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lampaDINA e lampaDario
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Dina & Dario
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Enza
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lampaDINA e lampaDario
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Triste ma vero


Dina & Dario
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dany61
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Le sconfitte non significano più niente se vai avanti implacabilmente. I dolori non significano più niente se li combatti. E significano semplicemente tutto se ti fermi, se ti scoraggi, se abbandoni, se la smetti di credere in tè stesso. Significano tutto se consenti loro di decidere in merito alla tua vita, alla tua identità, alle tue idee. Ma se combatti, alla fine, sarà stato proprio il tempo passato a scavare senza trovare nulla a rendere il tuo tesoro ancora più splendente.
Yamada Takumi

“La vita è ciò che ti accade mentre fai altri progetti” John Lennon
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Enza
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dany61
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Inserito il - 23/10/2018 : 07:18:53  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di dany61 Invia a dany61 un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Il regno dei cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania? Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla? No, rispose, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio.
Gesù di Nazaret

“La vita è ciò che ti accade mentre fai altri progetti” John Lennon
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Enza
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dany61
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Assolutamente comunicabile è solo la conoscenza peggiore, quella astratta, quella secondaria, il concetto, mera ombra della conoscenza autentica. Se le intuizioni fossero comunicabili, allora sì che varrebbe la pena di comunicare; ma così ognuno è destinato alla fine a rimanere nella sua pelle e nella sua scatola cranica, e nessuno può aiutare l'altro.
Arthur Schopenhauer

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Enza
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dany61
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Inserito il - 25/10/2018 : 06:13:39  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di dany61 Invia a dany61 un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Quanto più un individuo appare dilacerato e sconvolto, tanto maggiormente è portato a erigere difese, a razionalizzare, a innalzare pareti dietro le quali dar voce alle sue proteste. Non è compreso. Non è amato. È sfruttato. È umiliato e offeso. In altri termini, quanto più dà prova di aver bisogno di affettuosa comprensione, tanto più si discosta dalla possibilità di vedersela accordare. La cosiddetta «sindrome da broncio» è una perfetta esemplificazione di questo stato di cose. Se avvertiamo il bisogno dell'appoggio altrui, dobbiamo lasciarlo capire, altrimenti nessuno potrà mai venirci incontro.
Leo Buscaglia

“La vita è ciò che ti accade mentre fai altri progetti” John Lennon
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dany61
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A qualsiasi ora del giorno potevi accendere la televisione e trovare qualcuno che era stato messo lì per farti ridere, per distrarti un po’, per regalarti dei premi o anche solo per dirti una serie di frasi divertenti, tormentoni pronti per l’uso. Era piena di gettoni d’oro, di coriandoli, di trombette, di gonnelline luccicanti e di giacche colorate. Era piena di sorrisi splendenti, piena di labbra e di bocche che soffiavano baci ai telespettatori. Era piena di prodotti in vendita.
Fabio Volo

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dany61
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Una volta a Milano davanti alla Scala, in un' ora di punta vidi alla fermata del tram un plotone di cosacchi. Ah, dissi tra me, che succede? Sono già arrivati? Invece, avvicinandomi, vidi che erano tutte ragazze, impiegate o commesse, ognuna col suo colbacco di pelo, perché quell'anno andava di moda il colbacco di pelo. Per un momento avevo temuto l'occupazione russa. Ora, quando vediamo ad una fermata una trentina di ragazze con gli stivali a gamba non dobbiamo credere che siano arrivati i moschettieri. E nemmeno le guardie del cardinale. L'anno prossimo calzare gli stivali a gamba sarà una cosa ridicola.
Ennio Flaiano

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lampaDINA e lampaDario
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Dina & Dario
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dany61
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Inserito il - 27/10/2018 : 06:29:31  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di dany61 Invia a dany61 un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Non c'è bestia più bestia del villano ignorante. Qua romanzieri che vi compiacete a descrivere arcadici paesaggi! Il villano non ha religione, ma superstizioni. È vendicativo, dà il fuoco alle cascine del padrone, ne avvelena i cani, invidioso del pane che loro si dà. - Rogatus, negat - pulsatus pregat - pugnis concisus adorat - E voi, preti bricconi, parlate loro dal pulpito della immacolatezza di Maria e di simili sottilità teologiche! Loro insegnate invece a non rubare - o meglio - leggete loro gli articoli del codice!... E noi, stolti umanitari, domandiamo il suffragio universale! - Sferza! ecco l'unica educazione per un villano; carabinieri! - ecco i soli possibili educatori.
Carlo Dossi

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dany61
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Non c'è bestia più bestia del villano ignorante. Qua romanzieri che vi compiacete a descrivere arcadici paesaggi! Il villano non ha religione, ma superstizioni. È vendicativo, dà il fuoco alle cascine del padrone, ne avvelena i cani, invidioso del pane che loro si dà. - Rogatus, negat - pulsatus pregat - pugnis concisus adorat - E voi, preti bricconi, parlate loro dal pulpito della immacolatezza di Maria e di simili sottilità teologiche! Loro insegnate invece a non rubare - o meglio - leggete loro gli articoli del codice!... E noi, stolti umanitari, domandiamo il suffragio universale! - Sferza! ecco l'unica educazione per un villano; carabinieri! - ecco i soli possibili educatori.
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lampaDINA e lampaDario
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dany61 ha scritto:

Non c'è bestia più bestia del villano ignorante. Qua romanzieri che vi compiacete a descrivere arcadici paesaggi! Il villano non ha religione, ma superstizioni. È vendicativo, dà il fuoco alle cascine del padrone, ne avvelena i cani, invidioso del pane che loro si dà. - Rogatus, negat - pulsatus pregat - pugnis concisus adorat - E voi, preti bricconi, parlate loro dal pulpito della immacolatezza di Maria e di simili sottilità teologiche! Loro insegnate invece a non rubare - o meglio - leggete loro gli articoli del codice!... E noi, stolti umanitari, domandiamo il suffragio universale! - Sferza! ecco l'unica educazione per un villano; carabinieri! - ecco i soli possibili educatori.
Carlo Dossi

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Libro di Tsunetomo consigliato da Aforismario

Hagakure
Il libro segreto dei samurai
Editore Mondadori, 2009

La Hagakure è una delle opere pili significative tramandateci dal Giappone. Sotto forma di aneddoti, consigli, ricordi, storie, aforismi, che per secoli hanno formato l'anima e affilato la spada del samurai, trasmette il "codice" del guerriero giapponese, legato da un patto indissolubile di obbedienza al suo signore feudale. Si parla sempre di versioni della Hagakure, perché i diversi testi in circolazione sono sintesi degli undici volumi originali nei quali l'allievo Tsuramoto Tashiro raccolse l'insegnamento di Yamamoto Tsunetomo, il guerriero, divenuto monaco in tarda età che aveva deciso di rendere accessibile (ma solo alla cerchia ristretta degli stessi samurai) l'esoterico Codice Secreto dei Samurai.

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Si possono fare impazzire gli animali mettendone troppi in un recinto troppo piccolo. L’Homo sapiens è l’unico animale che lo fa volontariamente a sé stesso.
[Animals can be driven crazy by placing too many in too small a pen. Homo sapiens is the only animal that voluntarily does this to himself].
Robert Anson Heinlein

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lampaDINA e lampaDario
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dany61
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1938
Welles spaventa la nazione

Orson Welles causa un panico a livello nazionale con la sua trasmissione di "Guerra dei mondi"- una vera e propria drammatizzazione radio di un'invasione marziana della terra.

Orson Welles aveva solo 23 anni quando la sua compagnia teatrale Mercury ha deciso di aggiornare il romanzo di fantascienza del 19° secolo di H.G. Wells, la guerra dei mondiali per la Radio Nazionale. Nonostante la sua età, Welles era in radio da diversi anni, in particolare come la voce di "L' ombra" nel programma di hit mystery dello stesso nome. "La guerra dei mondi" non era prevista come bufala radio, e Welles aveva poca idea dello scempio che avrebbe causato.

Lo spettacolo è iniziato domenica, 30 ottobre, alle ore 8 una voce ha annunciato: " il sistema di radiodiffusione Columbia e le sue stazioni affiliate presentano Orson Welles e il teatro Mercury in onda in " Guerra dei mondiali " di H.G. Wells."

La domenica sera nel 1938 è stata la prima volta nell'età d'oro della radio, e milioni di americani hanno fatto acceso le loro radio. Ma la maggior parte di questi americani stavano ascoltando il ventriloquo Edgar Bergen e il suo manichino "Charlie Mccarthy" sulla nbc e si sono rivolti solo alla cbs alle 8:12 dopo la fine dello sketch comico e è andato avanti un cantante poco conosciuto. Per allora, la storia dell'invasione marziana era ben avviata.

Welles ha introdotto la sua radio play con un'introduzione parlata, seguita da un conduttore che legge un rapporto meteo. Poi, apparentemente abbandonando la trama, il conduttore ha portato gli ascoltatori a " The Meridian Room Nell'Hotel Park Plaza nel centro di New York, dove sarete intrattenuti dalla musica di Ramon Raquello e dalla sua orchestra." musica di danza putrida suonata da un po ' di tempo , e poi è iniziato lo spavento. Un annunciatore si è rotto per segnalare che "il professor Farrell Dell'Osservatorio del Monte Jennings" aveva rilevato esplosioni sul pianeta Marte. Poi è tornata la musica dance, seguita da un'altra interruzione in cui gli ascoltatori sono stati informati che un grande meteorite si era schiantato in un campo da contadino a GROVERS MILLS, New Jersey.

Presto, un conduttore era sul sito dell'incidente descrivendo un marziano che emerge da un grande cilindro metallico. " Santo cielo," ha dichiarato: " qualcosa si contorce dall'ombra come un serpente grigio. Ora eccone un altro e un altro e un altro. A me sembrano dei tentacoli... ora riesco a vedere il corpo della cosa. È grande, grande come un orso. Brilla come la pelle bagnata. Ma quella faccia, it... it... Signore e signori, è indescrivibile. Non riesco a malapena a trattenermi per continuare a guardare, è così terribile. Gli occhi sono neri e brillano come un serpente. La bocca è un po ' a forma di v con la saliva che gocciola dalle sue labbra glasant che sembrano vibrare e pulsa."

I marziani hanno montato le macchine da guerra a piedi e hanno licenziato le armi di "calore-Ray" ai miseri umani riuniti intorno al sito dell'incidente. Hanno annientato una forza di 7,000 guardia nazionale, e dopo essere stata attaccata da artiglieria e bombardieri i marziani hanno liberato un gas velenoso nell'aria. A breve "cilindri marziani" sbarcati a Chicago e st. Luigi. La Radio Play è stata estremamente realistica, con welles che utilizza sofisticati effetti sonori e i suoi attori che fanno un ottimo lavoro che ritraggono telecronisti terrorizzati e altri personaggi. Un annunciatore ha riferito che il panico diffuso si era rotto nelle vicinanze dei siti di sbarco, con migliaia disperatamente che cercavano di fuggire. Infatti, quello non era lontano dalla verità.

Forse tanti come un milione di ascoltatori di radio credevano che fosse in corso una vera invasione marziana. Il panico si è rotto in tutto il paese. Nel New Jersey, i civili terrorizzati hanno bloccato le autostrade cercando di sfuggire ai marauder alieni. La gente ha implorato la polizia per le maschere antigas per salvarla dal gas tossico e ha chiesto alle aziende elettriche di spegnere il potere in modo che i marziani non avrebbero visto le loro luci. Una donna è entrata in una chiesa di Indianapolis dove si sono tenuti i servizi serali e si è gridato: " New York è stata distrutta! È la fine del mondo! Vai a casa e preparati a morire!"

Quando le notizie del panico di vita reale si sono trapelate nello studio Cbs, Welles è andato in onda come se stesso per ricordare agli ascoltatori che era solo finzione. Si vocifera che lo spettacolo abbia causato suicidi, ma nessuno è mai stato confermato.

La Commissione Federale delle comunicazioni ha indagato sul programma ma trovato nessuna legge è stata rotta. Le reti hanno accettato di essere più prudenti nella loro programmazione in futuro. Orson Welles temeva che le polemiche generate dalla "Guerra dei mondi" avrebbero rovinato la sua carriera. In effetti, la pubblicità ha aiutato a sbarcare un contratto con uno studio di Hollywood, e nel 1941 ha diretto, scritto, prodotto, e recitato in Citizen Kane-un film che molti hanno chiamato il più grande film americano mai realizzato.

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Buonismo è una definizione stupida, nel senso che è una "semplificazione" stupida, che contesto. Il contrario di buonismo cos'è, essere cattivi e cinici? Per poter avere che cosa, un titolo sul giornale del giorno dopo? Per poter costruire la tua carriera avendo fatto del male a qualcuno? Siamo pieni di sedicenti opinionisti che fanno carriera parlando male degli altri. Nella vita si può essere noti o perché costruisci o perché distruggi.

Credo che si debba distinguere tra godimento e sfruttamento. Il godimento di un bene mi trova assolutamente d'accordo: la bellezza deve essere accessibile, deve essere goduta dalle persone interessate. Lo sfruttamento implica secondo me un tradimento, non perché ne derivi un utile economico, ma perché ne deriva la trasformazione di quel luogo in un'altra cosa.

[L'Italia di oggi] è un Paese spaventato. Rattrappito dalla paura. Il mondo globale guarda all'Italia e al suo stile, che non significa solo moda ma soprattutto modo di vivere; proprio mentre l'Italia sembra non credere più nel futuro, non pensa che possa essere migliore del presente.
Fabio Fazio

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lampaDINA e lampaDario
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Halloween dura solo un giorno,
ma le zucche vuote ci sono tutto l’anno.



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Se è vero che l'individuo si accoppia di preferenza al suo contrario (la «legge della vita»), ciò nasce dal fatto che esiste un orrore istintivo di esser legato a chi esprime i nostri stessi difetti, le nostre idiosincrasie, ecc. La ragione è evidentemente che difetti ed idiosincrasie, scoperti in chi ci è vicino, ci tolgono l'illusione - prima da noi nutrita - che fossero in noi singolarità scusabili perché originali.
Cesare Pavese

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La natura ha posto ovunque dei segni per istruire i discepoli e far loro comprendere le trasformazioni che devono produrre in se stessi. Finora, essi somigliavano a dei bruchi pesanti e brutti che mangiano le foglie degli alberi e fanno ogni sorta di danno. Bisogna che si decidano ad entrare in se stessi per riflettere, per meditare sulla necessità di rinunciare a certe tendenze inferiori. Scateneranno così nuove forze e qualche tempo dopo, ad immagine del bruco, usciranno come delle farfalle leggere e libere che non distruggono le foglie, ma si nutrono semplicemente del nettare dei fiori. La farfalla è un simbolo dell'anima sfuggita a tutte le limitazioni, ed è questa la resurrezione, quella vera. Il corpo fisico non resuscita: la resurrezione è il risveglio nell'uomo di qualcosa che si era addormentato e che un giorno, dopo un lungo lavoro di maturazione, si risveglierà alla luce.
Omraam Mikhaël Aïvanhov

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L'area del malcostume e dell'inciviltà comprende quei comportamenti tendenti a ricavare vantaggi individuali o di gruppo a scapito di altri, e rappresenta anche il venir meno di un contratto che regola la convivenza in alcuni luoghi e situazioni non ancora o non più regolati dalla legge o regolati da norme deboli. Un contratto che è sì informale, mutevole e sottoposto a miriadi d'interpretazioni, ma non per questo meno vincolante per chi lo rispetta e rivendica, e chiede o solo auspica il rispetto anche da parte degli altri.
Sergio Tramma

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Una volta a Milano davanti alla Scala, in un' ora di punta vidi alla fermata del tram un plotone di cosacchi. Ah, dissi tra me, che succede? Sono già arrivati? Invece, avvicinandomi, vidi che erano tutte ragazze, impiegate o commesse, ognuna col suo colbacco di pelo, perché quell'anno andava di moda il colbacco di pelo. Per un momento avevo temuto l'occupazione russa. Ora, quando vediamo ad una fermata una trentina di ragazze con gli stivali a gamba non dobbiamo credere che siano arrivati i moschettieri. E nemmeno le guardie del cardinale. L'anno prossimo calzare gli stivali a gamba sarà una cosa ridicola.
Ennio Flaiano

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lampaDINA e lampaDario
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dany61 ha scritto:

Una volta a Milano davanti alla Scala, in un' ora di punta vidi alla fermata del tram un plotone di cosacchi. Ah, dissi tra me, che succede? Sono già arrivati? Invece, avvicinandomi, vidi che erano tutte ragazze, impiegate o commesse, ognuna col suo colbacco di pelo, perché quell'anno andava di moda il colbacco di pelo. Per un momento avevo temuto l'occupazione russa. Ora, quando vediamo ad una fermata una trentina di ragazze con gli stivali a gamba non dobbiamo credere che siano arrivati i moschettieri. E nemmeno le guardie del cardinale. L'anno prossimo calzare gli stivali a gamba sarà una cosa ridicola.
Ennio Flaiano




Dina & Dario
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C’è un grande male, molto elogiato, dell’industria medica di questi tempi: un concentrarsi di violenza ai danni della sterilità naturale. Nei profeti biblici, la sterile che partorisce è un segno messianico, ma quel che vediamo tura gli alleluia. Povere forzate del parto (un’ex sterile, di questi giorni, ne aveva in corpo otto, che la stavano divorando), sottoposte a trattamenti tenebrosi, a crudeli umiliazioni, a inseminazioni di fantasia, a gravidanze in un tubo! I laboratori preparano grandi crimini in questo campo, a prezzo di vite viventi e di anime indifese; perciò bisogna difendere il corpo, non darlo all'esperimento; non cedere alle pressioni ignobili dell’ambiente, rifiutare il miracolo clinico, portare la propria sterilità naturale come un dono fatto alla terra troppo popolata, troppo carica e malata d’uomo.
Guido Ceronetti

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L'anima non esiste. è tutta una fregatura. gli eroi non esistono. i vincitori non esistono #8722; è tutta una fregatura e una gran cagata. I santi non esistono, i geni non esistono son tutte fregature, tutte favole, è così che va avanti il giochetto. Ognuno cerca solo di tirare a campare e d'aver fortuna #8722; se ci riesce. Il resto non sono che stronzate.
Charles Bukowski

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Sabato 18, alle ore 20:25, in telecronaca diretta da Wembley, Inghilterra-Italia, valevole per la qualificazione della Coppa del Mondo. Fantozzi aveva un programma formidabile: calze, mutande, vestaglione di flanella, tavolinetto di fronte al televisore, frittatona di cipolle per la quale andava pazzo, familiare di Peroni gelata, tifo indiavolato e rutto libero!
Paolo Villaggio

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«La liberazione della donna è un sottoprodotto del petrolio...» Questa frase suscita naturalmente subito reazioni diverse, a volte indignate. Però riesce ad «agganciare» chi ascolta, sia pure in modo provocatorio, su un concetto che a me pare fondamentale: e cioè che soltanto la disponibilità di energia (e di tecnologia, perché in definitiva anche l'energia è solo tecnologia, nel senso che è il risultato di una capacità di estrarre e utilizzare risorse) permette alla donna (e a chiunque altro) di uscire dal sottosviluppo, e di accedere a nuovi beni e a nuovi ruoli.
Piero Angela

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dany61 ha scritto:

L’inverno aveva rinfrescato anche / il colore delle rocce. Dai monti scendevano, / vene d’argento, mille rivoletti silenziosi, / scintillanti tra il verde vivido dell’erba. / Il torrente sussultava in fondo alla valle tra / i peschi e i mandorli fioriti. E tutto era puro, / giovane, fresco, sotto la luce argentea del cielo.
Grazia Deledda






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Amore e aggressione. La nostra epoca ha rotto l'equilibrio - sempre instabile - fra queste due forze primordiali. Una bomba a gas può distruggere più uomini che non ne crei una notte di Parigi (d'allora). Gli individui, le nazioni, i continenti si odiano e si minacciano. Perché una cosa stia (momentaneamente) in piedi, bisogna che parta da Aggressione. L'aggressione allo stato puro è la cosa più apprezzata. Fra tanti infelici si aggira, un dito in bocca, il piccolo Eros. Come farò - pensa - ad assolvere il mio compito, che è quello di fare un'unità di tutti questi pazzi? Non dubitate: ne sa le vie e i modi.
Umberto Saba

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Noi, i munifici e i ricchi dello spirito, che stiamo al ciglio della strada come dischiuse fontane e a nessuno possiamo impedire d'attingere a noi: noi purtroppo non sappiamo difenderci, anche se lo volessimo, non possiamo impedire in alcun modo che qualcuno ci intorbidi, ci offuschi, che l'epoca in cui viviamo getti in noi la sua «attualità», i suoi sudici uccelli le loro immondizie, i ragazzi i loro pastrocchi, e i viandanti esausti, che ci sostano accanto per riposarsi, la loro piccola e grande miseria. Ma faremo come sempre abbiamo fatto: quel che in noi è stato gettato, lo accoglieremo giù nelle nostre profondità - poiché noi siamo profondi, noi non dimentichiamo - e diventeremo di nuovo limpidi.
Friedrich Nietzsche

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Da oggi, quando sarò depressa, ripenserò a quel parco dei divertimenti. Se mi fossi addormentata e risvegliata all'improvviso sulle montagne russe, che cosa avrei provato? Ebbene, la prima sensazione sarebbe stata quella di sentirmi prigioniera: essere terrorizzata dalle curve, avere voglia di vomitare e fuggire via da lì. Se, invece, fossi stata fiduciosa, avrei detto che i binari sono il mio destino, che Dio sta guidando il vagoncino e che questo incubo si trasformerà in ebbrezza. Diventerà esattamente ciò che è nella realtà: l’attrazione delle montagne russe, un divertimento sicuro e affidabile che avrà sempre un capolinea. Ma fintantoché dura la corsa, io devo guardare il paesaggio che mi circonda e urlare di eccitazione.
Paulo Coelho

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Il vero cacciatore ama gli animali a cui dà la caccia, forse anche perché li considera complici di questo gioco in cui ritrova la sua origine esistenziale. Non spara, per esempio, sul bersaglio fermo: lo considera sleale.
Indro Montanelli

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I bambini vanno a scuola con degli zaini pesanti come quello di Messner. E poi il flauto, la chitarra, la cartellina di artistica larga come un pianerottolo, il tubone per i disegni della misura di quelli dell'acquedotto, la tuta da ginnastica, le scarpe da basket, l'accappatoio per il nuoto, la merenda, il pranzo da scaldare e magari anche una borraccia e una rivoltella per tenere lontani i coyote. Certo che poi arrivano a scuola e non capiscono una mazza, perché sono delle gerle di acido lattico. L'unico vantaggio è che abbiamo studenti somari che però a otto anni han spalle di ferro e culi di marmo e son pronti a un futuro da atleti olimpici.
Luciana Littizzetto

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R.I.P Stan Lee

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Aforismi inediti
© Carlo Prevale - Selezione Aforismario

La forza del pensiero e di volontà, trasforma il desiderio in realtà.

La musica è la compagna ideale nei momenti tristi, difficili o di gioia. La divina sostanza che crea emozione in ogni situazione.

Vivo di emozioni, non di regole.

L'insicurezza è parte della vera arte.

La ricchezza più grande che si possa avere al mondo, è la pura semplicità.

Alcuni traguardi e difficili obiettivi si raggiungono solo aspettando, io so aspettare.

Le anime lontane ma unite dal destino accorciano le distanze, aumentano la tensione fondendosi in un'unica e intensa passione.

La notte è la coscienza della propria essenza.

Il vero sentimento non programma alcun momento né conosce tempo. Nasce dal cuore, unico autore della sua evoluzione.

Divertirsi è un'arte e il segreto è giocare.

La musica prima di tutto, e dopo di te.

Non cancello nessun giorno della mia vita, i giorni belli mi hanno regalato felicità, quelli brutti mi hanno dato esperienza... i peggiori, mi hanno insegnato a non mollare mai.

Nella vita l'errore, insegna ad affrontare il proprio destino.

Il vero dj è un artista e come tale crea arte. Qualcosa di unico, che non si può ricreare.

Le persone speciali ti conquistano con la loro semplicità.

La musica è lo strumento più antico al mondo, la miglior medicina, l'armonia e la pura espressione di ogni anima.

L'amore è un dolce e inconfondibile sentimento che vibra solo nel cuore di chi è capace e disposto davvero ad amare.

Quando la musica non danza, cambia disco.

Molte volte la vita mette a dura prova; se non sai giocartela bene, hai perso prima di iniziare.

Dipingo pensieri, scrivo note e parole in movimento.

La notte è fatta per sognare, immaginare, viaggiare e comporre intense melodie che descrivono la profondità della propria anima.

Eventi duri, difficili o tristi appartengono ad ogni essere. Ogniqualvolta dovesse capitare di averne, bisogna seriamente pensare se per quella situazione valga davvero la pena farsi togliere il sorriso. Chi ha e sa donare sorriso, è padrone del mondo intero.

Le persone sono come la musica; poche, pura armonia... tante, solo rumore.

La distanza spesso fa capire quanto sia vero un amore. Chi ama profondamente non teme mai una tempesta, teme solo che l'amore si spenga.

La musica è la pura espressione della propria anima.

Nell'aria dolci e danzanti melodie del suono, nella vita la musica fa sempre da padrona.

Il vero dj non segue la moda, la detta.

Siamo una continua danza di emozioni uniche, ci osserviamo, ci sfioriamo e amiamo perderci nel sentiero musicale della nostra anima.

Vivo nel rumore dei dischi scrivendo in silenzio, l'infinito libro della mia vita.

Ho costantemente bisogno di musica, di quella musica che scorre nelle vene facendo tremare l'intero pianeta, pura e divina sostanza della mia vita.

Dai valore ad ogni momento che vivi, ricorda che il tempo non aspetta nessuno.

Ogni giorno è un foglio bianco su cui scrivere note di musica, note provenienti dal profondo dell’anima. Un foglio su cui soffiare un sorriso, per donargli vita.

La moda non ti darà mai emozione quanto una tua canzone.

La musica è una sostanza sublime ad elevate reazioni emozionali da testare accuratamente nel laboratorio del nostro cuore.

L'amore vero, sincero, intenso e puro è come un fiore, più lo curi e più trasmette profonde emozioni.

Sei l'emozione della vita che si rinnova ogni istante al solo tuo pensiero.

Amo la semplicità, mi piacciono le persone che sanno ascoltare musica con il cuore, sentire gli odori della vita, catturarne l'anima. Perché lì c'è verità, c'è dolcezza... lì c'è ancora amore.

L'amore è condividersi intensamente in tutto e per tutto.

Sei il brivido intenso che percorre costantemente la profondità del mio cuore.

Fa che ogni tuo istante sia sempre migliore di quello passato, si vive di presente per il futuro, si vive d'amore, musica, felicità e soprattutto coraggio nei momenti difficili.

Il vero sentimento è un test in continua sperimentazione.

Sei la pura magia di ritrovare la gioia di amare, la fatica di resisterti, lo splendore di un affetto nato giorno dopo giorno nel silenzio della quotidianità, che ora splende di una luce violenta e vitale che si riflette su tutto ciò che mi sta intorno. Tutto questo... è amore per te.

Una ragazza ancora in grado di arrossire è da intrappolare nel cuore, per non farla fuggire.

Non ti conviene fare la guerra con una donna, ci perdi e basta. Meglio farci l'amore.

Quando hai bisogno di aiuto, impara a diventare il tuo tutto.

Non si è mai troppo adulti per far sì che non si conservi il bambino che è dentro ognuno di noi.

Voler fare il dj e iniziare a suonare con il computer e il controller, è come voler fare il calciatore e iniziare a giocare con la Play Station.

Ognuno di noi ha il suo punto debole dove nasconde la propria insicurezza.

M'illumino di musica.

Buongiorno a chi osa, a chi non si stanca, a chi non molla mai.

La professionalità di un dj non dipende dall'attrezzatura che possiede, ma dal buon uso che ne fa.

Alimenta il cuore di musica e l'anima di sorriso.

Spegnete i pensieri e nutritevi di musica.

Se cerchi le persone peggiori, le trovi tutte in chiesa la domenica mattina.

Evita il passato, vivi il presente, anticipa il futuro.

È dalla pura semplicità che nasce originalità.

Ognuno di noi ha il suo perché.

Annullate spazio e tempo nutrendovi d'amore.

La mia vita è un'insieme di combinazioni tra musica ed emozioni.

Nell'esperienza vissuta, c'è la saggezza della sicurezza.

Se ti svegli con il suo pensiero... allora è davvero importante.

Le persone nate per la musica non potrebbero viverne senza.

Non amo ballare... io, amo far ballare.

Chi trova la forza di rompere gli schemi va oltre il confine.

Ciò che è difficile, mi rende forte e volenteroso.

Armonizza la tua giornata mettendo musica e parole a tempo con il cuore.

La musica è il battito che mette i cuori in armonia.

La musica mi tiene in vita.

Il segreto è agire non reagire.

La radio, un lavoro per chi ha profonda passione nell'anima e voglia di trasmettere emozioni.

Un'ottima relazione è pura follia da vivere in due.

Non restare mai a pensare a come vincere la partita, inizia a giocare.

È Natale ogni volta che sorridi a un bimbo, tenendogli la mano. È Natale ogni volta che riconosci i tuoi limiti, i tuoi errori. È Natale ogni volta che rimani in silenzio per ascoltare l'altro. È Natale ogni volta che doni con amore la tua dolcezza. È Natale ogni volta che ascolti la canzone del cuore.

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dany61
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Viktor Frankl
Uno psicologo nei lager
Ein Psychologe erlebt das Konzentrationslager, 1946 - Selezione Aforismario

Dal modo in cui un uomo accetta il suo ineluttabile destino e con questo destino tutta la sofferenza che gli viene inflitta, dal modo in cui un uomo prende su di sé la sofferenza come la «sua croce», sorgono infinite possibilità di attribuire un significato alla vita, anche nei momenti più difficili, fino all'ultimo atto di esistenza.

All'uomo nel Lager si può prendere tutto, eccetto una cosa: l’ultima libertà umana di affrontare spiritualmente, in un modo o nell'altro, la situazione imposta.

L'uomo può essere nel suo intimo più forte del destino che gli viene imposto dall'esterno.

La maggior parte degli uomini nel Lager credeva di aver perso la capacità di autentiche realizzazioni, mentre queste dipendevano da ciò che uno sapeva fare della vita nel Lager: vegetare, come migliaia di internati, o invece, come i pochi, i rari, vincere interiormente.

Soffrendo rettamente, si può realizzare qualcosa: una conquista interiore.

La vita conserva il suo senso anche quando si svolge in un campo di concentramento, quando non offre quasi più nessuna prospettiva di realizzare dei valori, creandoli o godendoli, ma lascia solamente un’ultima possibilità di comportamento moralmente valido, proprio nel modo in cui l’uomo si atteggia di fronte alla limitazione del suo essere, imposta con violenza dall'esterno.

Nel Lager un giorno dura più che una settimana.

Tutto ciò che accade all'anima dell’uomo, ciò che il Lager apparentemente «fa» di lui come uomo, è il frutto d’una decisione interna. In linea di principio dunque, ogni uomo, anche se condizionato da gravissime circostanze esterne, può in qualche modo decidere che cosa sarà di lui – spiritualmente – nel Lager: un internato tipico – o un uomo, che resta uomo anche qui e conserva intatta la dignità d’uomo.

Chi non sa credere più nel futuro, nel suo futuro, in un campo di concentramento è perduto.

L’essere indispensabile e insostituibile, tipici d’ogni individuo, fanno apparire nella giusta misura, non appena affiorano nella coscienza, la responsabilità che un uomo ha della sua vita, lo incitano a continuare a vivere. Un uomo pienamente consapevole di questa responsabilità nei confronti dell’opera che l’attende o della persona che lo ama e che l’aspetta, non potrà mai gettar via la sua esistenza. Egli sa bene il «perché» della sua vita – e quindi saprà sopportare quasi tutti i «come».

Tutto può essere tolto a un uomo a eccezione di una cosa: l’ultima delle libertà umane – poter scegliere il proprio atteggiamento in ogni determinata situazione, anche se solo per pochi secondi.

L’amore è, in un certo senso, il punto finale, il più alto, al quale l’essere umano possa innalzarsi.

Un uomo che, per anni, ha creduto di aver toccato il fondo di ogni possibile sofferenza, deve ora costatare che la sofferenza è un burrone senza fondo, che – a quanto pare – non esiste un ultimo grado assoluto: uno può scendere ancora più in fondo, sempre più in giù…

Nessuno ha il diritto di commettere un’ingiustizia, neppure chi ha subito un’ingiustizia.

Dappertutto l’uomo è messo a confronto con il proprio destino, deve cioè decidere se farà di una mera condizione di vita, una conquista interiore.

Guai a chi non si ritrova l'unico suo sostegno del tempo trascorso nel lager - la creatura amata. Guai a chi vive nella realtà l'attimo del quale ha sognato nei mille sogni della nostalgia, ma diverso, profondamente diverso da come se l'era dipinto. Sale sul tram, va verso la casa che per anni ha visto davanti a sé nei pensieri e solo nei pensieri, suona il campanello - proprio come lo ha desiderato ardentemente in mille sogni... ma non gli apre la persona che avrebbe dovuto aprirgli - e non gli aprirà mai più la porta.

Se la vita ha un significato in sé, allora deve avere un significato anche la sofferenza.

La sofferenza, in qualche modo, fa parte della vita – proprio come il destino e la morte. Solo con miseria e morte, l’esistenza umana è completa!

In un modo o nell'altro – viene il giorno in cui ogni ex internato, ripensando alle esperienze del Lager, prova una strana sensazione. Egli stesso non comprende come ha potuto superare tutto ciò che la vita del Lager ha preteso da lui. E se vi fu nella sua vita un giorno – il giorno della liberazione – nel quale tutto gli apparve come un bel sogno, certamente arriva anche il giorno in cui tutto ciò che ha vissuto nel Lager gli appare come un brutto sogno. Quest’esperienza dell’uomo tornato a casa, sarà coronata dalla splendida sensazione che, dopo quanto ha sofferto, non deve temere più nulla al mondo – tranne il suo Dio.

Vivere, in ultima analisi, non significa altro che avere la responsabilità di rispondere esattamente ai problemi vitali, di adempiere i compiti che la vita pone a ogni singolo, di far fronte all'esigenza dell’ora.

Viktor Frankl

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Salve, sono Bob, sono il portavoce della Coca-Cola Corporation, continuate a comprare la Coca. Sono sicuro che è una bibita che bevete da anni, quindi, compratene ancora appena vi capita. È acqua marroncina zuccherata, non abbiamo cambiato gli ingredienti quindi il sapore è rimasto quello, abbiamo cambiato un po' la lattina, vedete? I colori sono diversi qui, e abbiamo aggiunto un orso per attirare i bambini. Contiene molti zuccheri, e come tutte le bibite caloriche può portare all'obesità bambini e adulti che non seguono una dieta sana. Questa è la Coca-Cola, la conoscono tutti, è famosa, io sono Bob, lavoro per la Coca-Cola. Non smettete di comprarla. Tutto qui.
Jimmi Simpson

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La passione dell’uomo per il mare è esente da egoismi. Egli non può coltivarlo, non può berne l’acqua, muore se vi affonda. Eppure lontano dal mare sente una parte della propria anima morire, dissolversi, come una medusa gettata a riva.

Molte donne affrontano sofferenze pari a uno scorticamento quotidiano per conservare non la giovinezza, ma una sua parvenza, e farebbero qualunque cosa per riavere davvero quella giovinezza che per loro rappresenta il paradiso

Non credo nel male, credo solo nell'orrore. In natura non esiste alcun male, ma soltanto orrore in abbondanza: le epidemie, i flagelli, le formiche, i vermi.

Ogni pena può essere sopportata se la si narra, o se ne fa una storia.

Per essere felici ci vuole coraggio.

Probabilmente è giusto per gli essere umani vivere come nomadi ed è contro natura avere un focolare sempre nello stesso posto. Ci si sente veramente liberi quando si può camminare dove si vuole attraverso le pianure, raggiungere il fiume al tramonto, montare la tenda, e l'indomani dormire sotto altre piante.

Karen Blixen

“La vita è ciò che ti accade mentre fai altri progetti” John Lennon
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lampaDINA e lampaDario
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e invece...

Dina & Dario
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Enza
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dany61
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Il sogno, rivelando in modo creativo una realtà nascosta, è del tutto diverso dal sogno a occhi aperti che è una fantasia guidata dai desideri o dalle angosce del soggetto. Il sogno a occhi aperti non rivela niente: si limita a esprimere un desiderio. Si distingue dal sogno come un romanzo da quattro soldi si distingue da uno dei grandi capolavori della narrativa, o come l'"entertainment" e l'«arte» ideologizzata si distinguono dalla vera arte.
Erich Fromm

“La vita è ciò che ti accade mentre fai altri progetti” John Lennon
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Enza
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dany61
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Il fanatismo dell'Apocalisse
Le Fanatisme de l’apocalypse, 2011 - Selezione Aforismario

Abbiamo smesso di ammirare, sappiamo solo denunciare, denigrare, piagnucolare. La capacità di entusiasmarsi è in via d'estinzione.

Dobbiamo sforzarci di allontanare le frontiere dell’impossibile, incoraggiando le iniziative più folli, le idee più sorprendenti. Dobbiamo trasformare la scarsità di risorse in abbondanza di invenzioni.

Essendo privi di qualsiasi potere nei confronti del pianeta, barattiamo la nostra impotenza con una serie di piccoli gesti propiziatori, come salire le scale a piedi, diventare vegetariani, andare in bicicletta, che ci danno l’illusione di agire

Lo scetticismo era considerato indice di saggezza, ora è diventato sintomo di cecità.

L’ambientalismo catastrofista è innanzitutto una catastrofe per l’ambientalismo: usa una retorica così spudorata che scoraggia le migliori intenzioni. È tanto determinata a evitare la rovina che finirà per provocarla, se avvolgeremo il pianeta nel cellofan, seguendo i consigli di certi ambientalisti

Non si evita una calamità cosmica mangiando verdura o facendo la raccolta differenziata dei rifiuti.

In questa civiltà industriale tanto biasimata, in questa scienza che spaventa, in questa crisi che non finisce mai, in questa globalizzazione che ci sovrasta: solo un aumento delle ricerche, un’esplosione di creatività, un salto tecnologico inedito potranno salvarci.

Abbiamo bisogno di pionieri, di esploratori, non di guastafeste travestiti da indovini. Abbiamo bisogno di nuove frontiere da superare, non di nuove prigioni in cui marcire. L’umanità si emanciperà solo puntando in alto.

Ovunque si parla di salvare il pianeta: dal capitalismo alla scienza, dal consumismo al materialismo. Bisogna soprattutto salvare il pianeta da quelli che si autoproclamano suoi salvatori e che minacciano il caos generale per imporre i loro impulsi letali. Dietro ai loro clamori, dobbiamo leggere la volontà di demoralizzarci per soggiogarci meglio. Ne va del piacere di vivere insieme su questa Terra, che in ogni caso ci sopravviverà, qualunque cosa faremo per lei.
(Pascal Bruckner)

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dany61
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200 Frasi, pensieri, citazioni e aforismi sulla felicità

Che cosa è la felicità? Secondo il padre della psicologia positiva Martin Selingman il 60 per cento della felicità è determinata dai nostri geni e dall’ambiente, il restante 40 per cento dipende da noi. Pare che la felicità sia anche anche contagiosa. I ricercatori della Harvard University hanno scoperto che quando una persona diventa felice, un amico che le vive vicino ha una probabilità del 25 per cento in più di diventarlo anche lui. E secondo un’altra ricerca, condotta sul volontariato, le persone che passano del tempo ogni mese ad aiutare gli altri sono più felici (e questo lo scriveva già Lev Tolstoj 200 anni fa).
In questo articolo il lettore troverà duecento risposte (e anche più) in forma breve e aforistica su che cosa è la felicità e l’essere felici. Dai filosofi ai maestri religiosi, dai poeti agli scienziati ognuno ci mostra la sua particolare visione della felicità. Senza dimenticare ovviamente gli scrittori di aforismi. Tra i temi correlati si veda Le 100 frasi più belle sulla vita, Frasi, citazioni e aforismi sulla serenità, Frasi, citazioni e aforismi sull’ottimismo e Frasi, citazioni e aforismi sull’infelicità.
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200 Frasi, pensieri, citazioni e aforismi sulla felicità e l’essere felici

Tutti gli esseri umani vogliono essere felici; peraltro, per poter raggiungere una tale condizione, bisogna cominciare col capire che cosa si intende per felicità.
(Jean-Jacques Rousseau)
La felicità è sempre uguale, ma l’infelicità può avere infinite variazioni, come ha detto anche Tolstoj. La felicità è una allegoria, l’infelicità una storia.
(Haruki Murakami)
Quasi quasi mollo tutto e divento felice.
(thatsvane, Twitter)
A scuola mi domandarono cosa volessi essere da grande.
Io scrissi “Essere felice”.
Mi dissero che non avevo capito il compito,
e io risposi che loro non avevano capito la vita.
(Anonimo)
Ho commesso il peggior peccato che un uomo possa commettere: non sono stato felice.
(Jorge Luis Borges)
Per essere felice, togli le parole “se solo” e sostituiscile invece con le parole “la prossima volta”.
(Smiley Blanton)
Che cos’è la felicità? Una casa con dentro le persone che ami.
(Amy Bratley)
– Secondo me tu hai paura di essere felice, Charlie Brown. Non pensi che la felicità ti farebbe bene?
– Non lo so. Quali sono gli effetti collaterali?
(Charlie Brown, Charles M. Schultz)
Di tanto in tanto è bene fare una pausa nella nostra ricerca della felicità ed essere semplicemente felici.
(Guillame Apollinaire)
Charlie Brown: Pensi mai al futuro, Linus?
Linus: Oh, sì…sempre
Charlie Brown: Come pensi che vorresti essere da grande?
Linus: Vergognosamente felice!
(Linus, Charles M. Schultz)
C’è una grande felicità nel non volere, nel non essere qualcosa, nel non andare da qualche parte.
(Jiddu Krishnamurti)
Se ti è possibile crea la felicità
mitiga la sofferenza che incontri negli altri
e desta fiducia in quanti avvicini:
basta per esser in pace.
(Enzo Bianchi)
La più grande vendetta è la felicità: niente manda in bestia le persone più che vederti fare una fottuta bella risata.
(Chuck Palahniuk)
E’raro che una felicità si posi proprio sul desiderio che l’aveva invocata.
(Marcel Proust)
La felicità è accarezzare un cucciolo caldo caldo, è stare a letto mentre fuori piove, è passeggiare sull’erba a piedi nudi, è il singhiozzo dopo che è passato.
(Charlie Brown, Charles M. Schultz)

La vita è una gioia, gustala.
La vita è una croce, abbracciala.
La vita è un’avventura, rischiala.
La vita è pace, costruiscila.
La vita è felicità, meritala.
La vita è vita, difendila.
(Madre Teresa)
– Qual è la cosa che ti farebbe più felice al mondo?
– Un bacio sotto le stelle. E tu?
– Che venga notte.
(Marcos Ley)
Sconvolto dalla felicità, Florentino Ariza passò il resto del pomeriggio a mangiare rose e a leggere la missiva, ripassandola lettera per lettera più volte e mangiando più rose quanto più la leggeva, e a mezzanotte l’aveva letta così tanto e aveva mangiato così tante rose che la madre dovette stenderlo a terra come un vitello per fargli ingoiare un decotto di olio di ricino.
(Gabriel García Márquez)
Che farci se avete trent’anni e, svoltando l’angolo della vostra strada vi sentire sopraffatte d’improvviso da un senso di felicità – una felicità assoluta – come se aveste inghiottito un frammento luminoso di questo tardo sole pomeridiano, che vi arda giù nel fondo, mitragliandovi di una piccola gragnuola di raggi in ogni particella, in ogni dito della mano e del piede?
(Katherine Mansfield)
Forse era così la gioia, vista da dentro: una valle di luci, un vento etereo.
(Barbara Kingsolver)
C’è stato un momento in cui ci siamo sentiti davvero felici e la vibrazione è stata così forte che deve essere arrivata fin lassù, a spostare gli assi e la geometria delle stelle, a modificare l’algebra infinita dell’universo.
(Fabrizio Caramagna)
L’uomo più felice è quello nel cui animo non c’è alcuna traccia di cattiveria.
(Platone)
Questa volta lasciate che sia felice,
non è successo nulla a nessuno,
non sono da nessuna parte,
succede solo che sono felice
fino all’ultimo profondo angolino del cuore.
(Pablo Neruda)
Sono convinto che cerchiamo la felicità nel posti sbagliati ed abbiamo riposto le nostre speranze su persone o cose che, semplicemente, non possono soddisfarci. Per quanto mi riguarda, sullo specchio sopra il lavandino ho scritto questa frase: “Ecco il viso della persona da cui dipende la tua felicità”.
(John Powell)
Cercare la felicità fuori di noi è come aspettare il sorgere del sole in una grotta rivolta a nord.
(Proverbio tibetano)
Vuoi farti un regalo? Semina la gentilezza, cogli la gioia, coltiva la serenità.
(Fabrizio Caramagna)
Quelli che sperano di raggiungere la felicità, cercando ricchezze, gloria, potere e imprese eroiche, sono ingenui quanto un bambino che vuole afferrare l’arcobaleno per farsene un mantello.
(Dilgo Khyentse Rinpoche)
Se l’indice del Prodotto Interno Lordo (PIL) del mio paese non è elevato, l’indice di Felicità Interna Lorda (FIL) è invece più che soddisfacente.
(Rappresentante dello stato del Bhutan)
Sulla natura stessa della felicità non si riesce a trovare un accordo, e le spiegazioni dei saggi e del popolo sono inconciliabili.
(Aristotele)
Il momento più felice della vita coincide con il secondo prima di mettere in bocca il miele. Quel secondo non è secondo a nessuno.
(Winnie The Pooh)
Gli esseri felici sono pacati e tranquilli. Portano dentro di sè il loro cuore come se fosse un bicchiere pieno che il minimo movimento può far traboccare o rompere.
(Jules Barbey d’Aurevilly)
Se vuoi essere felice per un giorno dai una festa;
per due settimane, fai un viaggio;
per un anno, eredita una fortuna;
per tutta la vita, trova uno scopo degno.
(Anonimo)
La gioia è assai contagiosa. Cercate, perciò, di essere sempre traboccanti di gioia dovunque andiate.
(Madre Teresa)
Le 5 regole per vivere felice: 1) Non odiare. 2) Non ti preoccupare. 3) Dona di più. 4) Abbi meno aspettative. 5) Vivi con semplicità
(Anonimo)
Un amico mi ha raccontato che si ripromesso di mettere da parte un milione di dollari e smettere di lavorare per godersi la vita. Dieci anni dopo possedeva non uno, ma tre milioni di dollari. E la felicità? La sua concisa riposta è stata: “Ho perso dieci anni della mia vita”.
(Matthieu Ricard)
I tre grandi elementi essenziali alla felicità in questa vita sono qualcosa da fare, qualcosa da amare, e qualcosa da sperare.
(Joseph Addison)
Se anche la gioia lasciasse cicatrici… Ognuna il ricordo di un momento bello. “Questa cicatrice, me la sono fatta a 20 anni, davanti a un tramonto.
(Fabrizio Caramagna)
Non è possibile vivere felicemente senza anche vivere saggiamente, bene e giustamente, né saggiamente, bene e giustamente senza anche vivere felicemente.
(Epicuro)
Non ci può essere felicità se le cose in cui crediamo sono diverse dalle cose che facciamo.
(Freya Stark)
Nell’antichità la felicità era una ricompensa per pochi eletti selezionati. In un momento successivo venne concepita come un diritto universale che spettava a ogni membro della specie umana. Successivamente, si trasformò in un dovere: sentirsi infelici provoca senso di colpa. Dunque chi è infelice è costretto, suo malgrado, a trovare una giustificazione alla propria condizione esistenziale.
(Zigmunt Bauman)
Non c’è niente di più facile da controllare di una persona infelice.
Non c’è niente di più incontrollabile di una persona felice.
Per questo la società ci vuole infelici.
(Fragmentarius)
Non è affatto vero che cerchiamo tutti quanti la felicità. Ci sono altri valori come la libertà, la giustizia, l’amore, l’amicizia che possono essere considerati di importanza ancora maggiore.
(Pascal Bruckner)
Dio si è riservato la distribuzione di due o tre piccole cose sulle quali non può nulla l’oro dei potenti della terra: il genio, la bellezza e la felicità.
(Théophile Gautier)
Perché è così che ti frega la vita. Ti piglia quando hai ancora l’anima addormentata e ti semina dentro un’immagine, o un odore,o un suono che poi non te lo togli più. E quella lì era la felicità. Lo scopri dopo, quando è troppo tardi.
(Alessandro Baricco)
E’ chiaro che la felicità non esiste; eppure un giorno ti svegli e scopri che se ne è andata.
(Anonimo)
La felicità ci solleva sulle braccia, ci porta per qualche istante sul suo viso come la madre col bambino, e poi senza avvisare ci rimette a terra, sul terreno scivoloso della vita.
(Fabrizio Caramagna)
Ho riconosciuto la felicità dal rumore che ha fatto andandosene.
(Jacques Prévert)
Una gioia gravata dall’obbligo di supplire ad altre gioie diventa presto una gioia troppo stanca.
(Milan Kundera)
I momenti di felicità di cui godiamo ci prendono di sorpresa. Non siamo noi che li troviamo, ma loro che trovano noi.
(Ashley Montagu)
La felicità è la cosa più semplice: ma quanti, oggi, si affannano per trasformarla in lavori forzati.
(Francois Truffaut)
Ci sono due modi per essere felici: migliorare la vostra realtà, o abbassare le vostre aspettative.
(Anonimo)
La felicità fondamentale dipende più di qualunque altra cosa da ciò che si può chiamare un cordiale interesse per le persone e le cose. Un cordiale interesse per le persone è una forma di affetto, ma non l’affetto avido che tende al possesso.
(Bertrand Russel)
Quando tu smetterai di voler riempire la tua coppa di felicità ed inizierai a riempire quella degli altri, scoprirai, con meraviglia, che la tua sarà sempre piena.
(Paramahansa Yogananda)
La felicità è interiore, non esteriore; infatti non dipende da ciò che abbiamo, ma da ciò che siamo.
(Henry van Dyke)
Ora, non ci si ferma soddisfatti, e felici, quando un nostro desiderio si realizza. Piuttosto, ci si spinge subito a desiderare qualcos’altro che ci possa soddisfare in maniera migliore. Desideriamo il desiderio più che la realizzazione di esso.
(Zygmunt Bauman)
Non è quello che hai, o chi sei, o dove sei, o cosa stai facendo che ti rende felice o infelice. E’ quello che pensi.
(Dale Carnegie)
I bambini sono felici perché non hanno un file nella loro mente chiamata “tutte le cose che potrebbero andare male”.
(Marianne Williamson)
La vera felicità costa poco: se è cara, non è di buona qualità.
(François-René de Chateaubriand)
Se si costruisse la casa della felicità, la stanza più grande sarebbe la sala d’attesa.
(Jules Renard)
Il segreto della felicità non è di far sempre ciò che si vuole, ma di voler sempre ciò che si fa.
(Lev Tolstoj)
Gli uomini non conoscono la propria felicità, ma quella degli altri non gli sfugge mai.
(Pierre Daninos)
Charlie Brown: Penso che ho paura di essere felice.
Lucy: Come si può avere paura di essere felice?
Charlie Brown: Perché ogni volta che si diventa troppo felici, accade sempre qualcosa di brutto.
(Peanuts, Charles M. Schultz)
Ci sono due tipi di persone: quelli che potrebbero essere felici e non lo sono, e quelli che cercano la felicità senza trovarla.
(Proverbio arabo)
La vita è fatta di piccole felicità insignificanti, simili a minuscoli fiori. Non è fatta solo di grandi cose, come lo studio, l’amore, i matrimoni, i funerali. Ogni giorno succedono piccole cose, tante da non riuscire a tenerle a mente né a contarle, e tra di esse si nascondono granelli di una felicità appena percepibile, che l’anima respira e grazie alla quale vive.
(Banana Yoshimoto)
Qualsiasi felicità è un capolavoro: il minimo errore la falsa, la minima esitazione la incrina, la minima grossolanità la deturpa, la minima insulsaggine la degrada.
(Marguerite Yourcenar)
La felicità è folgore, la gioia luce: perciò non si può vivere nella felicità, ma si può vivere nella gioia.
(Maura Del Serra)
La disperazione mi dice che non posso sollevare questo peso. La felicità mi dice che non devo.
(James Richardson)
Molte cose possono farti infelice per settimane; poche possono portarti un giorno intero di felicità.
(Mignon McLaughlin)
Dobbiamo essere grati alle persone che ci rendono felici, sono gli affascinanti giardinieri che rendono la nostra anima un fiore.
(Marcel Proust)
Quando siete felici guardate nella profondità del vostro cuore e scoprirete che ciò che ora vi sta dando gioia è soltanto ciò che prima vi ha dato dispiacere.
Quando siete addolorati guardate nuovamente nel vostro cuore e vedrete che in verità voi state piangendo per ciò che prima era la vostra delizia”
(Kahlil Gibran)
La felicità è la somma di tutte le infelicità che non si hanno.
(Marcel Achard)
La ragione per cui le persone trovano così difficile essere felici è che sempre vedono il passato migliore di quello che era, il presente peggio di quello che è, e il futuro meno risolto di quello che sarà.
(Marcel Pagnol)
Ci si dà meno da fare per conquistare la felicità che per far credere di possederla.
(César Vichard De Saint-Réal)
Non si può avere sempre la felicità, ma si può sempre dare la felicità.
(Anonimo)
Non esistono grandi scoperte ne’ reale progresso finché sulla terra esiste un bambino infelice.
(Albert Einstein)
La felicità consiste nel non porsi mai il problema di misurarla o di chiedersi se si è soddisfatti o meno.
(George Bernard Shaw)
Se sei felice non gridare troppo:
la tristezza ha il sonno leggero.
(Anonimo)
Per essere felice, occorre una cosa sola: amare, e amare con sacrificio di sé, amare tutti e tutto, stendere in tutte le direzioni la tela di ragno dell’amore: chi ci capita dentro, quello va preso.
(Lev Tolstoj)
L’uomo vuole essere felice anche quando vive in modo da rendersi impossibile la felicità.
(Sant’Agostino)
Ama ciò che fa la tua felicità, ma non amare la tua felicità.
(Gustave Thibon)
La vera felicità proviene da un senso di pace ed appagamento interiore che a sua volta si ottiene coltivando altruismo, amore, compassione, e grazie all’eliminazione di rancore, egoismo e avidità.
(Dalai Lama)
La felicità è una forma di coraggio.
(Holbrook Jackson)
E’ molto difficile dire cosa porta la felicità. La povertà e la ricchezza hanno entrambe fallito.
(Frank McKinney “Kin” Hubbard)
Chi cambia la felicità in denaro, non potrà cambiare il denaro in felicità.
(José Naroski)
Nessuno può farti sentire infelice se tu non glielo consenti.
(Franklin Delano Roosevelt)
Com’è stupido l’uomo, rifiuta d’essere felice per paura di non esserlo più.
(Comeprincipe, Twitter)
L’ottimismo è un magnete della felicità. Se rimani positivo, le cose buone e le buone persone saranno attratte da te.
(Mary Lou Retton)
Scegli la strada in salita, è quella che ti porterà alla felicità.
(Jean Salem)
Sono felici soltanto il più sciocco degli sciocchi e il più elevato tra i mistici; ma a coloro che si trovano fra questi due limiti tocca godere e soffrire.
(Srimad Bhagavatam)
Non esiste una strada verso la felicità.
La felicità è la strada
(Confucio)
Uno dei grandi segreti della felicità è moderare i desideri e amare ciò che già si possiede.
(Émilie du Châtelet)
Ad alcuni per essere felici manca davvero soltanto la felicità.
(Stanislaw Jerzy Lec)
Ma la più spiccata differenza tra la felicità e la gioia è che la felicità è un solido e la gioia un liquido.
(JD Salinger)
Senza dubbio, è possibile fare a meno della felicità; lo fanno involontariamente i diciannove ventesimi del genere umano.
(John Stuart Mill)
Le persone felici pianificano le azioni, non pianificano i risultati.
(Dennis Waitley)
La gente non si accorge se è inverno o estate quando è felice.
(Anton Cechov)
La felicità sembra sempre piccola mentre la si tiene tra le mani, ma lasciatela andare, e imparerete subito quanto è grande e preziosa.
(Maxim Gorky)
Raccontami di quando facciamo l’amore
e poi ci guardiamo
e prima che le parole dicano qualcosa
la felicità fa disegni di luce tra le nostre dita.
(Fabrizio Caramagna)
La felicità è amore, nient’altro.
(Hermann Hesse)
Il piacere è la felicità degli stolti, la felicità è il piacere del saggio.
(Jules Barbey d’Aurevilly)
La felicità è come una farfalla: se l’insegui non riesci mai a prenderla, ma se ti metti tranquillo può anche posarsi su di te.
(Nathaniel Hawthorne)
La felicità è reale solo quando condivisa.
(dal film Into the Wild)
La felicità tenuta per sé è il seme; la felicità condivisa è il fiore.
(Anonimo)
Migliaia di candele possono essere accese da una sola candela, senza che questa ne risulti intaccata. La felicità non diminuisce quando viene condivisa.
(Buddha)
Non vi è alcun cosmetico per la bellezza come la felicità.
(Lady Blessington)
La felicità nelle persone intelligenti è la cosa più rara che conosca.
(Ernest Hemingway)
Un grande ostacolo alla felicità è aspettarsi troppa felicità.
(Bernard de Fontenelle)
Anche se la felicità ti dimentica un po’, tu non dimenticarla mai del tutto
(Jacques Prévert)
Le sofferenze, dicono, migliorano l’uomo. Visti i risultati, proverei con la felicità.
(Pino Caruso)
Quando prendi molto sul serio il mondo, non puoi sapere cosa sia la felicità. La felicità accade unicamente quando hai messo radici in una visione del mondo secondo la quale tutto non è altro che un gioco.
(Osho)
Il successo non è la chiave della felicità. La felicità è la chiave del successo. Se ami quello che stai facendo, avrai successo.
(Herman Cain)
Credevo che la felicità fosse sempre domani, e poi domani e domani ancora
Forse essa è qui. Forse essa è ora.
E io ho guardato in qualsiasi altro luogo.
(Osho)
Quando la porta della felicità si chiude un’altra se ne apre, ma tante volte guardiamo così a lungo quella chiusa da non vedere quella che si è aperta per noi.
(Paulo Coelho)
L’uomo stolto cerca la felicità lontano, il saggio la fa crescere sotto i propri piedi.
(James Oppenheim)
Ci sono alcuni giorni in cui penso che sto per morire per un’overdose di felicità.
(Salvador Dali)
Il vero nome della felicità quaggiù è consolazione.
(Henri Frédéric Amiel)
Noi tutti cerchiamo la felicità, ma senza saper dove, come degli ubriachi che cercano la propria casa, sapendo confusamente di averne una.
(Voltaire)
La ricerca della felicità è una delle principali fonti di infelicità.
(Eric Hoffer)
Il mondo è pieno di persone che cercano una spettacolare felicità e che invece snobbano la contentezza.
(Doug Larson)
Se la tua felicità passa sulla pelle degli altri, sei proprio sicuro di essere felice?
(sonopazzaio, Twitter)
Ciò che cade dalla felicità, non è mai sufficiente per riempire un secchio.
(Billy)
È giunta l’ora di farla finita con la favola millenaria secondo cui felicità, beatitudine e serenità sono mete desiderabili della vita. Troppo a lungo ci è stato fatto credere, e noi ingenuamente abbiamo creduto, che la ricerca della felicità conduca infine alla felicità.
(Paul Watzlawick)
Molti cercano la felicità nello stesso modo in cui cercano il cappello: lo hanno sempre in testa.
(Nikolaus Lenau)
La felicità consiste nell’ignoranza del vero.
(Giacomo Leopardi)
La gioia più grande è quella che non è attesa.
(Sofocle)
Tutti vogliono vivere in cima alla montagna, ma tutta la felicità e la crescita si verificano mentre si sta salendo su di essa.
(Andy Rooney)
C’è un’ape che si posa su un bottone di rosa:
lo succhia e se ne va…
Tutto sommato, la felicità è una piccola cosa.
(Trilussa)
Ciascuno di noi è l’artefice del suo destino, spetta a noi crearci le cause della felicità. È in gioco la nostra responsabilità e quella di nessun altro.
(Dalai Lama)
Pensa a tutta la bellezza ancora intorno a te e sii felice.
(Anna Frank)
La felicità è il profumo dell’anima.
(Romain Rolland)
Se si escludono istanti prodigiosi e singoli che il destino ci può donare, l’amare il proprio lavoro (che purtroppo è privilegio di pochi) costituisce la migliore approssimazione alla felicità sulla terra. Ma questa è una verità che non molti conoscono.
(Primo Levi)
L’uomo che cerca la felicità in questo mondo è come il bambino che si succhia il dito: ha saliva, non latte.
(Proverbio indiano)
La felicità non porta la pace, ma una spada: ti scuote come un lancio di dadi sul quale hai puntato tutto, toglie la parola e annebbia la vista. La felicità è più forte di sé stessi e poggia il suo piede con fermezza sulla tua testa.
(GK Chesterton)
La felicità è sempre e soltanto un istante. La felicità non è una cosa che dura. Non è un tempo, è un istante o una serie di istanti. Un punto di contatto con qualche cosa di straordinario.
(Francesco Alberoni)
Non esiste felicità intelligente.
(Jean Rostand)
La felicità è fatta delle sventure evitate.
(Alphonse Karr)
Il prezzo del progresso della civiltà si paga con la riduzione della felicità.
(Sigmund Freud)
La felicità dell’uomo moderno: guardare le vetrine e comprare tutto quello che può permettersi, in contanti o a rate.
(Erich Fromm)
La felicità è come un gatto che corre dietro alla sua coda. Più la rincorre e più gli sfugge. Ma quando si impegna in altre cose, la coda gli viene dietro ovunque lui vada.
(Anonimo)
Le persone più felici non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto, ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno.
(Khalil Gibran)
Una gioia disperde un centinaio di dolori.
(Proverbio cinese)
Bisognerebbe riuscire a convincere gli uomini della felicità che essi ignorano, persino quando ne godono.
(Charles-Louis de Montesquieu,)
Ci sono persone che entrano nella tua vita per farti felice e altre per cambiare la tua idea di felicità. E non è la stessa cosa.
(Fabrizio Caramagna)
La felicità è qualcosa che si moltiplica quando viene condivisa.
(Anonimo)
Dio mio! Un intero attimo di beatitudine! Ed è forse poco seppur nell’intera vita di un uomo?
(Fëdor Dostoevskij)
Non si è mai così felici né così infelici come si pensa.
(François De La Rochefoucauld)
La felicità vera è nel riposo e non nel trambusto.
(Blaise Pascal)
Per avere grande felicità bisogna avere un grande dolore e e una grande infelicità – altrimenti come fai a sapere quando sei felice?
(Leslie Caron)
Chiedetevi se siete felici e cesserete di esserlo.
(John Stuart Mill)
Nel complesso, le persone più felici sembrano essere coloro che non hanno alcun motivo particolare per essere felici, tranne che sono così.
(William R. Inge)
Per essere felici, non dobbiamo essere troppo interessati a ciò che fanno gli altri.
(Albert Camus)
Ci sono due modi per conquistare la felicità: uno è fare l’idiota, l’altro è esserlo.
(Enrique Jardiel Poncela)
La felicità non esiste. Di conseguenza non ci resta che provare a essere felici senza.
(Jerry Lewis)
La felicità è uno stato d’attimo.
(HilGio, Twitter)
Non credo che abbiamo un” diritto “alla felicità. Se la felicità accade, le diciamo grazie.
(Marlene Dietrich)
La felicità non si ottiene il perseguimento cosciente della felicità; è generalmente il sottoprodotto di altre attività.
(Aldous Huxley)
La felicità sta nel gusto e non nelle cose; si è felici perché si ha ciò che ci piace, e non perché si ha ciò che gli altri trovano piacevole”
(François de La Rochefoucauld)
È felice chi, giorno per giorno, può dire: ho vissuto!
(Orazio)
La felicità è una merce favolosa: più se ne dà e più se ne ha.
(Blaise Pascal)
La felicità è desiderare quello che si ha.
(Sant’Agostino)
A chi non è mai contento, regalagli il mondo: ti chiederà un po’ di carta per incartarlo.
(Julien De Valckenaere)
Molti uomini vivono felici senza saperlo.
(Vauvenargues)
Non dite: “Ho trovato la felicità” ma piuttosto: “Ho trovato una felicità”.
(Khalil Gibran)
L’uomo saggio non cerca la felicità ma l’assenza del dolore.
(Aristotele)
Possiedi tante cose, ma non possiedi te stesso. Hai tutto ciò che ti può rendere felice, ma non sei felice, perché la felicità non potrà mai essere frutto dei possessi. La felicità è un tuo affiorare interiore, è un risveglio delle tue energie, è un risveglio della tua anima.
(Osho)
Si gusta doppiamente la felicità faticata.
(Baltasar Graciàn y Morales)
Fai in modo che la felicita’ sia il tuo unico vizio.
(Marilyn Monroe)
La felicità è fatta di un niente che al momento in cui lo viviamo ci sembra tutto.
(Jim Morrison)
La mia felicità non è il mezzo per qualsiasi altro fine. È il fine. E’ il suo obiettivo. E’ il suo scopo.
(Ayn Rand)
Fare quello che ti piace è la libertà. Amare ciò che si fa è la felicità
(Anonimo)
Alcuni portano felicità ovunque vadano; altri quando se ne vanno.
(Oscar Wilde)
La maggior parte delle persone preferiscono avere la certezza di essere infelici, che rischiare di essere felici.
(Robert Anthony)
Ho dimostrato di riuscire ad essere felice con poco. Ora fatemi provare con tanto.
(Insanitypage, Twitter)
Il denaro è solo un numero, e i numeri non finiscono mai. Se hai bisogno di soldi per essere felice, la ricerca della felicità non avrà mai fine.
(Anonimo)
La felicità non sta nell’essere amati: questa è soltanto una soddisfazione di vanità mista a disgusto. La felicità è nell’amare.
(Thomas Mann)
Per ogni minuto che sei arrabbiato, perdi sessanta secondi di felicità.
(Anonimo)
La vera felicità è non aver bisogno di felicità.
(Seneca)
Due infelicità, sommate, possono fare una felicità.
(Gesualdo Bufalino)
Abbiamo soltanto la felicità che siamo in grado di capire.
(Maurice Maeterlinck)
La felicità è puntiforme: non impararlo rende continua l’infelicità
(Nunzio La Fauci)
Felicità – e contemporaneamente la sensazione, terrorizzante, che si tratti solo di un’eccezione
(Peter Handke)
La felicità, come la purezza interiore, non ha prezzo, ma una sola casa: il tuo cuore.
(Sergio Bambarén)
È curioso osservare quale ideale di felicità amino gli uomini e in quali singolari posti essi cerchino la sua sorgente. Alcuni la cercano nell’ammucchiare ricchezze, alcuni nella superbia del potere, altri nelle conquiste dell’arte e della letteratura. Pochi la cercano nell’esplorazione del loro spirito o nel miglioramento della conoscenza.
(Helen Keller)
Se il denaro non dà la felicità, neppure la toglie.
(Roberto Gervaso)
Cercare l’indirizzo della felicità è inutile. Cambia domicilio in continuazione.
(Dino Basili)
Quando la felicità ci viene incontro non è mai vestita come pensavamo. Spesso ci passa accanto silenziosa e non sappiamo riconoscerla.
(Romano Battaglia)
L’uomo, oltre a volere la felicità, ha un eguale, identico bisogno anche della sventura.
(Fëdor Dostoevskij)
La felicità non consiste nell’acquistare e godere ma nel non desiderare nulla, perché consiste nell’essere liberi.
(Epitteto)
Se vuoi fare un uomo felice, non aggiungergli altre ricchezze, ma togligli i suoi desideri.
(Epicuro)
Imparare a lasciarsi andare. Questa è la chiave per la felicità.
(Buddha)
La felicità è una condizione immaginaria, in passato attribuita dai vivi ai morti, e oggi generalmente attribuita dagli adulti ai bambini, e dai bambini agli adulti.
(Thomas Szasz)
Felicità. Gradevole sensazione suscitata dalla contemplazione delle miserie altrui.
(Ambrose Bierce)
La felicità dovrebbe essere l’unica condizione della vita; dove la felicità fallisce, l’esistenza rimane un folle e lamentevole esperimento.
(George Santayana)
La felicità non è nient’altro che essere in salute e avere poca memoria.
(Albert Schweitzer)
La felicità: un bel conto in banca, un bravo cuoco e una buona digestione
(Jean Jacques Rousseau)
Vissero infelici perché costava meno.
(Leo Longanesi)
Non è facile trovare la felicita’ dentro di noi ed è impossibile trovarla in qualsiasi altro posto.
(Nicolas De Chamfort)
La felicità è come gli orologi: i meno complicati sono quelli che si guastano meno.
(Nicolas De Chamfort)
Il sommo bene, cioè la felicità, non cerca al di fuori mezzi per realizzarsi; è un bene interiore e nasce tutto da sé stesso; diventa schiavo della sorte se ricerca una parte di sé all’esterno.
(Lucio Anneo Seneca)
La vera felicità risiede nella virtù.
(Lucio Anneo Seneca)
Per alcuni la felicità è una sensazione cosi insolita che appena la provano, si allarmano e s’interrogano su questo nuovo stato; nulla di simile nel loro passato: è la prima volta che si avventurano fuori della sicurezza del peggio.
(EM Cioran)
Noi viviamo in un’epoca così disperata che qualsiasi felicità possediamo deve essere tenuta nascosta come una deformità.
(Cyril Connolly)
A volte, l’unica ragione per cui non lasci perdere quello che ti sta rendendo triste è perché era l’unica cosa che ti ha fatto felice.
(Anonimo)
Il ricordo della felicità non è più felicità; il ricordo del dolore è ancora dolore.
(Lord Byron)
Che strana la vita.
La felicità e la bellezza e l’amore sono sempre a un centimetro fuori dalla nostra portata.
E il premio è così distante che non basta salire su centinaia di podi.
E il sogno sta sempre così in alto che nessun’ala è in grado di avvicinarsi.
(Fabrizio Caramagna)
La felicità è un mito inventato dal diavolo per farci disperare.
(Gustave Flaubert)
La felicità è una ricompensa che giunge a chi non l’ha cercata.
(Anton #268;echov)
Forse la felicità sta proprio qui: dimenticare se stessi e farsi vivere dal mondo.
(Umberto Galimberti)
La felicità è quando ciò che pensi, ciò che dici e ciò che fai sono in armonia
(Mahatma Gandhi)
Proprio la cosa più piccola, più sommessa, più lieve, il fruscìo di una lucertola,un soffio, un guizzo, uno sbatter di occhi.Di poco è fatta la miglior felicità.
(Friedrich Nietzsche)
E forse alla fine, la memoria si trasformerà in una grande sala con gli orologi fermi sulle distinte ore in cui siamo stati felici.
(Juan varo Zafra)

“La vita è ciò che ti accade mentre fai altri progetti” John Lennon
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(William Blake)
Un pensiero colma l'immensità.

L'aquila non perse mai tanto tempo come quando si sottomise a imparare dal corvo.
[The eagle never lost so much time as when he submitted to learn of the crow].

Al mattino pensa. A mezzogiorno agisci. Alla sera mangia. Quando è notte dormi.

Le tigri dell'ira sono più sagge dei cavalli dell'istruzione.

Non saprai mai cos'è abbastanza, se non sai cos'è più che abbastanza.

Chi manca di coraggio è esuberante d'astuzia.

Quando vedi un'aquila, tu vedi una parte del genio; alza la testa!
[When thou seest an Eagle, thou seest a portion of Genius; lift up thy head!].

Esuberanza è Bellezza.
[Exuberance is beauty].

Il miglioramento crea strade rettilinee; ma le strade tortuose senza miglioramento sono strade di genio.

La verità non può mai essere detta in modo tale da essere compresa, e non essere creduta.

Basta! o troppo.

La Prudenza è una ricca e ripugnante vecchia zitella corteggiata dall'Incapacità.

Il verme tagliato perdona l'aratro.

La Follia è il mantello della furfanteria.

Ascolta il rimprovero dello stolto: è un titolo da re!

Quello che oggi è dimostrato fu un tempo solo immaginato.

Il vino migliore è il più vecchio, l'acqua migliore è la più nuova.

Sarebbe meglio per te uccidere un bimbo nella culla che allevare desideri irrealizzati.

Dove non c'è l'uomo la natura è sterile.

Una stessa legge per il leone e per il bue è oppressione.
(William Blake)

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Il tuo sorriso
Toglimi il pane, se vuoi,
toglimi l’aria, ma
non togliermi il tuo sorriso.
Non togliermi la rosa,
la lancia che sgrani,
l’acqua che d’improvviso
scoppia nella tua gioia,
la repentina onda
d’argento che ti nasce.
Dura è la mia lotta e torno
con gli occhi stanchi,
a volte, d’aver visto
la terra che non cambia,
ma entrando il tuo sorriso
sale al cielo cercandomi
ed apre per me tutte
le porte della vita.
Amore mio, nell’ora
più oscura sgrana
il tuo sorriso, e se d’improvviso
vedi che il mio sangue macchina
le pietre della strada,
ridi, perché il tuo riso
sarà per le mie mani
come una spada fresca.
Vicino al mare, d’autunno,
il tuo riso deve innalzare
la sua cascata di spuma,
e in primavera, amore,
voglio il tuo riso come
il fiore che attendevo,
il fiore azzurro, la rosa
della mia patria sonora.
Riditela della notte,
del giorno, delle strade
contorte dell’isola,
riditela di questo rozzo
ragazzo che ti ama,
ma quando apro gli occhi
e quando li richiudo,
quando i miei passi vanno,
quando tornano i miei passi,
negami il pane, l’aria,
la luce, la primavera,
ma il tuo sorriso mai,
perché io ne morrei.

Pablo Neruda


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dany61 ha scritto:

Il tuo sorriso
Toglimi il pane, se vuoi,
toglimi l’aria, ma
non togliermi il tuo sorriso.
Non togliermi la rosa,
la lancia che sgrani,
l’acqua che d’improvviso
scoppia nella tua gioia,
la repentina onda
d’argento che ti nasce.
Dura è la mia lotta e torno
con gli occhi stanchi,
a volte, d’aver visto
la terra che non cambia,
ma entrando il tuo sorriso
sale al cielo cercandomi
ed apre per me tutte
le porte della vita.
Amore mio, nell’ora
più oscura sgrana
il tuo sorriso, e se d’improvviso
vedi che il mio sangue macchina
le pietre della strada,
ridi, perché il tuo riso
sarà per le mie mani
come una spada fresca.
Vicino al mare, d’autunno,
il tuo riso deve innalzare
la sua cascata di spuma,
e in primavera, amore,
voglio il tuo riso come
il fiore che attendevo,
il fiore azzurro, la rosa
della mia patria sonora.
Riditela della notte,
del giorno, delle strade
contorte dell’isola,
riditela di questo rozzo
ragazzo che ti ama,
ma quando apro gli occhi
e quando li richiudo,
quando i miei passi vanno,
quando tornano i miei passi,
negami il pane, l’aria,
la luce, la primavera,
ma il tuo sorriso mai,
perché io ne morrei.

Pablo Neruda





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Il 30 giugno 1860 si verifica il primo scontro pubblico tra i sostenitori della teoria evoluzionistica di Charles Darwin, rappresentati dal naturalista inglese Thomas Huxley (autodefinitosi il "mastino di Darwin") e i credenti all'immutabilità creazionistica, rappresentati, invece, dal vescovo di Oxford Samuel Wilberforce (detto "Soapy Sam", Sam il viscido). In occasione del meeting annuale dell'Associazione britannica per l'avanzamento della scienza, Wilberforce afferma provocatoriamente: "Vorrei chiedere a Mr. Huxley se è per parte di suo nonno o per parte di sua nonna che discende da una scimmia". La risposta di Huxley non si fa attendere: "Se mi si chiede se preferirei avere una miserabile scimmia come nonno, oppure un uomo altamente dotato dalla natura, che possiede molte facoltà e grande influenza, e che tuttavia utilizza queste facoltà e questa influenza al solo scopo di introdurre il ridicolo in una grave discussione scientifica, non esito ad affermare la mia preferenza per la scimmia".

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Che Dio o la natura abbiano inoculato nell'uomo un basic need, un bisogno fondamentale di Coca- Cola, non lo si vorrà sostenere nemmeno nel paese di produzione. Ma il fatto è che laggiù la sete si è orientata verso la Coca-Cola, sebbene - e qui sta il punto principale - la sua ultima e segreta funzione consista nel far venire sete; e precisamente nel far venire una sete che diventa una sete specifica di Coca-Cola. Qui dunque la domanda è il prodotto dell’offerta; il bisogno è il prodotto del prodotto; e al tempo stesso il bisogno creato dal prodotto assicura il continuo aumento della produzione del prodotto.
Günther Anders

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Ogni cosa è colore… e ogni colore è emozione. Se penso all'arancione ad esempio, io penso a questo: è il sole del mattino che attraversa il cielo e il colore di un tizzone ardente nel mezzo di un falò sulla spiaggia. È la foglia in autunno, le carote in una zuppa di verdure in una fredda giornata d’inverno, i tulipani in primavera e le coccinelle su un filo d’erba in un caldo pomeriggio d’estate. L’arancione è vita. È ciò che è inaspettato ma bello.
Deborah Wright

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Se la saggezza consiste nell'esperienza, chi merita di più che gli venga attribuito il nome prestigioso di saggio, il sapiente, che rinuncia a qualsiasi iniziativa vuoi per ritegno vuoi per viltà, o l'insensato, che né ritegno che gli manca, né il pericolo che non valuta, trattengono da alcuna avventura? Il sapiente si rifugia dai suoi libri antichi e ne impara soltanto sottigliezze linguistiche. L'insensato ricava una autentica saggezza andando incontro alle cose e affrontandole da vicino.
Erasmo da Rotterdam

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Darío Jaramillo

Gatti

Stati della materia.
Gli stati della materia sono quattro:
liquido, solido, gassoso e gatto.
Il gatto è uno stato speciale della materia,
anche se sorge qualche dubbio:
è materia questa voluttuosa contorsione?
non viene dal cielo questo modo di dormire?
E questo silenzio, non proviene forse da un luogo
senza tempo?
Quando lo spirito gioca a essere materia
allora si trasforma in gatto.

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Quando un discorso dipinge con naturalezza una passione o un effetto, troviamo in noi stessi la verità di quel ch'esso dice: verità che non sapevamo fosse già in noi. Siamo, quindi, portati ad amare chi ce la fa sentire, perché costui non ha fatto mostra di un bene suo, ma del nostro, e questo beneficio ce lo
rende caro; senza dire che la comunanza intellettuale che abbiamo con lui inclina in modo necessario il nostro cuore ad amarlo.
Blaise Pascal

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Libro di Robin Norwood consigliato

Donne che amano troppo
Traduzione: Enrica Bertoni
Editore: Feltrinelli, 1989

Con il candore pratico di una buona massaia che insegna le ricette del buon mangiare per tenersi in salute, Robin Norwood in questo libro suggerisce alle donne le ricette contro il mal d'amore. Naturalmente non il mal d'amore qualsiasi, ma quello che nei libri si chiama "passione", "perdizione", "delirio", e che lei con semplicità ha ribattezzato "troppo amore" Ma quand'è che si ama troppo? Quand'è che l'amore si trasforma in qualcosa di malsano, di pericoloso per la nostra salute fisica e mentale? "Quando essere innamorate significa soffrire, stiamo amando troppo," risponde la Norwood, quando giustifichiamo tutti i malumori, il cattivo carattere, l'indifferenza, i tradimenti del partner, stiamo amando troppo. Quando siamo offesi dal suo comportamento ma pensiamo che sia colpa nostra perché non siamo abbastanza attraenti o abbastanza affettuose, stiamo amando troppo.

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Léopold Sédar Senghor

In fondo al mio cannocchiale

In fondo al mio cannocchiale, i pescatori la rete
I pescatori che cantano insieme, incedendo ritmati
Paralleli asimmetrici, i pescatori sulla spiaggia
Nel prodigio del mare, ove tutti i pesci fioriscono.

In fondo al mio cannocchiale, i pescatori paralleli e nudi
E i loro muscoli lunghi sono ritmati, e belli come statue
di basalto.
E le donne che elogiano, e quelle che vibrano, come i curvi
profili dei colli
I loro valloni profumano più delle gole di Tyamassass.

Ah! se solo potessimo essere, e tu qui, nella nudità così limpida
dei tempi anteriori
Che giochino i nostri muscoli nella gioia, nelle gambe nei petti
Che ardano pure passioni, fuoco di sterpi a notte
Nella trasparente bellezza dei corpi d'ambra di bronzo cupo,
dei cuori di muschio.

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dany61
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LA FILASTROCCA DELL'AUTOSTIMA
Non dirmi “sciocco” oppure “somaro”,
sono parole dal gusto amaro.
Non dirmi “aspetta, ti rispondo dopo”,
se lo chiedo ora, ci sarà uno scopo.
Non chiedermi sempre e solo perché,
ne sono certo, lo sai già da te.
Se poi non mi urli tutti i santi giorni,
sarò più felice quando ritorni.
Non chiedermi cose sotto ricatto,
o imparerò il prezzo di averlo fatto,
non per amore, ma per esser costretto
e non di certo perché ci rifletto.
Se sono stanco e non capisco niente,
è perché stanca è anche la mente.
Non mi gridare se rovescio il latte,
chissà tu, da piccola,quante ne hai fatte.
Non dirmi mai che non si può fare,
tra il dire e il fare non sempre c’è il mare,
o che non posso cambiare il mondo
e ci crederò in un nanosecondo.
Se aggiungi sempre “ma”, “forse”,‘‘però”,
stai pur sicura non ce la farò.
Poi, se lo posso fare da solo,
non aiutarmi e prenderò il volo.
Mostrami invece parole belle
e te lo assicuro, toccherò le stelle. sc

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Se guardiamo il percorso fatto, per capire dove siamo stati e dove ci troviamo in relazione a dove stiamo andando, vedremo chiaramente che non saremmo potuti arrivare dove ci troviamo senza percorrere la strada che abbiamo fatto. Altre strade non ce ne sono; non esistono scorciatoie. Non c’è modo di farsi paracadutare su questo territorio. Il paesaggio che ci sta davanti è coperto dai frammenti delle relazioni infrante di persone che hanno tentato di abbreviare la strada.
Stephen Covey

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dany61
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Lunga e diritta correva la strada,
l'auto veloce correva
la dolce estate era già cominciata,
vicino a lei sorrideva.
Forte la mano teneva il volante,
forte il motore cantava
non lo sapevi che c'era la morte
quel giorno che t'aspettava.

Non lo sapevi che c'era la morte,
quando si è giovani è strano
poter pensare che la nostra sorte
venga e ci prenda per mano.

Non lo sapevi ma cosa hai pensato
quando la strada è impazzita
quando la macchina è uscita di lato
e sopra un'altra è finita.

Non lo sapevi ma cosa hai sentito
quando lo schianto ti ha uccisa
quando anche il cielo di sopra è crollato
quando la vita è fuggita.

Dopo il silenzio soltanto è regnato
tra le lamiere contorte
sull'autostrada cercavi la vita
ma ti ha incontrato la morte.

Vorrei sapere a che cosa è servito
vivere, amare e soffrire
spendere tutti i tuoi giorni passati
se presto hai dovuto partire.

Voglio però ricordarti com' eri,
pensare che ancora vivi
voglio pensare che ancora mi ascolti
e come allora sorridi.
Francesco Guccini

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Non devi perdere la voglia di curiosità,
non devi perdere la voglia di fare il tuo
lavoro con lo stesso entusiasmo di
quando avevi vent'anni.

Sandro Mayer
R.I.P


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stefano
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chiara lezione di vita
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dany61
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Che si tratti di olio d’oliva o di burro o ancora del famigerato olio di palma, sempre delle stesse molecole stiamo parlando. Stupirà alcuni dei nostri lettori sapere che tutti i grassi che usiamo comunemente per cucinare contengono una miscela degli stessi acidi grassi, saturi e insaturi, solo in proporzioni diverse. Per intenderci, non esistono «molecole di olio d’oliva» diverse dalle «molecole di burro»: ciò che differenzia l’olio d’oliva dal burro sono le quantità e il tipo di acidi grassi, oltre ovviamente agli altri nutrienti presenti.
Dario Bressanini e Beatrice Mautino

“La vita è ciò che ti accade mentre fai altri progetti” John Lennon
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Enza
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dany61
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Gli abitanti del nostro pianeta si figuravano al massimo che su Marte potessero esserci altri uomini, forse inferiori a loro e pronti ad accogliere a braccia aperte una missione di civilizzazione. Tuttavia, di là dagli abissi dello spazio, menti che stanno alle nostre come le nostre stanno a quelle degli animali bruti, intelletti vasti, freddi e spietati guardavano la terra con invidia e preparavano, lentamente ma con fermezza, i loro piani contro di noi.
Herbert George Wells, La guerra dei mondi, 1897

Marte attira l’immaginazione umana come nessun altro pianeta. Con una forza più potente della gravità, attrae l’occhio con la sua scintillante presenza rossa nel limpido cielo notturno.
John Noble Wilford, Mars Beckons, 1990

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dany61
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Gli uomini vengono da Marte le donne da Venere
Men Are from Mars, Women Are from Venus, 1992 - Selezione Aforismario

Erroneamente gli uomini si aspettano che le donne pensino, comunichino e reagiscano come fanno gli uomini; erroneamente, le donne si aspettano che gli uomini sentano, comunichino e reagiscano come fanno le donne. Abbiamo dimenticato che uomini e donne sono intrinsecamente diversi e il risultato è che i nostri rapporti sono contraddistinti da conflitti del tutto superflui.

Poiché ignorano le differenze esistenti fra loro, uomini e donne sono condannati a vivere in stato di guerra. Di solito ci sentiamo arrabbiati o frustrati nei confronti dell'altro sesso perché abbiamo dimenticato questa importante verità.

Comprendendo le differenze nascoste dell'altro sesso, possiamo dare e ricevere più amore. Rispettando e accettando le nostre differenze, abbiamo la possibilità di scoprire soluzioni creative e quindi di raggiungere i nostri obiettivi. Ancora più importante, possiamo imparare ad amare e a sostenere nel modo migliore le persone che sentiamo vicine. L'amore ha qualità magiche e può durare, se non dimentichiamo le differenze esistenti fra i sessi.

Dato che molti uomini non capiscono che le donne hanno un modo diverso di esprimere i propri sentimenti, tendono a invalidarne i sentimenti o a giudicarli in modo inappropriato. Da questo, i litigi.

Non è ciò che diciamo a ferire, ma come lo diciamo.

Proprio come la comunicazione è l'elemento più importante di una relazione, i litigi possono costituirne l'elemento più distruttivo, perché maggiore è la nostra intimità con un altro essere umano, più ci sarà facile causargli o riceverne dolore.

Evitare litigi e discussioni è certamente opportuno, ma soffocare i propri sentimenti è sempre dannoso.

Ci sono coppie che litigano tutto il tempo uccidendo pian piano l'amore che le unisce. All'altro estremo, ci sono coppie che reprimono i loro stati d'animo allo scopo di evitare i conflitti. Come conseguenza, finiscono con il perdere di vista anche i loro sentimenti d'amore. Una coppia è in guerra, l'altra vive una situazione di guerra fredda. È importante trovare un equilibrio tra questi due estremi.

John Gray

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Ciascuno di noi è un’intera società, un intero quartiere del Mistero, quindi è opportuno che rendiamo per lo meno elegante e distinta la vita di questo quartiere, che nelle feste delle nostre sensazioni vi sia gusto e discrezione, perché sia sobria la cortesia nei banchetti dei nostri pensieri. Le altre anime potranno erigere intorno a noi i loro quartieri sporchi e poveri; segniamo in modo chiaro il punto dove il nostro inizia e finisce, e che dalla facciata dei nostri palazzi ai letti della nostra timidezza, tutto sia nobile e sereno, scolpito in un’esibizione sobria, quasi in sordina.
Fernando Pessoa

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Aulikki Oksanen
Due continenti

Come due continenti separati dal mare
l'un l'altro all'orizzonte restiamo ad ammirare.
Forse eravamo nostri nella gioventù del mondo,
perché desideriamo l'altro sempre fino in fondo.

Scorgo i tuoi lontani tratti e presento
il bagliore del granito che all'alba trapela,
il nostro stesso fuoco che ardere io sento,
il luccichio del sole che lo zaffiro rivela.

Non posso abbracciarti, e nemmeno parlare,
con dita elettriche il tuo viso riempire di tocchi,
ma quando vedi la bruma formarsi sopra il mare,
ricorda che origina da questi miei occhi.

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Un grande Mauro Berruto
LA PEGGIOR SQUADRA CHE ABBIA ALLENATO
Nel 2008 allenavo la squadra di pallavolo Montichiari, storico club del campionato di serie A1. Lì vicino, a Castiglion delle Stiviere, sorgeva un Opg, agghiacciante acronimo che sta per Ospedale psichiatrico giudiziario. Chiusi definitivamente nel 2015, gli Opg altro non erano che i vecchi manicomi criminali. Un giorno venni avvicinato da alcuni dei responsabili della struttura. Mi chiedevano se volessi dedicare un po' del mio tempo libero per tentare un esperimento con alcuni dei loro ospiti, uomini di età e condizione psicofisica molto diversa, tutti con storie tragiche alle spalle. La prima cosa che chiesi fu quella di poter visitare il luogo dove erano rinchiusi. Mi ci portarono, una mattina di cui ricordo ancora perfettamente ogni dettaglio, ma più di tutto il buio. Urla, rumori, sguardi non raccontabili, ma soprattutto il buio. Fu un'esperienza pazzesca che mi fece venire un'idea: quella di proporre la pallavolo come, diciamo, terapia. C'entravano l'idea del passaggio, la costruzione di una squadra, c'entrava (moltissimo) l'essere uno sport dove è impossibile il contatto fisico.
Insomma, mi sembrava potesse funzionare. Con un ma. Il mio ma, era legato al luogo dove ci saremmo allenati. «La faccio - dissi - ma dovrete convincere il Giudice a fare in modo che questa attività si svolga nel Palasport di Montichiari». Un Palasport di serie A, bellissimo. Un Giudice particolarmente illuminato (la luce!) accordò quel permesso. Volevo creare intorno a quegli uomini delle condizioni di eccellenza e presi in prima persona l'impegno di far allestire il Palasport, ogni lunedì (giorno di riposo del mio club), come se ci fosse una partita di serie A. La rete, quella bella, i palloni ufficiali, le magliette di allenamento preparate negli spogliatoi, tutte le luci (la luce!) accese. Insomma tutto era perfetto, pulito, ordinato, luminoso. Ci allenammo per circa sei mesi pieni di emozioni che crescevano di allenamento in allenamento. Mai una defezione, mai una rinuncia. Al termine organizzammo una partita contro dei ragazzi di una scuola superiore di Montichiari che terminò, addirittura, con la vittoria di un set, dove uno dei miei "atleti" fece 7 punti consecutivi in servizio.
Che cosa era successo? Ero forse io stato particolarmente bravo a insegnare la tecnica pallavolistica a signori di mezza età, sovrappeso e sottoposti a trattamenti farmacologici pesantissimi? Assolutamente no. Io, in qualità di allenatore di una squadra di seria A, ero parte della coreografia. La differenza lo aveva fatto il luogo, la sua bellezza li aveva trasformati. Il risultato più clamoroso arrivò qualche settimana dopo. Un report indicava che le necessità di psicofarmaci di quelle persone, al termine del progetto, erano clamorosamente diminuite. Quella notizia mi fulminò, letteralmente. Dopo sei mesi di allenamenti assumevano una quantità di psicofarmaci vicina alla metà rispetto a quando avevano iniziato. Era un risultato oggettivo.
Non ho mai più guardato allo sport con gli occhi di prima, dopo quei mesi. Avevo imparato che la bellezza di ciò che ci circonda incide sul nostro comportamento. È quel principio che scatta quando entriamo in uno stadio, bello, pulito, funzionale e ci comportiamo da tifosi civili, mentre se per guardare una partita ci fanno entrare in una gabbia (sì, in Italia esistono ancora degli stadi con le gabbie per i tifosi ospiti) evidentemente c'è qualcuno che ci sta autorizzando a comportarci come animali. Ho imparato, grazie a quell'esperienza, l'oggettiva possibilità dello sport di creare bellezza e meraviglia.
La più straordinaria delle lezioni me l'ha insegnata la peggior squadra che io abbia mai allenato.

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Li Bai
30. La canzone di Yuan Danqiu
O Yuan Danqiu, degli Immortali sei innamorato.
Al mattino ti abbeveri alle pure acque di Yingchuan,
alla sera fai ritorno alla bruma purpurea dei picchi
del Monte Song.
Sulle trentasei vette a lungo dimorasti.
A lungo dimorasti, cavalcando meteore e arcobaleni.
A cavallo del drago volante dalle tue orecchie sibila
il vento,
attraversi fiumi e mari e giungi al Cielo.
Io so quanto è inesauribile il tuo cuore ramingo.

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Enza
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lampaDINA e lampaDario
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Valentino Ronchi
(Rileggendo il Nazari e decidendo
di lasciarlo sul comodino)

Senti questo silenzio? È il principio di ottobre
le cose si perdono, tutte le cose si perdono,
sembre dire. Dove se ne andranno
quei termini di Omero, i calzari di cuoio
annodato, la fibbia d'argento dello scudo
dei Feaci, i Dardani bravi nel corpo a corpo
la paura, che è dolorosa, odiosa, i cavalli solidi
zoccoli e Latona dalla bella chioma? Questa casa
che abito – ne sono passate tre da allora
da quando lo comperai il Dizionario Omerico –
non le sa tutte queste cose, eppure ci abitiamo
da anni. Le nostre vite non hanno che noi
per tenersi insieme. E noi a dire il vero
non è che diamo troppo affidamento.

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Enza
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lampaDINA e lampaDario
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Enza ha scritto:









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Edward Estlin Cummings

guarda
le mie dita, che
toccarono te
e il tuo caldo e il frale
tuo poco
– vedi? non sembrano le mie
dita. Le mani i polsi miei
che strinsero cautamente il fioco silenzio
di te (del corpo del
sorriso degli occhi delle mani dei piedi tuoi)
sono diversi
da quello che erano. Le mie braccia
in cui tutto di te si ripiegò
quietamente, come una
foglia o qualche fiore
appena fatto dalla Primavera
Stessa, non sono le mie
braccia. Non riconosco
come me stesso questo che trovo davanti
a me in uno specchio. Non
credo
di avere mai visto queste cose;
qualcuno che tu ami
e che è più magro
più alto di
me è entrato e divenuto le
labbra che uso per parlare,
una nuova persona vive e
gesticola con il mio
o sei forse tu che
con la mia voce
stai
giocando.

Traduzione di Nicola Gardini

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Donaldas Kajokas

Surdo asello fabellam narrare
Orazio

finire i giorni catturando i venti, in samaria scovare
la propria scheggia
vegliare alle termopili, corteggiare tanto, sposare
la più stupida
uscire dallo stige asciutto, dare la caccia alla tartaruga
vicino a nida*, diventare cieco
nella provincia tsi, in pieno inverno cercare l'utilità
dello spaventapasseri,
ubriacarsi con li bai, e allora dopo, caro orazio, tutta
la notte

in un grande orecchio con folti peli d'oro
all'asinello – sordo – una favola – raccontare

* Nida è una località turistica in Lituania, sulla penisola
dei Curi che si affaccia sul Mar Baltico.


Traduzione di Jurga Po Alessi e Davide Ferrari

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lampaDINA e lampaDario
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Modificato da - lampaDINA e lampaDario in data 12/12/2018 06:25:24
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Philippe Jaccottet


Adesso so che non possiedo nulla,
neppure l’oro delle foglie fradicie,
né questi giorni che a gran colpi d’ala
vanno da ieri a domani, rimpatriano.

Lei fu con loro, pallida emigrante,
tenue beltà coi suoi segreti vani,
brumosa. E ora condotta certamente
via, tra i boschi piovosi. Come prima

eccomi in faccia a un irreale inverno,
ricanta il ciuffolotto, unica voce
che insiste, come l’edera. Ma il senso

chi lo puo dire? E la salute scema,
simile oltre la nebbia al fuoco breve
che un vento glaciale smorza... Ed è già tardi.
Traduzione di Fabio Pusterla

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Emilio Villa
Ormai

Un giorno la giovinezza, con circospezione
abbandona arbitrariamente i capolinea. Ecco.
E io ricordo le finestre che s’accendono al pianterreno
sul vialone, e somigliano così profondamente ai radi
ragionamenti che faremo sul punto di morire,
in articulo, con l’ombra degli amici, a fior di mente.

Invero
non so più se viva tra le secche
ancora il suo tepido serpire, adesso,
in province gelate, come una romanza
fine e perenne sul filo della schiena, ma davvero
so che nelle lacrime lombarde, ove credemmo
di mieterci a vicenda, vagabondi baleni
dissipavano i veli nuziali alle riviere.

Ed era un nome d’alta Italia, a ripensare bene,
era un nome questa raffica, che non osi
più inseguire? E la felicità dell’occidente
si salva in occidente?

Disabitate ormai le alzaie, e disperando
ormai del nostro sentimento (e la nebbia
ormai mietuta che ci stringe a mezza vita),
disabitate le alzaie e disperando ormai
se la patria fosse una cittadinanza unica, reale,
andrebbe ricordata in un risucchio, a capofitto
per le celesti aiuole, la parte più dimessa
del nostro pensare lontanamente: andrebbe
ricordato uno spesso passaggio di brumisti
e di taxi, quel che tossisce sul margine caduco
del Naviglio, o libero tra le pioppe luccicanti
che i diti del vento tamburellano lassù, il brivido
dell’ultimo brum, in una corsa matta, che ci porta
via tutti i fanali e il nostro cuore salutando.

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e invece...

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E poi fate l’amore.
Niente sesso, solo amore.
E con questo intendo
i baci lenti sulla bocca,
sul collo,
sulla pancia,
sulla schiena,
i morsi sulle labbra,
le mani intrecciate,
e occhi dentro occhi.
Intendo abbracci talmente stretti
da diventare una cosa sola,
corpi incastrati e anime in collisione,
carezze sui graffi,
vestiti tolti insieme alle paure,
baci sulle debolezze,
sui segni di una vita
che fino a quel momento
era stata un po’ sbiadita.
Intendo dita sui corpi,
creare costellazioni,
inalare profumi,
Alda Merini

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Anne Sexton

Le parole

State attenti alle parole,
anche a quelle miracolose.
Per le miracolose diamo il meglio,
brulicano alle volte come insetti
lasciando non un pizzico ma un bacio.
Possono essere buone come le dita.
Possono essere affidabili come le rocce
su cui mettiamo il sedere.
Ma possono essere sia margherite che ferite.

Eppure io le amo.
Sono colombe cadute dal soffitto.
Sono sei arance sacre appoggiate in grembo.
Sono gli alberi, le gambe dell'estate,
e il sole, con il suo volto appassionato.

Eppure spesso mi deludono.
Ho così tanto da dire,
così tante storie, immagini, proverbi, ecc.
Ma le parole non ce la fanno,
mi baciano quelle sbagliate.
A volte volo come un'aquila
ma con le ali dello scricciolo.

Provo comunque a prendermene cura
e ad essere gentile.
Uova e parole vanno maneggiate con cura.
Una volta rotte non si possono
riparare.

Traduzione di Cristina Gamberi

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dany61 ha scritto:

Anne Sexton

Le parole

State attenti alle parole,
anche a quelle miracolose.
Per le miracolose diamo il meglio,
brulicano alle volte come insetti
lasciando non un pizzico ma un bacio.
Possono essere buone come le dita.
Possono essere affidabili come le rocce
su cui mettiamo il sedere.
Ma possono essere sia margherite che ferite.

Eppure io le amo.
Sono colombe cadute dal soffitto.
Sono sei arance sacre appoggiate in grembo.
Sono gli alberi, le gambe dell'estate,
e il sole, con il suo volto appassionato.

Eppure spesso mi deludono.
Ho così tanto da dire,
così tante storie, immagini, proverbi, ecc.
Ma le parole non ce la fanno,
mi baciano quelle sbagliate.
A volte volo come un'aquila
ma con le ali dello scricciolo.

Provo comunque a prendermene cura
e ad essere gentile.
Uova e parole vanno maneggiate con cura.
Una volta rotte non si possono
riparare.

Traduzione di Cristina Gamberi




Dina & Dario
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Tomasz Gluzinski
Quanto ancora

quali esperienze ancora

quanti sacrifici occorre subire
per non chiamare i bisogni dello spirito
solo un mercato
per un boccone di pane

quanto tempo deve passare

per capire che la fame del cuore
si nutre di foraggio della verità
e non di oro
che uccide

quanto sangue scorrerà ancora

quanto ci spremeremo il cervello
per capire l'origine della bramosia
per sapere
cosa ci duole

Zakopane, 6.09.1983


Traduzione di Paolo Statuti

“La vita è ciò che ti accade mentre fai altri progetti” John Lennon
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Wole Solyinka

Viaggio

Non penso mai di essere arrivato, anche se sono
alla fine del viaggio. Ho preso una strada lontana
dalle vette ma fatta di domande e che mi porta giù
verso una casa, a quell’altra terra. So che la mia carne
intaccata dai morsi è scampata alla frenesia
dei pesci dentro la ruggine delle chiglie...
Ma me li sono lasciati dietro nel mio cammino

e così è andata col vino e col pane
Non li ho mai divisi con la sconfitta né con la fame
Me li sono lasciati dietro nel mio cammino.

Non penso mai di essere arrivato, anche se un segno
d’amore e di benvenuto mi attraggono verso casa
Gli usurpatori brindano nella mia coppa
ogni banchetto un’ultima cena
Traduzione di Luigi Sampietro

“La vita è ciò che ti accade mentre fai altri progetti” John Lennon
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L'albero di Natale
Tanto tempo fa in Germania, un taglialegna, tornado a casa in una notte ghiacciata, ma chiara, fu meravigliato dello spettacolo delle stelle che brillavano attraverso i rami di uno pino ricoperto di neve e di ghiaccio. Per spiegare a sua moglie la bellezza di quello che aveva visto, il taglialegna tagliò un piccolo pino; arrivato a casa lo ricopri di nastri bianchi e di piccole candele. Le candele rappresentavano le stelle e i nastri bianchi la neve e il ghiaccio che pendevano dei rami dell'albero. La moglie, la gente e i bambini del vicinato furono cosi meravigliati di vedere l'albero e sentire il racconto del taglialegna che, da allora, ogni casa ebbe il suo albero di Natale.

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Daniele Piccini


Ora è il tempo di entrare nell'inverno.
Sfiammata la stellata,
è la via battuta dai tordi,
dai tempestosi suoni dei colombi,
dai soffi delle tortore
che si ripetono al mondo.
Batteranno ore e ore alla torre
di un borgo, senza alcuno a
svegliarsi, senza l'alba
protetta da un chiamare.
Ora vieni, che è inverno,
scendi con noi a distendere ossa
dissaldate dal freddo,
il sangue morto dell'anima idraulica
sì che si svegli il soffio. O scenda immane,
doppia e senza fiammella, un altra pace.

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Gerard Hanberry

Mendicanti
Ci deve essere anche spazio per il lutto
in questa città scintillante
di arroganza cortese.

Quelle torri splendenti che promettono
immortalità
– tenetele, tenete tutto –
non è che una valle tremula di portoni
sprangati.

Vado verso le colline colori sfocati,
ambra, rossi, blue elettrici.
Da qui posso vedere chiaramente,

templi, teatri, luoghi di sapienza e bugie.
E sulla testa? Il silenzio insolente delle stelle.
Siamo meno che mendicanti. Alla fine

non potremo rubare per te o avere in prestito
un'ora in più,
pur coi nostri poteri, nemmeno un ultimo,
bellissimo, balenante secondo.

Traduzione di Francesca Diano

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Canto dei Morti Invano di Primo Levi
Sedete e contrattate
A vostra voglia, vecchie volpi argentate.
Vi mureremo in un palazzo splendido
Con cibo, vino, buoni letti e buon fuoco
Purché trattiate e contrattiate
Le vite dei nostri figli e le vostre.
Che tutta la sapienza del creato
Converga a benedire le vostre menti
E vi guidi nel labirinto.
Ma fuori al freddo vi aspetteremo noi,
L’esercito dei morti invano,
Noi della Marna e di Montecassino,
Di Treblinka, di Dresda e di Hiroshima:
E saranno con noi
I lebbrosi e i tracomatosi,
Gli scomparsi di Buenos Aires,
I morti di Cambogia e i morituri d’Etiopia,
I patteggiati di Praga,
Gli esangui di Calcutta,
Gl’innocenti straziati a Bologna.
Guai a voi se uscirete discordi:
Sarete stretti dal nostro abbraccio.
Siamo invincibili perché siamo i vinti.
Invulnerabili perché già spenti:
Noi ridiamo dei vostri missili.
Sedete e contrattate
Finché la lingua vi si secchi:
Se dureranno il danno e la vergogna
Vi annegheremo nella nostra putredine.

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Un tizio entra in un bar supertecnologico per bere qualcosa. Il barista è un robot e gli chiede quanto misura il suo quoziente intellettivo: "150", risponde il cliente. Allora il robot gli serve un whisky di malto di 16 anni, e inizia a parlargli del riscaldamento globale, dell'interdipendenza ambientale, di problemi di meccanica quantistica, nanotecnologie, ecc. L'uomo incuriosito decide di testare ancora il robot. Ritorna il giorno dopo, e il robot gli domanda quant'è il suo quoziente d'intelligenza. L'uomo risponde: "90". Allora il robot gli serve una birra, e inizia a parlargli di calcio, di donne, dei suoi piatti preferiti ecc. Sempre più intrigato, il tizio ritorna ancora nel bar il giorno dopo, e il robot gli richiede quant'è il suo quoziente d'intelligenza: il tizio risponde: "40". Allora il robot gli serve un bicchiere di Tavernello e poi gli dice: "Allora, si vota per Berlusconi anche stavolta, eh?".
Anonimo

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Ogni notte è la liberazione. Si guarda i riflessi / dell’asfalto sui corsi che si aprono lucidi al vento. / Ogni rado passante ha una faccia e una storia. / Ma a quest’ora non c’è più stanchezza: i lampioni a migliaia / sono tutti per chi si sofferma a sfregare un cerino. / La fiammella si spegne sul volto alla donna / che mi ha chiesto un cerino. si spegne nel vento / e la donna delusa ne chiede un secondo / che si spegne: la donna ora ride sommessa. / Qui possiamo parlare a voce alta e gridare, / ché nessuno ci sente. Leviamo gli sguardi / alle tante finestre – occhi spenti che dormono – / e attendiamo. La donna si stringe le spalle / e si lagna che ha perso la sciarpa a colori / che la notte faceva da stufa. Ma basti appoggiarci / contro l’angolo e il vento non è più che un soffio. / Sull'asfalto consunto c’è già un mozzicone. / Questa sciarpa veniva da Rio, ma dice la donna / che è contenta d’averla perduta, perché mi ha incontrato. / Se la sciarpa veniva da Rio, è passata di notte / sull'oceano inondato di luce dal gran transatlantico. / Certo, notti di vento. E’ il regalo di un suo marinaio. / Non c’è più il marinaio. La donna bisbiglia / che, se salgo con lei, me ne mostra il ritratto / ricciolino e abbronzato. Viaggiava su sporchi vapori / e puliva le macchine: io sono più bello. / Sull'asfalto c’è due mozziconi. Guardiamo nel cielo: / la finestra là in alto – mi addita la donna – è la nostra. / Ma lassù non c’è stufa. La notte, i vapori sperduti / hanno pochi fanali o soltanto le stelle. / Traversiamo l’asfalto a braccetto, giocando a scaldarci.
Cesare Pavese

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Lo zampognaro di Gianni Rodari
Se comandasse lo zampognaro
Che scende per il viale,
sai che cosa direbbe
il giorno di Natale?
“Voglio che in ogni casa
spunti dal pavimento
un albero fiorito
di stelle d’oro e d’argento”.
Se comandasse il passero
Che sulla neve zampetta,
sai che cosa direbbe
con la voce che cinguetta?
“Voglio che i bimbi trovino,
quando il lume sarà acceso
tutti i doni sognati
più uno, per buon peso”.
Se comandasse il pastore
Del presepe di cartone
Sai che legge farebbe
Firmandola col lungo bastone?
“Voglio che oggi non pianga
nel mondo un solo bambino,
che abbiano lo stesso sorriso
il bianco, il moro, il giallino”.
Sapete che cosa vi dico
Io che non comando niente?
Tutte queste belle cose
Accadranno facilmente;
se ci diamo la mano
i miracoli si faranno
e il giorno di Natale
durerà tutto l’anno.

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dany61 ha scritto:

Lo zampognaro di Gianni Rodari
Se comandasse lo zampognaro
Che scende per il viale,
sai che cosa direbbe
il giorno di Natale?
“Voglio che in ogni casa
spunti dal pavimento
un albero fiorito
di stelle d’oro e d’argento”.
Se comandasse il passero
Che sulla neve zampetta,
sai che cosa direbbe
con la voce che cinguetta?
“Voglio che i bimbi trovino,
quando il lume sarà acceso
tutti i doni sognati
più uno, per buon peso”.
Se comandasse il pastore
Del presepe di cartone
Sai che legge farebbe
Firmandola col lungo bastone?
“Voglio che oggi non pianga
nel mondo un solo bambino,
che abbiano lo stesso sorriso
il bianco, il moro, il giallino”.
Sapete che cosa vi dico
Io che non comando niente?
Tutte queste belle cose
Accadranno facilmente;
se ci diamo la mano
i miracoli si faranno
e il giorno di Natale
durerà tutto l’anno.





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I paesi che credono nella rassegnazione e in ciò che erroneamente viene chiamato un concetto «spirituale» della vita, sono paesi nei quali la mortalità infantile è molto elevata. La medicina, l'igiene, la disinfezione, una dieta adatta, sono cose che non si raggiungono se non ci si preoccupa della vita terrena; richiedono energia e intelligenza rivolte all'ambiente materiale. Coloro che pensano che la materia sia un'illusione, sono propensi a pensare lo stesso del sudiciume, e così pensando possono causare la morte dei loro figli.
Bertrand Russell

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Pierluigi Cappello

Sera

Le nove, la sera, e un poco il nero che ti sporca le mani
è tutta la terra passata di qui
a che ora le api vanno a dormire, pensi, ti chiedi,
premi il cavo del palmo sull’orlo del ginocchio
nel dirti senti come sono nuove le foglie
da quale maniera di essere solo sono volate
adesso guardi le cose come sono venute
come si sono fissate, quando nella tua persona
e appena pieghi la testa nel vuoto,
nella domanda a che ora le api vanno a dormire
quando sono passati il sapore di terra e le nuvole
davanti ai miei anni, insieme.

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La nonna
Un giorno moriremo, ma il canto viene prima.
Nonna tu nei cortili dell’estate, già alzata all’alba,
sola ad aprire imposte e ricevere il sole,
accompagnando la febbre dei miei ultimi sogni con lo strofinio appena udibile dei tuoi passi,
entrando dalla parte del giorno a restituirmi il mondo nella fragranza del caffellatte.
Non dimentico nulla, io crebbi sulla sponda della tua vestaglia e dei tuoi scialletti,
del tuo gusto per il lillà che ti fa come una cenere di colombe fra i capelli e le guance,
e sento un’altra volta il soave andare delle pantofole che ti portai dal Cile.
E sto vedendo la lunghissima treccia che tu lasci libera
quando ti alzi, come un ricordo dei tuoi anni di ragazza.
Tu non lo sai, nonna, però in te finisce il tempo, la successione dei giorni e delle spiagge,
delle aule e dei pianti, dell’amore nei suoi mille specchi,
dell’uomo e del bambino che riconciliano le loro distanze nei tuoi occhi, oh paese della pace.
Ti vedo e sono piccolo e sono proprio io,
e niente impedisce che il piccolo e l’uomo ti diano lo stesso bacio e si rifugino nel tuo abbraccio.
Questi capelli che tu accarezzi e che pettinasti per la prima volta,
questa fronte che stai baciando e che lavasti dal sudore della nascita,
queste mani che vanno per il mondo palpando i suoi bei vuoti,
e che guidasti nel primo incontro con il cucchiaio e la palla,
tornano al posto del riposo, e non se ne vanno, nonna,
sebbene io viva alzato verso tante rotte, e non se ne vanno, nonna.
La nonna spunta con il giorno a visitare l’orto e le galline
spartisce l’acqua e il mais, ammira i pomodori e i loro progressi,
e gode del racemo che si inerpica, del lampadario delle prugne regine claudie,
e va per le profondità della casa distribuendo l’ordine.
A volte mi alzo, l’accompagno e, associato ai suoi riti,
do da mangiare agli uccelli e irrigo le veccie,
sento il tremito dell’acqua sui rampicanti che bucano i muri e che la ricevono crepitando
e si riempiono di scintille.
Ho dieci anni, vivo insieme ai bruchi e alle anatre, sono tenero e crudele,
ammazzo e proteggo, ordino come un re le cose del mio regno,
e sopra di me sta la nonna, le arrivo già all’altezza delle spalle, sulla punta dei piedi arrivo a baciarla,
e i nostri occhi si scoprono nell’allegria comune dei polli nati durante la notte.
Il nostro giardino durò quanto l’infanzia.
Né tu né io lo dimenticheremo, nonnina.
Non dimenticheremo il sapore delle pesche bianche,
delle barbabietole, delle zucche incendiate.
Fu il tempo del riso al latte coperto di cannella,
del piacere delle pannocchie sulla tavola tesa sotto i pergolati.
Stai nella cucina in penombra, con i glicini alla porta,
e curi le cadenze delle bacinelle di gelatina,
le marmellate invernali che ordinerai nella credenza.
Io sto lì, con Giulio Verne e una botta al ginocchio,
felice, guardandoti, sicuro che niente potrà mai accadermi,
che in mezzo al mare o all’assalto del polo con il capitano Hatteras,
o appeso al cielo con Michel Ardan,
tu mi tieni con te, vicino al fornello da cui l’aroma
inzuccherato cresce come un soave vulcano dipinto a lapis.
Un giorno moriremo, ma prima viene il canto.
E non solo ieri, nonna. A ogni svolta stai lì, piccola
sotto l’architrave, imbacuccata nella tua vecchiezza
senza macchia, nella tua piccola salute,
e ogni volta che mi trae da porte e passi e uomini,
io so che tu stai lì. E che il tuo amore senza altra causa che se stesso
ci sostiene nella notte e ci restituisce l’alba dell’incontro,
e il tempo gira la testa e ci accetta interi,
con il bambino che piange tra le tue braccia,
con il viaggiatore che si lava della polvere nel tuo sorriso,
con la giovane nonna che corre in mezzo alla neve per rallegrare il nipote,
con questa vecchietta che sostiene sulla soglia la lampada del benvenuto.
E il primo che muoia sappia che niente muore
e che la perfezione regnò nel suo giorno.
Julio Cortàzar

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È quel che è
È assurdo
dice la ragione.
È quel che è
dice l'amore.
È infelicità
dice il calcolo.
Non è altro che dolore
dice la paura.
È vano
dice il giudizio.
È quel che è
dice l'amore.
È ridicolo
dice l'orgoglio.
È avventato
dice la prudenza.
È impossibile
dice l'esperienza.
È quel che è
dice l'amore.
Erich Fried

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Diario 1941-1943
Quando pensi che l'altro non ti consideri abbastanza, significa che gli sei legato e per via di questo legame non sei indipendente.
Quanto meno ti aspetti, tanto più ricevi. Ciò che attendiamo da un altro, dunque dall'esterno, lo abbiamo inconsciamente dentro di noi.
Anziché attenderlo dall'esterno, dobbiamo svilupparlo dentro di noi, acquistandone consapevolezza. L'anima non ha legami temporali, è eterna.“
Etty Hillesum

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Labirinto
In me ti perdo, notturna apparizione,
nel bosco degl’inganni, nell’assenza,
nel nebbioso grigior della distanza,
nel lungo corridoio di porte false.
Dal tutto si fa il nulla, e questo nulla
di un corpo vivo subito si popola,
come isole che fluttuano nel sogno,
brumose, nel ricordo rinnovato.
In me ti perdo, dico, se la notte
sulla mia bocca colloca il suggello
dell’enigma che, detto, si ravviva
e s’avvolge in spire di segreto.
Nei giri e nei giri che m’adombrano,
nell’andare a tentoni a occhi aperti,
qual è del labirinto l’ampia porta,
dove il raggio di sole, i passi certi?
In me ti perdo, insisto, in me ti sfuggo,
in me fonde il cristallo e si frantuma,
ma quando il corpo cede alla stanchezza
in te mi vinco e salvo, in te mi trovo.
José Saramago

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Soprattutto sul tema della religione mi sembra ormai giunto il tempo in cui dovrebbero render noto il loro dissenso tutti quelli che, altamente qualificati sul piano delle conoscenze, si siano pienamente convinti dopo matura riflessione che le opinioni correnti sono non soltanto false ma anche dannose. Ciò dovrebbe essere fatto per lo meno da parte di quelle persone la cui posizione o reputazione dà alle loro opinioni l'opportunità di essere prese in considerazione. Una tale aperta confessione metterebbe fine subito e per sempre al pregiudizio volgare secondo cui quella che viene chiamata molto impropriamente miscredenza è connessa con cattive qualità della mente o del cuore.
John Stuart Mill

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lampaDINA e lampaDario
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Dina & Dario
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dany61
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Erika Burkart
Vento

Nomade venuto da lontano, ignaro di noi,
il vento, l’elemento a me più estraneo,
finché il flutto si placa nell’onda.
Un tempo, al momento dell’alta marea,
quale abbaglio sulla soglia;
pareva invalicabile; all’interno
lo spazio il mondo.
Tu m’hai amata,
io ti ho amato –
amore: polvere che volteggia su di noi
nel chiarore del giugno, quando verdi colline e cielo alto
ci offrono
quello che noi non cogliamo.
Non mancata l’ora,
in cui riposa la mia memoria,
si congela, si acceca, si risveglia,
sa vedere la quotidianità del dì e della notte,
elementare
sotto il tuo respiro, o nomade.
Anche quando ti scateni
in folate di grandine
ti volano incontro gli uccelli del mattino.
Traduzione di Nino Muzzi

“La vita è ciò che ti accade mentre fai altri progetti” John Lennon
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dany61
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Ma chi erano veramente i Magi?
Vennero chiamati così non perché si dedicassero a opere di magia ma perché grandi studiosi di astronomia.La religione cristiana attribuisce loro i nomi di Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, ma molte fonti dissentono.Melchiorre sarebbe il più anziano e il suo nome stesso deriverebbe da Melech, che significa Re.Baldassarre deriverebbe da Balthazar, mitico re babilonese, quasi a suggerire la sua regione di provenienza,Gaspare,per i greci Galgalath,significa Signore di Saba.Molto venerate le spoglie dei Tre Re che subirono alterne vicende:Una cronaca dell'epoca (IV secolo), riferisce che le sacre reliquie, risposte dentro una cassa di legno, avvolti in tessuti intrisi di profumi e di mirra, venissero portate a Milano provenienti da Costantinopoli. Si dice anche che I corpi dei Re Magi fossero intatti, essendo stati trattati con balsami e spezie, e mostrassero dal volto e dalla capigliatura età differenti: il primo sembrava avere 15 anni, il secondo 30 e il terzo 60 anni.
L'antica chiesa, dove la tradizione vuole che fosse battezzato San Barnaba, il primo vescovo della città, venne ampliata dal vescovo Eustorgio per ospitare la reliquia che venne riposta in un'arca romana di marmo sormontato dalla stella e dalle tre corone, con l'epigrafe "Sepulcrum trium Magorum”.Nel 1164 durante l'assedio di Federico Barbarossa, i resti dei Re Magi furono trafugati e trasportati a Colonia, dove venne costruita una bellissima Basilica per contenerli e dove ora riposano.Grande fu lo sconforto dei cittadini alla notizia e Milano tentò più volte di riaverle, ci provò anche Ludovico il Moro nel 1434 ma inutilmente.

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dany61
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LA VERA STORIA DELLA BEFANA...
(Fiaba di Don Giampaolo Perugini)

In un villaggio, non distante da Betlemme, viveva una giovane donna che si chiamava Befana. Non era brutta, anzi, era molto bella e aveva parecchi pretendenti. Però aveva un pessimo caratteraccio, era molto egoista e non aveva mai aiutato nessuno, questo suo modo di comportarsi con gli anni, la rendeva sempre più acida e cattiva, tanto che in paese avevano cominciato a soprannominarla “la strega”. Quando non puliva la casa con la sua scopa di paglia, si sedeva e faceva la calza. Ne faceva a centinaia. Non per qualcuno, naturalmente! Le faceva per se stessa, per calmare i nervi e passare un po’ di tempo visto che nessuno del villaggio veniva mai a trovarla, né lei sarebbe mai andata a trovare nessuno. Era troppo orgogliosa per ammettere di avere bisogno di un po’ di amore ed era troppo egoista per donare un po’ del suo amore a qualcuno. Quando aveva settant’anni, una carovana giunse nel paese dove abitava, venivano dal lontano oriente, e vi erano dei Re. Si accamparono nel villaggio prima di riprendere il viaggio verso Betlemme. Era la sera prima del 6 gennaio. La vecchina sentì bussare alla porta. Chi poteva essere? Nessuno aveva mai bussato alla sua porta, andò ad aprire e si trovò davanti uno di quei re. Era molto bello e le fece un gran sorriso: “Buonasera signora, posso entrare?”. Befana rimase sorpresa da questa situazione e, non sapendo cosa fare, prima ancora che potesse ragionare, rispose: “Prego, si accomodi”. Il re le chiese gentilmente di poter dormire in casa sua per quella notte e Befana non ebbe il coraggio di dirgli di no. Quell’uomo era così educato e gentile con lei che si dimenticò per un attimo del suo caratteraccio. Il re le parlò del motivo per cui si erano messi in viaggio. Andavano a trovare il bambino che avrebbe salvato il mondo dall’egoismo e dalla morte. Gli portavano in dono oro, incenso e mirra. “Vuol venire anche lei con noi?”. “Io?!” rispose Befana.. “No, no, non posso”. In realtà poteva ma non voleva. Non si era mai allontanata da casa. Tuttavia era contenta che il re glielo avesse chiesto. “Vuole che portiamo al Salvatore un dono anche da parte sua?”. Questa poi… Lei regalare qualcosa a qualcuno, per di più sconosciuto. Però le sembrò di fare troppo brutta figura a dire ancora di no. E durante la notte mise una delle sue calze, una sola, dove dormiva il re magio, con un biglietto: “per Gesù”. Passarono trent’anni. Befana ne aveva appena compiuti cento. Era sempre sola, ma non più cattiva. Quella visita inaspettata, la sera prima del sei gennaio, l’aveva profondamente cambiata. Anche la gente del villaggio nel frattempo aveva cominciato a bussare alla sua porta. Dapprima per sapere cosa le avesse detto il re, poi pian piano per aiutarla a fare da mangiare e a pulire casa, visto che lei aveva un tale mal di schiena che quasi non si muoveva più. E a ciascuno che veniva, Befana cominciò a regalare una calza. Erano belle le sue calze, erano fatte bene, erano calde. Befana aveva cominciato anche a sorridere quando ne regalava una, e perciò non era più così brutta, era diventata perfino simpatica.
Nel frattempo dalla Galilea giungevano notizie di un certo Gesù di Nazareth, nato a Betlemme trent’anni prima, che compiva ogni genere di miracoli. Dicevano che era lui il Messia, il Salvatore. Befana capì che si trattava di quel bambino che lei non ebbe il coraggio di andare a trovare. Ogni notte, al ricordo di quella notte, il suo cuore piangeva di vergogna per il misero dono che aveva fatto portare a Gesù dal re magio: una calza vuota... una calza sola, neanche un paio! Piangeva di rimorso e di pentimento, ma questo pianto la rendeva sempre più amabile e buona.
Poi giunse la notizia che Gesù era stato ucciso e che era risorto dopo tre giorni. Befana aveva allora 103 anni. Pregava e piangeva tutte le notti, chiedendo perdono a Gesù. Desiderava più di ogni altra cosa rimediare in qualche modo al suo egoismo e alla sua cattiveria di un tempo. Desiderava tanto un’altra possibilità ma si rendeva conto che ormai era troppo tardi.
Una notte Gesù risorto le apparve in sogno e le disse: “Coraggio Befana! Io ti perdono. Ti darò vita e salute ancora per molti anni. Il regalo che tu non sei venuta a portarmi quando ero bambino ora lo porterai a tutti i bambini da parte mia. Volerai da ogni capo all’altro della terra sulla tua scopa di paglia e porterai una calza piena di caramelle e di regali ad ogni bambino che a Natale avrà fatto il presepio e che, il sei gennaio, avrà messo i re magi nel presepio. Ma mi raccomando! Che il bambino sia stato anche buono, non egoista... altrimenti gli metterai del carbone dentro la calza sperando che l’anno dopo si comporti da bambino generoso”. E la Befana fece così e così ancora sta facendo per obbedire a Gesù.
Durante tutto l’anno, piena di indicibile gioia, fa le calze per i bambini... ed il sei gennaio gliele porta piene di caramelle e di doni.
È talmente felice che, anche il carbone, quando lo mette, è diventato dolce e buono da mangiare.

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Enza
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dany61
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Anna Swirszczynska

Una donna parla della sua vita

Un vento mi spinge per le strade,
vento, divinità del mutamento
dalle guance gonfie che soffiano.
Amo quel vento,
mi rallegro
ai mutamenti.

Vado per il mondo
in due o sola
e grati mi sono al tempo stesso
il desiderio e la sua morte
che si chiama appagamento.

C’è qualcosa di troppo in me.
Trabocco dalle mie sponde
come un lievito. Il lievito ha
un suo genere specifico di felicità.

Vado, sempre vado,
a volte si unisce a me un uomo.
Andiamo insieme,
lui dice che è fino alla morte,
poi si perde in un crepuscolo
come cosa senza importanza.

Vado sola,
poi nuovamente a una svolta
appare un nuovo compagno.

Vado, continuamente vado,
un vento mi spinge per le strade.
Sulle mie strade
soffia sempre il vento.
Traduzione di Giorgio Origlia

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lampaDINA e lampaDario
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Dina & Dario
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lampaDINA e lampaDario
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Dina & Dario
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pietro56
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1010

ma c'è il trucco????
mi sembra una cosa da bambini da elementari ....

pietro
www.magnoz.weebly.com
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dany61
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Christine Lavant
Voglio finalmente sapere tutto del dolore!
Rompi la campana di vetro della devozione
e porta via l'ombra del mio angelo.
Voglio andare là, dove la tua mano rinsecchisce
nel cervello dei pazzi, nella crudeltà
di cuori rattrappiti che, morsi dall'ira,
si lacerano da soli per spargere la rabbia
nel sangue del mondo.
Il mio angelo se ne va, con la tenda della grazia
sulle spalle, e una scintilla delle tue braci
ha fuso ora tutto il vetro.
Sono colma di superbia e rumino il coraggio
pazzo e borioso, l'ultimo pane che mi resta
da tutto il raccolto della devozione.
Sei stato molto benevolo, Signore, e molto intelligente,
perché senza di te la campana di vetro l'avrei rotta io.
Adesso voglio dare la caccia al mio cuore con i cani
e farlo sbranare, per risparmiare
un lavoro ributtante alla morte.
Sia grazie a te – ora ne so abbastanza.

Traduzione di Anna Ruchat

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dany61
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Giuro che non avrò più fame. L'Italia della Ricostruzione Aldo Cazzullo
La miglior lettura di queste ferie. Un libro che racconta l’Italia del dopoguerra, quando c’era una forte spinta in avanti per ricostruire. Con grandi sacrifici, fatica, rischi, sudore, ma con forza e determinazione. L’Italia del primo presidente Einaudi nel 1948 (uno convinto che prima di distribuire ricchezza occorresse crearla, principio sempre buono...). De Gasperi, Togliatti, Nilde Iotti, Andreotti. I comunisti, i democristiani, la Russia, gli Usa, il ruolo determinante della Chiesa nel condizionare il voto. I partigiani che occupano i posti di potere, i combattenti dimenticati, le vendette contro i fascisti a guerra finita. L’Italia in cui le donne erano proprietà dei mariti, picchiate per essere ‘corrette quando sbagliano’, non potevano uscire da sole e in chiesa stavano nei banchi dietro (con un velo nero in testa, gli uomini davanti col cappello in mano). Niente divorzio, le donne violentate dovevano sposare lo stupratore per ‘riparare’ oppure venivano lasciate sole con figli illegittimi e vite difficilissime da reiette; donne schiave dei mariti, dei figli, spesso anche dei parenti del mariti. Matrimoni combinati. Le figlie femmine erano una sciagura, a 25 anni una donna non sposata era una zitella guardata con sospetto. Nel casini gli uomini ‘si sfogavano’ (con giovani schiave sfruttate e perdute, spesso malate, costrette a trasferirsi ogni 15 giorni e ad abortire clandestinamente) perché il sesso con la moglie era finalizzato a mettere al mondo i figli; la moglie sapeva, restava in casa e aspettava. Quante lotte hanno fatto altre donne e uomini per consentire alle generazioni successive di cambiare: eppure ne sappiamo poco, pochissimo. E diamo per scontato che nulla possa più cambiare, che i diritti siano immutabili: non è vero. Attorno a noi c’è ancora chi considera le donne ‘serve dell’uomo’ e ci voltiamo dall’altra parte parlando di ‘culture diverse’, ad esempio. Come se fosse altrove, se non ci riguardasse, se i figli nati da quelle famiglie non avessero alcun peso sociale. Dalla lettura di questo libro emerge prepotentemente il fatto che, rispetto a chi ha ricostruito l’Italia (i nostri bisnonni, nonni e genitori, non mondi lontani da noi!), oggi siamo fondamentalmente dei rammolliti viziati, intrisi di luoghi comuni, ideologie stantie e frasi fatte. Anestetizzati dal benessere E paralizzati dalla burocrazia. Brutale, lo so. Ma vale la pena rifletterci su.

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lampaDINA e lampaDario
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Osip Mandel'stam

99.

Della sterile e tetra vita veneziana
m’è chiaro il senso.
Ecco che guarda con un frigido sorriso
dal decrepito vetro azzurro.

L’aria tersa della pelle. Le venature azzurre.
La candida neve. Il verde broccato.
Si viene tutti distesi su lettighe di cipresso,
assonnati, caldi si viene tratti dal sudario.

E ardono, ardono nei canestri le candele,
come se una colomba fosse entrata nell’arca.
A teatro e in oziosa pubblica assemblea
un uomo sta morendo.

Poiché non v’è scampo dall’amore e dalla paura:
è più greve del platino l’anello di Saturno!
Di nero velluto è parato il patibolo
e il viso meraviglioso.

Sono grevi, o Venezia, i tuoi paramenti,
gli specchi nelle cornici di cipresso.
Sfaccettata la tua aria. Nell’alcova si sciolgono i monti
di decrepito azzurro.

Solo tra le dita una rosa o un’ampolla,
o verde Adriatico, perdona!
Perché mai taci, dimmi, o veneziana,
come sfuggire a questa morte festosa?

Tremola nello specchio il Vespro nero.
Tutto passa. La verità è oscura.
L’uomo nasce. La perla muore.
E Susanna deve attendere i vecchioni.
1920
Traduzione di Gario Zappi

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dany61
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Christine Lavant
Voglio finalmente sapere tutto del dolore!
Rompi la campana di vetro della devozione
e porta via l'ombra del mio angelo.
Voglio andare là, dove la tua mano rinsecchisce
nel cervello dei pazzi, nella crudeltà
di cuori rattrappiti che, morsi dall'ira,
si lacerano da soli per spargere la rabbia
nel sangue del mondo.
Il mio angelo se ne va, con la tenda della grazia
sulle spalle, e una scintilla delle tue braci
ha fuso ora tutto il vetro.
Sono colma di superbia e rumino il coraggio
pazzo e borioso, l'ultimo pane che mi resta
da tutto il raccolto della devozione.
Sei stato molto benevolo, Signore, e molto intelligente,
perché senza di te la campana di vetro l'avrei rotta io.
Adesso voglio dare la caccia al mio cuore con i cani
e farlo sbranare, per risparmiare
un lavoro ributtante alla morte.
Sia grazie a te – ora ne so abbastanza.

Traduzione di Anna Ruchat

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dany61 ha scritto:

Christine Lavant
Voglio finalmente sapere tutto del dolore!
Rompi la campana di vetro della devozione
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Voglio andare là, dove la tua mano rinsecchisce
nel cervello dei pazzi, nella crudeltà
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Sei stato molto benevolo, Signore, e molto intelligente,
perché senza di te la campana di vetro l'avrei rotta io.
Adesso voglio dare la caccia al mio cuore con i cani
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un lavoro ributtante alla morte.
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Costantino Kavafis

Più che puoi

Se non puoi farla come vuoi, la vita,
sforzati almeno più che puoi
di non prostituirla
nei contatti eccessivi con la gente,
con i gesti eccessivi e le parole.

Non la prostituire col portarla
troppo sovente in giro, con l’esporla
ai commerci e alle pratiche
della dissennatezza quotidiana
finché diventi estranea ed importuna.

Traduzione di Nicola Crocetti

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Mario De Santis

Time out

5.

Davanti alla finestra il muro non ha porte vicine,
io neppure vedo cosa mi nasconde.
Con gli occhi chiusi prendo fiato – come la preda
e come il tiratore scelto – io non possiedo
un nome regolare, un codice d’accesso, un’arma.

Sono diventato l’ombra di questo luglio, solo tra molti
perso in giallo e muto mare;
il centro cittadino è chiuso;
la sosta di un momento del blindato
lascia la mia vista libera:
lo sguardo allora corre fuori. E si ripete
verso gli sguardi fermi, in gioco ed in battaglia
– che esplode, tra gli occhi miei e di altri centomila.

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Jackie Kay
Musa

Una poesia non la senti arrivare,
le sue ali impercettibili come quelle di una falena,
o tenerla al guinzaglio e seguirti come faresti con un cane.
non è docile, non ha domani, e non entrerà dentro
anche se lasci la finestra spalancata.

Potresti anche non vederla arrivare,
per quanto possa essere a volte piccola – una mosca,
una formica, una coccinella – a volte enorme –
un rinoceronte, un elefante nella stanza, un ippopotamo.
La musa si introduce in casa tua di soppiatto

come un ladro, scivola in cucina,
si versa un bicchiere d’acqua – fresca come piace a te –
dal lavandino, sbircia nel cestino del pane.
Ha il tuo numero scritto sulla mano.
Pensa di conoscerti bene. Pensa di esserti amica.
Traduzione di Floriana Marinzuli e Bernardino Nera

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Canto notturno di un pastore errante dell’Asia di Giacomo Leopardi
Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai,
Silenziosa luna?
Sorgi la sera, e vai,
Contemplando i deserti; indi ti posi.(…)
Pur tu, solinga, eterna peregrina,
Che sì pensosa sei, tu forse intendi,
Questo viver terreno,
Il patir nostro, il sospirar, che sia;
Che sia questo morir, questo supremo
Scolorar del sembiante,
E perir dalla terra, e venir meno
Ad ogni usata, amante compagnia.
E tu certo comprendi
Il perché delle cose, e vedi il frutto
Del mattin, della sera,
Del tacito, infinito andar del tempo.

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Maria Grazia Calandrone


Vita felix

Immaginavamo navi
come le stimmate del mare – immaginavamo
navi
come steli di fiori marini e vette
di mare in terra – immaginavamo il rumore
dell’isola, il mare che batteva come una
fontana
alta e la terra era impregnata e dolce
e senza dolore – e certamente questo
immaginare
era tornare
al paradiso per la strada aperta
dalle parole e i corpi
si muovevano tenui e disumani come se
il mondo dovesse ancora venire.
Se tu parlavi io vedevo l’isola
dove i morti chiariscono
corpi fatti di rami e fili d’erba,
stanno seduti con il sole in faccia sulla
piccola costruzione del molo. Falde
di luce che perfezioniamo.
Se tu parlavi io vedevo l’isola
con il giallo sferzante delle ginestre, l’attracco
silenzioso delle barche, la piazzetta in
cemento, i cubi bianchi
dove siedono parallele le nostre figure
con occhi carichi di sguardo umano
e gli affetti lasciati nelle case
come una foce dimenticata.
Siamo una compagine di vento
un canneto di carne lapidata
un fluttuare canoro di risorti
che perdono
lacrime
dall’occhio interno
perché il vento deve restare vento
e la cenere cenere fino alla fine del mondo
perché questo lasciare che accada
è piú dell’amore, questo dire
chi deve andare vada.

“La vita è ciò che ti accade mentre fai altri progetti” John Lennon
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Enza
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dany61 ha scritto:

Maria Grazia Calandrone


Vita felix

Immaginavamo navi
come le stimmate del mare – immaginavamo
navi
come steli di fiori marini e vette
di mare in terra – immaginavamo il rumore
dell’isola, il mare che batteva come una
fontana
alta e la terra era impregnata e dolce
e senza dolore – e certamente questo
immaginare
era tornare
al paradiso per la strada aperta
dalle parole e i corpi
si muovevano tenui e disumani come se
il mondo dovesse ancora venire.
Se tu parlavi io vedevo l’isola
dove i morti chiariscono
corpi fatti di rami e fili d’erba,
stanno seduti con il sole in faccia sulla
piccola costruzione del molo. Falde
di luce che perfezioniamo.
Se tu parlavi io vedevo l’isola
con il giallo sferzante delle ginestre, l’attracco
silenzioso delle barche, la piazzetta in
cemento, i cubi bianchi
dove siedono parallele le nostre figure
con occhi carichi di sguardo umano
e gli affetti lasciati nelle case
come una foce dimenticata.
Siamo una compagine di vento
un canneto di carne lapidata
un fluttuare canoro di risorti
che perdono
lacrime
dall’occhio interno
perché il vento deve restare vento
e la cenere cenere fino alla fine del mondo
perché questo lasciare che accada
è piú dell’amore, questo dire
chi deve andare vada.




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Adam Zagajewski

Infanzia


Ridatemi la mia infanzia,
quella repubblica di passeri garruli,
le smisurate selve di ortiche
e il pianto notturno del timido allocco.
La nostra strada vuota di domenica,
il rosso neogotico delle chiese
che non ispirava i mistici,
le bardane sussurranti in tedesco
e la confessione dell’alcolizzato
presso l’altare della parete bianca,
e le pietre, e la pioggia, e le pozzanghere
in cui sfavillava l’oro.
Adesso, ormai, saprei sicuramente
come essere bambino, saprei
come guardare gli alberi coperti di brina,
come vivere immobilmente.

Traduzione di Marco Bruno

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dany61
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Adam Zagajewski

Infanzia


Ridatemi la mia infanzia,
quella repubblica di passeri garruli,
le smisurate selve di ortiche
e il pianto notturno del timido allocco.
La nostra strada vuota di domenica,
il rosso neogotico delle chiese
che non ispirava i mistici,
le bardane sussurranti in tedesco
e la confessione dell’alcolizzato
presso l’altare della parete bianca,
e le pietre, e la pioggia, e le pozzanghere
in cui sfavillava l’oro.
Adesso, ormai, saprei sicuramente
come essere bambino, saprei
come guardare gli alberi coperti di brina,
come vivere immobilmente.

Traduzione di Marco Bruno

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Poesia Memoria
di Natalia Ginzburg

dedicata al marito morto in un carcere
fascista a causa delle torure


Gli uomini vanno e vengono
per le strade della città
Comprano libri e giornali,
muovono a imprese diverse.
Hanno roseo il viso,
le labbra vivide e piene.
Sollevasti il lenzuolo
per guardare il suo viso,
ti chinasti a baciarlo
con un gesto consueto.
Ma era l’ultima volta.
Era il viso consueto,
solo un poco più stanco.
E il vestito era quello di sempre.
E le scarpe erano quelle di sempre.
E le mani erano quelle che
spezzavano il pane e
versavano il vino.
Oggi ancora nel tempo
che passa sollevi il lenzuolo
a guardare il suo viso
per l’ultima volta.
Se cammini per strada
nessuno ti è accanto
Se hai paura
nessuno ti prende per mano
E non è tua la strada,
non è tua la città.
Non è tua la città
illuminata. La città
illuminata è degli altri,
degli uomini che vanno
e vengono comprando
cibi e giornali.
Puoi affacciarti un poco
alla quieta finestra
a guardare il silenzio,
il giardino nel buio.
Allora quando piangevi
c’era la sua voce serena.
Allora quando ridevi
c’era il suo riso sommesso.
Ma il cancello che a sera
s’apriva, resterà chiuso
per sempre, e deserta
è la tua giovinezza.
Spento il fuoco,
vuota la casa.


Dina & Dario
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La poesia, che cosa è?
Rugiada che lava il cuore
vento che porta via la cenere
di fuochi spenti nell'anima.
E tu che leggi,
tu lo sai che cosa è la poesia?
Ma sì, la poesia sei tu.
Potrai farne uno straccio,
ma resteranno segni di te
di quel che vivi o di quel che senti.
Tu vivi e respiri la tua poesia,
altri deridono ogni attimo
abbandonato sui fogli sgualciti
che forse non rileggerai...
e tu stesso sai che la tua poesia
è un angolo di cielo che
un giorno raggiungerai.
Ombra a sfumature della tua essenza...
non obbligato a rincorrere
chi non ne ascolta la melodia
tu intento e scaltro
intoni un canto che metta d'accordo
mente e anima...
perché essi siano in armonia.
Sandra Piogia

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Osip Mandel'stam

286.

Lo dirò così come mi viene, in un bisbiglio,
perché ancora anzitempo:
è col sudore e l'esperienza che si consegue
l'inesplicabile gioco del cielo.

E sotto il transeunte cielo di questo purgatorio
ci dimentichiamo spesso del fatto
che il felice magazzino celeste
è la casa che s'espande finché si è in vita.
9 marzo 1937
Traduzione di Gario Zappi

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Ghiannis Ritsos

Durata

La notte ci guarda tra il fogliame delle stelle.
Bella notte silenziosa. Verrà una notte
in cui non ci saremo. E anche allora
il granturco canterà le sue canzoni antiche,
le mietitrici s’innamoreranno accanto ai covoni,
e tra i nostri versi dimenticati
come tra le spighe gialle
un viso giovane, illuminato dalla luna,
guarderà, come noi stanotte, quella piccola
nube d’argento
che si piega e appoggia la fronte sulla spalla
dell’altura.

Traduzione di Nicola Crocetti

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