SCLEROSI MULTIPLA, NEL LAZIO IL PRIMO SPECIFICO PERCORSO DIAGNOSTICO E TERAPEUTICO Pubblicato sul Bollettino ufficiale della Regione il decreto che istituisce un nuovo modello assistenziale per le 8 mila persone colpite da sclerosi nel Lazio. "Finora ogni centro ha seguito proprio approccio: ora team multidisciplinari"
ROMA - Il Lazio diventa modello per la presa in carico della Sclerosi multipla: è stato pubblicato infatti, nei giorni scorsi, sul Bollettino ufficiale della Regione, il decreto che istituisce, per la prima volta in Italia, uno specifico Percorso diagnostico terapeutico e assistenziale (Pdta). Si tratta di un nuovo modello assistenziale, innovativo ma sostenibile, capace di garantire una presa in carico globale su tutto il territorio, grazie anche all'integrazione degli interventi necessari e a una presa in carico multidisciplinare. E' il frutto di due anni di lavoro della regione Lazio, in collaborazione con il Tavolo tecnico neurologico e il contributo delle associazioni dei cittadini e dei pazienti - in primo luogo Aism e Cittadinanzattiva - con la consulenza del Cergas della Bocconi.
"Uno studio di farmacovigilanza ha rilevato nel Lazio una prevalenza della sclerosi multipla pari a 150 per 100.000 abitanti nelle donne e di 90 su 100.000 negli uomini - spiega Claudio Gasperini, neurologo del Centro SM del. S. Camillo-Forlanin - Sono dati che collocano la nostra regione tra quelle a più altro rischio in Italia - continua - Fino ad oggi, ogni centro ha seguito un proprio approccio. Una persona poteva sentirsi indicare un percorso e poi avere indicazioni molto diverse da un altro centro, con conseguente disorientamento. Ora, con l'istituzionalizzazione del Pdta, potremo sperare che la creazione dei team multidisciplinari necessari sia supportata dalle nostre direzioni generali. Con questo decreto - conclude Gasperini - il Lazio si pone come regione modello per il resto del Paese".
L'adozione del Pdta renderà dunque più uniforme l'approccio al paziente, un percorso definito e condiviso a garanzia della migliore presa in carico. Il miglioramento,peraltro, sarà ‘misurabile' perché, grazie alla stretta collaborazione con il Cergas (Centro di ricerche sulla gestione dell'assistenza sanitaria e sociale) della Bocconi, sono stati stabiliti degli indicatori di processo che permetteranno di valutare l'efficienza del sistema e nel tempo anche di migliorarlo.
Tre i punti di forza del progetto, secondo Valeria Tozzi, responsabile area di ricerca Pdta del Cergas Bocconi: "In primo luogo si è partiti con un mandato chiaro: condividere tra i centri percorsi omogenei, per evitare approcci differenti alla medesima patologia. Il secondo punto di forza - continua - è stato nel voler riprogettare i servizi a partire dai diversi livelli di gravità e disabilità dei pazienti. Questo è stato possibile perché si è stabilito quali dovrebbero essere le prestazioni da erogare rapportandole a quattro livelli diversi e identificati di severità della patologia. Infine - conclude Tozzi - l'organizzazione territoriale. Nel Lazio la maggiore offerta è su Roma, nei grandi ospedali, ma i pazienti hanno bisogno di essere seguiti anche sul territorio. Per questo abbiamo provato a immaginare la regione come se fosse fatta a spicchi, chiedendo ad alcuni centri di imparare a coordinare la filiera dei servizi avendo una sorta di ‘responsabilità' rispetto alle altre strutture, il tutto in modo da dare ai pazienti una rete di prossimità ben funzionante".