviva; ond’io, c’ho nel morir vita ognor nova, per ferito esser piú, ferisco a prova. Or tepid’aura e leve, or accento or sorriso, pon freno al bacio, a pien non anco impresso. Spesso un sol bacio beve sospir, parola e riso; spesso il bacio vien doppio, e ’l bacio spesso tronco è dal bacio stesso. Né sazio avien che lasce pur d’aver sete il desir troppo ingordo: suggo, mordo, rimordo, un bacio fugge, un riede, un ne more, un succede; de la morte di quel questo si pasce, e, pria che mora l’un, l’altro rinasce. L’asciutto è caro al core, il molle è piú soave, [p. 23 modifica] men dolce è quel che mormorando fugge. Ma quel, che stampa Amore d’ambrosia umido e grave, i vaghi spirti dolcemente sugge. Lasso! ma chi mi strugge ritrosa il mi contende in atto sí gentil, che ’nvita e nega, ricusa insieme e prega. Pur amata ed amante, e baciata e baciante, alfin col bacio il cor mi porge e prende, e la vita col cor mi fura e rende. Miro, rimiro ed ardo, bacio, ribacio e godo, e mirando e baciando mi disfaccio. Amor tra ’l bacio e ’l guardo scherza e vaneggia in modo, ch’ebro di tanta gloria i’ tremo e taccio; ond’ella che m’ha in braccio, lascivamente onesta, gli occhi mi bacia, e fra le perle elette frange due parolette: — Cor mio! — dicendo, e poi, baciando i baci suoi, di bacio in bacio a quel piacer mi desta, che l’alme insieme allaccia e i corpi innesta. Vinta allor dal diletto con un sospir se ’n viene l’anima al varco, e ’l proprio albergo oblia; ma con pietoso affetto la ’ncontra ivi e ritiene l’anima amica, che s’oppon tra via; e ’n lei, ch’arde e desia già languida e smarrita, d’un vasel di rubin tal pioggia versa di gioia, che sommersa [p. 24 modifica] in quel piacer gentile, cui presso ogni altro è vile, baciando l’altra, ch’a baciar la ’nvita, alfin ne more, e quel morire è vita. Deh taci, o lingua sciocca; senti la dolce bocca, che t’appella e ti dice: — Or godi, e taci! — e, per farti tacer, raddoppia i baci.
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