V I S U A L I Z Z A D I S C U S S I O N E |
paris |
Inserito il - 23/12/2022 : 13:08:05 https://www.repubblica.it/salute/dossier/labrevolution/2022/12/21/news/sclerosi_multipla_trapianto_cellule_staminali-380154767/?ref=RHRM-BG-I0-P9-S1-T1
Sclerosi multipla, dalle cellule staminali una speranza per ritardare la disabilità Una ricerca italiana suggerisce che il trapianto di staminali del sangue possa ritardare la disabilità e aiutare a mantenere piccoli miglioramenti nei pazienti con forme avanzate di malattia. Ma sono necessari ulteriori studi Il trapianto di cellule staminali del sangue potrebbe aiutare a ridurre la disabilità nelle persone con sclerosi multipla. Condizionale d'obbligo, perché il campo delle staminali è ancora sperimentale e perché i risultati che arrivano da uno studio appena pubblicato su Neurology, seppur incoraggianti, sono ancora preliminari. Mostrano che i pazienti con forme secondariamente progressive e con attività di malattia (le più difficili da trattare) che hanno ricevuto un trapianto di staminali del sangue accumulano meno disabilità rispetto a pazienti con le stesse condizioni ma in trattamento con farmaci. La ricerca è stata supportata dalla Fondazione Italiana Sclerosi Multipla (Fism).
Da dove parte lo studio Il trapianto di staminali ematopoietiche – ormai da anni una pratica dall’efficacia confermata nel trattamento di alcuni tumori del sangue – è invece un campo sperimentale quando si parla di sclerosi multipla. L'idea, come nel caso dei tumori, è di usare le cellule staminali per rimpiazzare le cellule del sangue, e quindi del sistema immunitario, impazzito nella sclerosi multipla. Il trapianto viene eseguito dopo aver sottoposto i pazienti a un trattamento chemioterapico per sopprimere le cellule anomale. Si tratta, anche per questo, di una terapia rischiosa e non adatta a tutti i pazienti, riservata finora solo a chi presenta forme aggressive di malattia. “I trapianti di staminali ematopoietiche già in passato hanno mostrato di poter ridurre la disabilità nelle persone con forme a ricadute e remissioni, mentre sappiamo meno sulle capacità di ritardare la disabilità negli stati più avanzati della malattia”, ha commentato la prima autrice dello studio, Matilde Inglese, responsabile del Centro sclerosi multipla - IRCCS Ospedale San Martino e dell'Università di Genova e membro dell'American Academy of Neurology.
Sclerosi multipla, chi può ricevere la terapia con le cellule staminali? di Anna Lisa Bonfranceschi 23 Marzo 2022
L’analisi sulla fase avanzata di malattia Per capirlo Inglese e colleghi hanno condotto un’analisi retrospettiva, paragonando gli effetti del trapianto di staminali eseguiti in 79 pazienti con forme progressive e attive di malattia con quelli di pazienti nelle stesse condizioni, ma in trattamento con diversi farmaci (un campione di 1975 persone). A distanza di anni, scrivono su Neurology i ricercatori, si osserva che i pazienti trapiantati avevano meno disabilità, che questa insorgeva più tardi e che eventuali miglioramenti venivano mantenuti di più. Nel dettaglio: a cinque anni di distanza più del 60% dei pazienti trapiantati non era peggiorato in termini di disabilità, contro il 46% dell’altro campione. E miglioramenti si sono osservati, rispettivamente, nel 19% e nel 4% dei casi.
Cosa indicano i risultati Emerge un'associazione tra trapianto di staminali autologhe e ridotta disabilità nei pazienti con forme progressive e con attività di malattia, concludono gli autori. Non sono dati però estrapolabili per tutti i pazienti, men che mai per quelli in cui la malattia non è attiva, né è possibile trarre conclusioni rispetto a pazienti in trattamento con farmaci diversi da quelli inclusi nel campione di riferimento, come ocrelizumab, rituximab o cladribrina, notano gli autori. Serviranno altri studi per esplorare il vero potenziale del trattamento con staminali ematopoietiche contro la sclerosi multipla. |
|
|