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dany61
Utente Master
Regione: Emilia Romagna
Prov.: Modena
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Inserito il - 14/10/2015 : 05:24:32
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“Siamo di fronte a una vera e propria rivoluzione copernicana”. Con queste parole il professor Giancarlo Comi, uno dei massimi esperti mondiali sulla sclerosi multipla (ordinario di Neurologia dell’Università ‘Vita-Salute San Raffaele’ e Direttore dell’Istituto di Neurologia Sperimentale dell’IRCCS Ospedale San Raffaele) ha definito i risultati degli studi sperimentali di Ocrelizumab, un nuovo farmaco contro la malattia presentato al 31esimo Congresso del Comitato Europeo per la Terapia e la Ricerca sulla Sclerosi Multipla (ECTRIMS), tenutosi a Barcellona dal 7 al 10 ottobre.
“È un momento storico nella lotta contro questa patologia” continua il professor Comi “perché ora possiamo disporre di una nuova arma, molto potente, che si propone come una ‘bomba’ innovativa e che rappresenta un salto di qualità rispetto al trattamento con interferone, il farmaco per eccellenza usato da più di vent’anni nella cura di questa malattia invalidante che può portare alla paralisi e anche alla morte”.
Ocrelizumab è il primo farmaco sperimentale che riesce infatti a ridurre in maniera significativa la progressione della disabilità sia nella sclerosi multipla recidivante sia in quella primariamente progressiva, una forma per cui non esistono ad oggi medicinali approvati per il suo trattamento.
A dimostrarlo ci sono i dati annunciati durante il congresso Ectrims da Roche, la farmaceutica che ha sviluppato il farmaco, di tre studi clinici di fase III condotti su oltre duemila quattrocento malati. Due di questi studi (Opera I e Opera II) hanno arruolato complessivamente oltre milleseicento pazienti di età compresa tra i 18 e i 55 anni e affetti da malattia recidivante-remittente (la forma più comune che esordisce con episodi di sintomi acuti, seguiti da intervalli di recupero quando i sintomi non progrediscono) e dalla forma secondariamente progressiva (peggioramento dei sintomi dopo un periodo recidivante-intermittente).
I risultati degli studi oltre le aspettative
Ai soggetti è stato somministrato Ocrelizumab per infusione endovenosa ogni sei mesi per un biennio: il trattamento con il nuovo farmaco ha ridotto significativamente il tasso di annualizzato di recidive per un periodo di due anni rispetto all’interferone, diminuendo, sempre rispetto all’uso di quest’ultimo, la progressione della disabilità clinica del quarantatré per cento e cancellando oltre il novanta per cento delle lesioni cerebrali (valutate con risonanza magnetica).
“Si tratta di risultati straordinari” ha commentato Comi “anche perché gli effetti avversi sono risultati simili a quelli dell’interferone e inoltre il farmaco non ha mostrato impatto sulla fertilità”.
Altro traguardo importantissimo è l’efficacia del farmaco per quella forma di sclerosi multipla, la primariamente progressiva, per le quali non c’era finora una cura: la malattia peggiora nel tempo e rappresenta circa il quindici per cento di tutti i casi.
Per i soggetti affetti da questa patologia è stato allestito lo studio Oratorio, con più di settecento pazienti sottoposti a trattamento con Ocrelizumab per due anni. Al termine si è riscontrato che la terapia riduce del ventiquattro percento il rischio di progressione della disabilità clinica confermata dopo almeno 12 settimane.
Ocrelizumab ha inoltre ridotto del diciotto percento rispetto a placebo il tasso di perdita di volume cerebrale, valutato in un periodo di 120 settimane. Lo sforzo per testare il farmaco è stato immane: gli studi hanno coinvolto oltre trecento strutture in quaranta paesi e sono costati più di un miliardo di dollari.
Come funziona il farmaco
Ocrelizumab è un anticorpo monoclonale umanizzato, progettato per colpire in modo selettivo un tipo di cellule B (chiamate CD20+) del sistema immunitario: nella sclerosi multipla infatti le cellule B attaccano in maniera anomala la guaina mielinica, cioè l’isolamento e il supporto dei nervi nel cervello, nel midollo spinale e dei nervi ottici, provocando infiammazione e cicatrici (sclerosi) che interferiscono con la capacità dei nervi di trasmettere segnali elettrici.
In altre parole, i nervi danneggiati perdono la loro capacità di comunicare tra loro e con il resto dell’organismo, generando sintomi imprevedibili e spesso debilitanti. Le aree in cui il cervello è infiammato e i nervi stanno perdendo il loro isolamento e supporto (lesioni attive) spesso contengono un elevato numero di cellule CD20+. “Gli studi Opera e Oratorio hanno convalidato che le cellule B sono al centro della biologia di base della malattia” spiega Comi.
“Il nuovo farmaco biologico ha un’efficacia sorprendente” continua il professore “perché si attacca a una membrana di una proteina della cellule CD20+ lasciando intatte le altre cellule del sistema immunitario”. Distruggendo in modo selettivo la popolazione dei linfociti B comporta una drastica riduzione dell’attività infiammatoria che risulta quasi azzerata. Ne consegue una netta riduzione delle ricadute e una forte diminuzione del rischio di accumulare disabilità: questo si riflette in un miglioramento della qualità della vita dei malati.
“Dato che i linfociti T non vengono distrutti dal farmaco rimane inalterata la risposta contro gli agenti infettivi ai tumori, minimizzando i problemi di sicurezza che hanno abitualmente i farmaci con una potente azione immunosoppressiva” conclude l’esperto.
Una nuova strategia di cura
"Ocrelizumab è il primo farmaco in grado di ridurre significativamente il rischio di progressione della disabilità e ciò apre una nuova prospettiva per il trattamento delle forme progressive di malattia che affliggono circa la metà dei pazienti con sclerosi multipla, peraltro quelli con maggiori alterazioni della vita quotidiana" dichiara Comi.
"Il paziente e il clinico hanno ora a disposizione un nuovo strumento che agisce in modo diverso rispetto a quelli utilizzati attualmente e che quindi consnte di applicare la terapia personalizzata. Cioè individuare per ogni paziente, in ogni momento della sua storia di malattia, quale sia il trattamento più opportuno. Si mira a ottimizzare il rapporto rischio-benefici e a conseguire un completo controllo della malattia".
“Appena il farmaco sarà disponibile lo useremo già nelle fasi iniziali della malattia e nei pazienti nello stadio avanzato”. Le tempistiche per il rilascio in commercio però non sono immediate a causa dei lunghi iter di approvazione: ci vorrà almeno un anno prima che Ocrelizumab sia utilizzabile.
Medicina narrativa: un altro strumento terapeutico prezioso
Oltre ai farmaci per il trattamento di questa patologia si sta sperimentando anche un nuovo approccio tra medico e paziente, basato sulla narrazione delle esperienze soggettive di questi ultimi, in modo da farli sentire considerati nella relazione con i medici non più come semplici numeri ma persone a trecentosessanta gradi.
“Il confronto costante tra noi operatori sanitari e i pazienti ci ha fatto capire che, per essere efficace, la cura della sclerosi multipla non può limitarsi ai rilievi clinici e strumentali, ma deve tener conto dell’esperienza soggettiva e delle caratteristiche di ogni persona” spiega Silvia Baldini, neurologa al centro SM dell’Ospedale di Gallarate. Presso questa struttura, da ottobre 2014, è stata introdotta infatti una cartella clinica che oltre ai dati normali raccoglie anche informazioni personali per ogni paziente (come eventi famigliari, abitudini, problematiche psicologiche) che hanno ripercussioni sulla malattia e che emergono durante le visite di controllo.
Accogliere i vissuti dei malati, condividerli tra operatori (medici e infermieri) e tenerne conto nel processo decisionale fa ritrovare una dimensione più umana e soggettiva e consente ai clinici di costruire percorsi di cura rispettosi dei bisogni del malato, condivisi e personalizzati. “Le vicende personali irrompono nella malattia e si intrecciano con la stessa” dice Angelo Ghezzi, direttore del Centro SM di Gallarate. “Proprio perché la sclerosi multipla è caratterizzata da imprevedibili riacutizzazioni, grazie alla medicina narrativa possiamo tenerne conto e capire come la malattia influenza lo stato psicologico e viceversa, e come eventi personali si ripercuotono nella sintomatologia”.
Insomma, le visite periodiche si trasformano in incontri più intimi, dove il medico sa già punti deboli e di forza di ciascuna persona e può avvantaggiarsene nel modificare la terapia. E i pazienti? “Rimangono sempre favorevolmente colpiti quando si accorgono che sta davanti a loro ricorda qualcosa di attinente alla loro storia di vita e ne tiene conto” afferma Baldini.
Il bilancio di questa esperienza pilota è molto incoraggiante: pazienti e famigliari, sentendosi maggiormente ascoltati, hanno aumentato l’adesione ai trattamenti e i medici dispongono di uno strumento in più per mettere a punto e personalizzare le terapie.
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“La vita è ciò che ti accade mentre fai altri progetti” John Lennon
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Mang
Nuovo Utente
82 Messaggi |
Inserito il - 17/10/2015 : 22:57:39
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Sarà vero o è la solita illusione? Qualcuno ne sa di più?
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Enza
Utente Master
Regione: Veneto
Prov.: Treviso
Città: c.franco vto
116312 Messaggi |
Inserito il - 21/10/2015 : 20:01:38
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mah! vedremo come andrà a finire, io sono incerta e pessimista |
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celeste
Utente Master
Regione: Lombardia
Prov.: Varese
7467 Messaggi |
Inserito il - 22/10/2015 : 09:59:14
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Questo è quello che ho saputo: bisogna aspettare che finiscano la sperimentazione e vedere le potenziali controindicazioni, in quanto questo farmaco è un acceleratore di riproduzione cellulare Quindi... Buona giornata Naura
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giuly
Utente Senior
Regione: Lombardia
Prov.: Cremona
Città: CREMONA
1889 Messaggi |
Inserito il - 22/10/2015 : 12:55:15
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io ho trovato questo e fatto un documento: Articolo Andrea Piccoli su Italia Salute del 16.10 L’EFFICACIA DI OCRELIZUMAB per LA SCLEREOSI MULTIPLA
I malati di sclerosi multipla hanno una nuova speranza. Si chiama Ocrelizumab ed è un nuovo farmaco davvero innovativo, perché agisce in base a un meccanismo d'azione del tutto diverso da quello dell'interferone beta 1a, il trattamento più utilizzato al momento. Ocrelizumab aderisce a una proteina della membrana delle cellule CD20+, un tipo di cellule B del sistema immunitario responsabili della reazione autoimmune che è alla base della patologia. Il compito dell'anticorpo monoclonale è quello di colpire in maniera selettiva proprio queste cellule, evitando di danneggiare le altre, in particolare i linfociti T, fondamentali per difendere l'organismo da infezioni. L'effetto è la riduzione dei danni a carico della guaina mielinica, la sostanza grassa che circonda i nervi, e i danni agli assoni. Il numero delle ricadute diminuisce, così come il rischio di disabilità. Due studi di fase III – Opera I e Opera II – hanno valutato gli effetti del farmaco su un campione di pazienti fra i 18 e i 55 anni colpiti da due diverse forme di sclerosi multipla, quella recidivante-remittente (SMRR) e quella progressiva secondaria (SMPS). Un terzo studio – denominato Oratorio - si è invece concentrato su un'altra forma della malattia, quella primariamente progressiva (SMPP). Il farmaco ha dimostrato tutta la sua validità ottenendo risultati significativi proprio per questo tipo di sclerosi, che è anche la peggiore, in quanto evolve costantemente e conduce in breve il paziente ad alti gradi di disabilità e al decesso Per quanto riguarda i primi due studi, invece, rispetto all'uso di interferone beta 1a si è registrata una riduzione del tasso annualizzato di recidive del 47 per cento e del rischio di progressione della disabilità confermata a 12 settimane del 43 per cento. Nei due gruppi il numero totale delle lesioni si è ridotto rispettivamente del 94 e del 95 per cento, mentre quelle nuove o aumentate di volume sono diminuite del 77 e dell'83 per cento. Per quanto riguarda la sicurezza del farmaco, gli effetti collaterali sono della stessa natura e intensità di quelli prodotti dall'interferone. Nello studio Oratorio, Ocrelizumab è stato somministrato a più di 700 persone. Dopo un trattamento di due anni con un dosaggio di 600 mg ogni 6 mesi tramite due infusioni endovenose di 300 mg ognuna a due settimane di distanza l'una dall'altra, i pazienti hanno mostrato miglioramenti significativi. Giuliana Scialla 22:14 Giuliana Scialla Il rischio di progressione della disabilità clinica confermata dopo almeno 12 settimane si è ridotto del 24 per cento rispetto al placebo. Del 25 per cento è diminuito il rischio di progressione della disabilità clinica confermata dopo almeno 24 settimane, mentre il tempo necessario per percorrere una distanza di 7,6 metri si è ridotto del 29 per cento nel gruppo trattato. Il volume delle lesioni, valutato in un periodo di 120 settimane, si è ridotto del 3,4 per cento con ocrelizumab mentre con placebo è aumentato del 7,4 per cento. Ocrelizumab ha anche ridotto del 17,5 per cento rispetto al placebo il tasso di perdita di volume cerebrale in 120 settimane. "Gli ultimi risultati su Ocrelizumab sono per noi fonte di grande soddisfazione e rappresentano una conferma dell'impegno di Roche nella ricerca - commenta Maurizio de Cicco, amministratore delegato Roche SpA -. La nostra è un'azienda che investe in Italia oltre 30 milioni di euro in ricerca e sviluppo e conta più di 200 studi clinici in corso, concentrandosi lì dove ritiene di poter apportare un reale e significativo cambiamento alla qualità di vita dei pazienti. Con questa convinzione abbiamo contribuito a cambiare il corso ad esempio di gravi forme neoplastiche e con la stessa determinazione ci stiamo impegnando nell'area del sistema nervoso centrale, dove possiamo contare su una delle pipeline più ricche e promettenti del settore. Un impegno che oggi ci porta ad accogliere con grande orgoglio risultati importanti di Ocrelizumab che potrebbe rappresentare una nuova era nel trattamento della sclerosi multipla andando a colmare bisogni ad oggi ancora insoddisfatti". Stephen Hauser, presidente del Comitato Direttivo Scientifico degli studi Opera e presidente del Dipartimento di Neurologia della San Francisco School of Medicine, i risultati presentati "ridefiniscono le nostre conoscenze sulla sclerosi multipla, evidenziando il ruolo centrale dei linfociti B. I risultati possono inoltre incoraggiare chi si occupa di sclerosi multipla a trattare questa malattia più precocemente. Attualmente, infatti, molti medici riservano alla fasi più avanzate di malattia le terapie che ritengono essere altamente efficaci. I pazienti e i loro medici hanno bisogno di nuove opzioni terapeutiche che si dimostrino più efficaci del trattamento con interferone, uno standard terapeutico, ma con un profilo di sicurezza simile". Xavier Montalban, presidente del Comitato Direttivo Scientifico dello studio Oratorio, nonché professore di Neurologia e Neuroimmunologia dell'Ospedale Universitario e Centro di Ricerca Vall d'Hebron, a Barcellona, dichiara che "questo è un momento importante per le persone con sclerosi multipla e per chi le ha in cura. Per decenni, trial dopo trial, nessuna terapia valutata nelle persone con sclerosi multipla primariamente progressiva ha mostrato alcun beneficio. Oggi, per la prima volta, disponiamo, per chi soffre di questa forma invalidante della malattia, dei risultati positivi di uno studio Fase III".
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giuly
Utente Senior
Regione: Lombardia
Prov.: Cremona
Città: CREMONA
1889 Messaggi |
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giuly
Utente Senior
Regione: Lombardia
Prov.: Cremona
Città: CREMONA
1889 Messaggi |
Inserito il - 30/10/2015 : 07:47:57
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| celeste ha scritto:
Questo è quello che ho saputo: bisogna aspettare che finiscano la sperimentazione e vedere le potenziali controindicazioni, in quanto questo farmaco è un acceleratore di riproduzione cellulare Quindi... Buona giornata Naura
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la sperimentazione è finita!!!! Evvivaa http://iprimipassiversolasclerosimultipla.forumfree.it/?t=71552169 |
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sax
Utente Normale
Regione: Piemonte
Prov.: Torino
Città: nichelino
286 Messaggi |
Inserito il - 27/03/2016 : 10:14:32
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Mi è stata proposta questa terapia qualcuno la segue già . |
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